martedì 29 novembre 2005

Non è una minaccia, è una promessa

Io non voterò per la lista Radicali-SDI, questo è certo - sono convinto che la scelta di Pannella di allearsi con l'Unione sia stata un clamoroso errore - ma se questa cosa è vera, e se dovesse passare così com'è, allora è altrettanto sicuro che non voterò neanche per il centrodestra: non siederò al tavolo dei bari, per usare una espressione cara ai miei amici radicali ma che non dovrebbe suonare aliena neanche ai liberali pro-CdL, siano essi simpatizzanti o antipatizzanti della "pattuglia radicale".

sabato 19 novembre 2005

Sventato attentato all'ambasciata italiana in Irak

Martedì scorso le forze militari irachene avrebbero arrestato cinque terroristi in procinto di compiere un attentato contro l'ambasciata italiana in Irak.

L'annuncio è stato dato oggi dal comando americano: la Farnesina in queste ore sta attivando le necessarie verifiche.

Cara Lexi...

...parliamone :-)




















Ciao (bacini su tutte le tue parti rosa)

domenica 13 novembre 2005

Non è stato invano

Checché ne dicano i soliti noti catastrofisti, non è stato invano.

Oggi gli iracheni si sono dati una Costituzione democratica (la prima, notare bene, di tutto il Medio Oriente, se si esclude l'eccezione rappresentata da Israele) e, superata l'Assemblea Costituente, si apprestano a votare per il primo Parlamento "regolare" da quasi quarant'anni a questa parte.

Il contagio democratico ha già cominciato a estendersi all'intera regione: la Libia ha ammesso pubblicamente di avere un programma di armamento nucleare, che ha prontamente smantellato, senza bisogno di ulteriori pressioni; in Libano, dopo venti anni di occupazione militare siriana (contro cui, per venti anni, nessun pacifista o noglobal ha mai protestato), la popolazione ha trovato la forza di cacciare - e senza spargimenti di sangue - gli invasori e i loro lacchè; Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Arabia Saudita hanno dovuto iniziare a concedere delle - timide, per ora - aperture alle rispettive società civili; in Tunisia e Marocco l'opposizione democratica ha ripreso coraggio e vigore; la Giordania si è a tal punto "compromessa" con le democrazie occidentali da "meritare" un trattamento speciale da parte di Al Qaeda; gli intellettuali moderati del mondo arabo iniziano timidamente a far sentire la propria voce e a dire che, fra l'Afghanistan integralista dei talebani e l'Irak del dopo-Saddam, loro scelgono mille volte il secondo, e reclamano la stessa evoluzione anche negli altri Paesi islamici - e l'elenco potrebbe continuare ancora...

Senza la guerra contro Saddam sarebbe successo tutto questo? Se, finita la guerra, gli occidentali - compresi i nostri peace-keepers - si fossero ritirati sotto la pressione degli attentati (e dei pacifisti) e avessero abbandonato gli iracheni, soli e disarmati, nelle grinfie dei terroristi, in che condizioni sarebbe oggi l'Irak? E quanto più arroganti e pericolosi sarebbero diventati i fanatici di Al Qaeda e i loro emuli, di fronte a un cedimento dello schieramento pro-democrazia?
No, non è stato invano.

giovedì 10 novembre 2005

Balle spaziali - ovvero, l'ennesima bufala su Falluja

Evidentemente, scioperi o non scioperi, la disinformazione in Italia funziona sempre alla grande.

Segnalo alcuni post (in inglese e in italiano) che smontano l'ennesimo caso di propaganda montato ad arte dai media "indipendenti" (sic) italioti:
The Daily Ablution;
Qando.net;
Wellington.

Da notare che anche la scena trasmessa da RAINews24 in cui (apparentemente) i soldati americani, a bordo di un elicottero, sparano senza motivo contro due "civili" sul terreno, è un clamoroso falso: lo stesso spezzone filmato era già stato trasmesso tempo fa dal TG5, ma completo, non tagliato ad arte come hanno fatto in RAI - e nella versione integrale del filmato si vedevano chiaramente i due "poveri civili non combattenti" aprire il fuoco con le loro armi contro l'elicottero americano, e solo a questo punto gli americani rispondere al fuoco con le armi in dotazione, cosa questa che al loro posto avrebbero fatto anche le Guardie Svizzere del Vaticano, in una situazione di legittima difesa e nel pieno rispetto delle regole di ingaggio in zona di combattimento...

E poi questi stessi giornalistucoli hanno il coraggio di scioperare "in difesa della professionalità e dell'indipendenza della categoria" (non per la pagnotta, certo, non sia mai detto...)

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Strage in Giordania

Decine di morti (fra 50 e 70), fra cui molti bambini, e almeno 300 feriti in tre hotel internazionali della capitale giordana Amman: in uno degli alberghi era in corso una festa di matrimonio con 250 invitati.

Scampato alle esplosioni un gruppo di 35 medici italiani; al momento non è noto se negli attentati siano rimasti coinvolti altri nostri connazionali.

I sospetti convergono su gruppi islamo-fascisti vicini ad Al Qaeda.

Le notizie su The Counterterrorism Blog, Fox News e Corriere della Sera.

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martedì 8 novembre 2005

Il fallimento del modello "sociale" europeo

Sono d'accordo con Prodi: anche qui in Italia rischiamo seriamente (secondo me nel giro già dei prossimi due-tre anni) di ritrovarci con una situazione "alla francese" in una o più città della penisola.

Quello su cui non concordo sono le cause: io piuttosto che quelle indicate da Prodi condivido quelle documentate in questi post:


Leggeteli, sono davvero interessanti e ben scritti.

domenica 6 novembre 2005

La madre dei cretini...

è sempre incinta.

Dal Corriere online di ieri:
MESTRE (Venezia) - Con striscioni e slogan, i Disobbedienti di Venezia e del Veneto hanno occupato stasera una parte della sede dell'ipermercato Auchan a Mestre, dove domani e' in programma una simulazione antiterrorismo, promossa dalla protezione civile e dalla Prefettura di Venezia. I manifestanti, una cinquantina, sono entrati alla spicciolata e si sono radunati al primo piano, di fronte al reparto degli elettrodomestici. ''Useremo le merci - ha detto Casarini, portavoce dei Disobbedienti - come scudo, perche' siamo convinti che loro tengono di piu' all'integrita' di una televisione al plasma che alle nostre teste''
Verrebbe da commentare, innanzitutto, che "loro" (ma loro chi? la polizia? i dirigenti dell'Auchan? gli ammeregani? lo Stato Imperialista delle Multinazionali? l'infame complotto demo-pluto-giudaico-massonico? la Spectre? i Fantastici Quattro?) fanno bene a preoccuparsi più dei televisori al plasma, pieni zeppi di sofisticati componenti elettronici, che delle teste di Casarini e compagni, notoriamente vuote - o piene di pregiudizi ideologici e di stronzate propagandistiche imparate in fretta e male e ripetute a pappagallo, il che è lo stesso.

Detto questo...

Solo in un paese (paese scritto, non a caso, con la p minuscola) come l'italia (italia scritto, non a caso, con la i minuscola) può succedere che un branco di stupidi bambocci viziati e nullafacenti, mascherati da rivoluzionari alle vongole, decida di sabotare una esercitazione antiterrorismo.

Solo in un paese come l'italia può succedere che le autorità (anche qui il minuscolo è d'obbligo), anziché impacchettare i suddetti buffoni e portarli a trascorrere un simpatico week-end in cella, cedano di fatto ai loro diktat.

Solo in italia il fatto di violare le leggi viene percepito come democratico, progressista e di sinistra.

Ma si sa, gli italiani sono speciali: sono sempre almeno un passo avanti agli altri - e si vede, no?

sabato 5 novembre 2005

Diego Armando Maradona

Se adesso (dicono, eh!) è tornato normale, chissà come doveva essere quando era ancora rincoglionito dalla coca - l'immaginazione vacilla.

Esercitazione antiterrorismo a Mestre

Domani dalle 09:30 all'Auchan di Mestre si svolgerà una "esercitazione di protezione e difesa civile" a cui tutti potranno partecipare.

L'ipermercato sarà aperto e, mentre i clienti faranno la spesa, scatterà l'allarme e verrà disposta l'evacuazione della struttura.

Il volantino in cui si preannuncia l'esercitazione contiene delle indicazioni interessanti - niente di eccezionale, puro e semplice buon senso - che credo sarebbe utile mandare a mente, al di là del fatto contingente:
Un'occasione per imparare come si fa un'evacuazione.

Come per le scuole e i posti di lavoro, occorre imparare come agire anche se viene chiesto di evacuare un luogo diverso: stazioni, centri commerciali, cinema, etc.

Conoscere ciò che è stato predisposto per la nostra sicurezza è molto utile. Perciò quando entri in un edificio nuovo cerca di familiarizzare con l'ambiente. Guarda dove sono i cartelli delle vie di fuga e le uscite di sicurezza.

Cosa fare nel corso dell'emergenza.

Segui le indicazioni fornite dagli altoparlanti e dagli addetti alla sicurezza. Conoscono il luogo e sono stati addestrati per aiutarti e proteggerti.

Potranno chiederti di uscire e andare a casa o di uscire e restare in un luogo che ti indicheranno. C'è sempre una ragione precisa per queste richieste: fai come ti dicono.

Per uscire segui le indicazioni di emergenza. Lasci oggetti personali, valigie, ombrelli, carrelli: li prenderai più tardi, quando non ci sarà più alcun pericolo.

Se c'è qualche persona disabile o anziana in difficoltà cerca di aiutarla o avverti gli addetti alla sicurezza.

Cerca di mantenere tutta la calma di cui sei capace. L'ordine e la calma sono di aiuto per tutti.

Se i tuoi cari possono essere preoccupati, avvisali via telefono che sei in salvo, ma fai telefonate brevi, perché le linee possono servire ai soccorritori.

Come ci si sente in caso di emergenza.

