mercoledì 30 giugno 2004

Al Jazeera? 'Complice dei terroristi'


Questa è l'accusa rilanciata da La Repubblica (grazie al Griso):
"C'è una connivenza tra Al Jazeera e i criminali che mi hanno rapito". Saidan Saadun, ex ostaggio saudita, sfuggito ai suoi rapitori e tornato nella sua casa in Kuwait punta il dito contro la tv satellitare del Qatar e minaccia di denunciarne i responsabili. In un'intervista al quotidiano arabo Al Sharq al-Awsat, Saadun dà una versione inquietante della sua prigionia.



"I miei carcerieri - racconta - contattarono telefonicamente l'ufficio di Al Jazeera fornendo l'indirizzo della casa dove ero rinchiuso e chiesero di inviare un operatore per filmare mentre leggevo una dichiarazione".



Quel cameraman sarebbe stato complice dei sequestratori, accusa il saudita, perché non ha denunciato alle forze di sicurezza irachene o alle autorità della coalizione il luogo della prigionia che si trovava a Falluja, e perché sarebbe stato il regista del video con cui la Brigata islamica di Al Wiqas rivendicava il rapimento. Il filmato è stato trasmesso da Al Jazeera il 5 giugno, e all'epoca la tv non aveva rivelato la fonte da cui aveva ricevuto la videocassetta. È stato mostrato anche da altre tv arabe e dalla tv britannica Bbc.
Prendo a prestito il commento del Griso:
Oddio, non che bisognasse aspettare questa pur preziosa testimonianza - che naturalmente sarà smentita da uno che è cugino di un altro che è vicino di casa del cognato dello stesso macellaio da cui si serve Gino Strada - per capire da che parte sta Al Jazeera.

Bastava leggersi il solito Magdi Allam, ogni tanto. O guardarsi direttamente Al Jazeera: non c'è bisogno di capire l'arabo, bastano le figure, basta vedere quello che trasmettono - e anche quello che non trasmettono.

Basta leggere quanto è considerata autorevole dai collaborazionisti nostrani, o constatare le crisi isteriche che gli vengono quando leggono Allam.
E a proposito dell'autorevolezza di Al Jazeera, della sua imparzialità e delle informazioni su questa emittente satellitare riportate da Magdi Allam, tanto fastidioso per i fascifisti di casa nostra, cito alcuni miei post precedenti:...e la lista potrebbe continuare, naturalmente - ma credo di aver dato l'idea, no?



La Corte d'Appello francese esprime parere favorevole all'estradizione di Battisti


Cesare Battisti, ex PAC (Proletari Armati per il Comunismo) fuggito a suo tempo in Francia dopo avere commesso in Italia svariati reati (fra cui l'omicidio di un commerciante e il ferimento di suo figlio, da allora inchiodato su di una sedia a rotelle) ora rischia concretamente di essere estradato in Italia e di dovere quindi scontare i due ergastoli a cui è stato condannato.



Giustizia è fatta, dunque? Quasi: infatti, i suoi legali hanno preannunciato già nei giorni scorsi l'intenzione di presentare appello presso la Corte di Cassazione francese.
Alla lettura della sentenza del presidente della Corte d'Appello che oggi a Parigi ha emanato parere favorevole all'estradizione di Cesare Battisti in Italia, numerose proteste di amici e sostenitori dell'ex terrorista si sono levate in aula. I familiari sono scoppiati in lacrime. Alle parole "concessione dell'estradizione" ha cominciato a singhiozzare, con le mani che le coprivano il volto, la compagna Mariette, mentre la ex moglie è rimasta impassibile ed ha cercato subito di consolare la figlia. Il sindaco del X Arrondissement, Jacques Bravo, quello dove risiede a Parigi Battisti, ha abbracciato e accompagnato fuori la compagna dell'ex terrorista, che nel corridoio di uscita del palazzo di giustizia se l'è poi violentemente presa con un cameraman italiano che la stava inquadrando.
Tutto molto commovente, ma personalmente mi toccano di più le lacrime versate dai familiari e dagli amici delle vittime che non quelle della moglie e dei numerosi fan (fra cui moltissimi "pacifisti", sic) di questo terrorista assassino.



Fonte: Corriere della Sera.



Irak, secondo un quotidiano curdo Al Zarkawi e' stato catturato


Dal Corriere della Sera:
TEHERAN - Emerge anche oggi la notizia dell'arresto del capo di al Qaeda in Iraq, Abu Musab al Zarqawi. Questa volta e' un giornale curdo pubblicato in Iran a diffonderla. Secondo Kurdistan Now, al Zarqawi sarebbe stato effettivamente arrestato, ma il governo di Bagdad non ha ancora reso nota ufficialmente l'operazione. Il quotidiano cita come fonte Hamid Kafai, portavoce del governo iracheno. Lunedi' la tv al Jazeera aveva annunciato l'arresto, ma il generale Mark Kimmit, portavoce delle forze americane in Iraq, aveva smentito la notizia.
Va detto che già in passato dall'Iran erano filtrate notizie poi rivelatesi infondate - speriamo che questa sia l'eccezione che conferma la regola.



Irak, Saddam consegnato agli iracheni


Si è trattato, in pratica, del trasferimento della sola custodia legale, non fisica: per motivi di sicurezza Saddam per ora rimane in un carcere controllato dalle truppe americane, ma a partire da adesso è sotto la giurisdizione dell'Irak.
Il premier Allawi ha escluso che al deposto raìs sia concesso uno status speciale: sarà trattato come un criminale responsabile di atti contro l'umanità e non ha escluso che possa essere punito con la pena capitale, peraltro non prevista dall'ordinamento introdotto dagli americani.
Fonte: Corriere della Sera.



martedì 29 giugno 2004

Irak, richiesto il suffisso Internet '.iq'


Attualmente il suffisso .iq, equivalente al nostro .it, è controllato, guarda caso, da un palestinese accusato di finanziare il gruppo terroristico Hamas - per la serie: legami fra l'Irak di Saddam e i terroristi? Naahhhh....



Dal Corriere della Sera:
I nomi sono la conseguenza delle cose, ma è vero anche il contrario. L'Iraq, ad esempio, è un paese che vorrebbe rilanciarsi economicamente, e per farlo tramite Internet avrebbe bisogno di un suffisso che contraddistingua i propri siti (l'Italia, per intendersi, ha "it", la Francia "fr").



UN TEXANO PALESTINESE - Il problema è che il suffisso che naturalmente gli spetterebbe, "iq", è controllato dalla società texana Infocom, di cui è proprietario Bayan Elashi, un palestinese sotto processo negli Stati Uniti con l'accusa di finanziare il movimento integralista di Hamas. Il governo iracheno ha ufficialmente chiesto l'uso del suffisso all'Icann, la società che assegna i nomi e i numeri di internet. Il presidente della Commissione governativa che ha avanzato la richiesta, Siyamend Othman, ha scritto in maggio all'Icann, spiegando che il controllo del suffisso sarebbe "un'importante, tangibile, simbolica pietra miliare per questa nazione".



IL PRECEDENTE DELL'AFGHANISTAN - Il governo guarda con fiducia il precedente dell'Afghanistan, a cui venne riassegnato il suffisso dopo la caduta dei talebani. In Iraq solo il 6% della popolazione ha accesso ad Internet, e il 2% naviga regolarmente. Tuttavia c'è chi nel paese mesopotamico vede "un mercato potenzialmente enorme per le tecnologie dell'informazione", come Hayder Aziz, piccolo imprenditore del settore tecnologico, che spiega: "iq sarebbe estremamente importante per le aziende irachene per identificarsi con l'Iraq, ed anche per le istituzioni educative e governamentali". Ne è convinto anche l'ex amministratore americano Paul Bremer, che ha inviato una lettera all'Icann per convincerla che il possesso del suffisso "iq" sarebbe un "segnale per gli investitori che l'Iraq si sta ricostruendo verso un futuro di alta tecnologia".


Irak: ucciso un ostaggio americano


Il soldato americano Keith M. Maupin, 20 anni, era stato rapito dai terroristi il 9 aprile scorso, assieme ad altre otto persone.



È stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca, dai soliti assassini vigliacchi.



La solita "imparziale" Al Jazeera ha mostrato, come al solito, il video dell'esecuzione. Unica eccezione, finora: il nostro eroico connazionale, Fabrizio Quattrocchi, che aveva avuto il torto di "rovinare" la registrazione del proprio assassinio pronunciando la frase "Ora vi faccio vedere come muore un italiano" - chiaramente una frase scomoda per Al Jazeera e per i suoi amici "resistenti", ben diversa dal balbettio terrorizzato che avrebbe dovuto mostrare al pubblico arabo quanto sono vili e piagnucoloni gli occidentali.



Fonte: Corriere della Sera.



A click can send you to jail


Proprio così, in molti Paesi arabi un click del mouse sulla pagina "sbagliata" può ancora avere queste conseguenze.



Qui ne parla Omar, uno dei blogger di Irak The Model:
A click can send you to jail.

Abdul Rahman Al-Shaghfoory, a 32 year old Syrian citizen was arrested a year ago and yesterday he was sentenced to two and a half years in jail because he was found guilty of downloading "forbidden" pages (run by Syrian exiles) and forwarding e-mails containing parts of those pages.



The authorities described his activity as "spreading false news that weaken the morale of the Syrian people". (curioso, no? Tipica prosa da regimi del socialismo reale, vedi Cina, Cuba, Corea del Nord: i regimi totalitari finiscono sempre per assomigliarsi tutti, evidentemente - NdR) Four other men are facing similar charges.



I know it’s still early for a new round of comments from the BBC ARABIC forum but this is a very important topic that one can not ignore and I found that the responses worth reading, as a matter of fact I read the whole section twice.



You know that freedom of speech (especially through the internet) is something that we in Iraq began to enjoy only after the 9th of April, so I found myself concerned a lot about this issue. Some of the comments made me remember the days under Saddam’s regime when I used to find myself viewing a political page and there would be a poll that I want to give my voice in or entering a forum where I want to post an idea but I often failed to *click* on the vote button or to post my idea even anonymously. It may sound ridiculous but I was afraid of being tracked down and identified.



The situation in Syria now is much like what we experienced before the 9th of April and that’s why I feel that the comments coming from inside Syria that agree with the government’s policy are either posted by agents of the Syrian intelligence or by ordinary people who are so scared and misled.



I used to feel sorry for Arabs in other countries because I believe that we have much more freedom than they can dream of and my friends sometimes laughed at me especially when I mention Saudi Arabia or other gulf countries because my friends took only the economic aspect in their consideration.



Now, after reading hundreds of Arabs’ comments, I can see jealousy in their words and they frankly envy us for what we have.

I’m sitting now in my living room expressing my feelings, posting my thoughts about any subject and criticizing anyone without fear while our neighbors still encounter serious risks when they want to *read* what someone else wrote in the internet.



