mercoledì 14 aprile 2004

Mitra e tv per umiliare l'infedele


Questo il titolo di un editoriale di Magdi Allam sui rapimenti di stranieri in Irak e sul ruolo della televisione satellitare Al Jazeera.
Umiliazione. Sottomissione. Paura. Le inquadrature dei quattro ostaggi italiani trasmesse dalla televisione araba Al Jazira consacrano la svolta che la strategia dei sequestri ha impresso al sanguinoso dopo-guerra in Iraq. All'insegna della mediatizzazione, libanizzazione e internazionalizzazione del conflitto. Facendo leva sulla violazione del valore della sacralità della vita a cui tengono particolarmente gli occidentali. Per conseguire l'obiettivo strategico del ritiro delle forze straniere. Un'accorta e provetta regia ha voluto far emergere lo stato di avvilimento, inferiorità e terrore a cui sono stati costretti i nostri connazionali catturati dalle sedicenti Verdi Brigate del Profeta Mohammad.



Nella sequenza del video vengono mostrati accovacciati ai piedi dei loro rapitori. Con il capo piegato all'ingiù. Un atteggiamento che nella cultura tribale araba attesta la totale remissione alla volontà dei più forti. I quattro terroristi con il volto avvolto nella kefiah palestinese, ripresi mentre innalzano il mitra ed esibiscono una granata. In segno di vittoria. Mostrandosi spavaldi e impietosi. Obbligando le loro vittime a ripetere per la seconda volta il proprio nome, a voce bassa, con gli occhi chini. Tenendo aperti e fermi i passaporti a beneficio della telecamera.



Questa cinica mediatizzazione del terrorismo si accompagna a una esplicita libanizzazione dell'arma dei sequestri.



(...)



Ancora una volta l'opera di mediatizzazione del terrore è stata affidata alla solita Al Jazira . Dopo essere stata il megafono di Osama Bin Laden e di Saddam Hussein, la più nota delle tv di sole news del mondo arabo si è affermata come il canale di comunicazione prediletto della sedicente Resistenza irachena e della miriade di sigle coinvolte nell'attività terroristica. È un puro caso che proprio Al Jazira sia stata scelta per la trasmissione del video con le drammatiche immagini dei nostri connazionali rapiti?

La verità è che c'è un rapporto di simbiosi spirituale tra la filosofia editoriale di Al Jazira e l'ideologia improntata all'antiamericanismo e all'antiebraismo che accomuna gli estremisti islamici e degli oltranzisti nazionalisti. Bastava ascoltare la presentazione della trasmissione Al Ittigah al Muakes, Controcorrente, andata in onda ieri sera.



Il titolo della puntata era: "È morta la rabbia araba?".

Queste le parole del suo conduttore Feisal al Qasem: "Dove sono finiti gli arabi nel momento in cui c'è chi sostiene che in Iraq è in corso un olocausto? Dove sono gli esponenti religiosi arabi? Non vedono con i loro occhi che le forze alleate stanno profanando le moschee? Possibile che gli arabi si appassionino solo per i cantanti e le attrici? D'altro canto come si potrebbe chiedere agli arabi di intervenire? Al fianco di chi? Delle milizie del governo provvisorio schierate con gli americani nella guerra contro il popolo iracheno?". Ebbene è quest'approccio mediatico militante e manicheo che condiziona e forgia la cultura politica di gran parte dell'opinione pubblica araba.
Questa è Al Jazeera, la tv che la giornalista palestinese Rula Jebreal, attualmente in forza a La7, poco tempo fa descriveva così (il grassetto è mio):
Il 2003 è stato l'anno della definitiva consacrazione di Al Jazeera, la tv araba divenuta famosa anche in occidente. Lo stile laico e moderno, vicino a quello della Bbc o della Cnn, ha dato ai programmi di Al Jazeera gradimento e credibilità anche presso un grande pubblico internazionale che si aggiunge ai 30 o 40 milioni di ascoltatori nel mondo arabo.



(...)



Il suo slogan "noi vi diamo le notizie, voi spettatori decidete" ha un taglio liberale da far invidia alle nostre consolidate democrazie. E la lezione di Al Jazeera serve a liberare le coscienze critiche e democratiche nei paesi arabi più di mille guerre o rivoluzioni armate.



(...)



Sono un fiore all'occhiello del mondo arabo e dimostrano ogni giorno che tra occidente ed islam è possibile un confronto di cultura invece dell'assurdo e troppo spesso evocato scontro di civiltà.
Complimenti alla Jebreal per il taglio laico, moderno, liberale e, soprattutto, obiettivo (dei suoi capelli, intendo: cosa avevate capito?).



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