martedì 30 novembre 2010

Credit where credit is due

Sedici anni di propaganda faziosa di sinistra mi stanno facendo effettivamente cambiare idea: da liberale a conservatore. Complimenti...
Ora, poi, che c'è questo, sento che potrei diventare un fan di Putin e dei suoi metodi.

lunedì 22 novembre 2010

Un Bocchino al giorno leva Fini di torno

Dall'ANSA apprendo che Italo Bocchino ha dichiarato che in caso di elezioni Berlusconi non potrà usare il nome e il simbolo del PdL "perché sono in comproprietà con Fini".
La cosa interessante, però, è un'altra: Bocchino ha aggiunto che Berlusconi non potrà neanche utilizzare il nome "il vero centrodestra" perché, udite udite,
"dal 17 maggio scorso 'il vero centrodestra' e' stato registrato da noi all'ufficio marchi e brevetti di Roma. Una ragione in piu' che prova che il suo non sara' il vero centrodestra italiano"
Dal 17 Maggio: da subito dopo la vittoria del PdL e del centrodestra alle amministrative; dal 17 Maggio: mesi e mesi prima della rottura ufficiale col PdL e con Berlusconi e del patetico tentativo di accollarne la responsabilità ("che fai, mi cacci?") a quest'ultimo.
A questo punto c'è ancora qualcuno, fra gli elettori del centrodestra, che dubita del fatto che la rottura - il vero e proprio tradimento degli elettori del PdL e del mandato da loro conferito anche a Fini, prima ancora che di Berlusconi - sia stata voluta e progettata a tavolino da Fini, contro ogni buonsenso, contro gli interessi del centrodestra e dei suoi elettori e ancora prima contro gli interessi della governabilità e quindi del Paese?
Ora, grazie a Bocchino, abbiamo la conferma ufficiale del fatto che Fini non è altro che un viscido individuo, un omuncolo, un quaquaraqua che per motivi di invidia e di odio personale - resosi conto di essere destinato a rimanere un eterno numero due, o peggio- non ha esitato a tradire il mandato ricevuto dai suoi elettori e a gettare il Paese in una crisi di cui non si sentiva proprio il bisogno.
Sarebbe questo "il vero centrodestra" registrato "già dal 17 Maggio" (sic) "presso l'ufficio marchi e brevetti" (ri-sic)?
Ho come l'impressione che stabilirlo non spetti né a Fini nè al suo Bocchino personale né a un burocrate del suddetto ufficio ma agli elettori, come si usa in democrazia: solo andando al voto potremo stabilire chi rappresenti il "vero" centrodestra, e se gli elettori si riconoscono davvero nel "Futuro" e nella "Libertà" in versione finiana: un "futuro" di inciuci da Prima Repubblica, accompagnato dalla "libertà" di essere succubi di Bersani o Vendola - noti esponenti del "vero centrodestra", giusto?

martedì 16 novembre 2010

La mia destra

Da RightNation:

"La nostra destra
La destra crede in una cosa sopra tutte le altre: la Libertà.
La destra vuole meno tasse. E vuole meno stato.
La destra crede negli italiani, e per questo rispetta la volontà che hanno espresso alle elezioni politiche.
La destra crede che lo stato, come il Governo, siano troppo spesso un problema. Non la soluzione dei problemi.
Per questo la destra vuole più mercato e sa bene che, anche in italiano, le parole “sono del governo e sono qui per aiutarla” suonano molto male.
La destra ritiene meritevoli di apprezzamento tutti i cittadini che fanno impresa, non solo quelli che danno da lavorare agli immigrati onesti.
La destra è orgogliosa delle proprie missioni in Kosovo, Afghanistan e Iraq perché è convinta di essere stata e di essere, come molte altre volte è accaduto, dalla parte giusta della storia. Non si vergogna di dirlo, e per questo lo ribadisce con forza. E cita tutte queste missioni di pace, non una soltanto.
La destra ricorda Falcone e Borsellino come due eroi e ricorda con altrettanta chiarezza quelli che stavano contro Falcone e Borsellino.
La destra crede che siano per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti ci sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità.

Io preferisco: 

La destra crede che siano per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono alla nascita naturalmente diseguali; che essi sono dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti ci sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità.

L’uguaglianza non esiste nel mondo reale, era solo un pio desiderio dei Padri Fondatori, influenzati nonostante tutto dalla bimillenaria predicazione egalitarista della Chiesa: fra i diritti naturali dell’individuo c’è ovviamente quello di potere agire in modo da recuperare e superare il gap rispetto ad altri individui più fortunati per nascita (“il perseguimento della Felicità”).

mercoledì 10 novembre 2010

Egoisti, razzisti, individualisti: in una parola, subumani

I razzisti, egoisti, turbocapitalisti d'assalto del Nord versano ai multiculturalisti, generosi, socialdemocratici del Centro e del Sud decine di miliardi di euro all'anno.