Nelle situazioni di emergenza ci si sente spesso sopraffatti e confusi, come paralizzati. E' normale essere spaventati o arrabbiati.

Si alternano momenti di stanchezza ad altri di eccitazione, l'attenzione e la capacità di concentrazione calano.

Queste reazioni sono tutte normali, è la situazione di emergenza ad essere anormale.

Il miglior modo di reagire è quello di rimanere con i tuoi cari e con i tuoi amici e di collaborare con coloro che ti stanno soccorrendo.

Partecipare alle esercitazioni ti aiuta a sapere cosa fare e ad avere meno paura in caso di emergenza.

Un'attenzione particolare per i figli.

Prendi per mano i tuoi figli, rassicurali e allontanati con loro. In questi momenti per loro quello che conta è la vicinanza dei genitori.

Ascoltali con comprensione ed incoraggiali a parlare di quello che stanno vivendo.

Usa parole semplici e appropriate, con modi gentili, ma decisi.

Parla loro delle cose positive che stanno accadendo (l'aiuto di tante persone, il coraggio e la competenza del personale di soccorso).
Non chiedere loro di comportarsi da "uomini", ma rispetta la loro fragilità.
A quanto pare l'esercitazione verrà trasmessa in diretta anche su alcuni circuiti locali (credo Radio Venezia e, per le televisioni private, TeleVenezia, sulla frequenza 44 UHF).

A margine dell'esercitazione si potrà visitare anche una mostra statica di mezzi di soccorso; l'iniziativa coinvolge a vario titolo: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Suem - 118, Regione Veneto, Provincia di Venezia, Motorizzazione di Venezia, A.R.P.A.V., Croce Rossa Italiana, Croce Verde Mestre, A.R.I. - Associazione Radioamatori Italiana.

Una "piccola" considerazione finale: i civili israeliani hanno a che fare non con esercitazioni come questa ma con attentati reali, con morti e feriti veri da ormai molti, troppi anni.

Nel corso degli ultimi anni, quelli della cosiddetta "seconda intifada", i terroristi suicidi palestinesi hanno ucciso almeno 1.500 civili israeliani fra cui molte donne e bambini: facendo la proporzione fra la popolazione di Israele e la popolazione italiana, è come se in Italia in pochi anni dei terroristi suicidi avessero fatto saltare in aria 15.000 persone inermi.

Nelle zone dove la barriera difensiva (che, a differenza di quanto ripetono gli "imparziali" mass-media italiani - quasi tutti, almeno - non è un muro: solo per meno del 5% della sua lunghezza totale consiste effettivamente in un muro di cemento) è stata completata, gli attentati suicidi sono praticamente cessati, con un calo del numero dei morti e dei feriti abbondantemente sopra il 90%.

giovedì 3 novembre 2005

Ich Bin Ein Jude

















Da questo momento, e per tutto il tempo che sarà necessario - anche una intera vita - io sono israeliano, io sono sionista, io sono ebreo.

Questa sera idealmente sarò anch'io a Roma, davanti all'ambasciata del regime nazista iraniano (per chi, come me, non può esserci: trasmissione in diretta dalle 21:00 su Rai Due).

mercoledì 2 novembre 2005

Egiziani Copti sul Web

Segnalo due link interessanti: il sito web Copts United (in arabo e in inglese) e il blog The Free Copts.

Non restate in silenzio!

Riporto di seguito quanto scritto da Deborah Fait su Informazione Corretta:

Vivo in Israele da molti anni e le esternazioni di Ahmadinejad, criminale presidente iraniano hanno gettato me e tutti i miei connazionali nello sconforto.
Non sono parole nuove, la distruzione di Israele e' sempre stato il ritornello dei dittatori islamici, e la Carta palestinese porta ancora oggi al comma 19, mai cancellato come spesso erroneamente si dice, l'augurio che la lotta armata palestinese si concluda con la distruzione dello" stato sionista".

Arafat in arabo lo diceva quotidianamente eppure e' stato ricevuto dai grandi della terra, persino qualche ebreo.
Arafat ha tentato per 40 anni di arrivare alla realizzazione del suo sogno eppure nessuno si e' mai scandalizzato. Nemmeno il Papa.

Oggi, non tutti, ma molti sono indignati dalle parole del fanatico presidente iraniano ma non si puo' non notare che le strade non si sono riempite di gente sdegnata, di studenti o di pacifisti.

Quelli sempre pronti a scendere in piazza tra sventolii di bandiere della pace, ogni volta che da Israele parte uno sternuto , stanno in silenzio e guardano dall'altra parte.

Dove sono? Perche' l'idea della distruzione di una nazione del mondo non li sconvolge?
Dove siete? Possibile che le parole gridate dall'Iran non vi ripugnino?
Dove sono i giovani sempre pronti, giustamente, a protestare per le ingiustizie?

Non si puo' non notare che , oggi, solo Giuliano Ferrara e gli ebrei si muovono, come se la cosa non interessasse tutta la societa', come se tali criminose dichiarazioni non interessassero altri che gli ebrei.
Siete coinvolti tutti, non lo capite?

Succedeva anche nel 1938.
Nessuno protesto' e gli ebrei furono trasportati ad Auschwitz ma l'Europa pago' quel silenzio. Sei milioni di morti ammazzati perche' si chiamavano Davide o Sarah peseranno per sempre sulla coscienza collettiva europea.

Mi auguro che giovedi', davanti all'ambasciata dell'Iran, a Roma, gli italiani si sveglino e capiscano che dittatori infami come Ahmadinejad possono arrivare a distruggere il mondo non solo Israele.
Quel veleno entra nei cervelli come la droga e toglie alla gente la capacita' di discernere tra il bene e il male assoluto.
Non state in silenzio, andate nelle piazze perche' voler distruggere una democrazia significa voler distruggere il mondo intero.
Non si puo', non si deve, e' male, e' indecente, andate a manifestare contro il Male.
Aiutateci per una volta e mettetevi a gridare forte, tanto forte che vi sentano fino in Iran "Siamo tutti Israeliani".

Beppe Grillo censurato?

Se fosse successo, mettiamo, a Milano, nessuno avrebbe dubbi in proposito, ma dato che è successo a Napoli probabilmente va tutto bene: non prevedo proteste o sermoni da parte di Celentano, questa volta...

Italia - Germania 4 a 3

Dal Corriere:
È morto questa mattina, alle 10.30 a Firenze, l'ex ct della Nazionale italiana, Ferruccio Valcareggi. Malato da tempo l'ex commissario tecnico azzurro è deceduto stamane all'età 86 anni. I funerali si svolgeranno nella mattinata di venerdì a Firenze, nella chiesa dei Santi Fiorentini, in via Centostelle, a pochi passi dall'abitazione dell'ex ct della Nazionale. La salma sarà esposta al Centro tecnico federale di Coverciano. Lo ha disposto il presidente della Federcalcio Franco Carraro dopo essersi consultato con i familiari dell'ex commissario tecnico, i quali hanno dato l'assenso.

martedì 1 novembre 2005

E meno male che li amano

Marzo 2004:
E poi, vi sembrerà strano, ma nei paesi arabi i bambini sono molto importanti e molto amati.
Novembre 2005:

Un ragazzino di 10 anni si fa esplodere al passaggio di un convoglio di scorta ad un generale. L'ufficiale è rimasto ferito

Ma, certamente, anche in questo caso i solerti collaborazionisti in servizio permanente effettivo si affretteranno a spiegarci che si tratta di una notizia inventata o manipolata dai kattivi propagandisti al servizio dell'infame complotto demo-pluto-giudaico, come no...

lunedì 31 ottobre 2005

Craccato Splinder

La homepage di Splinder risulta "defaced", mentre è possibile accedere ai singoli blog, conoscendone l'URL.

Cliccando sui commenti, al posto del consueto popup appare un messaggio lasciato dal cracker, che si firma ZoR0ca; i commenti che si aprono "a fondo pagina" invece sono normalmente visibili.



Nei giorni scorsi Splinder ha effettuato un ennesimo upgrade della sua piattaforma e questo, come a volte succede nella fase di transizione da una release all'altra di un prodotto, ha comportato dei problemi di stabilità e di prestazioni - ora a questi si aggiungono, pare, anche dei problemi di sicurezza...

Di bene in meglio

Nel corso dell'intervista rilasciata a La 7, oltre a quella sulla guerra in Irak si possono contare anche queste altre perle:

- Berlusconi non ha mai detto di essere favorevole al "muro" di Israele (che, fra l'altro, non è un muro ma una barriera difensiva: solo il 3-4% della barriera, lo stretto necessario, è costituito da un muro in cemento)

- secondo Berlusconi, Blair è un liberale: peccato che Blair, evidentemente, non sia stato informato della cosa, e continui così erroneamente a capeggiare il partito laburista anziché, per l'appunto, quello liberale...

- sempre secondo il Cavaliere, anche Putin è un liberale: massì, perché no? Dall'alto della vasta cultura liberale del Nostro, probabilmente anche Bertinotti - se appena appena facesse lo sforzo di rinunciare all'abolizione della proprietà privata nel suo programma di governo - potrebbe aspirare al titolo di liberale: basta poco, checcevò?

Possiamo stare tranquilli, comunque: il Cav. durante l'intervista ha trovato il modo di associare il proprio nome a quello di Margaret Thatcher - come no, Silvio, proprio due gemelli separati alla nascita, due gocce d'acqua, politicamente parlando...

domenica 30 ottobre 2005

Il Megafono ha cambiato casa

Il blog di Domenico Naso è ora ospitato, con una veste grafica totalmente rinnovata, su piattaforma WordPress all'URL

http://www.ilmegafono.net/


Aggiornate i vostri link!

sabato 29 ottobre 2005

Allora dillo

Allora dillo, che sei cretino: proprio nel momento in cui i fatti ti danno ragione, vai a sparare queste cazzate?

E io dovrei votarti, perché altrimenti vincono i kattivi komunisti pacifondai? Maperfavore, va...