Some people still doubt the effect of establishing democracy in Iraq on the region and I would like to point out that if this is what liberating Iraq has accomplished in opening some Arab's eyes (some of them wish the change to happen now!)even with all the difficulties Iraq is facing then what would it be like, say in five years, when Iraq becomes a prosperous and stable democracy!?



There were about 60 comments at the time when I viewed the forum, all of which came from Syrians, Iraqis, Saudis, and Egyptians from inside and outside their countries except for a small percentage that came from Sudan, Lebanon, U.A.E. and other Arab and Muslim countries.



I made some simple calculations and found that :

69 % of the posts were against punishing people for accessing certain websites.

20 % were with the punishment decision.

7 % denied that this incident really happened.

3 % were unsure of their opinion.



Most of the positive comments ( against punishment) were from Iraq, Sandia Arabia and Egypt. The worst came from Syrians *inside* Syria.



The BBC Arabic radio opened a live discussion this afternoon for more than an hour and received many phone calls from different Arab countries.



Here are some of the comments that I have translated:



"It’s really saddening that we’re living under governments that think with such mentalities but I’d like to direct their attention to the fact that the world has become much smaller than they can imagine and what you want to prevent us from seeing (due to your narrow horizon) is known, declared and easy to find on satellite channels, foreign papers, etc."

Aymen Lewez-Cairo/Egypt.



"Such irresponsible doings were always a habit for the dictatorial Baáthist regime.

I’m a Syrian man but I live outside Syria and I don’t dare to sign with my real name to protect my family, let alone those poor people who live inside!!

I can’t but pray for that poor prisoner who’s going to see things like those we saw happen in Abu Ghraib. God help him".

Ahmed-Germany.



"The regime in Syria is another Taliban reign. The only difference is that Syrians wear suits.

Why is it that when the west talks about bringing real democracy to the Arab nations, the people respond by cheering the names of the leaders and they curse the democracy of 'evil and infidels'?!"

Sameer Khaleel-Cairo.



"Governments have no right to prohibit visiting any specific website"

Mohammed Hamid-KSA.



"When you live in an Arabic country and you hear such news coming from regimes that are least described as retarded and handicapped, you sometimes wish that Allah would send a catastrophe on those regimes and they sometimes give the right for the Americans or other powers to topple them".

Imad Abdul Noor-Beirut/Lebanon.



"I say that the Syrian regime is exactly the same as Saddam’s regime in Iraq; everything is forbidden. I’m a journalist and I ask the Syrian government : Why do you stand against freedom of speech and why are you afraid of the people and the intellectuals. I add my voice to the Amnesty International’s plead to release Abdul Rahman. And thanks"

Husam Munaf-Baghdad/Iraq.



"Let’s shut down our PC’s for a moment of grieve to mourn our freedom of speech inside our Arab societies"

Yassir-Cairo.



"I am Abdul Rahman’s cousin. I grew up with him and I know him like a brother. I was among those who received political articles by e-mails from him; there were nine of us; me and my four brothers, his brother and three other relatives. Abdul Rahman is not a member in any political or religious organization. He’s just a smart young man who loves reading in his house and discussing the world events with his friends and relatives. He knows the details about what’s happening in Malaysia, Mexico and China. So how could he not care about what’s going on in the Arab world or his country. I feel sad because some of you don’t believe the news and some of you are with punishing internet users. My cousin didn’t take his friends' warnings seriously but he paid a high price for his curiosity and for his feeling that we’ve passed an old era. I wish that Bashar Al-Asad would meet him in person to know whom he’s thrown in prison. If we’re still living under the regime of the one and only leader, then at least this leader should visit his prisons and know the kind of youths staying there. We were taught to be honest even to those we oppose in opinion, so the politicians can trust us more than they trust their guards because we refuse to make violence or treason our way in changing the society. These are Abdul Rahman’s ideas too and he’s still hanging on to his non-violence. The Arab world is not going to change unless we rejected violence and got prepared to pay for what we want to change"

Afraa’ Chalabi-Montreal/Canada.



"The time has come for an end to such environment that produces such a sentence.

The Syrian who reported Abdul Rahman, the Syrian who broke into his house and had him hand-cuffed, and the Syrian who took him from his wife and children to throw him in the darkness of prison; all those did it for an apparent motivation that is obeying the regime out of a paralyzing fear while actually they’re hiding a desperate scream that asks for help from the world. They’re all crying out: People, come over here, Iraq was not a worse place than here. Please save us from this prison of humiliation and poverty"

Khalid Khlaiwi Al-Riyadh/KSA.



"We use the internet to get knowledge and science, not to contact the enemies of our homeland or those who threat the presence of our Arab nation."

Jab Allah Mansour-Libya.



"I’m not surprised to hear such lies being told about the regime in Syria. Who attempts to spread such false news is trying to spread chaos to weaken the Syrian position"

Baraa’Asseda-A Syrian.



"I’m a Syrian and I live in Syria but I’m unaware of such an incident, neither did any of my relatives hear of it.

Still I agree with closing and forbidding some websites that might harm the Arab governments and those who access such sites must be punished because they’re messing with the general security of the country. We need websites that unite us together, not split our minds."

Ramiz-Halab/Syria.



"I’m not surprised by theses oppressive 'laws' made by the Ba’athists, as if it wasn’t for such oppression the Ba’athists wouldn't have survived this long."

Ahmed Ghazi Hamad-Baghdad/Iraq.





"I think the Syrian government have every right to do this because this citizen, and by opening such pages has started to think and use his own brain and this is totally unaccepted by the Ba’athists, the only thinkers of humanity!"

Wakaas Asad Ali-Kirkuk/Iraq.



"I want to say to some of the Syrian posters: No wonder you haven’t heard of this and anyone who thinks that a human being should be put in jail just for visiting some sites that oppose his government, is in a bigger jail than that of Abdul-Rahman, and may God help us."

Saad Mohammed-Damascus/Syria.
Che dire? Il dato che emerge è significativo: non appena fuori dalla portata delle strutture repressive dei rispettivi regimi, gli arabi mostrano un grado di apertura verso la democrazia e le libertà fondamentali che contraddice chi ritiene "non esportabile" la democrazia negli "immaturi" Paesi musulmani (ironicamente, sono gli stessi che a suo tempo si sono indignati quando Berlusconi ha "osato" definire la civiltà occidentale "superiore" rispetto a quella musulmana, sic).



Correttamente identificano la libertà di espressione e di circolazione delle informazioni come uno dei pericoli maggiori per i regimi totalitari dell'area: una conferma del fatto che i radicali, ancora una volta, hanno visto giusto su molte cose (vedi iniziative di Emma Bonino e del Partito Radicale Transnazionale - QUI la versione solo testo in italiano).



lunedì 28 giugno 2004

Irak: gia' avvenuto il passaggio di poteri


Dal Corriere:
BAGHDAD - E' avvenuto questa mattina alle 10.30 ora locale il passaggio di poteri tra la coalizione guidata dagli Stati Uniti e il nuovo governo iracheno. La cerimonia e' avvenuta nella cosidetta Zona Verde di Bagdad con uno scambio di documenti tra il primo ministro iracheno Allawi e il capo dell'amministrazione provvisoria di occupazione, l'americano Paul Bremer. 'Oggi abbiamo riconquistato la nostra sovranita', ha commentato Allawi. Dopo 13 mesi, Bremer lascera' in giornata l'Iraq.
Una data storica, e non solo per l'Irak.



Il nuovo governo giurerà entro i prossimi due giorni.



Irak, Financial Times: 'Saddam cerco' di acquistare uranio dal Niger'


Dal Corriere della Sera:
LONDRA - Tre anni prima dell'attacco degli Stati Uniti l'Iraq cerco' di acquistare dal Niger forniture clandestine di uranio. Lo scrive oggi il 'Financial Times', secondo il quale responsabili di alcuni servizi segreti vennero a sapere che tra il 1999 e il 2001 alcuni contrabbandieri cercarono di vendere appunto uranio a Iraq, Iran, Libia, Cina e Corea del Nord. E secondo il giornale, l'uranio del Niger venne effettivamente acquistato da due di questi Paesi.
Sorge spontanea la domanda: quali?



domenica 27 giugno 2004

Michael Moore, un lurido uomo bianco


Non stupido, come recita il titolo del suo libro anti-Bush, ma proprio lurido, intellettualmente sporco.



Dal Corriere della Sera:
...Così il documentario atterra nelle sale americane nel bel mezzo della campagna elettorale. Non farà bene a Bush, ma una censura o un boicottaggio (come quello chiesto dagli ultraconservatori di "Move America Forward", secondo i quali la pellicola andrebbe proiettata nei campi di addestramento di Al Qaeda, non nei cinema americani) sarebbero stati più dannosi. La Casa Bianca ha evitato commenti specifici sul film, liquidandolo come spazzatura farcita di falsità.



E qui va detto che la tesi centrale del film, il tentativo di dimostrare che il presidente non aveva combattuto con vigore Al Qaeda perché la famiglia Bush aveva una lunga storia di rapporti d'affari con l'Arabia Saudita e anche con alcuni membri della famiglia di Bin Laden, poggia su una ricostruzione che l'indagine del Congresso americano sull'attacco dell'11 settembre ha ora dimostrato essere falsa o quantomeno fuorviante. Moore nel film afferma che all'indomani degli attentati, con i cieli americani totalmente chiusi, la Casa Bianca autorizzò il decollo di sei voli privati con i quali 142 cittadini sauditi, tra i quali diversi membri della famiglia di Bin Laden, lasciarono gli Stati Uniti senza subire alcun controllo di polizia.

L'indagine parlamentare ha invece dimostrato che quei voli privati partirono tre o quattro giorni dopo l'attentato, quando i cieli erano ormai stati riaperti al traffico commerciale e che quasi tutti i sauditi furono interrogati dall'Fbi prima di lasciare l'America. Gli avvocati della Miramax - e in parte lo stesso cineasta - hanno ammesso l'errore.

Del resto Moore non pretende di aver confezionato un documentario giornalisticamente oggettivo: "Il mio - spiega alle reti televisive che lo hanno intervistato a ripetizione - è un op- ed , un editoriale nel quale racconto con le immagini il mio punto di vista su questo presidente".

E' anche per questo che l'impatto sull'orientamento degli elettori sarà probabilmente limitato: il lungometraggio ha grande forza espressiva, le critiche alla Casa Bianca sono efficaci, ma lo scenario in cui viene inserita la decisione di attaccare Saddam - un Iraq pacifico e benestante, pieno di bimbi spensierati - è inaccettabile per gran parte degli americani.
Un Irak pacifico e benestante. Pieno di bambini spensierati.

Michael Moore: another useful fool, another lurid white man.



Commissione 9/11: e adesso?


Nei giorni scorsi i soliti blog moralmente superiori hanno riportato con grande clamore le notizie riguardanti la Commissione d'inchiesta sul "9/11", sostenendo che la Commissione ha smentito la tesi di un sostegno diretto del regime di Saddam agli attentatori dell'11 settembre.



