martedì 16 novembre 2004

Not in my name


"Not in my name" è uno degli slogan ricorrenti nelle manifestazioni dei pacifinti.



Sul Tennessean qualche giorno fa è apparso un articolo dedicato a delle persone che, a loro volta, pronunciano a voce alta il loro "not in my name" (grazie a V.D.C. per la segnalazione):
Eva Savage of Livingston, Tenn., has a message for filmmaker Michael Moore: You don't speak for me.



Savage has been more than capable of speaking for herself since her son, Jeremiah, a Marine corporal, was killed last May in Iraq. And tomorrow, she speaks at the Veterans' Day ceremony at the courthouse in Livingston, along with the mother of fallen Marine Cpl. Brad McCormick.



(...)



"I will not allow the Michael Moores of this world to take my son's death and turn it and twist it to suit their own greedy and malicious purposes," she told me.



Eva is right. For Moore to represent himself as speaking for America's war dead in Iraq is like him claiming to be a spokesman for Weight Watchers. And consider the outrage and insult of a stranger using your son's image for their punitive politics. This is not the first time Moore has stooped so low. He used footage of the funeral of U.S. Air Force Maj. Gregory Stone for Fahrenheit 9/11. Maj. Stone's family told The Washington Times:



"We are furious that Greg was in that casket and cannot defend himself," Kandi Gallagher, Maj. Stone's aunt, said. "And my sister, Greg's mother … called him (Moore) a 'maggot that eats off the dead.'"



(...)

Qui l'articolo completo.



venerdì 12 novembre 2004

Enrico Mentana


Ieri sera alle 20:30, in coda all'edizione serale del suo telegiornale, Enrico Mentana ha comunicato di avere lasciato, su decisione dell'azienda - una decisione che personalmente deploro - la direzione del TG5.



Sul Corriere della Sera il commento di Aldo Grasso, che mi sento di sottoscrivere.



Nel frattempo, quegli stessi buffoni che fino alle 20:29 di ieri sera accusavano il Tg5 di essere un "telegiornale di regime", e Mentana "un galoppino di Berlusconi", oggi strillano come tante oche per "l'ennesimo atttacco alla libertà d'informazione" e collocano - suo malgrado, ché il personaggio non gradisce certo di queste sinistre compagnie, né il relativo contorno di "solidarietà pelosa" - Mentana sugli altari. Bah...



Balle spaziali a 'Otto e Mezzo'


Ieri sera la trasmissione era dedicata al dopo-Arafat: un rappresentante palestinese in Italia ha ripetuto più volte che "non è vero che i palestinesi vogliono la distruzione di Israele e degli ebrei".



Bene, proviamo a documentarci e a verificare questa impegnativa affermazione...



Ecco alcuni estratti della Carta del movimento di Hamas, il suo Statuto, varata il 18 agosto 1988. Da allora non è mai stata abiurata, né modificata: per Hamas è quindi ancora in vigore (le note in corsivo e il grassetto sono miei, NdR)
"Hamas si batte per piantare la bandiera dell'islam su ogni centimetro della Palestina" (art. 6).



"Israele esistera' solo finche' l'islam non lo cancellera', esattamente come ha cancellato altri prima di lui" (Preambolo).



"La terra di Palestina e' waqf [possedimento religioso islamico], consacrata alle future generazioni musulmane fino al Giorno del Giudizio. Nessuno puo' cedere o abbandonare la terra di Palestina o una qualunque sua parte" (art. 11).



"La Palestina e' terra islamica […] e pertanto la liberazione della Palestina e' un sacro dovere individuale per ogni musulmano, dovunque si trovi" (art. 13).



"Nel momento in cui i nemici usurpano una parte della terra islamica, la jihad [guerra santa] diventa un sacro dovere individuale di ogni musulmano. A fronte dell'usurpazione da parte degli ebrei, e' obbligatorio levare il vessillo della jihad" (art. 15).