Direi che, ormai, le possibilità sono solo due: o mi asterrò o voterò per una (eventuale) lista dei Riformatori Liberali di Della Vedova. Questo è quanto.

Ah, e fammi un favore, domattina: evita di smentire tutto come al solito; risparmiami e risparmiati la solita penosa stronzata dei giornalisti che travisano maliziosamente le tue dichiarazioni.

Mission impossible 2: la conferma

Come scrivevo ieri sera, queste persone non c'azzeccano proprio niente con questa sinistra (?) regressista.

venerdì 28 ottobre 2005

Mission impossible

Questa sera, Pannella e Boselli a Otto e Mezzo.

Più guardavo la trasmissione e più mi chiedevo che c'azzecca Marco con la sinistra giurassica e catto-comunista con cui intende allearsi.

Mi spiace, ma su questa strada non lo seguo.

Atti di squadrismo a Roma

E' successo ieri pomeriggio all'Università La Sapienza.

Pessimismo e fastidio reloaded

Si prospetta una giornatona mica da ridere: cielo grigio, aria immota, conseguente tasso di fancazzismo alle stelle - quando dico che sono un meteoropatico non millanto mica - e ancora tante, tantissime, tanterrime ore prima che cali la notte e con essa l'oblio.

Devo assolutamente tirarmi su il morale: quasi quasi vado a rileggermi i vecchi editoriali di Scalfari e Mauro su Repubblica, quelli dove spiegavano ai poveri di spirito come me che la democrazia non si può esportare, men che meno in Irak, e che l'America è una potenza guerrafondaia (arh, arh, funziona... mi sento già meglio).

giovedì 27 ottobre 2005

Cofferati è rock, Bertinotti è lento

Massì, per una volta uso anch'io (ormai è un tormentone) le categorie celentanesche, e ribadisco: nella questione degli sgomberi Cofferati ha ragione, e Bertinotti e i suoi compagni di strada noglobal hanno torto marcio.
In proposito ha già scritto tutto Milton, che riporto fedelmente:
Altro che questione locale, la faccenda del sindaco di bologna e degli sgomberi è di quelle che contano davvero in una polemica politica di solito deprimente. Tutelare il diritto dei lavoratori, della gente onesta a vivere decorosamente senza sbarre alle finestre e ad avere strade sicure e pulite, delle donne a poter circolare anche di notte senza essere molestate significa essere di destra?
Non consentire l’abusivismo edilizio e l’occupazione abusiva ( che negli stessi giorni provocano morti in puglia ) di aree fluviali, contrastare il vagabondaggio ed il lavoro abusivo e minorile significa essere razzisti e fascisti? Chi vede maggiormente esposti a rischio il proprio stile di vita e le proprie conquiste sociali in una grande città europea, chi ha maggiormente bisogno di tutela, i ricchi dei quartieri alti o la gente che abita zone sino ad un recente passato dignitosissime ed oggi ridotte in uno stato miserevole? Spero caldamente che mi venga fatta grazia di minestre riscaldate di trent’anni fa: “zangherì zangherà” era già lancinante decadenza e parodia di un movimento libertario, tremo al pensiero di cosa ne sarebbe il remake, di chi sarebbe il nuovo bifo. Piuttosto rileggiamo Pasolini prima di farci fregare dal nuovo manicheismo del dàlli al sindaco socialfascista ed al questurino boia. Come per la droga e nei rapporti di lavoro, sono l’illegalità e l’anarchia il vero nemico del popolo, ed autentici nemici del popolo sono coloro che, con il solito argomento de “il problema è un altro”, l’illegalità e l’anarchia difendono.

martedì 25 ottobre 2005

Rosa Louise Parks

Ieri a Detroit è morta Rosa Louise Parks. Aveva 92 anni.
Nel 1955 era stata arrestata dalla polizia perché si era rifiutata di cedere il posto a un bianco su di un autobus.

Una religione di pace e tolleranza

Alla Fiera del Libro di Francoforte nello stand iraniano vengono esposti senza conseguenze (nonostante la legge tedesca proibisca la propaganda razzista e antisemita) numerosi libri dichiaratamente antisemiti; fra questi, l'ennesima ristampa de "I protocolli dei savi anziani di Sion", un falso realizzato a suo tempo dalla polizia segreta zarista e poi riciclato prima dalla propaganda nazista e poi da quella islamica...

E, tanto per restare in tema di intolleranza: in Gran Bretagna le banche si stanno orientando a rimuovere l'immagine del classico salvadanaio a forma di porcellino da depliant, pubblicità televisive e quant'altro, perché il maiale, in quanto animale considerato "impuro" (come i cani e le donne mestruate, se è per questo) dal Corano, potrebbe "offendere la sensibilità dei musulmani"...

domenica 16 ottobre 2005

Solo chiacchiere e distintivo

Allora, oggi si tenevano finalmente le "secondarie" del centrosinistra.
Dico secondarie perché:

1. il risultato viene già dato per scontato praticamente da tutti: vincerà (sorpresona...) Prodi - ma allora, perché mettere in piedi questo simil-plebiscito e chiamarlo "primarie"?

2. nei Paesi seri chi vince le primarie diventa lo sfidante del Presidente in carica, e gli altri concorrenti o si levano di mezzo oppure si adattano a sostenere senza se e senza ma il vincitore: qua invece quelli che fino a ieri si "sfidavano" a colpi di differenti programmi elettorali da domani si rimetteranno a discutere il programma del "vincitore" Prodi e a criticare la sua impostazione e la sua linea di governo, altro che "collaborazione franca e leale" col vincitore...

3. negli USA le primarie sono una cosa seria: nel Casalingpaese non solo Mastella ma anche la candidata nogglobal e pacifinta hanno accusato esplicitamente di brogli elettorali l'organizzazione delle primarie (e quindi, principalmente, il tandem diessini-prodiani);

4. la stessa sinistra, anziché spingere sul tasto della serietà e correttezza dell'iniziativa, sta mostrando di averla concepita come una mera operazione propagandistica a beneficio dei gonzi.

Pensateci un attimo: 9.700 "seggi" raggruppano quelli che normalmente, alle elezioni politiche, sono "spalmati" su oltre 80.000 sezioni elettorali; di conseguenza, 9.700 seggi oggi dovrebbero reggere il carico di votanti solitamente distribuito su 80.000.

Voi direte: ma qui votano solo gli elettori di centrosinistra... Okay, allora facciamo ancora un po' di conti: diciamo che il 75% degli elettori (quelli del centrodestra, gli astensionisti cronici e i non interessati) restano a casa o vanno al mare; resta pur sempre una massa di elettori che in condizioni normali "riempirebbe" 20.000 sezioni elettorali e che invece si deve accontentare di meno della metà di questi seggi: in queste condizioni, e se poi magari si stampano anche meno schede del necessario, diventa molto facile poter mostrare ai giornalisti e agli operatori delle televisioni delle file oceaniche (bulgare?) di elettori che fanno la fila per votare il sol dell'avvenir....

Scontati quindi i titoloni dei giornali di domani, e delle solite televisioni "equilibrate e non faziose" come Rai Tre:
"Straordinaria prova di forza del centrosinistra... "
"Massiccia investitura per Romano Prodi... "(Bertinotti permettendo, comunque: e non è ancora detto...)
"Clamoroso successo del voto popolare..."
"Una grande prova di democrazia..." (ma certo, come no, gli iracheni che sono andati a votare sotto le bombe, invece, li mettiamo a pagina 20, sotto la cronaca sportiva...)

Insomma, una splendida operazione propagandistica fatta passare per "grandioso pronunciamento popolare" - immagino, anzi, che qualcuno a sinistra domani proverà anche a chiedere le dimissioni del governo, visto il "messaggio inequivocabile scaturito dalle urne" (troppo cinico e pessimista, dite? aspettiamo domani e vediamo...)

lunedì 10 ottobre 2005

Il blog di Barbara

La bravissima Barbara, ex "socia-contitolare" di Shock And Awe, ha aperto un blog tutto suo.
Il nome? Ma Il blog di Barbara, naturalmente :-)
Passate a farle un salutino, e aggiornate i vostri link.

sabato 8 ottobre 2005

Solidarietà ad Andrea Mancia

No, non per questa cosa - a ben guardare si tratta solo di una piccola lite in famiglia (politica), di una tempesta in un bicchiere d'acqua - ma perché da oggi anche lui, come già il povero Berlusconi, ha il suo piccolo Emilio Fede.

venerdì 7 ottobre 2005

La nostra Abu Grahib?

Vorrei tanto sentire la versione ufficiale - convalidata però anche da terze parti indipendenti - riguardo a questa cosa, perché se è vera allora le dimissioni di tutti gli attori coinvolti - unità operative, Prefetto, operatori della, sic, "Misericordia", forse anche il Ministro Pisanu - mi sembrano il minimo che si possa chiedere.

Negli Stati Uniti chi commise gli abusi sui prigionieri di Abu Grahib è stato processato - e condannato - dopo una inchiesta portata a conclusione in tempi ragionevoli, se non brevissimi: non vorrei che in Italia nascesse la solita commissione d'inchiesta dai tempi biblici e dall'esito finale già scontato: todos caballeros, e avanti come se niente fosse.