In Italia solo cinque regioni su venti danno allo Stato, sotto forma di tasse, più di quanto ricevono dallo Stato stesso.

A fare i conti sul "residuo fiscale" - la differenza fra le tasse versate dai cittadini e le spese che le amministrazioni locali e centrali coprono su quel territorio più i trasferimenti - è uno studio della Cgia di Mestre su dati 2007 (gli ultimi disponibili) di qualche mese fa.

Piemonte, Lombardia e Veneto producono un saldo positivo di oltre 50 miliardi (rispettivamente 1,2 miliardi, oltre 42 e quasi 7). Ma a garantire la "solidarietà" sono anche l'Emilia Romagna (per 5,5 miliardi) e il Lazio (per 8,7): queste cifre, messe assieme, portano il saldo totale a 65 miliardi.

Tutti con il segno meno i bilanci delle regioni del Meridione e di buona parte del centro: il saldo negativo più forte va alla Sicilia (in "deficit" per quasi 21 miliardi) e in Campania (meno 17 miliardi), ma anche la Toscana va in rosso, pur se per 776 milioni.

Il rapporto fa notare che se il Veneto non distribuisse tutta la ricchezza in più versata, ma ne trattenesse entro i suoi confini un terzo, potrebbe far sparire l'Irap e le addizionali e ridurre le tasse di oltre il 10 per cento. Non oso immaginare quali vantaggi verrebbero alla Lombardia, dall'alto dei suoi 42 miliardi di euro di "residuo fiscale".

Il malessere delle terre che "più danno" è comunque evidente: "La cosa più preoccupante - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - è l'aumento del residuo fiscale registrato tra il 2002 e il 2007. In Lombardia è salito del 47 per cento, in Piemonte del 33 e in Veneto del 32".

Drastico il commento del presidente della Lombardia Formigoni: "Viviamo una condizione di ingiustizia fiscale, la situazione non è più tollerabile. La Lombardia sostiene uno sforzo fiscale verso lo Stato maggiore del 33% rispetto alla media nazionale".

Bene, a fronte di tutto questo (Lombardia e Veneto da sole versano alle quindici regioni in deficit un cinquantina di miliardi di euro all'anno) la propaganda anti-leghista, trasformatasi presto in propaganda anti-settentrionale, portata avanti dalla sinistra "antropologicamente superiore" - oh, quanto superiore! - dopo quasi vent'anni di martellamento sta raggiungendo l'obiettivo sognato dalla parte più pura e dura della Lega, ovvero creare le condizioni per una secessione di fatto.

Devo dire che a questo punto la cosa si incastra perfettamente con il pensiero di molta gente del Nord: l'Italia appare sempre più come un Paese avviato irreversibilmente verso la decadenza e una lenta dissoluzione, tanto vale prenderne atto e prendere atto anche del fatto che esiste un'area del Paese che subisce il resto dell'Italia come una zavorra sempre più pesante, e che senza il Centro-Sud potrebbe diventare invece una delle aree più ricche d'Europa.

Si tratta, oltre tutto, di un'area politicamente e "ideologicamente" omogenea, dove i partiti di centrodestra sono nettamente maggioritari quasi dappertutto - e, in ogni caso, nelle aree più ricche e produttive - e dove la mentalità e la cultura degli abitanti è nettamente pro-capitalista, pro-mercato, anti-tasse e favorevole a uno Stato "leggero". Di fatto è già uno Stato nello Stato (socialistoide) italiano: perché non prenderne atto e separarsi?

Ogni anno il Nord "egoista" versa alle regioni del Centro-Sud dai 50 ai 60 miliardi di euro; quando scoppia una emergenza come quella del Veneto i parassiti (sì: parassiti) beneficiari di queste somme, senza le quali si ritroverebbero col culo per terra come e peggio che in Grecia - o magari a Gaza - hanno anche la faccia tosta di mostrarsi apertamente compiaciuti ("ben gli sta, a quei leghisti-egoisti-razzisti di merda!") e di irridere ai "padani" che "all'improvviso si ricordano di essere italiani" e corrono a "elemosinare" soldi a Roma (soldi, notare bene, che in realtà prima dei prelievi fiscali "solidali" erano già loro, stavano già nelle loro tasche).

A questo punto perfino io, che leghista non sono, mi chiedo cosa aspettiamo al Nord a liberarci di questi cialtroni, di questi parassiti capaci solo di fare i froci col culo - e coi soldi - degli altri: che si facciano mantenere dai politici della sinistra antropologicamente superiore, tanto, se davvero sono così superiori, non ho dubbio che sapranno come trasformare l'Italia privata della "egoista" Padania in una sorta di Germania o di Giappone del Mediterraneo, ricca e prospera come non mai: o no?