"In risposta alla chiamata del dovere, si serreranno i ranghi, i combattenti si uniranno ad altri combattenti e in ogni parte del mondo islamico le masse si leveranno proclamando a gran voce la jihad. Il grido raggiungera' i cieli e riecheggera' fino a quando sara' raggiunta la liberazione, gli invasori saranno annientati e giungera' la vittoria divina" (art. 33).



"Le iniziative, le cosiddette soluzioni di pace e le conferenze internazionali sono in contraddizione con i principi di Hamas. […] Queste conferenze non sono altro che un mezzo per rendere gli infedeli arbitri in terra islamica […] Non c'e' altra soluzione per la questione palestinese al di fuori della jihad. Iniziative, proposte e conferenze internazionali sono una perdita di tempo, un esercizio di futilita'." (art. 13).



"L'Egitto si e' escluso dalla lotta con il tradimento degli Accordi di Camp David [con Israele]. I sionisti cercano di trascinare altri paesi arabi in accordi simili allo scopo di allontanarli dalla lotta. […] Lasciare l'ambito della lotta contro il sionismo costituisce alto tradimento: sia maledetto chiunque lo fa" (art. 32).



"Il Giorno del Giudizio non arrivera' finche' i musulmani non avranno combattuto e ucciso gli ebrei" (art.7).



"Il nemico complotta da molto tempo […] e ha accumulato enormi ricchezze e potere materiale. Con il denaro ha preso il controllo dei mezzi di comunicazione mondiali, come le agenzie di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene radiotelevisive. […] Con il denaro ha fatto scoppiare rivoluzioni in varie parti del mondo, allo scopo di soddisfare i suoi interessi e trarre altre forme di profitto. […] Ha organizzato la rivoluzione francese, la rivoluzione comunista e la maggior parte delle altre rivoluzioni. (la rivoluzione comunista? e adesso la sinistra comunista e pacifinta è robustamente antisemita... ingrati!!, NdR) […] Con il denaro ha creato organizzazioni segrete, come la massoneria, i Rotary Clubs, i Lions Clubs, il Bene' Berith, che si propagano in tutto il mondo allo scopo di distruggere la societa' e promuovere gli interessi sionisti. [….] Con il denaro il nemico ha preso il controllo degli stati imperialisti e li ha spinti a colonizzare molti paesi per sfruttarne le risorse e diffondervi la corruzione. E' noto che il nemico ha organizzato la prima guerra mondiale per distruggere il califfato islamico […] e ha creato la Societa' delle Nazioni come strumento per dominare il mondo. E ha organizzato la seconda guerra mondiale, con la quale ha realizzato immensi guadagni finanziari […] e si e' attrezzato per fondare il suo stato. Ha ordinato che fosse formata l'Organizzazione delle Nazioni Unite, con il Consiglio di sicurezza al suo interno, per mezzo della quale domina il mondo. Non c'e' guerra nel mondo in cui il nostro nemico non abbia messo le mani. [Come dice il Corano 5,64], ogni volta che i giudei accendono il fuoco della guerra, iddio lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla terra, ma iddio non ama i corruttori. […] I poteri imperialisti, sia nell'ovest capitalistico che nell'est comunista, sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo. Quando l'islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per combatterlo, perche' la nazione dei miscredenti e' una" (art. 22).



"Il complotto sionista non ha limiti: dopo la Palestina, vorranno espandersi dal Nilo all'Eufrate. Quando avranno ingoiato tutta la regione di cui si sono nutriti, cercheranno di espandersi ulteriormente. Il loro complotto e' delineato nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion" (un classico della disinformazione e della propaganda anti-ebraica - sottolineo: anti-ebraica, non anti-sionista: i Protocolli sono un colossale falso, inventato e realizzato a tavolino dalla polizia segreta zarista, e poi ripreso e amplificato entusiasticamente dai nazisti hitleriani e dai nazisti islamici per fomentare l'odio contro gli ebrei, NdR). (art.32).