I Centri di permanenza temporanea sono utili e probabilmente indispensabili, ma la testimonianza di Gatti dipinge un quadro che non ha niente a che vedere con gli scopi per cui i CPT erano stati istituiti: pare avere molto a che vedere, invece, almeno nel caso del CPT di Lampedusa, con le violazioni dei diritti umani, con il mancato rispetto della dignità dell'individuo, con la violenza fine a sé stessa, con pratiche indegne di un Paese civile.

lunedì 3 ottobre 2005

Valeria

Questa notte è nata Valeria. Benvenuta, e auguroni di tutto cuore a Umberto e consorte.

mercoledì 28 settembre 2005

Tengo famiglia

Tengo famiglia: è questo il motto che Leo Longanesi suggeriva di scrivere sulla bandiera italiana.
Ferrara è nato politicamente come comunista (un comunista "vero", di quelli del vecchio PCI, mica un pinocchietto nogglobal alla Casarini), poi al momento giusto è diventato socialista, poi al momento giusto (discesa in campo e fulminea vittoria di Berlusconi) è diventato un fan sfegatato del capitalismo e della dottrina politica liberale, poi al momento giusto è diventato un neo-con de noantri: a giudicare dai suoi recenti atteggiamenti da clerico-reazionario baciapile, mi verrebbe da pensare che il vecchio puttanone ha fiutato il vento che cambia, e ha sentito un forte lezzo di restaurazione democristiana - non è stato l'unico, certo, ma la velocità del suo riposizionamento e il contestuale riassestamento dei suoi valori di riferimento non possono non lasciare ammirati, in un certo senso - un po' come quando si vede uno squalo catturare e sbranare con poche rapide mosse un'otaria: dispiace per l'otaria, ma non si può fare a meno di apprezzare l'eleganza e l'efficienza del predatore - e comunque è la dura legge della sopravvivenza, no?

domenica 25 settembre 2005

Libero fischio in libera piazza

Riporto un intervento di Camillo sulla vicenda Ruini. Sottoscrivo parola per parola.
La canea contro i civilissimi fischiatori del cardinal Ruini non la capisco. Non capisco perché Ruini non possa essere fischiato, specie se interviene (legittimamente) da politico nel dibattito legislativo italiano. Boselli opportunamente ricorda la frase, che ho messo nel titolo, pronunciata da Sandro Pertini. E poi, se le cose sono davvero andate come si è visto nei servizi dei tg, mi sembra sia stata una cosa ordinata, allegra, tranquilla e pacifica. Erano comunisti? Embé? I leader del centrosinistra sono stati, al solito, i più baciapile. Dall'altra parte, comico l'intervento di Antonio Socci sul Giornale. Sostiene che quei fischi siano la stessa cosa della devastazione di Genova compiuta dai "ragazzi" del G8 e scrive di "intimidazioni intolleranti che non si limitano a zittire e insultare gli avversari politici (e sarebbe già gravissimo), ma addirittura prendono di mira un prelato, il presidente dei vescovi italiani". Addirittura. Ha scritto proprio "addirittura". Ed è sempre Socci, lo stesso appassionato opinionista che sul mio giornale aveva invitato i ciellini di Rimini a fischiare e a non far parlare per la sua posizione sui referendum non uno qualsiasi, ma Gianfranco Fini. Addirittura il ministro degli Esteri.

sabato 24 settembre 2005

Guida per blogger e cyber-dissidenti

In molti Paesi i blogger vengono colpiti duramente dalla censura dei rispettivi regimi: in molti casi si arriva all'arresto e alla condanna a gravi pene detentive, anche superiori ai dieci anni di carcere, per il solo fatto di avere espresso delle opinioni o di avere semplicemente riferito delle notizie scomode.

Gli Stati totalitari e antidemocratici in cima alla lista nera sono Cina, Vietnam, Iran, Tunisia, Cuba, Arabia Saudita e Uzbekistan.

Reporters Sans Frontières ha presentato all'Apple Expo computer show di Parigi una guida dedicata in buona parte ai cyber-dissidenti, oltre che ai blogger "normali" che vogliono creare un blog di successo.

La guida sarà in vendita in libreria al prezzo di 10 euro, ma è anche disponibile per il download gratuito (in francese, inglese, cinese, arabo e persiano) da parte di blogger o aspiranti tali che si connettono al sito di RSF da Paesi più o meno "canaglia".

Segnalo inoltre un'altra validissima iniziativa anti-censura, già consolidata: il Committee to Protect Bloggers.

giovedì 22 settembre 2005

Alice, ed è subito notte

Alice, Rai Due, Anna La Rosa:
"Passo a presentarvi gli ospiti... il Presidente della Lombardia, Roberto Formigone...

(...)

...ehm, Formigon
i..."

Alice guarda i gatti -
e i gatti guardano le alici...

martedì 20 settembre 2005

Simon Wiesenthal, 1908-2005

Simon Wiesenthal, il "cacciatore di nazisti" che nel corso della sua vita ha contribuito alla cattura di oltre 1.100 criminali nazisti, fra cui il teorico della "soluzione finale" e l'assassino di Anne Frank, è morto oggi a Vienna.


Simon Wiesenthal in una foto del 1923
La foto qui sopra, risalente al 1923, ritrae Simon Wiesenthal nei panni del leader di un gruppo di boy-scouts della città polacca di Buczacz: solo uno dei ragazzi ritratti in questa foto sopravvisse all'Olocausto.

Leggete e diffondete

Su ShockAndAwe (sì, proprio lui: il blog "pittorescamente inverecondo", secondo la definizione delle solite merdine islamofasciste) Barbara ha scritto il post "definitivo" sui kattivi ebrei, sui buoni palestinesi e su certa sinistra imbecille che ci è toccata in sorte qui in Italia.

Leggete e diffondete.

lunedì 19 settembre 2005

Il co-presidente della Repubblica ha parlato

E, come di consueto, ha dettato la linea ai nostri grandi statisti.

E ricordarsi, di tanto in tanto, della separazione fra Stato e Chiesa? E rispettare, di tanto in tanto, la forma e la sostanza delle moderne democrazie liberali? E astenersi, di tanto in tanto, dall'ingerirsi negli affari interni di un Paese sovrano? Insomma, per dirla brutalmente...

...e farsi una spaghettata di ca**i propri, no?!?

E, come se non bastasse, ora la Chiesa cattolica non pagherà più l'ICI allo Stato italiano, per nessun motivo: insomma, sempre meno Italia, sempre più Casalingpaese.

mercoledì 14 settembre 2005

Attentato mortale contro i CC

Secondo le prime informazioni si tratterebbe di un pacco-bomba, esploso poco prima delle 16:00 negli uffici del comando provinciale dei CC a Latina, e in particolare nella stanza dove si smista la corrispondenza.

Morto un carabiniere di 35 anni, un altro è rimasto ferito.

Se fosse confermata l'ipotesi del pacco-bomba, la pista da seguire sarebbe quella della sinistra anarco-insurrezionalista - negli ultimi anni hanno cercato più volte il morto fra le forze dell'ordine: a quanto pare questa volta ci sono riusciti.

Milano, Eurabia

Ottimo editoriale del sempre puntuale Magdi Allam sul Corriere della Sera:

Male hanno fatto il prefetto di Milano, Bruno Ferrante, e il direttore scolastico regionale, Mario Dutto, a invitare al tavolo dei negoziati Ali Sharif, direttore della scuola islamica di via Quaranta, e Abdelhamid Shaari, presidente della moschea di viale Jenner, la più inquisita e collusa con il terrorismo islamico in Italia.

Pur apprezzando la loro determinazione a chiudere una struttura che da 14 anni opera senza alcuna autorizzazione e a favorire l'integrazione di circa 500 ragazzi egiziani nella scuola pubblica italiana, è stato un grave errore individuare in chi ha violato la legge un interlocutore istituzionale dello Stato.

Se un italiano desse vita a un centro di formazione a un'ideologia religiosa o di altra ispirazione, sotto l'insegna di una scuola confessionale priva di alcuna autorizzazione, cooptandovi centinaia di ragazzi italiani sottratti alla scuola dell'obbligo, verrebbe sanzionato a norma di legge, insieme ai genitori.

E se i militanti islamici egiziani si fossero azzardati a fare in Egitto ciò che è stato consentito loro a Milano, sarebbero finiti diritti in galera. Invece nel Belpaese dove i predicatori islamici nelle loro lezioni inneggiano alla «morte che sconfigge i piaceri terreni», abbiamo consentito di creare una zona extraterritoriale dove la legge è stata ignorata e calpestata.

Poi ci siamo arresi, con quel fare ingenuo e ideologico diffuso tra gli islamologi, i religiosi e i politici multiculturalisti, offrendo loro denaro e docenti per impartire qualche ora d'italiano ai ragazzi che, al termine delle medie, erano diventati dei perfetti disadattati e senza alcuna prospettiva di inserimento nella società italiana.

Infine si è fatto balenare loro l'ipotesi di una sanatoria, a spese della collettività, per dar vita a una nuova scuola italiana parificata dove reinserire i predicatori islamici riciclati alla legalità, ricreando di fatto un nuovo ghetto di studenti musulmani con l'avvallo dello Stato.

Per fortuna il ministro dell'Istruzione Moratti ha posto fine a questo comportamento indecoroso e controproducente, chiarendo che non ci sarà alcuna scuola parificata con i predicatori islamici di via Quaranta.

(continua a leggere sul Corriere).

Casalingpaese

Casalingpaese, è così che dovrebbe chiamarsi l'Italia: non un Paese moderno, civile, dinamico, ma un piccolo mondo antico, una versione per minus habens di Pleasantville, una parodia del Libero Stato di Bananas popolato da "cittadini" (le virgolette sono d'obbligo) che farebbero un figurone in una qualunque città del terzo mondo, non certo in Europa, e che continuano pervicacemente a votare dei politici arroganti e imbecilli - una combinazione micidiale - che fanno il contrario di quello che promettono, che ignorano le aspirazioni e le scelte degli elettori, che stanno portando alla rovina (tutti, sia chiaro: quelli di destra come quelli di sinistra, quelli di sinistra anzi promettono di fare ancora peggio) quel poco che resta di questo disgraziato Paese.

Per quanto mi riguarda, sottoscrivo le parole di Prezzolini: l'Italia ormai è morta, finita, resta soltanto il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere ma che a questo punto non credo più che potrà diventare.

Non è più il mio Paese. Non è più Italia: d'ora in poi sarà Casalingpaese.

domenica 11 settembre 2005

9/11




Ho trovato questo, scritto da una blogger che lavora in Alitalia:
che stavate facendo l'undici settembre duemilauno?