Notare che questo non significa affatto che la Commissione abbia smentito in toto il sostegno del regime di Saddam al terrorismo islamo-nazista: ha solo detto che, nel caso dell'11 settembre, questo sostegno diretto non c'è stato.



Non sono state smentite invece le notizie relative a contatti fra i servizi segreti del regime baathista e Al Qaeda, così come non è stato smentito il finanziamento ai gruppi terroristi palestinesi (25.000 dollari per ogni ebreo ucciso, devoluti alla famiglia dell'attentatore suicida con i complimenti del pacifico Saddam).



Oggi il Washington Post, citato dal Corriere della Sera, fa emergere altri punti del rapporto sul 9/11 che forse faranno meno piacere ai nostri pacifinti:
WASHINGTON - Il quotidiano statunitense 'Washington Post' ha pubblicato alcuni passaggi del rapporto della Commissione indipendente statunitense che indaga sugli attentati dell'11 settembre 2001. Gli investigatori, se hanno escluso che tra l'Iraq di Saddam Hussein e Al Qaeda ci sia stata qualche forma di collaborazione, sospettano, invece, legami tra l'Iran e la rete terroristica che fa capo a Osama bin Laden. Al Qaeda, in particolare, avrebbe aiutato il gruppo fondamentalista sciita Hezbollah, sostenuto da Teheran, nell'attentato sferrato nel '96 contro le Khobar Towers di Dharan, in Arabia Saudita. Un camion imbottito di esplosivo uccise 19 militari americani.
Finora le risultanze della Commissione 9/11 sono state prese per oro colato dai pacifinti nostrani, e presentate come la Verità Rivelata: scommettiamo che, ora che emergono accuse contro il regime teocratico iraniano, quello stesso rapporto verrà declassato a "polverone investigativo, fumo negli occhi dell'ingenua opinione pubblica, ennesimo tentativo del guerrafondaio Bush di giustificare a priori una futura, eventuale azione militare contro il regime di Teheran"?



venerdì 25 giugno 2004

Stati canaglia e canagliate nostrane


Dal Corriere della Sera:
PECHINO - La Corea del Nord minaccia di fare presto un test nucleare se non verranno accolte le sue condizioni per giungere al congelamento del suo programma di sviluppo nucleare. La notizia arriva da un alto funzionario Usa da Pechino. E' evidente che i colloqui in corso non stanno procedendo nel migliore dei modi.
Prossimi, prevedibili, sviluppi: 1) gli Stati Uniti reagiranno alle minacce nord-coreane aumentando la pressione sul regime comunista; 2) la Corea del Nord denuncerà le "gravi minacce" e le "intollerabili ingerenze" degli "imperialisti guerrafondai"; 3) nei pacifinti di casa nostra - che non hanno mai speso una parola, un corteo o una singola bandiera arcobaleno contro la dittatura nord-coreana, i suoi lager, le sue torture, la sua corsa a procurarsi armi nucleari e le sue minacce di usarle contro vicini e "nemici", a cominciare dal Giappone (testuale:"ridurremo Tokyo a un mare di fuoco nucleare") - scatterà il solito riflesso pavloviano: "No alla guerra imperialista! Sì alla pace! Giù le mani dal valoroso popolo nordcoreano!" - ovviamente con contorno di bandiere americane (e magari anche israeliane: massì, crepi l'avarizia) date alle fiamme.



Si accettano scommesse.



mercoledì 23 giugno 2004

Da Ryad a Baghdad una sola regia


Interessante analisi di Guido Olimpio sulla strategia mediatica degli islamo-fascisti:
E' l'orrenda competizione dei tagliatori di teste. Da una parte ribelli iracheni e simpatizzanti qaedisti, dall'altra i mujahidin sauditi. Uniti nella caccia allo straniero, per indurlo a scappare, a cedere. Ha iniziato Al Moqrin, l'emiro dei qaedisti in Arabia Saudita incitando i suoi uomini a fare scempio dei tecnici occidentali. E i suoi guerrieri avevano obbedito trascinando con una vettura il corpo di un americano catturato in un impianto di Yanbu. Non è stato da meno Abu Musab Al Zarkawi, terrorista giordano che agisce in proprio e che si è assunto la responsabilità della decapitazione del cittadino statunitense Nick Berg in Iraq. La scimitarra è poi tornata ai fratelli sauditi che hanno trucidato allo stesso modo un esperto di elicotteri.
(continua sul Corriere della Sera).



Irak, Al Zarqawi minaccia di morte il primo ministro Allawi


Il terrorista Abu Mussab al Zarqawi ha minacciato di morte il primo ministro iracheno ad interim Iyad Allawi.

Il suo messaggio è stato diffuso con un audio da un sito web islamista: "Allawi... non sai quante volte, senza saperlo, sei sfuggito alle imboscate che ti abbiamo teso, ma ti promettiamo di andare fino in fondo per farti conoscere la stessa sorte di Ezzedine Selim"
Fonte: Corriere della Sera.



martedì 22 giugno 2004

Neanche Arafat scherza, nel frattempo


Dall'ANSA:
TEL AVIV - Lo Shin Bet, il servizio di intelligence interna israeliano, ha arrestato un ufficiale della sicurezza palestinese accusato di essere stato l'organizzatore materiale del doppio attentato kamikaze del marzo scorso contro il porto di Ashdod. Lo hanno annunciato i siti internet di diversi giornali israeliani.

L'uomo arrestato, Muwain Attallah, 39 anni, e' il capo della sicurezza per il lato palestinese al varco di Karni, fra la Striscia di Gaza e il territorio israeliano.

I due kamikaze di Hamas che si erano fatti esplodere ad Ashdod erano entrati in Israele nascosti nel doppio fondo di un container proveniente da Gaza e passato attraverso il varco di Karni. L'attentato, costato la vita a 10 persone, avrebbe potuto avere effetti ancora piu' devastanti se fosse stato colpito un vicino deposito di sostanze chimiche.

Stando al sito internet di Maariv, durante i primi interrogatori Attallah avrebbe confessato di avere organizzato per Hamas il passaggio del container al varco di Karni.
E su Repubblica, come segnalato dal Griso:
"Le Brigate dei martiri di Al-Aqsa fanno parte di al Fatah e non saranno sciolte" dopo il ritiro di Israele da Gaza. Lo ha dichiarato il primo ministro palestinese Abu Ala, aggiungendo che il braccio armato del movimento di Yasser Arafat "sarà integrato nelle istituzioni di al Fatah".
Mette conto ricordare che le Brigate dei martiri di Al-Aqsa negli ultimi due anni si sono macchiate di innumerevoli attentati suicidi, causando la morte di centinaia di civili israeliani, fra uomini, donne e bambini; il "moderato" Abu Ala evidentemente considera i militanti delle brigate del premio Nobel per la pace Arafat (sic) dei bravi ragazzi, molto patriottici, solo un po' vivaci, forse, e rifiuta con sdegno di prendere in considerazione l'ipotesi di muovere anche solo un dito contro di loro.



Repubblica si limita a riportare sobriamente la notizia, senza aggiungere alcun commento; la barriera difensiva israeliana, che negli ultimi mesi, nella parte dove è già stata completata, ha ridotto in maniera drastica le infiltrazioni di terroristi palestinesi (compresi i "martiri" targati Arafat), e di conseguenza il numero di attentati e, quindi, il numero dei morti israeliani, su Repubblica viene immancabilmente ribattezzata "muro" e dipinta come uno strumento di stampo quasi nazista, e una "prova" del "razzismo" e della "violenza" dello Stato di Israele: un classico esempio di giornalismo moralmente e antropologicamente superiore.



Irak, decapitato anche l'ostaggio sud-coreano


Kim Sun-il, l'interprete sud-coreano di religione cristiana rapito dai terroristi (la Gruber direbbe "dalla resistenza", immagino) è stato decapitato: la notizia, accompagnata da un breve spezzone filmato, è stata data in prima battuta dalla televisione satellitare Al Jazeera.



Il ministero degli Esteri della Corea del Sud ha confermato l’uccisione; l'agenzia di notizie sud-coreana Yonhap ha annunciato che il corpo è già stato recuperato, lungo la strada tra Baghdad e Falluja.



Questi sono i selvaggi, i barbari che abbiamo di fronte, questi sono i "resistenti" tanto cari ai nostri antiimperialisti e pacifisti a senso unico; questa è la feccia dell'umanità a cui la sinistra - da Prodi a Rutelli fino a Bertinotti - intendeva di fatto consegnare l'Irak con la sua scellerata proposta di ritiro "senza se e senza ma" delle truppe italiane e occidentali. Chissà se sono ancora, tutti, dello stesso avviso?



Nassiriya: un cittadino italiano fra gli assalitori


L'analisi dei filmati girati dal gruppo di fuoco che ha assaltato la base Libeccio a Nassiriya causando la morte del lagunare Matteo Vanzan (filmati resi pubblici dagli stessi assalitori) ha permesso finora l'identificazione di almeno 20 miliziani.



Fra questi è stato identificato un giovane con padre italiano (e quindi cittadino italiano) e madre irachena che avrebbe vissuto alcuni anni in Italia prima di trasferirsi in Irak.



Secondo il Corriere,
Se l'indiscrezione venisse confermata potrebbe tornare d'attualità l'ipotesi - circolata dopo la diffusione di uno dei video, finito anche in mano ai giornalisti - secondo cui si sentirebbe un uomo pronunciare una frase in italiano.
Resterebbe comunque una domanda: perchè il miliziano nostro connazionale pronuncia una frase in italiano?



Evidentemente lui conosce la nostra lingua, ma gli altri? C'era quindi, dunque, almeno un altro partecipante all'attacco in grado di parlare e capire l'italiano? E chi era? Un altro iracheno tornato in patria o un "resistente" italiano?



lunedì 21 giugno 2004

[Tech] SpaceShipOne completa con successo la sua missione


Mike Melvill è stato il primo uomo a pilotare un razzo privato - lo SpaceShipOne - fuori dall'atmosfera terrestre, nello spazio. È stata portata così a termine con successo la prima missione spaziale interamente finanziata e gestita da privati. L'annuncio del trionfo è stato dato dagli organizzatori dell'impresa. Melvill, 62 anni, e lo SpaceShipOne hanno raggiunto una quota di 100 chilometri nei cieli sopra il deserto del Mojave, in California. L'impresa è stata seguita a terra da migliaia di persone. La navicella è stata realizzata dalla società Scaled Composite e finanziata, con oltre 20 milioni di dollari, da Paul Allen, co-fondatore di Microsoft insieme a Bill Gates. L'evento è ritenuto un primo passo verso lo sfruttamento commerciale dello spazio: potrebbe essere una pietra miliare nella corsa al turismo "di massa" fuori dall'atmosfera.
(continua sul Corriere della Sera).



