lunedì 19 aprile 2004

Zapatero: peace for oil


Il premier spagnolo Zapatero, l'ultimo (in ordine di tempo: ma ce ne saranno altri, state tranquilli) idolo dei pacifinti sempre pronti a scendere in piazza al grido "no blood for oil" ha deciso di rompere gli indugi e di ritirare le truppe dall'Irak senza neanche aspettare la scadenza, da lui stesso indicata, del 30 giugno.



Zapatero ha spiegato di avere scelto il ritiro immediato perché "non è possibile prevedere se davvero sarà adottata una nuova risoluzione delle Nazioni Unite sulla cui base continuare la missione".



In realtà le possibilità che si arrivi a una nuova risoluzione ONU sono alquanto elevate, anche perché sono gli stessi americani a spingere in questo senso; in ogni caso, le risoluzioni ONU già approvate finora, e in particolare la 1511, sarebbero più che sufficienti per giustificare il mantenimento della presenza spagnola in Irak.



Leggere per credere:
La Risoluzione 1511 sull'Iraq del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, 16 ottobre 2003



(La risoluzione crea le premesse per un miglioramento politico, economico e della sicurezza)



Il 16 ottobre scorso, il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimità una risoluzione che getta le basi per una partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e al mantenimento della sicurezza.



La risoluzione, originariamente proposta dagli Stati Uniti, è stata appoggiata da Camerun, Spagna e Regno Unito.



(...)



Contemplando che "il conseguimento della sicurezza e della stabilità è fondamentale per riuscire a portare a termine con successo il processo politico" e per permettere alle Nazioni Unite di lavorare nel Paese, la risoluzione autorizza una "forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq". Tale forza dovrà riferire al Consiglio di Sicurezza almeno ogni sei mesi.



(...)



Il testo esorta le Nazioni a partecipare alla forza multinazionale con l'invio di forze militari e invita i Paesi Membri e gli Istituti finanziari internazionali a fornire le risorse necessarie, compresi prestiti e altri aiuti finanziari, per la ripresa e la ricostruzione della infrastruttura economica irachena.



Nella risoluzione, inoltre, il Consiglio "condanna inequivocabilmente" gli attacchi terroristici avvenuti in Iraq e invita le Nazioni a impedire il transito di terroristi, il trasferimento di armi e di finanziamenti per le attività terroristiche all'interno del Paese.



(...)



13. Stabilisce che il conseguimento della sicurezza e della stabilità è fondamentale per riuscire a portare a termine con successo il processo politico come previsto nel citato paragrafo 7 e per permettere alle Nazioni Unite di sostenere efficacemente tale processo e l'attuazione della Risoluzione 1483 (2003). Autorizza, altresì, la Forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq, anche al fine di garantire le condizioni necessarie all'attuazione della tabella di marcia e del programma e di contribuire alla sicurezza della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite per l'Iraq, del Consiglio di Governo iracheno, di altre Istituzioni dell'Amministrazione provvisoria irachena e delle principali strutture umanitarie ed economiche;



14. Esorta i Paesi Membri a dare il proprio contributo, in virtù di questo mandato delle Nazioni Unite, anche con l'invio di forze militari, alla Forza multinazionale sopramenzionata nel paragrafo 13;
Tutto chiaro? Di che coinvolgimento dell'ONU va cianciando, Zapatero? Direi che più coinvolta di così...



Semmai anzi è l'ONU, a giudicare dal testo della risoluzione 1511, a chiedere ai Paesi membri - e quindi anche alla Spagna - di "dare il proprio contributo, in virtù di questo mandato delle Nazioni Unite, anche con l'invio di forze militari, alla Forza multinazionale"...



Il punto quindi è un altro: Zapatero ritira le truppe dall'Irak perché così spera di mettere il suo Paese al sicuro dai terroristi di Al Qaeda - speranza alquanto illusoria: Bin Laden non fa alcuna distinzione fra "pacifisti" e "combattenti", e a tempo debito tornerà ad occuparsi da par suo anche della Spagna.



Interessanti, al riguardo, le notizie contenute in un post di Mauro a.k.a. Gino:
Nel frattempo si apprende che 5 compagnie petrolifere si sono aggiudicate l'appalto per la vendita di 6 milioni di barili del petrolio iracheno, provenienti dalla regione di Kirkuk (nel nord del paese).

Tre di queste compagnie sono europee, una turca e una statunitense.

Che ci azzecca con la Spagna, vi starete chiedendo, giusto?



Ci azzecca eccome, visto che 2 delle compagnie europee vincitrici dell'appalto sono spagnole: la Repsol YPF e la Cepsa, che si sono aggiudicate un milione di barili a testa. Un altro milione di barili vanno alla greca Hellenic Petroleum e alla turca Tupras e i restanti 2 milioni di barili all'americana ExxonMobil.

Il greggio viene convogliato, attraverso un oleodotto, al terminal turco di Ceyhan, sulle rive del Mediterraneo.

(fonte: Teletext svizzero)



Insomma, il lavoro "sporco" di mantenere la sicurezza nel paese lo lasciano fare agli altri. Gli incassi dalla vendita del petrolio (che senza un livello di sicurezza decente non arriverebbe in Turchia), invece, non li disdegnano.
Desolante: da "no blood for oil" a "peace appeasement for oil", calpestando il sangue dei 191 spagnoli morti (inutilmente, a questo punto) negli attentati di Madrid.



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