"Hamas si considera la punta di lancia e l'avanguardia della lotta contro il sionismo mondiale. […] I gruppi islamici in tutto il mondo arabo dovrebbero fare lo stesso, giacche' sono ben attrezzati per il loro ruolo nella lotta contro gli ebrei guerrafondai" (art. 32).
Direi che ogni commento a questo scellerato delirio islamo-nazista è superfluo, no?



Piccola nota, per i distratti: Arafat ha sempre intrattenuto buoni rapporti con Hamas; le Brigate dei Martiri di Al Aksa, responsabili con Hamas di oltre l'80% degli attentati suicidi contro civili inermi israeliani, sono universalmente considerate una emanazione diretta di Arafat, una specie di suo braccio armato ufficioso: il loro statuto (e il loro obiettivo dichiarato: la distruzione di Israele e lo sterminio di tutti gli ebrei) sostanzialmente coincide con quello di Hamas.



Nassiriya, 12 Novembre 2003


PIETRO PETRUCCI



DOMENICO INTRAVAIA



ORAZIO MAJORANA



GIUSEPPE COLETTA



GIOVANNI CAVALLARO



ALFIO RAGAZZI



IVAN GHITTI



DANIELE GHIONE



ENZO FREGOSI



ALFONSO TRINCONE



MASSIMILIANO BRUNO



ANDREA FILIPPA



FILIPPO MERLINO



MASSIMO FICUCIELLO



SILVIO OLLA



EMANUELE FERRARO



ALESSANDRO CARRISI



STEFANO ROLLA



MARCO BECI




Armi nucleari per Al Qaeda?


Questo il succo di un comunicato apparso sul Web:
"Informiamo la nazione islamica che la produzione e l'arricchimento di uranio per la fabbricazione di bombe nucleari non sono più appannaggio solo dei crociati tiranni del mondo -afferma un comunicato diffuso da un nuovo sito di integralisti islamici chiamato Forum jihadista della Fossa dei leoni-. I nostri tentativi di creare piccoli ordigni di grande potenza distruttiva sono riusciti". Il documento porta la data di tre giorni fa, ed è rivolto in particolare al popolo americano. "Sappiate - si legge ancora nel testo - che risponderemo con un’impresa dolorosa al rifiuto che avete opposto al consiglio dello sceicco Osama Bin Laden, che nel suo ultimo discorso vi chiese di non rieleggere lo sciocco Bush".
L'autenticità del comunicato è ancora tutta da dimostrare, come pure, nel caso, l'autenticità delle minacce - fatto sta che negli USA molti già da tempo non si chiedono più "se" ma "quando" si verificherà il primo attentato terroristico con armi di distruzione di massa.



Esiste anche la possibilità che Al Qaeda sia venuta in possesso di una delle decine di "valigette nucleari" di fabbricazione sovietica (ordigni delle dimensioni di una valigia, appunto, con una potenza stimata di 10 kiloton, la metà della potenza della bomba atomica che distrusse Hiroshima) di cui il governo russo ha implicitamente ammesso di "avere perso le tracce" dopo il crollo dell'URSS: in totale i sovietici disponevano di 120-130 di questi piccoli ma letali ordigni, quelli missing si aggirano, secondo alcune stime, sulla trentina.



giovedì 11 novembre 2004

Una Fatwa contro Theo van Gogh?


Da Esperimento:
Una riflessione dal forum di Magdi Allam



Theo Van Gogh



L'assassinio islamico di Theo Van Gogh rischia di essere un fatto enorme, politicamente molto più grave di Beslan o di 9/11, se fosse confermato essere una fatwa. Sarebbe in quel caso un precedente giuridico ingestibile che mostrerebbe ulteriormente la illusorietà della forza del diritto. Sarebbe un ulteriore scacco del diritto. Qualche esperto di questioni giuridiche ci faccia capire di più.