Maggiori informazioni al Mojave Airport e sul sito di Scaled.



domenica 20 giugno 2004

Sempre primi, i veneti


I veneti si fanno un punto d'onore di primeggiare, qualunque sia l'attività che intraprendono (tanto per dire, lo sapevate che una singola azienda della laguna veneta produce il 95% delle imbottiture per pannolini per neonati vendute in Europa? Sembra una cazzata, ma provateci voi).



Questo di solito è positivo, ma non sempre.



Succede, ad esempio, che i veneti tendano a primeggiare anche in altre cose: in passato, il radicamento delle Brigate Rosse sul territorio, o la produzione in serie di bombaroli e stragisti fascisti; oggi detengono il primato dei fascifisti più stronzi d'Italia.



Talmente stronzi che si sono detti: "perchè lasciare alla manifestazione di Roma il primato dello slogan più imbecille e infame? Anche noi sappiamo essere altrettanto infami - anzi, volendo, anche di più"



Detto fatto, ieri a Mestre, nel corso di una manifestazione "per la pace nel mondo e contro tutte le guerre" il solito manipolo di collaborazionisti filo-Saddam e filo-Bin Laden ha mostrato tutto il suo innato e sincero amore per la pace:
Per tre ore i pacifisti hanno sfilato a piazza Donatori di sangue, a Mestre. "Dall'Iraq se l'Italia non va via, dieci, cento, mille Nassirya", hanno gridato alcuni dei partecipanti alla manifestazione, una cinquantina di persone secondo la questura di Venezia, esponenti dei Cpc (i comitati proletari per il comunismo) e del centro sociale padovano "Gramigna".
Che dire?

Al confronto, erano quasi meglio i nazisti: loro, almeno, dicevano chiaramente quello che pensavano, senza nascondersi dietro giochi di parole, parafrasi e slittamenti semantici vari.



Questi sostengono la peggiore feccia islamo-fascista, quelli che affermano apertamente di "amare la morte e odiare la vita" (proprio come facevano i nazisti: strana coincidenza, vero?), quelli che decapitano degli esseri umani colpevoli solo di non essere dei fanatici integralisti come loro, quelli che uccidono tremila persone facendo schiantare degli aerei di linea contro degli edifici civili, ma lo fanno nascondendosi dietro parole come "pace", "resistenza", "libertà", "diritti umani". Che schifo.



sabato 19 giugno 2004

Una 'costituzione' virtuale per una Europa virtuale


Varata la cosiddetta "Costituzione" (sic) europea - in realtà, un "trattato costituzionale" fra Stati sovrani: per quel che può valere, ecco il testo, pubblicato dal Corriere.



La cultura della morte


Così Magdi Allam sul Corriere della Sera:
È l'apoteosi della cultura della morte. Lo sgozzamento, la decapitazione e lo scempio del cadavere dei "nemici dell'islam" sono stati elevati da Al Qaeda a strumento principe della sua guerra santa per costringere i "miscredenti" ad abbandonare l'Arabia Saudita, l'Iraq e l'insieme dei Paesi musulmani. Le terrificanti immagini della testa mozzata dell'americano Paul Marshall Johnson, rapito a Riad lo scorso 12 giugno, suonano come la più barbara violazione del valore della sacralità della vita, il fulcro della nostra civiltà.

Nella mente folle dei suoi assassini si tratterebbe di una condanna eterna, perché il corpo mutilato di un "infedele" non si ricomporrebbe nel giorno del Giudizio universale.



Dopo le autobombe e i kamikaze, il terrorismo islamico è passato a un livello più alto di ferocia nei confronti della singola persona. Atti disumani del tutto consoni a un'ideologia che legittima il massacro indiscriminato dei civili, per il semplice fatto di far parte di una società tacciata come "atea" o "apostata".

È l'arma più temibile e di maggior successo dei terroristi. Perché garantisce la diffusione e il radicamento della paura tra le popolazioni occidentali, grazie alla loro eccezionale capacità di manipolazione dei media, in particolar modo di Internet.

Un'arma in grado di scatenare sentimenti di impotenza e umiliazione, di provocare atteggiamenti di resa e di sconfitta.



Finendo per mettere l'opinione pubblica, preoccupata della salvaguardia della vita dei propri cari, contro i governi occidentali che devono tutelare l'interesse nazionale nonché l'ordine mondiale.

Ciò che spaventa è che i terroristi sauditi si muovono in simbiosi con l'ideologia e la cultura dominante nel Paese. Per decenni la famiglia reale ha promosso la versione estremista wahhabita dell'islam, ha favorito la diffusione di una cultura fanatica, intollerante e violenta. Non è un caso che Osama bin Laden e 15 dei 19 dirottatori-kamikaze dell'11 settembre siano sauditi.



Questi terroristi sanno di poter contare sulla simpatia e sul sostegno di ampie fasce popolari che sono state indottrinate alla cultura della "guerra santa" e del "martirio". Non sono estranei al tessuto sociale e culturale, bensì parte integrante di esso. È il frutto di una strategia folle della monarchia che ha trasformato la stessa Arabia Saudita in un ingovernabile nido di vipere. Il principe ereditario Abdallah, che finora non è stato attaccato di persona da bin Laden, starebbe trattando una soluzione di compromesso. Ma è difficile accordarsi con chi disconosce i valori fondanti della comune civiltà dell'uomo, con chi mira a imporre un potere teocratico, sanguinario, aggressivo e espansivo.



Preoccupa inoltre il fatto che i terroristi di Al Qaeda stiano riuscendo nell'impresa di scatenare un'offensiva congiunta in Iraq e in Arabia Saudita, stringendo d'assedio il Kuwait. I tre Paesi detengono complessivamente metà delle riserve internazionali di greggio. Il quotidiano Asharq al Awsat ha rivelato ieri che quattro terroristi kuwaitiani e uno saudita si sono fatti recentemente esplodere in attentati suicidi a Bagdad. Un patto di sangue che dovrebbe suggellare il comune destino dell'intera regione del Golfo.



L'unica nota positiva è il cambiamento di tono da parte dei media arabi legati al governo saudita. Come la televisione Al Arabiya. Ieri il conduttore di un talk-show serale ha detto: "Questo terrorismo è il male assoluto, basta con il riversare tutte le cause dei nostri mali sulla questione palestinese". L'ospite in studio Ayman al Saqdi, direttore della tv giordana, ha affermato: "I terroristi sono nostri nemici ancor più di quanto non siano nemici dell'Occidente, hanno ucciso più musulmani che occidentali". Potrebbe essere l'inizio di una riscossa. Un'impresa ardua. Forse è già tardi per impedire la catastrofe.


Arabia Saudita, ucciso il presunto leader di Al Qaeda?


Dal Corriere della Sera:
18 giu 23:51 Terrorismo: tv, "Ucciso il presunto leader di Al Qaeda in Arabia"



DUBAI - Il presunto capo di Al Qaeda in Arabia Saudita sarebbe stato ucciso. La notizia, senza altri particolari, e' stata diffusa poco fa dall'emittente televisiva satellitare araba 'Al Arabiya'.


venerdì 18 giugno 2004

Arabia Saudita, decapitato l'ostaggio americano


Paul Marshall Johnson, l'americano rapito in Arabia Saudita dai terroristi di Al Qaeda, è stato decapitato.



Il suo corpo sarebbe già stato ritrovato, secondo il sito Internet al Wiqaf: lo ha riferito la tv Al Arabiya.



Sul Web sono già apparse foto che sembrano mostrare il corpo decapitato di Johnson: non è ancora dato sapere se anche in questo caso, come per l'omicidio di Nick Berg, esista anche un filmato della decapitazione.



Ancora una volta i fascisti islamici hanno mostrato in che conto tengono la vita umana, massacrando un civile colpevole solo di essere americano e non musulmano.



Paul Marshall Johnson è il terzo civile americano decapitato dopo l'11 settembre: prima di lui sono stati massacrati dalla feccia di Bin Laden Nick Berg, un tecnico antennista, e il giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl.



Entrambi erano americani di religione o di origine ebraica, ulteriore aggravante questa agli occhi degli infami che li hanno sequestrati e uccisi.



P.S.: Per gli sciacalli che si sono sforzati in tutti i modi di "dimostrare" che il video di Nick Berg era un falso, facendo notare ad esempio (dall'alto della loro esperienza diretta in fatto di decapitazione di esseri umani?) che dal corpo decapitato di Berg scorreva "troppo poco sangue": state tranquilli, ho visto le foto di Johnson e posso assicurarvi che anche lui ha sanguinato più o meno quanto Berg, cioé "pochino" - per voialtri vermi, una ghiotta base di partenza per qualificare anche questo come un "clamoroso falso".



Coraggio, fate del vostro peggio - come al solito.



Irak, ONU: 'stupore' del governo italiano per la posizione di Annan


Dal Corriere della Sera:
ROMA - "L'Onu dovrebbe rivedere la sua decisione di non tornare in tempi brevi in Iraq". Lo ha detto oggi il sottosgretario agli Esteri, Alfredo Mantica, il quale ha aggiunto "di condividere le preoccupazioni del segretario generale Kofi Annan". "E in ogni caso - ha concluso Mantica - la posizione di Annan mi lascia stupefatto: tutti sapevano che anche dopo il 30 giugno ci sarebbero state tensioni in Iraq".
Ma certo, all'ONU invece non se lo immaginavano proprio, erano convinti che dopo la loro nuova risoluzione i fedeli saddamiti e i seguaci di Al Qaeda, come per incanto, dopo il 30 giugno si sarebbero fatti da parte in buon ordine, chiedendo scusa per il disturbo arrecato...



Kofi Annan si conferma il degno rappresentante di una organizzazione ormai allo sbando, prontissima nell'accettare la designazione di rappresentanti di note dittature nella propria commissione per i diritti umani (sic), ancora più pronta nel far passare il siluramento dei radicali, da parte delle stesse dittature, in seno alle Nazioni Unite, incapace di far passare una mozione di condanna dell'omicidio di bambini israeliani (a suo tempo, invece, perfettamente in grado di far passare una identica mozione ma a favore dei bambini palestinesi: evidentemente gli altri bambini hanno il diritto di vivere, mentre per gli ebrei, anche se neonati, è sempre caccia aperta), incapace ora di dare un concreto seguito alle sue stesse risoluzioni sull'Irak, così come si sta mostrando incapace di risolvere la situazione in Somalia o in Sudan, tanto per citare i primi due teatri di scontro che mi vengono in mente: e questa sarebbe "l'autorevole organizzazione", "fonte di ogni legittimità" e "garante suprema della legalità internazionale" tanto a lungo invocata da Prodi, dal Triciclo, dalla Paletta, dal Secchiello e dalle altre componenti della nostra sinistra onunista quale unica accettabile alternativa al "caos" portato dagli americani...



Assassinio di Maria Grazia Cutuli, confessa il capo dei killer


Maria Grazia Cutuli era una giornalista, una inviata del Corriere della Sera.



Venne uccisa in Afghanistan da una banda di uomini armati, il 19 novembre del 2001.



Assieme a lei vennero uccisi l'inviato spagnolo di El Mundo, Julio Fuentes, e due reporter dell'agenzia Reuters.