Io lavoravo, lavoravo quando ho sentito l'urlo, lavoravo ma ho smesso subito e sono corsa verso la sala "Supporto" quella dove ci si occupa di ossigenoterapia, di rimpatri ,minori non accompagnati, barellati, grandi ustionati e unità di crisi, è un settore strano quello, venti persone sempre affaccendate , ufficio aperto 24 ore su 24 , una specie di pronto soccorso che ti garantisce una voce "italiana" a qualsiasi latitudine tu sia, il numero da fare se si smarrisce il biglietto a dakar o se avete perso il volo a tokio, il professionista da interpellare se volete portare con voi i il vostro contrabbasso dell'ottocento o viaggiare con un amico in sedia a rotelle.

Non si sconvolgono facilmente quelli del Supporto, ma quel giorno hanno urlato, e io ho corso.

Lo schermo faceva vedere il primo aereo schiantarsi sulla torre , una due tre volte , quando è arrivato il secondo non capivamo se era l'ennesimo replay oppure peggio. Era peggio.
E poi ancora dopo neanche mezz'ora un'altro, mi sono rimessa seduta ho staccato la cornetta al telefono e ho infilato le cuffie: UNITA' DI CRISI BUONASERA, quante volte avro' ripetuto quella frase ?

Un' infinità , troppe per ricordarle tutte, ma alcune mi sono rimaste dentro:

" mia figlia aveva l'aereo alle 18.00 signorina, vero che non poteva esserci sulle torri?"
guardo lo schermo e c'è sempre quella figura che si lancia nel vuoto ,e allora che dico?
Il cartellone bianco sul quale scrivevamo a pennarello le informazioni avute, la 604 atterra a toronto , la chicago torna indietro , la cairo è sparita dai radar, la cairo? ma non la pilotava il fidanzato di cristiana la cairo? Lei piange quindi si, la pilotava lui, telefoni in tilt, curiosi a caccia di informazioni,il numero della farnesina ripetuto a memoria, i giornalisti che devono fare il loro lavoro, parenti preoccupati, mamme disperate "il minore non accompagnato è in canada seduto sulle ginocchia del comandante" questa frase mi fece ridere, l'allora direttore del C.R.M.C. l'aveva scritta in rosso al centro della lavagna , aveva gli occhi lucidi perchè i nostri li stavamo ritrovando uno ad uno , anche la cairo era riapparsa e tornata a casa per ragioni di sicurezza , i nostri erano atterrati o stavano tornando a casa , erano quasi le due del mattino ormai e stanca sono tornata a casa anche io.

sabato 10 settembre 2005

LaRadice cambia casa (reloaded)

Il blog LaRadice ha (di nuovo) cambiato casa: la sua nuova dimora "provvisoriamente definitiva" si trova all'URL

http://laradice.blogsome.com

Buona lettura a tutti.

mercoledì 24 agosto 2005

C'e' modo e modo di ritirarsi

Gli israeliani si ritirano da Gaza e da parte della Cisgiordania, procedendo progressivamente a demolire le abitazioni abbandonate dai coloni.

Qualcuno potrebbe interpretare maliziosamente questo come un tentativo di lasciarsi alle spalle solo terra bruciata, per recare gratuitamente un danno ai palestinesi.

Bene, non è affatto così:

(...) La demolizione delle abitazioni israeliane nella striscia di Gaza verrà effettuata in conformità a un accordo raggiunto tra Israele e Autorità Palestinese, e avverrà sotto la supervisione di una parte terza, probabilmente la Banca Mondiale. In base all’accordo, richiesto dalla stessa Autorità Palestinese per evitare che le abitazioni sgomberate diventassero oggetto di lotte o appropriazioni indebite, i bulldozer della Difesa israeliana abbatteranno i muri, mentre la demolizione verrà poi completata, una volta terminato il ritiro delle forze israeliane, da ditte edili palestinesi ed egiziane ingaggiate dalla Banca Mondiale. Completata la demolizione, parte delle macerie verrà utilizzata per la costruzione di case palestinesi nella striscia di Gaza. Il resto verrà sepolto nel Sinai o nella striscia stessa. Il ministero dell’ambiente israeliano supervisionerà lo smaltimento dei materiali pericolosi, come l’amianto, in luoghi adatti d’Israele. Secondo i piani, la demolizione dovrebbe essere completata nel giro di un paio di mesi, al costo totale di due miliardi di shekel (circa 370 milioni di euro). Diversamente dalle abitazioni private, le strutture pubbliche come scuole, ambulatori, centri culturali verranno trasferite all’Autorità Palestinese intatte.

Mentre si svolge il ritiro dalla striscia di Gaza, un gruppo di filantropi ebrei americani ha donato circa 14 milioni di dollari per garantire che le serre israeliane vengano trasferite intatte in mani palestinesi. Scopo della donazione è quello di acquistare le strutture che permettono alle serre di funzionare, un’iniziativa che potrebbe preservare circa 3.500 posti di lavoro palestinesi insieme a una delle principali risorse per l’esportazione della regione. (...)

martedì 23 agosto 2005

Parola d'ordine: pace

Ecco la "cultura della pace" palestinese - qui nell'interpretazione del Ministero della Cultura della cosiddetta Autorità Nazionale Palestinese:

The PA’s Ministry of Culture released its “Book of the Month” today, a poetry collection honoring suicide terrorist Hanadi Jaradat, who murdered 29 Israelis.
It was distributed as a special supplement in the daily Al-Ayyam.

Entitled “What Did Hanadi Say?” the collection includes a poem glorifying Jaradat’s act of suicide terror, calling it “the highest goal”:
“O Hanadi! Shake the earth under the feet of the enemies! Blow it up! Hanadi said: ‘It is the wedding of Hanadi the day when death as a Martyr for Allah, becomes the highest goal.’

The poem is dedicated to Jaradat, called “the Rose of Palestine,” who murdered 29 Jews and Arabs in a suicide bombing in a Haifa restaurant in October 2003.

The poem criticizes the Arab nation for ignoring Jihad:
“Where is the [Arab] nation..? The armies hid, nothing left in the field ... not the sound of Jihad, all of them, at the moment of decision, surrender, obey the enemies...”

She complains:
“O Hanadi..! The flag of the nation is not flying in the fields of Jihad.”


The poem ends as Hanadi takes the initiative:

“O Hanadi! Shake the earth under the feet of the enemies! Blow it up! It is the wedding of Hanadi the day when death as a Martyr for Allah, becomes the highest goal, that liberates my land.”
[Al-Ayyam, August 22, 2005]


This glorification of a mass murderer was not a private enterprise, but was published by the PA Ministry of Culture.

Sempre nell'ottica di una nuova "cultura di pace", immagino, la tv satellitare araba Al-Jazeera ha trasmesso uno speciale su questa attentatrice suicida (link - testo in inglese).

giovedì 11 agosto 2005

La stangata

Ovvero, le avventure di un probo, onesto, industrioso, leale "alfiere del capitalismo buono" - mica quella cacchina di un paleo-capitalista avido e senza ideali del Cav., per carità....

mercoledì 10 agosto 2005

E se il bersaglio fosse la Germania?

In riferimento alla notizia citata ieri (vedi post precedente): a quanto pare il terrorista di Al Qaeda arrestato in Pakistan non aveva solo mappe dell'Italia ma anche della Germania.

Ora, a Settembre l'Italia ritirerà un primo contingente di 300 uomini dall'Irak (un errore, secondo me: non ci sono le condizioni per un ritiro, gli iracheni hanno ancora bisogno di tutto l'aiuto possibile) e questo potrebbe essere sfruttato dai nazisti islamici per organizzare un attentato in Italia da rivendicare poi come "vera causa" del ritiro delle truppe - ma c'è anche un'altra possibilità: fra sei settimane in Germania si terranno le elezioni politiche, e forse i qaedisti stanno meditando di intervenire a modo loro nella campagna elettorale (in pratica, quello che succederà in Italia entro le prossime elezioni).

martedì 9 agosto 2005

I segnali si moltiplicano

Dal Corriere:
Pakistan: terrorista pakistano con mappe citta' italiane

LAHORE (Pakistan) - Un presunto terrorista pakistano di al Qaida, Osama bin Yousaf, aveva registrato le mappe di diverse citta' italiane nel suo computer portatile. Bin Yousaf e' stato arrestato nella citta' di Faisalabad, dal suo cellulare sono partite diverse chiamate a numeri di telefono italiani e tedeschi.

mercoledì 27 luglio 2005

Nuova casa per Otimaster

Il blog dell'amico Otimaster ha trovato una nuova casa, pare definitiva:

http://www.otimaster.com/dblog/

Ricordatevi di aggiornare i vostri link, o se non lo conoscete ancora fategli una visitina - è tempo speso bene.

lunedì 25 luglio 2005

Attentati in Italia, i basisti sono qui già da tempo

Nelle scorse quarantotto ore si è avuta notizia della scoperta in Irak di un covo di terroristi islamici in cui sono state rinvenute delle foto satellitari della città di Roma.

Queste mappe satellitari, ricavate dal servizio Google Maps, portavano evidenziati alcuni potenziali obiettivi di attentati: aeroporti, luoghi di culto, alcuni Mc Donalds e altro ancora.

Alcune settimane fa avevo mostrato a due amici romani che vivono da anni in... Padania, qui a Mestre - ciao Laura, ciao Antonio - il servizio Google Maps e avevo notato che per loro, lontani da casa ormai da molti anni, la lettura delle immagini satellitari di Roma non era poi così immediata: abituati alle normali mappe cittadine in stile Tuttocittà, trovarsi di fronte le immagini "reali" era in un certo senso disorientante.

Anch'io, quando ho cercato su Google Maps la strada di Milano in cui ho trascorso i primi anni di vita, ho avuto all'inizio un attimo di incertezza prima di orizzontarmi - eppure, sono nato a Milano, e ho vissuto a Milano per gran parte della mia vita.