Per quanto capisco, l'assassinio islamico di Theo Van Gogh è un atto giuridico in nome della sovranità islamica. È la prima fatwa eseguita da un islamico in un paese non islamico contro un non islamico in nome del Corano. È gihàd ed è applicazione della sharia in un paese non islamico contro un non islamico. È una radicale, completa e definitiva distruzione del concetto noto come "Cuius regio, eius religio" [http://www.free-definition.com/Cuius-regio%2C-eius-religio.html]



In quel caso, vuol dire che chiunque di noi nel mondo, islamico e non islamico, è già soggetto al Corano e alla sharia.



È una conferma con i comportamenti di quanto esposto dalla dottrina islamica che dice essere terra islamica ovunque vivano i Musulmani, e lì essere vigente il Corano come legge. Per un occidentale questo equivale ad una annessione territoriale ai danni di uno stato sovrano.



Se è così, vale come e più di una dichiarazione di guerra.



Qualche Imam disconosca pubblicamente quell'assassinio come atto giuridico islamico e faccia pubblicamente un atto giuridico islamico in nome dell'Islam e del Corano che neghi ogni validità ad atti giuridici islamici come quello che ha causato l'assassinio di Theo Van Gogh, se può.



In caso contrario dovremo assumere che l'assassinio di Theo Van Gogh è stato un atto giuridico islamico del tutto valido. Le conseguenze di ciò possono essere nefaste.


C'e' del marcio in Padania


Interessante articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera:
Franco e Riccardo assunti a Strasburgo al seguito dei deputati leghisti Speroni e Salvini



Bossi, in Europa il fratello e il figlio del Senatùr

Quando il Carroccio tuonava conro il clientelismo, il nepotismo e gli arrivisti



In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri), la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie, nel mentre crescono i giovani eredi Renzo, Roberto Libertà ed Eridanio, un altro paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito). Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l'attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24 milioni e 687 mila vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell’elenco ufficiale pubblicato dall’Europarlamento e facile da controllare sul sito internet www2.europarl.eu.int/assistants, non precisa che mestiere facciano i due.
Da leggere. Continua qui.



Perche' Arafat e' morto proprio oggi


La spiegazione la fornisce qui il sempre puntuale LiberoPensiero.



Sempre sul suo blog altre pillole di verità, unico valido antidoto contro il processo di beatificazione, già iniziato da tempo, di quel terrorista massacratore di ebrei (e non solo) che in vita sua è riuscito a farsi sfuggire tutte le occasioni di diventare uno statista e un vero leader: uno, due, tre, quattro, cinque.

mercoledì 10 novembre 2004

Irak, trovati i covi dei rapitori mozza-teste


Dove? Ma a Falluja, naturalmente, la città-simbolo della "resistenza" tanto cara a Lilli Gruber, ai pacifinti e, non ultime, alle due (si)mone:
FALLUJA - Sono stati trovati dai militari iracheni nella zona settentrionale di Falluja i covi dove gli estremisti islamici hanno tenuto gli ostaggi stranieri prima di giustiziarli. Il generale Abdul Gader Mohan, dell'esercito iracheno, ha dichiarato che sono stati trovati "i mattatoi, capi di vestiario neri, centinaia di cd, e liste complete con i nomi".
Fonte: Corriere della Sera.



Olanda, operazione antiterrorismo in corso


Dalle prime ore dell'alba è in corso in Olanda una operazione anti-terrorismo che ha comportato anche la chiusura dello spazio aereo sopra la capitale.



La polizia ha circondato in forze un edificio in cui si sono asserragliati alcuni sospetti terroristi islamici.



Tre poliziotti sono stati feriti dal lancio di una bomba a mano, due sono gravi.



Ciliegina sulla torta: nelle stesse ore, una sigla islamista ha minacciato di colpire l'Olanda se non cesseranno le aggressioni contro i "veri credenti" - come quello che ha ucciso il regista Theo van Gogh, immagino.