Ora il capo del gruppo di assassini, dei talebani legati ad Al Qaeda, è stato preso, e ha già confessato:
La comunicazione ufficiale è stata trasmessa qualche giorno fa al sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver dall’ambasciatore italiano. "Durante un’occasione conviviale - è scritto nella nota - il generale Barak Zai, vicedirettore dei servizi segreti afghani, ha comunicato l’avvenuta cattura di Raza Kan, considerato dagli investigatori locali il capo della banda di assassini. Kan si era rifugiato nella zona tribale del Pakistan, ma il suo arresto è avvenuto a Kabul il 9 giugno scorso. L’uomo ha già reso piena confessione".

La Farnesina ha immediatamente avvisato la magistratura romana che ormai da un anno ha individuato gli altri terroristi componenti del commando. Sono cinque i talebani legati ad Al Qaeda accusati di aver ucciso i giornalisti per èmotivi politiciè. èMalmenati e poi ammazzati - come hanno ritenuto i giudici della Corte di Cassazione - perché appartenevano agli Stati occidentali che si opponevano al loro regimeè.
Fonte: Corriere della Sera.



giovedì 17 giugno 2004

Il bersaglio sono gli iracheni


Qualcuno ancora lo dubitava? Il vero bersaglio di quella che Dietlinde Gruber, in arte Lilli, si ostina a chiamare "resistenza irachena" (fa tanto pacifista, si sa) sono gli iracheni, è il nuovo corso civile e democratico dell'Irak, sono le speranze di una vita migliore e più degna di essere vissuta rispetto all'inferno dei tempi di Saddam (e di Tarek Aziz: bei tempi quelli, vero, cari pacifinti italioti?).



Non per niente, nei giorni scorsi, i "resistenti" hanno attaccato e di fatto messo fuori uso gli oleodotti che permettevano all'Irak di esportare il proprio petrolio (non per venderlo agli USA, e sottocosto, ma a prezzo normale e verso, fra gli altri Paesi, la Spagna del fuggitivo Zapatero: vedi qui).



Oggi una nuova eroica impresa della valorosa resistenza irachena tanto cara agli utili idioti di casa nostra: una autobomba esplosa davanti a un centro di reclutamento del neo-istituito Corpo di Difesa Civile ha fatto almeno 35 morti e 138 feriti fra i volontari iracheni in coda all'ingresso.



Fonte: Corriere della Sera.



mercoledì 16 giugno 2004

Iran, un Paese pacifico


E infatti:
16 giu 10:43 Iran: Khatami, "Pronti a riprendere arricchimento dell'uranio"



TEHERAN - "L'Iran respingera' la bozza di risoluzione contro Teheran proposta da Francia, Regno Unito e Germania se questa sara' approvata dall'Agenzia internazionale per l'energia tomica". Lo ha detto oggi il presidente iraniano Mohammad Khatami, il quale ha aggiunto che "l'Iran potrebbe anche riprendere l'arricchimento dell'uranio".
E ancora:
16 giu 11:49 Iraq: truppe iraniane lungo il confine tra i due Paesi



TEHERAN - Il governo iraniano ha deciso di ammassare truppe nella zona di confine con l'Iraq. Lo scrive oggi il quotidiano saudita "Al-Sharq al Awsat"; secondo il quotidiano Teheran vuole evitare possibili vuoti di potere (sic, NdR) nell'eventualita' di un ritiro dall'Iraq delle truppe americane.
Bene...



[Tech] Primo virus per i cellulari


Dal Corriere della Sera:
PARIGI - Scoperto in Francia il primo virus informatico che colpisce i telefoni cellulari. Il suo nome e' "Cabir" ed e' in grado di infettare gli apparechi circolando nel sistema operativo Symbian, tipico dei telefonini. Gli esperti che lo hanno individuato stanno ora cercando di capirne il grado di pericolosita'.


martedì 15 giugno 2004

[Tech]Yahoo! Mail passa a 100MB


Come preannunciato in un precedente post, Yahoo! Mail a partire da oggi porta a 100MB lo spazio disponibile per i messaggi di posta elettronica; la dimensione massima dei singoli messaggi in uscita, allegati compresi, passa a 10MB.



Decisamente un bel passo avanti: siamo ancora lontani dai 1.000MB di storage offerti da Google GMail, ma viste le perplessità relative alla privacy che accompagnano l'offerta GMail direi che per ora Y! Mail vince a man bassa.



Il team di Yahoo! Mail vanta anche la "rinnovata e più funzionale veste grafica" del servizio; su questo non li seguo: sarò un tradizionalista, ma direi che i cambiamenti (peraltro minimi) introdotti sono un passo indietro rispetto al look precedente.



domenica 13 giugno 2004

Non un francese


i blog per Emma Bonino

Non un francese vivrà sicuro, finché un ebreo in Francia e nel mondo intero potrà temere per la propria vita.
Jean Paul Sartre, 1946



Ebrei in fuga dalla Francia, come 60 anni fa


i blog per Emma Bonino

Dal Corriere della Sera:
TEL AVIV (Israele) - Vertice dell'Agenzia ebraica a Tel Aviv per esaminare l'imminente ondata migratoria che si prevede possa arrivare dalla Francia. Secondo il quotidiano Maariv sarebbero decine di migliaia gli ebrei francesi intenzionati a lasciare la nazione a causa della crescente ostilita' islamica nei loro confronti. Sarebbero almeno il 6 per cento dei 575 mila ebrei francesi a pensare all'emigrazione.
Chi ignora la propria storia è condannato a riviverla - sia pure con le opportune varianti date dalla differente contingenza.



Dopo l'affaire Dreyfus, dopo l'infamia del governo di Vichy, la Francia si conferma nuovamente come una delle nazioni più antisemite d'Europa.



Il fatto che gli atti di intimidazione siano il più delle volte da ascrivere ai fascisti islamici immigrati nel Paese e non agli autoctoni non fa molta differenza: un Paese democratico, liberale, tollerante (e non pregiudizialmente antisemita) ha tutti gli strumenti per reprimere queste manifestazioni di odio e intolleranza - se non li usa, non è certo per caso o per distrazione.



sabato 12 giugno 2004

ONU, e' ufficiale: in Irak le armi di distruzione di massa c'erano


i blog per Emma Bonino

Segnalato da I Love America:
Le Nazioni Unite hanno stabilito che Saddam Hussein ha inviato componenti di armi di distruzione di massa e missili balistici a medio raggio, prima, durante e successivamente alla guerra guidata dagli Stati Uniti l'anno scorso.

La Monitoring, Verification and Inspection Commission delle Nazioni Unite ha riportato al Consiglio di Sicurezza nuovi dati che potrebbero aiutare a stabilire la locazione degli armamenti di Saddam.
(fonte: World Tribune)
Esperti delle Nazioni Unite hanno trovato 20 motori dei missili proibiti irakeni Al Samoud2 in un deposito di scarti metallici, insieme ad altro equipaggiamento che può essere impiegato per produrre armi di distruzione di massa.
(fonte: Herald Sun)



Qualche tempo fa avevo riportato una parziale anticipazione di fonte AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica):
Grandi quantita' di componenti usate in attivita' nucleari e alcuni motori di missili sono stati portati fuori dall'Iraq dopo la guerra e gettati in discariche in Europa. Secondo quanto ha scritto il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohamed ElBaradei, in una lettera inviata domenica scorsa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, fotografie scattate dai satelliti spia dimostrano "l'estesa rimozione di materiali e, in alcuni casi, di interi palazzi" da siti che erano oggetto delle ispezioni Onu.
Avevo inoltre segnalato anche il ritrovamento di piccole quantità di Sarin e di Iprite.



Immagino che anche l'ONU, a questo punto, verrà classificata dai soliti pacifinti come "fonte inattendibile" e "controllata dagli americani" - stranamente, quando Hans Blix negava l'esistenza delle WMD e definiva gli americani dei "bastardi", l'ONU era una fonte attendibilissima e assolutamente super partes.



Emma Bonino: 'la nostra Europa'


i blog per Emma Bonino

Qui potete trovare la versione HTML dell'opuscolo "La nostra Europa" - in pratica, una sintesi del programma dei radicali per l'Europa: segnalazione utile e doverosa, visto l'ostracismo mediatico e la violazione della par condicio televisiva (non a opera di Emilio Fede, in questo caso - e, quindi, passata sotto silenzio) ai danni di Emma Bonino e della lista che porta il suo nome.



Se questo e' un liberale


i blog per Emma Bonino

Dal Corriere:
MILANO - Secondo Silvio Berlusconi sara' il suo partito, Forza Italia, a vincere la consultazione elettorale. "Supereremo il 25%" ha detto Berlusconi all'uscita dal seggio di Milano, dopo aver votato. Berlusconi e' anche tornato a chiedere agli elettori di non votate per i partiti piccoli o piccolissimi, che possono portare a Bruxelles pochi deputati. Immediata la reazione dell'opposizione. Il segretario Ds Piero Fassino ha chiamato il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu denunciando l'intervento di Berlusconi, dicendo che si tratta di una gravissima violazione della legge elettorale.
Quest'uomo è senza vergogna.



Facite 'a faccia feroce


i blog per Emma Bonino

Questa pare fosse la consegna per le guardie di sicurezza (?) impiegate a Malpensa:
Avrebbero dovuto garantire la sicurezza dell'aeroporto di Malpensa con una fondina vuota o con una pistola giocattolo infilata al posto dell'arma di servizio. L'incredibile scoperta è stata fatta prima dagli ispettori dell'Inps di Varese e in seguito dalla Procura di Busto Arsizio che ha chiuso in questi giorni un'altra scottante inchiesta sullo scalo intercontinentale.
Sorge spontanea una domanda: quali erano le istruzioni, in caso di scontro a fuoco con eventuali terroristi? Fare "BUM" con la bocca? Invitarli al dialogo? Proporgli di risolvere virilmente la cosa con una scazzottata, o magari con una bella gara a braccio di ferro?



Fonte: Corriere della Sera.



venerdì 11 giugno 2004

Il Financial Times su Prodi


i blog per Emma Bonino

Financial Times, 27 maggio 2004:
Prodi? La sua performance come presidente della Commissione è orrenda... non ha dimostrato larghezza di vedute, né l'attenzione ai dettagli richieste per uno degli incarichi più prestigiosi del mondo. Manager incapace, gli ha fatto difetto la capacità di comunicare, con un'allarmante propensione alla gaffe... la sua decisione di partecipare alla campagna elettorale italiana è cosa contraria allo spirito e alla lettera dei trattati Ue
Niente male, per uno che quei trattati dovrebbe farli rispettare.



Naturalmente sulla stampa e sulla televisione italiane, complice il "regime berlusconiano" di cui farneticano certi imbecilli, di questi giudizi - come dire? poco lusinghieri - su Prodi non c'è traccia; grandi strombazzamenti, invece, quando l'autorevole (più del Financial Times?) Economist spara a zero contro Berlusconi - ma imbarazzato silenzio, anche qui, quando l'Economist e i principali quotidiani europei esprimono più o meno gli stessi giudizi del FT su Prodi (vedi qui e qui).