Rispetto alla normale cartografia cittadina una mappa satellitare di Google è utile quindi soprattutto al fine di "vedere" in anteprima i luoghi, più che per localizzare un particolare bersaglio.

Di conseguenza, una mappa satellitare risulta utile, o più utile di una normale cartina del Tuttocittà, solo se viene letta e interpretata da qualcuno che conosce bene i luoghi, e che sa indicare chiese, strutture di servizio, singoli esercizi commerciali come i fast food mostrando le loro foto riprese dall'alto e trasmettendo quindi più facilmente la sua conoscenza del luogo in cui sorge il bersaglio (e delle zone limitrofe, comprese vie di accesso e punti critici) agli altri terroristi.

Una conoscenza del genere non si improvvisa in pochi giorni, si può acquisire soltanto dopo avere vissuto e abitato nella città che ospita i potenziali bersagli degli attentati per un certo tempo: la conclusione che ne traggo è che i terroristi trovati in possesso delle immagini satellitari di Roma in Irak erano in collegamento (e stavano probabilmente già selezionando gli obiettivi finali degli attacchi) con dei loro complici già presenti da tempo sul territorio che ospita i potenziali bersagli.

Quanto all'identità di questi complici, vista la loro buona conoscenza del territorio, le ipotesi sono due: o estremisti islamici immigrati da tempo in Italia - più o meno legalmente - oppure collaborazionisti italiani collegati da una parte ai circuiti nostrani della lotta "anti-imperialista" e dall'altra ai gruppi della "resistenza" islamista: non dimentichiamoci che a più riprese in passato è stato avanzato il sospetto che in alcuni "episodi" verificatisi sul suolo iracheno fossero coinvolti direttamente o indirettamente elementi di lingua e di nazionalità italiana.

Questo confermerebbe i peggiori timori di analisti come Magdi Allam: ormai il nostro territorio non ospita più solo cellule "dormienti" o dedite principalmente al supporto logistico e al reclutamento di "martiri" da inviare, come già successo, in Irak o in altri Paesi dell'area, ma unità operative pronte a colpire in qualsiasi momento, trasformando anche l'Italia, dopo la Spagna e il Regno Unito, in "territorio di guerra" - per usare la definizione cara ai terroristi jiahdisti - e queste unità hanno forse già operato una saldatura con strutture "anti-imperialiste" (anti-occidentali, anti-americane, anti-sioniste) autoctone.

mercoledì 13 luglio 2005

Il socialismo che avanza

Reportage dell'inviato del Corriere della Sera Germano Gallo sulle gioie del socialismo reale nord-coreano.

Nonostante reportage come questi, secondo i lacché del regime e i loro megafoni qua in Occidente in Nord Corea va tutto bene - più o meno come a Cuba, l'isola ricca di aiuole bellissime, per capirci - e il socialismo, nonostante i mostruosi complotti imperialisti, continua ad avanzare.

Ora, chiedetevi: come mai il socialismo, in Nord Corea e ovunque nel mondo, avanza sempre?

Secondo me, perché non è buono: se fosse buono, infatti, lo mangerebbero fino all'ultimo boccone - invece, puntualmente, avanza.

La libertà, invece, non avanza mai: tutti ne vogliono sempre di più, anzi - di libertà non ce n'è mai abbastanza, e anche quelli che ancora non l'hanno assaggiata sgomitano per averla nel piatto.

Ci sarà un motivo, no? Come si dice: milioni, miliardi di "consumatori" can't be wrong, vi pare?

Ecco, io credo che il compito di ognuno di noi cittadini delle democrazie liberali sia quello di dare il nostro piccolo, magari piccolissimo contributo quotidiano per far sì che tutti nel mondo abbiano la propria porzione di libertà - anche, se volete, per un interesse egoistico: finché ci sarà gente affamata di libertà anche noi saremo costantemente a rischio carestia, per così dire, e gli attentati negli Stati Uniti e in Europa stanno lì a dimostrarlo.

martedì 12 luglio 2005

L'Islam dei moderati va alla prima crociata

Mentre Prodi, questo grande statista degno della Repubblica di Kroda (ah, i gemelli Ruggeri...) dichiara che "non è stata l'Unione ad appiccare l'incendio" (e questo, direi, risolve tutto, no?) Magdi Allam continua a fare questa cosa così difficile per l'asinistra italiota, continua a occuparsi e a parlare della realtà vera anzichè di barocche costruzioni ideologiche:

L'Islam dei moderati va alla prima crociata

È esplosa la reazione degli intellettuali musulmani laici alla strage di Londra, per invocare le autorità britanniche a porre fine alla politica dell’accoglienza nei confronti degli estremisti islamici, denunciando un atteggiamento che ha di fatto trasformato la Gran Bretagna in un covo del terrorismo.

«Cacciateli»! L’esortazione, anzi la supplica, è di Abdel Rahman al-Rashed, direttore della televisione Al Arabiya. Rivolta alle autorità britanniche che «inspiegabilmente hanno concesso il diritto d’asilo a gente sospetta, coinvolta nei crimini dell’estremismo, condannata nei Paesi arabi d’origine, alcuni con la sentenza capitale».

Al-Rashed, intellettuale saudita, in un editoriale pubblicato dal quotidiano Asharq al-Awsat, lancia un pesantissimo atto d’accusa: «La tolleranza delle autorità britanniche nei confronti del fascismo fondamentalista ha incoraggiato molti, tra cui degli intellettuali e dei giornalisti arabi e musulmani, a partecipare alla campagna demagogica a favore degli estremisti, difendendo dei criminali come Bin Laden e al-Zarkawi, al punto che molti arabi e musulmani in Gran Bretagna non osavano più per paura manifestare la loro condanna degli estremisti».

«L’estremismo è una malattia che si trasmette come un'infezione, è sufficiente iniettarne una dose affinché il morbo contagi la società, culminando nella distruzione così come è successo a Londra», prosegue al-Rashed, «tutti noi ci attendevamo questo crimine, la tolleranza, cari signori, non è possibile con chi è affetto dalla malattia dell’odio».

Il j’accuse diventa ancor più specifico: «Si è diffusa l’illusione che gli estremisti di Londra non avrebbero colpito la Gran Bretagna, dal momento che la sfruttano come base operativa, che i loro nemici erano i governi arabi e musulmani. Il risultato è che la Gran Bretagna si è riempita dei più noti ricercati dell'estremismo che hanno realizzato il risultato più importante accrescendo le fila dei propri adepti ».

Infine la conclusione: «È ora che le autorità britanniche affrontino realisticamente l’estremismo con fermezza, diversamente sprofonderemo in un vero inferno. In passato vi abbiamo detto fermateli! Oggi vi diciamo: cacciateli!».


Al-Rashed si era già distinto per il suo coraggio firmando un editoriale in cui si leggeva: «Anche se non tutti i musulmani sono terroristi, la gran parte dei terroristi sono musulmani ».

Non meno ardita l'invettiva di Shaker al-Nabulsi, accademico giordano, che sul sito www.elaph.com ha duramente redarguito le autorità britanniche: «Non c’è capitale al mondo che ospiti un così gran numero di capi terroristici come Londra. La legge britannica non ha fatto distinzione tra il terrorista criminale e sanguinario e l'esule politico. Il risultato è che Londra si è riempita di gruppi terroristici, di conti correnti bancari dei terroristi, di moschee terroriste che addestrano e indottrinano i terroristi da inviare in Iraq e in Arabia Saudita, di giornali terroristici che pubblicano e preannunciano i discorsi dei terroristi ».

Al-Nabulsi è spietato nella sua denuncia: «I terroristi farneticanti vorrebbero dar vita a un califfato islamico in Gran Bretagna. Come ha detto Omar Bakri, vogliono far sventolare la bandiera islamica su Buckingham Palace. Ma al suo posto hanno innalzato la bandiera rossa del sangue degli innocenti sui vagoni della metropolitana. Gli stessi innocenti che ogni giorno muoiono in Iraq, Arabia Saudita, Kuwait, Egitto, Marocco.

Così i terroristi vorrebbero riesumare il califfato. Ma da 14 secoli da questo califfato gli arabi hanno ottenuto solo corruzione, repressione, malcostume, sottrazione delle libertà, ingiustizie, uccisioni arbitrarie».

Infine un vibrante appello collegiale: «Il terrorismo non è diretto contro una singola etnia o religione. Ecco perché il mondo intero deve reagire come un unico proiettile, un'unica spada, un'unica campagna contro il terrorismo, gli ideologi del terrore, l'informazione del terrore, gli intellettuali del terrore che riecheggiano gli slogan sanguinari, che continuano a considerare illegale il governo iracheno eletto dal voto di otto milioni di iracheni, che affermano che il terrorismo in Iraq sarebbe resistenza».

A tutti coloro che continuano, con comprensibile preoccupazione, a domandarsi dove siano i musulmani moderati che condannano apertamente e incondizionatamente il terrorismo, sappiano che ci sono.

Al-Rashed è contattabile all'indirizzo alrashed@asharqalawsat.com e Al-Nabulsi all'indirizzo Shakerfa@worldnet.att.net . E con loro ci sono tanti altri. Da scoprire, valorizzare, affermare sul piano mediatico, sociale e politico. Si può e si deve fare. Prima è meglio è.

domenica 10 luglio 2005

Ciechi e sordi

Editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corsera (il grassetto è una mia aggiunta):

Che cos’è che finora ha impedito all’Europa (esclusa la Gran Bretagna, va da sé) di fare, e ancor più di proporre, qualcosa di concreto contro il terrorismo islamista?
Che cosa ha impedito a tanta parte della sua opinione pubblica di convincersi che qualcosa comunque andava pensato, andava fatto?
Perché, insomma, l’Europa non sente la minaccia terroristica come una minaccia rivolta anche contro di lei, e preferisce credere invece che essa riguardi in sostanza solo gli Stati Uniti, arrivando addirittura a pensare che sia stata la guerra degli Usa contro Saddam, sia stata quella la vera causa del diffondersi degli attacchi terroristici nel mondo dopo l’11 settembre?
Porsi queste domande non solo equivale a porsi quella del perché l’Unione Europea non riesce a esistere come soggetto politico, ma obbliga a riflettere ancora una volta sull’esito catastrofico che per l’intero continente è simboleggiato dalla seconda guerra mondiale con la sua appendice decisiva del 1989, data del crollo dell’ultima grande ambizione egemonica eurocentrica.