AGGIORNAMENTO ore 19:00 - Catturati due sospetti.



Civili inermi massacrati dagli okkupanti


Come dite? I "soliti" kattivi amerikani impegnati a massacrare (come al solito, secondo la trita e ritrita litania pacifinta) "donne, vecchi e bambini" in Irak?



Sorpresa: no, gli "insoliti", bravi, buoni, multilateralisti e politicamente corretti francesi, impegnati a massacrare civili inermi (ma che "minacciavano di diventare violenti", oh oui...) in Costa d'Avorio:
Civilians killed during Ivory Coast protest



Several civilians have been shot dead during violent demonstrations in the West African nation of Ivory Coast.



Soldiers opened fire during an anti-French protest in the commercial capital Abidjan.



Witnesses say that French troops fired into the crowd when the demonstration became violent.



But the French military says it was not responsible for the killing.



French officials say Ivorian troops started shooting after they were shot at by protesters outside a luxury hotel in Abidjan.



The latest incident happened after more than four days of unrest in Ivory Coast.



French, Ivorian and United Nations troops are trying to restore order.



South African President Thabo Mbeki has invited opposition leaders to Pretoria later this week for talks to end the violence.
Come vedete, comunque, i francesi si sono affrettati a smentire - e se lo dicono loro, gli idoli dei pacifinti di casa nostra, come non credergli? (Arh, arh...)



Theo Van Gogh: '06-05' e 'Submission' su Internet


Come segnalato dal Griso, negli ultimi giorni due televisioni regionali olandesi hanno rinunciato a trasmettere "Submission", il documentario del regista Theo Van Gogh, massacrato la scorsa settimana dagli islamofascsti, che denunciava le violenze, le umiliazioni, la repressione a tutti i livelli della donna nel mondo islamico.



Sempre il Griso ha fornito, in questo e questo post, i link a "Submission" (niente panico, è in Inglese, non in Olandese) e a "06-05", il documentario girato da Van Gogh sull'assassinio del leader politico Pim Fortuyn, ucciso appunto il 6 Maggio del 2002.



Come dice il Griso,
Guardatelo (dura 11 minuti e, a parte la preghiera iniziale e finale in arabo, è in inglese coi sottotitoli in olandese) e diffondetelo: è uno dei mezzi che abbiamo a disposizione per non darla vinta ai fascisti.



Almeno, per me chi va in giro ad ammazzare chi non la pensa come lui è un fascista. Punto. O qualcuno ha una definizione migliore?
No, personalmente trovo che questa sia perfetta.



lunedì 8 novembre 2004

Van Gogh, Eurabia e 'multiculturalismo'

Segnalo, un po' in ritardo, un ottimo editoriale di Magdi Allam sul Corriere della Sera:
SE L’ODIO CONTAGIA L’EUROPA

Lo sgozzamento di Theo Van Gogh, un atroce rituale del terrorismo islamico perpetrato da un giovane olandese di origine marocchina nel centro di Amsterdam, ha probabilmente inferto il colpo mortale all’idea e all’utopia del multiculturalismo in Europa. Anche se ha avuto molto meno risonanza della strage di Madrid dello scorso 11 marzo, gli effetti del barbaro assassinio di Van Gogh potrebbero rivelarsi ben più gravi e incisivi sul futuro della convivenza tra gli autoctoni e le minoranze etnico-confessionali del Vecchio continente.

Perché ormai costringe l’insieme dell’Occidente a interrogarsi e a dare delle risposte convincenti alla propria crisi d’identità che si afferma in modo speculare e simmetrico a quella che da oltre un trentennio attanaglia il mondo islamico. Una crisi che esplode all’indomani del crollo del Muro di Berlino nel 1989.
La dissoluzione della controparte (l’impero comunista) che legittimava una certa identità impone all’Occidente di guardarsi allo specchio, di riscoprire i suoi valori profondi al di là del contesto dello stato dell’emergenza della Guerra fredda protrattasi per mezzo secolo.