Segnalato oggi da Capperi! (no permalink).



A proposito di sciacalli e millantatori


i blog per Emma Bonino

Così l'AGI - Agenzia Giornalistica Italia, citata dal Griso in un post tutto da leggere (notevole anche il rimando al passato non-troppo-pacifista dell'ineffabile Strada, quello dei parlamentari "delinquenti politici"):
OSTAGGI: SCELLI, SCIACALLAGGIO PARLARE DI RISCATTO

(AGI)



Roma, 11 giu. - Per il rilascio degli ostaggi italiani "con certezza matematica dico che non e' stato pagato alcun riscatto". Maurizio Scelli, da Baghdad, smentisce in maniera secca le notizie che parlano di un pagamento di nove milioni di dollari definendole "vero e proprio sciacallaggio".



Evidente il riferimento ad Emergency e al suo fondatore Gino Strada: "Quale cognizione di causa possono avere i rappresentanti di Emergency - dice Scelli - che sono scappati al primo scoppio di mortaretti? Se ne sono stati comodamente allo Sheraton di Amman e se ne sono andati in giro a fare convegni a sentenziare e pontificare su una realta' nella quale noi, ogni giorno e ogni notte, andavamo rischiando la vita".



"Sabato scorso - spiega - abbiamo avuto garanzie dal leader del consiglio degli Ulema che gli ostaggi sarebbero stati liberati e consegnati. Poi, pero', nel corso della giornata qualcosa e' successo. Forse un irrigidimento dei rapitori, che sembra confermato anche dal ritrovamento di una rivendicazioni su un sito Internet islamico".



"Penso - aggiunge - che sia stato il timore per la vita degli ostaggi a far decidere il governo per il blitz. Il vero problema che ho posto e' che troppi personaggi, non appartenenti alle istituzioni, millantatori a vario titolo, si sono inseriti offrendo denaro, intorbidendo il clima e prolungando la progionia dei nostri tre connazionali. Il silenzio, invece, e' stata la vera chiave di volta".

Satanismo, trovata la causa: i blog


i blog per Emma Bonino

I giornalisti italiani non si smentiscono mai: per loro Internet è da sempre (e per sempre resterà) la sentina di tutti i mali.



Ultima rivelazione in ordine di tempo: anche la diffusione delle sette sataniche è causata (o quanto meno facilitata) da questo Gran Pompammerda Planetario (titolo su RAI.it: Satanismo, dilagano i weblog) - altro che "formidabile strumento di comunicazione che abbatte le barriere d'ingresso", e blah... blah...



Bah, sono disgustato: adesso metto via il teschio di zio Fester, appendo il saio rituale al chiodo, rovescio la croce sul comodino e poi vado a dormire il sonno dell'adepto del giusto.



Dichiarazione di voto


i blog per Emma Bonino

Ora - come forse qualcuno, leggendomi, ha già avuto modo di intuire - io avrei questo stupido desiderio di vivere in una Europa "normale", dove per "normale" non si intende certo il pastrocchio burocratico-centralista e illiberale che stanno tentando di ammannirci ma piuttosto qualcosa di simile a dei veri e propri Stati Uniti d'Europa, sul modello americano.



Per chi votare, dunque?



Molti partiti presenti nel Parlamento italiano e in quello europeo non sono grandi: sono semplicemente grossi, nel senso che hanno molti deputati, ma in realtà non producono molto in termini di democrazia, di buongoverno, di attenzione verso i grandi temi della politica e della vita concreta delle persone.



I radicali, invece, sono "piccoli" numericamente, ma sono un grande partito; un voto dato a loro non è un voto sprecato o speso male, ma un voto che "pesa" veramente in Europa.



Anche pochi radicali in Europa possono fare la differenza, possono produrre grandi risultati: cinque o dieci parlamentari in più nelle file dei popolari o dei socialisti europei, invece, non cambieranno di una virgola la situazione - lo abbiamo constatato ampiamente nell'attuale Parlamento europeo, no?



Nei giorni scorsi Berlusconi ha esortato gli italiani a non "disperdere il voto" votando a favore dei partiti "piccoli": accolgo volentieri il suo suggerimento.



In tempi e luoghi dominati da partiti piccini fatti da gente piccina, votare per un grande partito, come quello radicale, è un gesto elementare di autodifesa: voterò quindi per la lista Emma Bonino, e mi auguro che tanti di voi, anche non radicali, facciano altrettanto.



Se poi anche voi avete un blog e volete aderire alla campagna a favore di Emma Bonino, segnalatelo visitando EmmaBi.



Confermato lo schema Zapatero


Gli ostaggi italiani avrebbero dovuto essere uccisi, probabilmente proprio in queste ore. È questo il succo di un comunicato diffuso in queste ore dal sito Web di Ansar Al Islam.



Il progetto degli islamo-fascisti (e dei loro amici italiani?) era quello di gettare i cadaveri dei nostri tre connazionali sul piatto della bilancia delle elezioni europee, per provocare un contraccolpo simile a quello prodotto in Spagna dal massacro di Madrid.



La cosa era nell'aria, e molti già nei giorni scorsi avevano ipotizzato un epilogo tragico e, questo sì, "a orologeria", per la vicenda degli ostaggi.



Ora abbiamo la conferma: dopo le elezioni i tre ostaggi sarebbero stati "inutili", avrebbero perso ogni valore in quanto arma di ricatto e di pressione politica - e quindi, andavano uccisi prima delle elezioni, nel momento in cui la loro morte avrebbe prodotto il massimo effetto.



Ora vorrei tanto che quelli che in queste ultime 24 ore hanno ironizzato sullo "strano tempismo" della liberazione degli ostaggi ("proprio alla vigilia delle elezioni!") ci dicessero se avrebbero apprezzato di più lo "strano tempismo" della loro uccisione proprio alla vigilia del voto.



Personalmente sono certo che per alcuni di loro la risposta è positiva: sapevano (intuivano) benissimo cosa bolliva in pentola (sono stronzi, non stupidi) e cosa si preparava per i tre ostaggi italiani, e stavano aspettando con l'acquolina in bocca, come tanti sciacalli, che i "resistenti" iracheni gli servissero su di un piatto d'argento tre bei cadaveri freschi di giornata.



Su certi blog moralmente superiori e su certi siti Web, come Indymedia, la delusione nelle scorse ore era palpabile: doppia delusione, anzi, perché non solo è venuta a mancare la possibilità di uno sfruttamento in chiave elettorale di quei tre cadaveri, ma addirittura l'epilogo del sequestro (niente cadaveri; niente cedimenti ai terroristi sul piano politico; grandi manifestazioni di entusiasmo per il ritorno a casa dei tre italiani) "rischia" di dare una mano ai partiti di governo e in particolare al partito dell'odiato Berlusconi.



Leggetevi cosa hanno scritto, guardate cosa sono riusciti a inventarsi per sfogare in qualche modo la loro frustrazione: è proprio vero, non c'è niente di peggio di uno sciacallo reso isterico dalla fame.



giovedì 10 giugno 2004

Anche alcuni italiani fra i liberatori


Dell'unità della Coalizione che ha portato a termine con pieno successo la liberazione dei tre ostaggi italiani e dell'ostaggio polacco facevano parte anche alcuni italiani:
"Al momento della liberazione ho sentito tantissimi rumori e uomini che gridavano: 'Go, go, go'. Questi uomini ci facevano cenno con la testa di andare via". E' il racconto che Umberto Cupertino ha fatto al fratello Francesco descrivendo uno dei momenti della liberazione.



ITALIANI IN AZIONE - Anche elementi italiani hanno partecipato all'operazione conclusasi con la liberazione di Agliana, Cupertino e Stefio. Lo sostiene il quotidiano polacco "Gazeta Wyborcza", secondo il quale durante l'operazione "c'è stato uno scontro fisico con alcuni iracheni armati", anche se il giornale precisa che non è sicuro se coloro che si sono scontrati con gli italiani erano gli stessi rapitori oppure gente che per caso si trovava nelle vicinanze del nascondiglio.
Fonte: Corriere della Sera.



Un successo dei servizi segreti italiani destinato a fare storia


Così Magdi Allam sul Corriere della Sera:
Un successo dei servizi segreti italiani destinato a fare storia. La liberazione dei nostri tre ostaggi in Iraq coniuga il principio della fermezza ideologica nei confronti del terrorismo con la cultura politica del dialogo con tutte le forze locali non direttamente colluse con il terrorismo. Una strategia che ha consentito di fare terra bruciata attorno ai sequestratori prima dell’assalto decisivo. "E’ chiaro che qualcuno ci ha aiutato a scoprire i sequestratori", ci dice una autorevole fonte dell’intelligence, "è stata molto importante la partecipazione degli iracheni che hanno disgiunto il fatto umano da quello politico". Sul blitz che ha portato alla liberazione afferma: "E’ stato un intervento umanitario, chirurgico e rispettoso delle persone che ci hanno aiutato". Precisa che "il governo italiano ha dovuto condividere la responsabilità militare, non solo politica, dell’intervento. E ha dato un consenso ragionato, calibrato, manifestando un atto di grande responsabilità".

A suo avviso "l’arma vincente è stata la pazienza". La pazienza necessaria a tessere una complessa trama articolata in cinque fasi. La prima fase ha comportato la creazione di una vasta e fitta rete di intese con tutti i gruppi etnici, politici e religiosi iracheni in grado di condizionare i sequestratori. Si sottolinea che, pur nella consapevolezza che i sequestratori erano arabi musulmani sunniti, si è voluto coinvolgere nella vicenda anche i curdi e gli sciiti. Così come, pur nella consapevolezza che i sequestratori fossero ideologicamente laici baathisti, anche se in combutta con gli estremisti islamici di Al Qaeda, ci si è rivolti anche alle forze integraliste sia sunnite sia sciite. A ciascuno si è offerto una contropartita politica o di altra natura in cambio della collaborazione a favorire il rilascio degli ostaggi.

La seconda fase ha consentito di fare terra bruciata attorno ai sequestratori ottenendone la delegittimazione politica da parte di tutte le forze irachene, compreso il leader radicale sciita Moqtada al Sadr. La terza fase ha registrato l’impegno dell’intelligence a infiltrare il gruppo dei sequestratori, tra cui sono stati individuati degli ex agenti segreti del regime di Saddam Hussein. La quarta fase ha portato, negli scorsi giorni, all’identificazione del luogo del sequestro e all’accertamento del numero preciso dei terroristi. La quinta fase, decisa nelle ultimissime ore, ha determinato l’assalto del luogo del sequestro e la liberazione dei nostri connazionali.