Nel fuoco di quegli eventi, rovinosi per tutte le statualità europee (con la parziale eccezione di quella britannica), andò distrutto per sempre l’enorme accumulo di conoscenze, di sensibilità e di esperienze — nonché di ambizioni per l’appunto— che legava da secoli la storia d’Europa e delle sue classi dirigenti alle vicende del globo.
Il mondo cessò allora di appartenere all’Europa, e l’Europa al mondo: prima ancora che da un punto di vista politico da un punto di vista culturale.
Lo si vede oggi più che mai. La nostra sottovalutazione del terrorismo islamista è frutto innanzitutto di un deficit culturale delle classi politiche dirigenti europee. Le quali non sono più abituate a pensare in termini mondiali (con le conoscenze e la comprensione delle cose che ciò implica) e a pensare né se stesse né le loro società in una dimensione siffatta.
Tutto così si è ristretto, si restringe, agli orizzonti casalinghi, mentre si perde la capacità e l’interesse di valutare i rapporti di forza planetari, si cessa di ragionare in termini di futuro, di proiettarsi sugli scenari a venire.
A queste cose, tanto, ci pensano gli americani (al massimo con l’aiuto degli inglesi) per venirne poi ripagati con l’ovvia antipatia riservata ai più bravi.

Questa ritirata dell’Europa dal mondo ha necessariamente corrisposto alla perdita da parte del suo universo storico-antropologico anche dell’esperienza dell’uso della forza e insieme del sentimento del tragico che a quell’esperienza solitamente si accompagna.
Ciò che così l’Europa ha perduto è stata precisamente la possibilità di intendere i due connotati fondamentali della dimensione terroristica che si trova di fronte, e che rappresentano la premessa e l’alimento dello sfondo religioso comune a tutti i «grandi» terrorismi.
Il nostro non capire, non vedere, non agire, il nostro voler credere che le cose non sono poi così brutte come sembrano è il frutto di questi vuoti che ci portiamo appresso da oltre mezzo secolo.
E siccome anche in politica il vuoto viene inevitabilmente riempito, l’Europa e le sue classi dirigenti si sono abituate—e seguitano ancor oggi a farlo — a riempirlo con il «politicamente corretto », con il pacifismo di principio, con l’elogio sempre e comunque del dialogo e del multiculturalismo, insomma con l’ideologia della democrazia in versione diciamo così buonista, «europea », si dice, per contrapporla a quella non buonista per antonomasia degli Stati Uniti.
La quale però ha almeno il merito inestimabile di saper riconoscere i propri nemici, di chiamarli con il loro nome e di combatterli senza esitazioni.


giovedì 7 luglio 2005

Attentati islamici a Londra

Sono state colpite almeno cinque stazioni della metropolitana, altre tre bombe sono esplose a bordo di tre autobus.

Dettagli e aggiornamenti qui e qui.

lunedì 4 luglio 2005

The Land of the free, the Home of the brave



Dite quel che volete, ma quando leggo queste parole mi commuovo sempre:

IN CONGRESS, July 4, 1776.
The unanimous Declaration of the thirteen united States of America


When in the Course of human events, it becomes necessary for one people to dissolve the political bands which have connected them with another, and to assume among the powers of the earth, the separate and equal station to which the Laws of Nature and of Nature's God entitle them, a decent respect to the opinions of mankind requires that they should declare the causes which impel them to the separation.

We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.

--That to secure these rights, Governments are instituted among Men, deriving their just powers from the consent of the governed,

--That whenever any Form of Government becomes destructive of these ends, it is the Right of the People to alter or to abolish it, and to institute new Government, laying its foundation on such principles and organizing its powers in such form, as to them shall seem most likely to effect their Safety and Happiness.

Prudence, indeed, will dictate that Governments long established should not be changed for light and transient causes; and accordingly all experience hath shewn, that mankind are more disposed to suffer, while evils are sufferable, than to right themselves by abolishing the forms to which they are accustomed.

But when a long train of abuses and usurpations, pursuing invariably the same Object evinces a design to reduce them under absolute Despotism, it is their right, it is their duty, to throw off such Government, and to provide new Guards for their future security.
Buon compleanno, America, e benvenuta, Fondazione Italia-USA.

martedì 28 giugno 2005

Parole miserabili

Ecco i fatti, come riportati dal Corriere:

Milano dice sì alla targa per Craxi

MILANO
- Fa già discutere la decisione della giunta di Milano che ha deliberato la posa di una targa commemorativa in memoria di Bettino Craxi, scomparso cinque anni fa ad Hammamet, in Tunisia. La targa verrà installata davanti agli uffici dell'ex leader socialista in piazza del Duomo al numero civico 19. Mistero su che cosa ci verrà scritto sopra. «Se ne occuperanno gli uffici della toponomastica», ha spiegato il vicesindaco, Riccardo De Corato di An. «Abbiamo deciso così di ricordare la storia di questo personaggio della politica italiana. Un personaggio controverso per alcuni settori politici», ha osservato il sindaco Albertini. La delibera, che è stata approvata con scrutinio segreto, fu presentata già alcuni anni fa d'accordo con la figlia di Craxi, Stefania, ma allora fu respinta a maggioranza.

POLEMICA - Soddisfazione tra i figli di Bettino, che a Milano era nato il 24 febbraio 1934. «Non posso che ringraziare il sindaco della città e gli esponenti della giunta - spiega Bobo Craxi - e di quei partiti che hanno avuto quest'idea, che hanno voluto sostenere un fatto storico che riconcilia Bettino Craxi con i milanesi, e non solo», Ironico il commento di Antonio Di Pietro, ex pm ed attuale leader dell'Italia dei Valori: «Ben venga una targa commemorativa per Bettino Craxi a piazza Duomo, a condizione però che nella targa siano indicati i titoli di quando era in vita: politico e latitante».

Parole miserabili, pronunciate da un politico di basso cabotaggio che, sulla sua targa - posto che a qualcuno venga in mente di dedicarne una anche a lui - al massimo potrà vedere scritto "felice possessore di un'automobile Mercedes".

Parole meschine, degne di menti meschine; degne di persone con cui non vorrei condividere neanche una scialuppa di salvataggio durante un naufragio.

D'altra parte, si sa, la classe è come il coraggio - e, detto questo, ho detto tutto.

mercoledì 22 giugno 2005

La Somalia vista da vicino

Barbara di Shock and Awe sta scrivendo una serie di post intitolata "Somalia, considerazioni postume".

Leggeteli, sono quanto mai interessanti e ben scritti.

Li trovate qui: uno, due, tre, quattro.

Israele, uno strano incidente

Uno scontro fra un treno e un camion apparentemente abbandonato sui binari ha provocato almeno otto morti e duecento feriti nella zona di Beer Sheba, la stessa località dove ieri gli israeliani hanno sventato un attentato suicida.

La meccanica di quello che per ora viene ufficialmente definito "un incidente" e il fatto che si sia verificato a ridosso del summit fra Sharon e Abu Mazen mi fa pensare che potrebbe trattarsi di un attentato, portato a termine con modalità diverse da quelle ormai consuete. Staremo a vedere.

martedì 21 giugno 2005

Oscurantismo clericalmente assistito

Mentre gli astensionisti attivi, i clerical-papisti e gli atei devoti hanno ancora il petto gonfio d'orgoglio per il risultato dei recenti (im)brogli della recente consultazione referendaria sulla fecondazione medicalmente assistita, quella materialista impenitente (e magari anche un po' liberale, liberista e culattona: hai visto mai?) della realtà irrompe sulla scena e regala a tutti noi, in un giorno solo, tre-notizie-tre:

1) Nel 2015 una coppia europea su 3 sarà sterile
Lo rivela uno studio britannico. Attualmente in Europa solo una coppia su 7 è in grado di avere figli senza la procreazione assistita

2)
Tremila brevetti, scienza e industria puntano sulle cellule staminali
Nonostante le questioni etiche, gli Usa restano protagonisti della ricerca con Gran Bretagna, Giappone, Cina, Corea del Sud

3)
L’appello rilanciato dal congresso di Copenaghen: «Qui ridono di noi»
Fecondazione, 110 medici disobbedienti

Eh sì, cari miei: la realtà, Ruini o non Ruini, non si astiene - e prima o poi tornerà a fare irruzione anche qui nella nostra povera Italia.

lunedì 20 giugno 2005

Torture politicamente corrette

Alcune torture, come quelle inflitte dagli americani ad alcuni presunti terroristi detenuti ad Abu Grahib, sono di destra, imperialiste, "anti-islamiche", politicamente scorrette e quindi indifendibili; altre, a quanto pare, sono da considerarsi democratiche, progressiste, di sinistra, lecite e politicamente difendibili.

Questo è quanto emerge dal differente trattamento riservato alle notizie provenienti da Abu Grahib ("skandalo! i kattivi amerikani si dimostrano più kattiverrimi che mai! kompagni, alla lotta! viva la resistenza irakena! viva la pace! morte agli amerikani, ai sionisti - non c'entrano niente, ma a citarli uno fa sempre la sua porca figura- e ai loro lacchè guerrafondai!") e a quelle provenienti da Falluja o, adesso, dalla cittadina di Karabila ("e allora? solo alcuni eccessi isolati da parte di eroici partigiani anti-imperialisti impegnati nella resistenza all'invasore occidentale - eccessi peraltro provocati e giustificati proprio dall'odiosa invasione dei guerrafondai bevitori di Coca-Cola...").