Sul fronte opposto, l’offensiva della rivoluzione democratica che ha investito l’Europa orientale e altre parti del mondo è stata recepita come un’aggressione a un’identità islamica in balia di teocrazie e di autocrazie traballanti.

Un'identità islamica che a partire dal 1967, la sconfitta degli eserciti arabi e il crollo dell'utopia panaraba, era riuscita a produrre la crescita dell'integralismo e l'involuzione della mentalità e dei costumi. In questo contesto il terrorismo islamico privatizzato e globalizzato da Osama bin Laden ha finito per rappresentare la deriva più deleteria e disumana.

Eppure questa identità islamica radicale, così fortemente e violentemente contrapposta ai valori fondanti e comuni della civiltà occidentale, riesce a far breccia tra taluni giovani musulmani residenti o addirittura nati in Europa, di fatto cittadini europei.

Non è un caso che il colpo di grazia al multiculturalismo provenga dall'estremismo e dal terrorismo islamico. Perché l'ideale della coesistenza tra diversi non può reggere se qualcuno immagina se stesso come l'incarnazione del Bene e si auto-attribuisce il dovere etico e messianico di sconfiggere con tutti i mezzi il Male. Ed è appunto questo il caso degli estremisti e dei terroristi islamici che sono pregiudizialmente contrari alla coesistenza con i "miscredenti" e gli "apostati", mentre tendono a considerarsi come una "comunità di fedeli" a sé stante, uno Stato teocratico in nuce all'interno dello Stato di diritto. Che si avvale e sfrutta la democrazia e le garanzie costituzionali dello Stato di diritto per affermare il proprio potere oscurantista e violento tra le comunità musulmane in Europa.

Come da copione, anche il giovane terrorista islamico che ha sgozzato van Gogh ad Amsterdam, emulando le gesta di Al Zarqawi in Iraq, è il prodotto di un processo di indottrinamento e arruolamento che ha al suo centro una moschea integralista che si ispira all'ideologia wahabita predominante in Arabia Saudita. Questo efferato crimine dimostra come se anche non tutte le moschee sono integraliste, estremiste o terroriste, tutti gli integralisti, gli estremisti e i terroristi sono diventati tali in una moschea.

C'è un nesso evidente tra una certa predicazione che inneggia alla Guerra santa e esalta i kamikaze, la "conversione" all'estremismo islamico dei fedeli, l'adozione della fede nel "martirio" e l'attuazione dell'attentato terroristico. E purtroppo è assai labile e imprevedibile la distanza che separa lo stadio della libertà di espressione e di associazione, tutelati dallo Stato di diritto, dal compimento del crimine vero e proprio.

La crisi del multiculturalismo dovrebbe insegnarci che solo un Occidente con una forte identità, sul piano ideale, religioso e culturale, può confrontarsi e aprirsi in modo costruttivo e pacifico con gli "altri". E che il traguardo deve essere un sistema di valori condiviso all'interno di una comune identità.

In breve


Nel week-end non ho potuto aggiornare il blog: recupero adesso.



Spesa proleche?



Chi fa irruzione in un centro commerciale e in una libreria portando via libri, cibarie, console videoludiche, videoregistratori e altro costoso materiale senza pagare è un volgare ladruncolo, altro che "spesa proletaria".



Nel caso, poi, dell'orda di fighetti figli di papà camuffati da lumpenproletariat portati a Roma da Casarini, da Caruso e dall'ineffabile Nunzio D'Erme (consigliere comunale di maggioranza, ricordate? quello della quintalata di letame scaricata in pieno centro a Roma), c'è anche l'aggravante del pretesto pseudo-ideologico e populista-chic.



Sindaco Veltroni, niente da dire? Una parolina a quel derme del suo consigliere di lotta e di governo, sembra male?



Chiacchere e distintivo



Solo negli ultimi giorni, a Napoli, almeno tre morti ammazzati e una dozzina di feriti.