L’identità dei sequestratori ha confermato che si trattava della fazione più intransigente in seno alle forze baathiste legate al passato regime, che sul terreno hanno stretto un’alleanza con i militanti di bin Laden. A nulla sono valsi i molteplici tentativi di allacciare un negoziato, tantomeno di pervenire a una soluzione di compromesso. L’imbarazzo dei vari gruppi che si sono offerti per mediare, tra cui il tanto citato Consiglio degli ulema musulmano, è stato tale che hanno preferito sostenere pubblicamente di non conoscere i sequestratori.

Il fatto che insieme ai tre italiani ci fosse anche un ostaggio polacco, è un ulteriore indizio della natura esclusivamente politica del sequestro. L’obiettivo dichiarato sia della sedicente Resistenza irachena sia di Al Qaeda è di costringere gli italiani e i polacchi a ritirare le loro forze dall’Iraq, seguendo l’esempio spagnolo. Solo così, a loro avviso, anche la Gran Bretagna verrebbe a trovarsi nella condizione di dover abbandonare l’alleato americano all’auspicata sconfitta. E’ verosimile che la liberazione degli ostaggi abbia scongiurato una loro disumana strumentalizzazione in concomitanza con le imminenti elezioni europee e amministrative.

Per un altro verso è indubbio che il successo dell’intervento armato sia stato favorito dal clima di legalità e di credibilità internazionale che si sta conquistando il nuovo governo e l’Iraq sovrano che esso esprime. Ecco perché di fatto la liberazione di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio rappresenta una vittoria di tutti coloro che credono nella stabilizzazione, pacificazione e democratizzazione dell’Iraq. Per contro è una indubbia sconfitta della sedicente Resistenza irachena e dei terroristi di Al Qaeda che vedono sfumare il loro progetto di trasformare l’Iraq nel fronte di prima linea della loro Guerra santa contro l’America e la civiltà occidentale.

lunedì 7 giugno 2004

Ma vi sembra normale?


Ecco un breve sommario relativo alle ultime 48 ore:



- Salerno: devastata sede elettorale del ministro Gasparri;

- Livorno: devastata la sede elettorale del ministro Matteoli;

- Nuoro: dinamite contro la sede del candidato An;

- Livorno: danneggiata sede del comitato elettorale di Guido Guastalla;

- Pirati informatici attaccano il sito di Forza Italia;

- Milano: elezioni, alle fiamme un gazebo di An.



Tutto normale, allora? Una tranquilla campagna elettorale come tante altre?



Niente "squadrismo", niente "intollerabili provocazioni", niente "minacce all'ordinamento democratico", in questi casi?



Reagan e la crisi dei missili


Vorrei ricordare ai più giovani cosa ha significato la politica di confronto duro, diretto dell'America di Reagan nei confronti dell'Unione Sovietica (il famoso "Impero del Male", definizione coniata proprio dall'ex attore californiano).



Per lunghi anni la teoria della MAD (Mutual Assured Destruction, mutua distruzione assicurata) aveva impedito l'esplodere di un vero e proprio conflitto mondiale generalizzato (ma non di vasti, e a volte sanguinosi, conflitti regionali) fra le due superpotenze: ognuna delle due parti sapeva che un "first strike", un attacco nucleare "a sorpresa", in realtà non avrebbe mai potuto funzionare: i missili balistici intercontinentali (ICBM), il cuore della forza d'urto nucleare, avrebbero impiegato dai venti ai trenta minuti per colpire gli USA partendo dal blocco sovietico (o viceversa), un tempo più che sufficiente per consentire alla parte attaccata di lanciare un devastante attacco di rappresaglia - in pratica, l'inizio dell'inverno nucleare e, probabilmente, della fine della nostra specie.



A un certo punto il regime comunista decise di spezzare questo fragile equilibrio del terrore, installando nell'Europa dell'Est una massiccia quantità di batterie di missili SS-20.



Gli SS-20 sono vettori nucleari a medio raggio, in grado di colpire qualunque punto del territorio dell'Europa Occidentale in un tempo compreso fra i cinque e gli otto minuti dal lancio.



L'obiettivo dei sovietici era semplice: tentare di dividere i destini degli USA e dell'Europa Occidentale, ponendo gli Stati Uniti davanti al fatto compiuto: lanciare un first strike non contro gli USA ma esclusivamente contro l'Europa occidentale, così da far finire la guerra nel giro dei primi dieci minuti.



A quel punto gli americani avrebbero dovuto decidere se lanciare comunque un attacco di rappresaglia contro l'URSS (attacco ormai in un certo senso inutile, perchè i missili sovietici avrebbero già distrutto gli alleati europei, e pericoloso, perché avrebbe certamente esposto gli USA alla inevitabile rappresaglia nucleare) oppure arrendersi, appunto, alla logica del "fatto compiuto" e lasciare l'Europa in balia degli invasori.



L'unico modo per dissuadere i sovietici dal mettere in pratica una simile strategia era quello di dotare l'Europa di armi in grado di riequilibrare la situazione e togliere all'URSS l'enorme vantaggio strategico rappresentato dagli SS-20.



Questo è esattamente quello che avvenne durante l'era Reagan: gli americani installarono in Europa occidentale numerose batterie di missili Pershing-2 e dotarono le forze aeronavali di stanza in Germania, in Inghilterra e nel Mediterraneo di missili da crociera Cruise Tomahawk, in grado di trasportare testate nucleari e quasi impossibili da intercettare per le difese del Patto di Varsavia.



A questo punto la situazione era tornata in equilibrio: se i russi avessero attaccato l'Europa con gli SS-20, in capo a cinque-dieci minuti sarebbero stati investiti da una pioggia di testate nucleari - in pratica, non era più possibile pensare di scatenare una guerra nucleare "europea" tagliando fuori dal conflitto le unità di intervento strategico e gli arsenali missilistici americani.



In quegli anni il pacifismo europeo si dimostrò ancora una volta un pacifismo a senso unico, prettamente anti-americano e anti-occidentale: nessuna manifestazione contro il dislocamento dei missili nucleari sovietici, grandi manifestazioni e imponenti mobilitazioni delle "masse popolari" e degli intellettuali (anche questi, tutto sommato, meriterebbero le virgolette) contro i kattivi missili dei kattivi amerikani - e anche allora, naturalmente, i "pacifisti" dichiaravano di non essere contro gli USA, ma "contro Reagan" (come, molti anni prima, in occasione della crisi dei missili a Cuba, non erano contro gli USA ma "contro Kennedy", e come, molto tempo dopo, ai tempi del Kosovo, non saranno contro gli USA ma "contro Clinton"; oggi, coerentemente, non sono contro gli USA ma "contro Bush": che sfortunati gli americani, vero? sempre governati dal presidente sbagliato - sic).



Tornando alla questione del dispiegamento dei missili sovietici e americani, dal punto di vista "tecnico" questo creò una situazione totalmente nuova: per la prima volta, avendo a disposizione soltanto poco più di cinque minuti, non c'era abbastanza tempo per stabilire con certezza se un possibile attacco era veramente tale, o se si trattava solo di un falso allarme.



In precedenza, coi missili schierati su continenti diversi, e con un tempo di viaggio delle testate di venti-trenta minuti, le reti di difesa dei due blocchi avevano tempo (appena) sufficiente per verificare la reale consistenza di una minaccia, ed evitare quindi di lanciare un attacco di rappresaglia a fronte di quella che poteva essere una errata segnalazione delle rispettive reti di "early warning".



La questione non è di secondaria importanza: proprio durante l'amministrazione Reagan, se ricordo bene, una commissione d'inchiesta del Senato americano registrò presso il NORAD (il comando della difesa strategica nordamericana) oltre 180 "incidenti gravi" nell'arco di appena 18 mesi di monitoraggio - una media di dieci incidenti gravi al mese, e riferiti al sistema di difesa americano, tecnologicamente molto più avanzato di quello russo sul piano informatico (figurarsi quindi la media di "incidenti" in campo sovietico: in quegli anni, praticamente, abbiamo rischiato ogni giorno di finire tutti trasformati in una nuvola di vapori organici e di polveri di fosfati).



Definizione di "incidente grave": un evento che fa scattare presso il NORAD il livello di allerta due (DefCon 2). Nella vulgata giornalistica (e nell'ambiente hollywoodiano) i livelli di allerta sono cinque, da DefCon 1 a DefCon 5: in realtà, al NORAD, sono solo tre.



Quando un qualsiasi punto della rete mondiale di early warning della difesa USA entra in contatto o rileva qualcosa che può ricadere nella definizione di "possibile o potenziale minaccia", il NORAD passa a DefCon 1; i sistemi radar e satellitari, le postazioni di rilevamento remote dell'area interessata concentrano la propria attenzione sull'intruso, tentando di identificarlo e di valutarne l'effettivo grado di pericolosità.



Se in seguito a questi ulteriori controlli incrociati la minaccia da "potenziale" viene riclassificata come "probabile" o "molto probabile", il sistema passa a DefCon 2: i bombardieri strategici rullano sulle piste di decollo, i silos contenenti i missili a testata multipla vengono scoperchiati, i sommergibili nucleari si portano alla quota di lancio; un eventuale passaggio a DefCon 3, infine, significa l'inizio dell'attacco di rappresaglia - e della guerra totale.



Tutto questo richiedeva, data la vastità, la complessità e l'eterogeneità dei sistemi hardware e software coinvolti (il solo software "centrale" del NORAD era composto da oltre 15 milioni di righe di codice sorgente), mediamente dai venti ai venticinque minuti: c'era giusto il tempo necessario per le verifiche, e non un minuto di più.



La presenza di testate nucleari a soli 5-8 minuti dal bersaglio cambiava radicalmente questo stato di cose: non era più possibile verificare "manualmente" la reale esistenza e vastità di una minaccia - letteralmente, non c'era più abbastanza tempo.



La soluzione prospettata a un certo punto dai militari può forse dare l'idea di quanto siamo arrivati vicini a una guerra nucleare dichiarata "per errore" (significativo il titolo usato in quegli anni da una rivista di settore: "Guerra nucleare da equivoco informatico").



Non avendo più tempo a sufficienza per verificare con altri mezzi più artigianali le eventuali segnalazioni di "attacco in corso" fatte dalle reti informatiche di difesa, i militari avevano proposto di delegare totalmente, di fatto, la responsabilità di un attacco di rappresaglia (e quindi dell'olocausto nucleare) ai sistemi informatici, senza più supervisione umana: ma proprio indagini come quella della commissione senatoriale USA avevano evidenziato le profonde carenze e la sostanziale bassa affidabilità di quegli stessi sistemi (ripeto: 180 falsi allarmi in 18 mesi, e solo dal lato occidentale - possiamo "tranquillamente" calcolarne almeno altrettanti, nello stesso lasso di tempo, da parte sovietica, senza poi dimenticare le reti di difesa nucleare di Francia e Gran Bretagna, più o meno autonome e indipendenti rispetto al sistema difensivo americano).