Illuminante articolo di Antonio Ferrari per il Corriere della Sera:(il grassetto è una mia aggiunta):

In Iraq / Un silenzio doppiamente colpevole
La tortura che non fa notizia
Trovata a Karabila una «clinica della morte», centro di tortura della guerriglia sunnita. Ce n'erano una ventina anche a Falluja

Impegnati in una battaglia casa per casa, per distruggere le basi degli insorti nei villaggi iracheni non lontani dal poroso confine con la Siria, i marines hanno scoperto, in un edificio di Karabila, una «clinica della morte», attrezzato centro di tortura della guerriglia sunnita. Ne avevano trovati una ventina anche a Falluja, nel cuore del famoso triangolo. Ma quelli erano «freddi», abbandonati e ripuliti frettolosamente dai ribelli. Quest’ultimo laboratorio di violenza e sevizie per intimidire la popolazione era invece ancora «caldo», perché non c’era stato il tempo di nascondere gli strumenti della sofferenza, e di far sparire (o eliminare) le vittime delle torture.

Oltre a cavi elettrici, manette, cappi per simulare o eseguire impiccagioni, i soldati americani hanno trovato infatti quattro prigionieri ancora in vita: preziosi testimoni che, forse per la prima volta, stanno rivelando gli inconfessabili segreti della resistenza più violenta, senza tacere particolari agghiaccianti. Sono ragazzi colpevoli di aver accettato l’«infamia» di un posto di lavoro nella nuova polizia irachena, magari per poter sfamare la famiglia, e quindi ritenuti complici del nemico; che avevano semplicemente rifiutato di trasformarsi in kamikaze; oppure che non accettavano di praticare l’odioso ricatto del sequestro di persona, come imponevano le istruzioni di un volumetto (edizione 2005) ritrovato nel carcere camuffato da deposito, con i vetri delle finestre anneriti: «Come scegliere i migliori ostaggi».

A parte un accurato reportage del New York Times, la scoperta della camera di tortura, nel villaggio di Karabila, si è diluita nella generale indifferenza. Come se fosse scarsamente rilevante, anche da parte di coloro che erano e sono rimasti contrari alla guerra all’Iraq, il ricorso a pratiche odiose e inaccettabili da parte di iracheni contro i loro fratelli. Il mondo era inorridito quando si alzò il sipario sulle torture e sugli abusi che alcuni soldati americani avevano inflitto agli iracheni, arrestati dopo la guerra e rinchiusi nella prigione di Abu Ghraib, che fu teatro delle orrende pratiche e delle brutali vendette che Saddam Hussein riservava ai suoi nemici. Proprio quel carcere iracheno, nel quale venivano massacrati gli oppositori del regime, scelto come simbolo di una dittatura insopportabile e da abbattere, era insomma diventato teatro di un altro crimine: con i nuovi detenuti umiliati nel corpo, nella dignità e nell’onore, e trasformati in volgare documentazione pornografica.

La coscienza del mondo era insorta, chiedendo giustamente un’esemplare punizione per i militari americani responsabili dello scempio. Oggi, per contro, il silenzio che accompagna la scoperta di altre torture e di altre vittime è grave e assordante. Può significare soltanto comprensione e tolleranza (con la scusa che si tratta di «episodi collaterali di una guerra sbagliata») per pratiche che ogni coscienza civile non può accettare, né giustificare. Mai. Non respingerle sdegnosamente è un atteggiamento razzista al contrario, quindi altrettanto colpevole.

Certo, qualcuno dirà che non possono essere simmetriche le responsabilità per gli abusi compiuti dai soldati della più grande democrazia del mondo, e quelle per le torture inflitte ai loro fratelli da iracheni che non sanno neppure che cosa siano la democrazia e i diritti umani, essendo cresciuti sotto uno dei regimi dittatoriali più feroci. Ma la verità è un’altra. Gli Usa hanno scoperto e denunciato le colpe di Abu Ghraib, e i loro soldati verranno puniti. Il silenzio sulla scoperta dei marines rasenta l’omertà ed è doppiamente colpevole: nei confronti dell’Iraq e di quei Paesi arabi, anche moderati, che continuano a tollerare il ricorso alla tortura, ritenendola necessaria pratica coercitiva, e magari giustificandola con la lotta al terrorismo internazionale. Eppure tutti sanno che non esistono torture veniali e torture mostruose, ma soltanto torture. Come non esistono dittatori buoni e dittatori cattivi, ma soltanto dittatori.

E allora, cari pacifinti, inflessibili difensori dei diritti umani "senza se e senza ma"?

Come mai questo silenzio?

La tortura, forse, è condannabile solo quando a praticarla sono i nemici ideologici di sempre, mentre è comprensibile e giustificabile quando a praticarla sono i propri beniamini?

I diritti umani vanno sì difesi ma "a intermittenza", solo quando fa comodo o porta acqua al proprio mulino?

Quello che fanno i "resistenti" iracheni o gli sgherri dei regimi "amici" come quello cubano, quello della Corea del Nord, e quello cinese, iraniano, siriano e via elencando non fa notizia, anzi non deve fare notizia?

Sarebbe questa la vostra superiorità morale e antropologica?

venerdì 17 giugno 2005

Gli aiuti danneggiano il Terzo Mondo

Gli aiuti ai regimi antidemocratici del Terzo e Quarto mondo, piagati da estesi fenomeni di corruzione, violenza, mancato controllo dell'effettiva destinazione dei fondi e dei beni inviati, fanno principalmente danni rimandando nel tempo la caduta delle dittature, (con)causa della povertà e del sottosviluppo (ma chi l'avrebbe detto - vero cari nogglobal?).

Queste le conclusioni di uno studio pubblicato in questi giorni, proprio alla vigilia di un'altra stagione di concerti e manifestazioni in stile buonista (il grassetto è mio):

Forse, George Bush ha ragione a fare il tirchio con gli africani. E Bob Geldof e Bono torto marcio. Uno studio appena pubblicato mostra che, dal 1970, il volume di aiuti ricevuti dai Paesi in via di sviluppo è stato inversamente proporzionale alla crescita di questi ultimi. Meglio: che gli aiuti hanno frenato lo sviluppo, sono stati controproducenti. L’economista svedese Fredrik Erixon, autore dello studio, ne è convintissimo.

Secondo Erixon, la ragione per la quale, dopo decenni di dichiarazioni di buona volontà e 400 miliardi di dollari di sostegno occidentale, l’Africa resta in condizioni economiche e sociali pessime è che gli aiuti non funzionano quando si è fortunati, fanno del male nella maggior parte dei casi.

A poche settimane dal G8 di luglio in Scozia, che avrà al centro delle discussioni la lotta alla povertà, e a pochi giorni dalle marce e dalla serie concerti di beneficenza, previsti in tutto il mondo, che lo accompagneranno, questo è l’attacco finora più forte alla Rock Star Economics , quel complesso di teorie rese popolari da musicisti e attori che sostengono la necessità di raddoppiare subito gli aiuti ai Paesi più poveri. «Gli economisti-rock star vedono il mondo attraverso occhiali rosa - sostiene Julian Morris, direttore dell'International Policy Network (Ipn), l’istituto britannico che ha pubblicato l’analisi -. La loro convinzione che gli aiuti vadano a beneficiare i poveri è mal posta. La realtà è che gli aiuti premiano il fallimento e rafforzano regimi che diversamente sarebbero stati fatti fuori».

I dati portati da Erixon mostrano che via via che gli aiuti all’Africa aumentavano dal 5% del Pil continentale (1970) al 18% (1995), la crescita del Pil pro-capite crollava dal 15-17% a negativa; per riprendere a metà Anni Novanta quando gli aiuti sono tornati a calare. Lo studio sostiene che se i governi occidentali facessero come richiesto da Jeffrey Sachs, l’economista che ha studiato la strategia Onu per eradicare la povertà, e come proposto dal primo ministro britannico Tony Blair, cioè se aumentassero gli aiuti all'Africa di 25 miliardi di dollari l’anno, «le conseguenze potrebbero essere devastanti. Troppo spesso gli aiuti hanno fatto più male che bene, specialmente in Africa. Hanno ingigantito le élite politiche e tolto potere all’uomo comune».

Erixon confuta alla radice la teoria indiscussa da decenni secondo la quale gli aiuti esteri avrebbero la forza di dare la spinta iniziale a un’economia e rompere così il «circolo vizioso della povertà». In realtà, dice l’economista, «i Paesi non sono poveri perché mancano di strade, scuole o ospedali. Mancano di queste cose perché sono poveri. E sono poveri perché non hanno le istituzioni di una società libera, le quali creano le condizioni di base per lo sviluppo economico». In altri termini, a condannare alla povertà è l’assenza di diritti di proprietà, di leggi e norme, di mercati aperti, di governi onesti e non invadenti, di commercio estero. Gli aiuti, al contrario, hanno due tipi di effetti negativi: spostano l'attenzione dal problema vero, cioè dalla creazione di istituzioni che funzionano; e soprattutto spingono ai margini gli investimenti privati, danno risorse a regimi dispotici per continuare a opprimere, minano la democrazia, perpetuano la povertà.

Qualche esempio nella storia moderna dell’Africa? Tra gli altri, i casi dello Zimbabwe, dell’Uganda, del Congo. Lo studio dell’Ipn - che è stato pubblicato assieme a centri di ricerca di Sudafrica, Hong Kong, India, Ghana, Israele e Nigeria - analizza gli effetti degli aiuti sulla crescita in generale e scopre che sono sempre negativi. E come esempio da seguire porta (a parte Cina e India) il Botswana, il quale si è dato buone istituzioni economiche e ha avuto una bassa «interferenza» di aiuti esteri, con il risultato che il suo tasso di crescita negli scorsi 30 anni è stato «tra i più alti del mondo» e il reddito pro-capite è oggi di ottomila dollari l'anno, contro i meno di mille di molti Paesi africani. Non è detto, insomma, che il concerto più virtuoso sia quello rock.
(Danilo Taino - Corriere della Sera)