Particolarmente indicativo del clima il caso della ragazzina (?) di 15 anni che, per vendicare il furto del proprio motorino, istiga il padre a scovare e uccidere il responsabile, un ragazzo di appena due anni più grande di lei: a nessuno dei due, naturalmente, è venuto in mente di segnalare il ladruncolo alle forze dell'ordine - lo Stato, si sa, si chiama in causa solo quando si tratta di dire che non fa niente per aiutare i napoletani.



Governatore Bassolino, sindaco Jervolino: anni di chiacchere e di convegni per descrivere e glorificare il Nuovo Rinascimento Napoletano, e questi sono i risultati? Una città alla deriva, sempre più vicina al Terzo Mondo?





Non sono americani, quindi è tutto O.K.




Dopo avere criticato i metodi degli "unilateralisti" americani (e fa niente se la Coalizione impegnata in Irak conta 49 Paesi), ora i "multilateralisti" francesi scatenano unilateralmente una mezza guerra (o forse una guerra intera: staremo a vedere nei prossimi giorni) in Costa d'Avorio non allo scopo di liberare un Paese ma, loro sì, per perseguire una politica di potenza nella regione e per difendere i propri interessi economici e strategici (solo per gli americani è un crimine farlo, a quanto pare) in quella che era, e che rischia di ridiventare o è già ridiventata de facto, una loro colonia - e tutto questo, per giunta, sotto il naso (meglio: con la benedizione) dell'ONU.



Chirac, Annan, niente da dire? E voi pacifinti? Tutto a posto in questo caso, niente bandiere arcobaleno schierate in piazza, questa volta? O prima di protestare aspettate, come al solito, l'apparizione sulla scena degli americani?



venerdì 5 novembre 2004

Prima di mettere mano ai fazzoletti


I mass media già da giorni si sono lanciati nella (ennesima, per molti) campagna di santificazione del terrorista Arafat: ma quant'è (quant'era) bravo, eroico, coraggioso, deciso, amante del suo popolo (bugia colossale), votato alla causa della pace (altra balla galattica: mai Nobel per la Pace fu più assurdo di quello assegnato a lui), etc. etc.



Prima di tirare fuori i fazzoletti, però, forse conviene leggersi ritratti un po' meno in ginocchio, come questo a cura di Angelo Pezzana, riportato da Esperimento:
Raccontare il falso è sempre stata la grande specialità di Arafat. Non è nato a Gerusalemme ma al Cairo, suo padre era per altro mezzo egiziano. Non è quindi un palestinese, come ha sempre affermato.



E’ nato nel 1929 e ha visto per la prima volta la Palestina nel 1947. Ha sempre raccontato di essere cresciuto nella città vecchia di Gerusalemme a pochi passi dal muro del pianto. Peccato che non sia vero. Scoperto il trucco, ha dichiarato di essere nato a Gaza. In realtà la prima volta che ci ha messo piede è stato solo nel 1994. Un trucco che non sarebbe stato difficile scoprire, visto che Arafat ha sempre avuto e ancora ha un forte accento egiziano.



Peccato che scoprire i suoi altarini non sia mai stato un esercizio praticato dai nostri grandi esperti in Medio Oriente. Il suo diritto a mentire è stata l’invenzione più riuscita, quella che più è piaciuta ai mezzi d’informazione del mondo intero: la guerra a Israele, quando nel 1964 fu creata l’OLP, l’organizzazione per la liberazione della Palestina. Da allora si è potuto permettere qualsiasi affronto alla verità. Lo hanno sempre creduto.



Non è mai stato a Gerusalemme durante la guerra di Indipendenza del 1948, ma ha sempre affermato di averla combattuta. Falso, ma è stato creduto.

Si è quindi inventato una biografia inesistente e il gioco ha funzionato. L’abbiamo verificato in questi giorni, dal momento in cui si è sentito male fino al suo trasporto in un ospedale francese a bordo di una aereo che graziosamente Chirac gli ha messo a disposizione.