La cosa provocò, all'epoca, una mezza sollevazione da parte degli specialisti informatici impiegati nelle forze armate, al punto da arrivare a un passo dal rifiuto di obbedienza; in seguito a queste azioni, e alle obiezioni fatte in sede politica ("la decisione di lanciare un attacco nucleare coinvolge la sorte di un gran numero di esseri umani, e deve quindi restare sempre sotto l'esclusiva responsabilità umana") si arrivò all'abbandono di questa ipotesi; in seguito, il fallimento della strategia nucleare "europea" dell'URSS e il successivo sfaldamento dell'impero sovietico, col conseguente nuovo corso dei rapporti fra America, Europa e Russia e lo smantellamento delle batterie di SS-20, risolsero definitivamente il problema.



Quindi, senza la decisione del "cowboy" Reagan (come veniva sprezzantemente definito dai soliti pacifisti europei "moralmente superiori") di dispiegare i missili a medio raggio in Europa, e senza la costante pressione economica, politica e militare esercitata dagli USA sul regime comunista di Mosca, sfociata nel suo totale dissolvimento, noi oggi nella migliore delle ipotesi vivremmo in una Europa politicamente succube del vicino-avversario sovietico, o forse parleremmo tutti russo - così come, negli anni '40 del secolo scorso, se non fosse stato per i 400.000 americani morti per liberare il Vecchio Continente, probabilmente ci saremmo ritrovati tutti a parlare la lingua di Hitler.



Nuovi links


Ho aggiunto alcuni nuovi blog, per la maggior parte nella sezione "moralmente inferiori": American Dream, Italians/Gabibbo, Neoliberal, Mises e Fort Skunk Garrison (quest'ultimo in lingua inglese).



Come sempre, buona lettura.



P.S. A proposito di buone letture: ricordatevi che in edicola trovate Quaderni Radicali con Il Riformista a €5 - soldi spesi bene ;-)



domenica 6 giugno 2004

L'Iran? Guai a chiamarlo 'Stato canaglia'


Subito partono i soliti starnazzamenti da bar sport: ecco, un altro pacifico Paese islamico minacciato dall'arroganza e dalla prepotenza degli americani: giù le mani dall'Iran e dal valoroso popolo iraniano!.



Peccato che poi si apprendano notizie come queste:
Si sono iscritti in piu' di 2mila in una lista per aspiranti kamikaze stilata dall'organizzazione non governativa iraniana "Martiri del movimento islamico universale". Ci sono anche indicazioni specifiche per i "candidati": tenersi pronti per attentati in Iraq, contro cittadini israeliani e contro lo scrittore ebraico Salman Rushdie. Il portavoce dell'organizzazione, Mohammed Ali' Samadi, ha detto che non ci sono limiti di eta', di condizione sociale e di titolo di studio. Per essere contattati e' sufficiente lasciare numero di telefono e nome. Insomma, un vero e proprio ufficio di collocamento. Tra gli iscritti c'e' anche un aspirante suicida di 7 anni.
(fonte: Corriere della Sera)



...o si leggano stronzate come queste:
Le disgrazie che affliggono gli Iracheni, i Palestinesi e perfino gli Americani sono il risultato diretto della democrazia liberale occidentale. Il resto del mondo lo deve sapere e deve ben guardarsi dai paladini di democrazia e diritti umani! La democrazia liberale è priva della moralità, mentre il pensiero politico dell'Imam Khomeini ha rispettato la moralità oltre che la democrazia ed allo stesso tempo tenendo in conto Allah.
(l'Ayatollah Khamenei, via Iran.Watch).



La morte di Reagan


Con lui l'America, ancora una volta, contribuì in maniera decisiva a salvare gli europei dalla minaccia del dispotismo, questa volta sovietico - e, ancora una volta, i soliti pacifinti all'epoca stavano dalla parte sbagliata: nemmeno una parola sui vettori nucleari SS-20 sovietici, in grado di colpire il territorio europeo nell'arco di 5-8 minuti; manifestazioni, proclami e denunce varie contro i Pershing-2 e i Cruise americani, "pericolosi per la pace mondiale" (evidentemente i missili sovietici, in quanto sovietici e non americani, non erano pericolosi: forse le testate erano caricate ad acqua, come le pistole giocattolo).



Link: Corriere della Sera.



sabato 5 giugno 2004

Glucksman: D-Day, ancora grazie America


Un grande André Glucksman sul Corriere della Sera (il neretto è mio):
Dieci anni fa rimpiangevo l'assenza del cancelliere tedesco alle cerimonie di Normandia. Oggi, non rinuncerò al mio piacere, intimo quanto filosofico. Rivolgo un grazie ai soldati che sbarcarono il 6 giugno 1944, quando la rete della Resistenza dove lavoravano mia madre e le mie sorelle più grandi cadeva nelle grinfie di Klaus Barbie: arresti, torture, corpi martirizzati spediti senza ritorno là dove sapevamo. E grazie agli americani, agli inglesi, ai canadesi, agli australiani che mi hanno salvato il resto della famiglia, grazie a coloro che permisero ai francesi di oggi di non essere costretti a pensare da nazisti o da stalinisti.

Senza D-Day, non ci sarebbe stata Europa a Sei, a Quindici, a Venticinque e oltre. Sono ancora pervaso, privilegio dell'età, della gioia cosmica, estatica, che scoppiava al di sopra della mia testa di bambino quando gli adulti pronunciavano la parola "liberazione".

Dovemmo aspettare la metà degli anni Settanta affinché un presidente della Repubblica federale riconoscesse chiaramente e distintamente che la Germania, al termine della Seconda guerra mondiale, non fu "invasa", ma "liberata". È perché la differenza fra queste due parole mostrasse la sua evidenza decisiva che i miei cari, quelli più vicini e quelli più lontani, a Lione, a Omaha Beach, a Stalingrado, sono morti. Si parla a sproposito, con i tempi che corrono, di "legittimità internazionale". L’unica, la vera, fu inaugurata sulle spiagge normanne. Se l’Onu, malgrado il suo lato caotico, non assomiglia del tutto alla triste Società delle Nazioni, è perché i suoi fondatori a San Francisco avevano giurato che Giappone e Germania non sarebbero stati conquistati né colonizzati, ma semplicemente liberati dal fascismo. Da qui derivano due principi che, sostenendo silenziosamente la Carta delle Nazioni Unite, impongono le sue inevitabili ambiguità e contraddizioni: 1) il diritto dei popoli a essere liberati; 2) l’autolimitazione del diritto del vincitore, al quale è vietato conquistare, ma che è portatore di democrazia.

Il diritto dei popoli ad essere liberati da un dispotismo estremo - diritto al D-Day - prevale sul rispetto ordinario delle frontiere e sul principio secolare di sovranità. Tenuto conto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, grazie all’esperienza dei totalitarismi, il diritto essenziale dei popoli di disporre di se stessi non deve garantire né implicare il diritto dei governanti a disporre dei loro popoli. Sullo sbarco in Normandia si basano i recenti interventi in Kosovo, in Afghanistan e in Iraq, anche senza copertura del Consiglio di Sicurezza. Per una ragione decisiva: la legittimità inaugurale che guidò la costituzione dell’Onu supera in autorità la giurisprudenza ordinaria delle istituzioni nate da quella legittimità fondatrice. Tanto più che in questo decimo anniversario del genocidio dei Tutsi in Ruanda, il ricordo di spaventosi fiaschi nella gestione dell’Onu non sfugge a nessuno e soprattutto non sfugge a Kofi Annan che predica, invano, l’urgenza di una riforma radicale delle istituzioni e della legislazione internazionali.

Possono ancora, gli americani, fare appello al diritto d’ingerenza battezzato nel sangue versato per liberare l’Europa? Sì. Malgrado le recenti ignominie commesse nelle prigioni irachene, moralmente insopportabili, politicamente controproducenti e strategicamente assurde, di cui portano l’intera responsabilità? Sì. Perché, nel bene e nel male, gli Stati Uniti restano una democrazia. L’unica, da quanto mi risulta, che non abbia censurato, in piena guerra, la pubblicazione dei crimini commessi dai suoi soldati. L’unica dove la stampa e la televisione svelano in poche settimane la vastità degli abusi e scrutano liberamente gli annessi e i connessi del disastro compiuto. L’unica dove le commissioni d’inchiesta parlamentari portano in tribunale un presidente, ministri, generali, capi dei servizi segreti interrogandoli senza riguardi né restrizioni.

Ricordiamoci che la Francia, tanto generosa nell’impartire lezioni, in quarant’anni non ha mai incolpato, giudicato o condannato neanche uno dei militari che torturarono durante la guerra d’Algeria. È cinquant’anni dopo la fine delle ostilità, nel 1995, che un Presidente riconobbe le responsabilità della Repubblica fra il 1940 e il 1945. Ed è oggi, dieci anni dopo i fatti, che diversamente dal Belgio, dall’Onu e da Washington, la Francia si ostina, a destra come a sinistra, a rifiutare qualsiasi scusa ai Tutsi vittime di genocidio. Tutto questo innalza noi francesi ad altitudini morali inaccessibili ai rozzi yankees, afflitti da una stampa insolente, da un Senato indagatore e da governanti costretti ad aprire i loro dossier per spiegarsi in tempo reale.

Altrove, guardate com’è diverso, regna l’omertà. Aprile 2004. La prima videocassetta: torture sistematiche, occhi estratti dalle orbite, membra strappate di presunti combattenti, piramide di corpi. Seconda videocassetta: esecuzione deliberata di una madre e dei suoi cinque figli (dai 12 mesi ai 7 anni) nei pressi di Chatoi, in Cecenia. Due testimonianze filmate da soldati russi nauseati dalle gesta dei loro compagni d’armi. Un solo giornale di Mosca, la Novaia Gazeta, pubblica le foto. Nessuna reazione. Silenzio radio-televisivo, silenzio della giustizia, non una parola dalla gerarchia militare e politica, mutismo mondiale. Bush è accolto sotto una valanga di proteste, Putin è accolto come un fratello.

Eppure oggi il cittadino americano è il solo a guardare, giudicare e condannare a caldo i misfatti perpetrati in suo nome. L’America non è popolata da angeli, ma rimane la patria numero uno dei diritti dell’uomo perché, più che altrove, è capace di darsi i mezzi per mettere in luce e quindi bloccare la loro violazione. I diritti dell’uomo misurano la nostra capacità di resistere all’inumano, al male che ci è di fronte come al diavolo che è in noi.



(traduzione di Daniela Maggioni)
Dedicato a tutti gli imbecilli che alle manifestazioni sovrappongono la svastica nazista alla bandiera a stelle e strisce e a quegli altri che, con squisito formalismo (l'arma e l'alibi dei vili, da sempre) sproloquiano sui loro blog di "illegalità" della "invasione americana dell'Irak" e mettono ipocritamente l'America e gli americani antropologicamente e moralmente inferiori sullo stesso piano delle dittature che loro, con la loro colpevole "distrazione" e col loro colpevole (e interessato) silenzio hanno così amorevolmente difeso e sostenuto, in passato come ancora oggi.