giovedì 24 giugno 2010

Prepariamoci

La cosa peggiore adesso sarà sentire per settimane sessanta milioni di allenatori di livello mondiale – tutti più bravi, esperti e competenti di Lippi – spiegare dove ha sbagliato il CT della Nazionale e perché loro al suo posto avrebbero fatto infinitamente meglio: è un peccato che il CONI, per motivi che a questo punto appaiono imperscrutabili, non abbia ritenuto opportuno attingere a questa enorme riserva di professionalità.

lunedì 21 giugno 2010

Ma, e la Costituzione?

Oggi il Presidente Giorgio Napolitano ha invitato le forze politiche e il Parlamento a dare priorità alla manovra economica e a occuparsi solo in un secondo tempo del provvedimento relativo alle intercettazioni. Non è la prima volta che Napolitano interviene in questioni simili.

Ora, la domanda sorge spontanea: ma Napolitano conosce la Costituzione?

Lo sa che a termini di Costituzione non è lui a dover decidere o anche solo a suggerire il calendario dei lavori delle Camere?

E se non lo sa o se non se lo ricorda (diciamo...) perché nessuno glielo fa notare?

E come mai nessuno denuncia, questa volta, il vulnus alla Carta fondamentale?

Art. 87

Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.

Può inviare messaggi alle Camere.

Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.

Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.

Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.

Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.

Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.

Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere.

Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.

Presiede il Consiglio superiore della magistratura.

Può concedere grazia e commutare le pene.

Conferisce le onorificenze della Repubblica.

Qualcuno vede un riferimento al potere di iniziativa governativa, alla facoltà di modificare o anche solo suggerire il calendario dei lavori parlamentari?

Io non vedo niente di simile: "Il Presidente può inviare messaggi alle Camere", tutto qui - non può esternare ogni tre per due davanti ai giornalisti, non può concordare col governo il testo di leggi e decreti, non può decidere o "consigliare" quali provvedimenti hanno la precedenza su altri in Parlamento: e quindi?

Che fine ha fatto la Costituzione? Come mai viene snobbata anche dal suo primo e più importante "guardiano"? E dove sono quelli che a parole dicono di volerla difendere? Come mai non denunciano il conflitto istituzionale? Tutti distratti?


giovedì 17 giugno 2010

Avevano ragione i pacifisti, la democrazia non si può esportare

Specialmente in Italia.
Più leggo infatti le dichiarazioni - e le clamorose menzogne, o i volontari fraintendimenti - di esponenti delle varie anime di quella che in Italia passa per essere "la sinistra" in ordine al provvedimento sulle intercettazioni (e non solo a quello) e più mi convinco che Flaiano aveva ragione: gli italiani si dividono in fascisti di destra e fascisti di sinistra.

Non gliene importa niente della libertà, o meglio il loro concetto di "libertà" consiste nel diritto di privare gli altri, gli avversari, della propria.

L'Italia non sarà mai una vera democrazia "occidentale" di stampo liberale, e non per colpa della sua (peraltro patetica) classe dirigente (e non parlo, ovviamente, solo dei politici: anzi) ma a causa degli italiani, della "base": è la base che è refrattaria, è impermeabile alla cultura liberale dei diritti e dei doveri, alla democrazia così come viene vissuta nei Paesi occidentali.
Sono gli italiani che oscillano continuamente fra anarchia e autoritarismo, rifuggendo sempre e comunque dalla "piatta banalità" dei Paesi civili.

Non è un caso se qui da noi il fascismo, nato come movimento rivoluzionario "di sinistra" e consolidatosi come regime "di destra", per lunghi anni ha goduto del consenso della grande maggioranza della popolazione: prima dell'8 Settembre, secondo quanto riportato anche da Giorgio Bocca, i "partigiani" erano complessivamente meno di tremila in tutto il Paese, e se l'Italia non fosse entrata in guerra molto verosimilmente Mussolini sarebbe morto tranquillamente nel suo letto, come Francisco Franco in Spagna.

Bisogna prenderne atto: quello italiano non è uno di quei popoli che anelano alla libertà, al massimo anela alla licenza, a farsi i fatti propri senza essere troppo vessato dal governo, di qualunque colore esso sia, e a vedere opportunamente mazzuolati quelli che considera i propri "nemici", tutto qua.

Significativo il comportamento dei farlocchi della "sinistra" (fascista): ogni santo giorno si riempiono la bocca di parole come "libertà", "democrazia", "Costituzione", "fascismo" ma in realtà stanno gettando le basi per un regime poliziesco che niente ha da invidiare a quello mussoliniano o a quelli dell'ex Europa dell'Est.

Quello che non tollerano del "regime berlusconiano" (sic) non è tanto che sia un "regime", ma che sia, appunto, "berlusconiano": saranno felicissimi di applaudire e sostenere un regime anche ben peggiore, purché alla sua guida non ci sia l'odiato Berlusconi ma un politico o un capopopolo "di sinistra".

Il vero - e solo - problema per loro non è che ci sia - posto che ci sia - un regime: è che il lìder maximo di questo regime è Berlusconi e non un Chavez o un Castro de noantri, tutto qui.

Questo, e non altro, è il dramma, la sventura di questo Paese: i suoi abitanti - o, come diceva Prezzolini, l'Italia sarebbe un Paese meraviglioso, se non fosse per gli italiani.

Stando così le cose, non contate su di me: la scelta fra fascismo "di destra" e fascismo "di sinistra" mi lascia indifferente, non mi interessa, è una scelta illusoria, un falso problema.

D'ora in poi eviterò accuratamente di recarmi a votare: non mi interessa andare a votare "in difesa" di una destra illiberale o "a favore" di una alternativa di sinistra intimamente stalinista, non vedo punti di contatto fra me e queste due diverse ma in realtà speculari forme di negazione della libertà individuale.

Forse resterò a vivere in questo Paese di fascio-comunisti inconsapevoli, o forse no: anche questo, tutto sommato, è indifferente, non è importante come pensavo un tempo: si può essere liberi ovunque, non è questione di quadro politico-istituzionale, di fattori "esterni", ma di quello che si è e che si sente "dentro".

Un servo lo sarà sia in democrazia che sotto una dittatura, un uomo libero sarà libero sempre e dovunque, anche in carcere.




venerdì 4 giugno 2010

Braccia rubate alla scienza

Il procuratore Rossini subito a capo della Protezione Civile e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: a differenza degli scienziati di tutto il mondo, lui (un magistrato: ma si sa, quando c'è il talento naturale...) è in grado di prevedere data e ora di un terremoto.

Proprio così: in nessun Paese al mondo gli scienziati sono in grado di prevedere la data e l'ora di un terremoto e di disporre quindi l'evacuazione in tempo utile delle aree minacciate: in Italia ci riescono i magistrati.


mercoledì 2 giugno 2010

Festeggiare un fallimento?

Francamente non vedo cosa ci sia da festeggiare, oggi.

La Repubblica Italiana ha fallito:
  • ha fallito nel "fare gli italiani", come diceva Massimo D'Azeglio già ai tempi dell'unità;
  • ha fallito nell'instillare negli italiani, se non l'amore, almeno la conoscenza dei concetti di "nazione" e di "democrazia";
  • ha fallito nel riunificare il Paese: Nord e Sud non sono mai stati così lontani;
  • ha fallito nel trasformare un Paese arretrato in una moderna democrazia liberale;
  • ha fallito nel cancellare o correggere gli eterni difetti degli italiani, quelli che facevano dire a Metternich che "l'Italia è una espressione geografica".

No, non vedo niente per cui festeggiare.