Ci siamo sorbiti articoli traboccanti stima, considerazione, affetto, commozione, come se ad essere in pericolo di vita ci fosse un uome che ben ha meritato nella sua vita e non un fanatico killer di ebrei. Potremmo aggiungere anche un persecutore del suo popolo, al quale ha di fatto impedito qualsiasi soluzione che potesse portare alla costituzione di uno Stato palestinese indipendente. Il conflitto permanente essendo una della condizioni che ha permesso ad Arafat di rimanere in sella per quarant’anni, dittatore di una dirigenza palestinese alla quale era solo concesso di ratificare le sue decisioni e niente di più.



"Anche subito dopo aver firmato gli accordi Oslo e mentre gli veniva conferito il premio Nobel per la pace, Arafat e l’OLP preparavano il terreno per l’intifada delle moschee che avrebbe portato con sè l’ondata del nuovo terrorismo suicida", ci dichiara Fiamma Nirenstein, autrice de "Gli antisemiti progressisti".



Il dono che Arafat ha fatto al mondo, contrariamente all’immagine che i media hanno inventato, è stata l’arma dei martiri suicidi, che portato la morte in mezzo alla popolazione civile. "Israele sta trattando con la persona peggiore possibile", aveva detto a Rabin nel 1993 il re di Giordania Hussein, che Arafat aveva avuto la sfortuna di sperimentare personalmente quanti lutti e stragi si portasse dietro.



Malgrado ciò Arafat ha mantenuto intatta la sua credibilità, anche quando dichiarava che dietro alle stragi c’era la mano di Israele. Persino dopo Taba ha sparso il sospetto che dietro le bombe che hanno fatto strage di israeliani ci fosse l’opera del Mossad.



La violenza, fisica e politica, è sempre stato il suo strumento preferito. Certo, gli eufemismi per definirla diversamente non sono mancati. Lotta armata, resistenza, tutta la retorica su Mister Palestina, che non dorme mai, lavora 24 ore al giorno, come può seguire la famiglia quando la sua vera sposa è il popolo palestinese ?



Gli articoli su di lui di questi giorni abbondavano in lacrime e commozione. Che le sue mani grondino sangue innocente non ha la minima importanza. C’è qualcuno però che non l’ha dimenticato. Sono i parenti degli israeliani di origine francese che sono morti negli attentati. Hanno infatti richiesto di iniziare subito un procedimento legale contro il rais, visto che ora si trova in terra francese. Vedremo quale spazio questa notizia si conquisterà sui nostri giornali (posso già immaginarlo, NdR) visto l’orientamento che hanno assunto nei suoi confronti in quello che non è azzardato definire un processo di beatificazione ante mortem del beatificato.



E’ questa per Arafat la fine del viaggio o ci sarà un ritorno più o meno risanato al controllo del potere, deludendo più di ogni altro chi in questi giorno sta pesando quanto vale la propria candidatura ? Che da queste parti non significa gara elettorale secondo i criteri democratici, ma quanto pesa il proprio potere in quanto ad armi possedute e milizie di guerriglieri controllati.



Un’era è comunque finita. Arafat senza divisa e keffiah sostituiti da un pigiama e un berretto di lana blu scuro, quel baciare le mani a chi gli siede accanto, in un gesto che non sa più di comando ma di sottomissione, hanno incrinato definitamente nell’immaginario propagandistico palestinese l’icona che il rais ha curato per decenni con abile e truffaldina capacità. Difficile mentire sulla malattia, impossibile inventare altre menzogne.



Se Arafat uscirà di scena, come si augurano più ancora di Israele i vari Abu Mazen, Abu Ala, Mohammed Dahlan, sarà un bene anche per lo Stato ebraico. La controparte con la quale trattare, di cui Sharon ha sempre e realisticamente affermato l’irrilevanza come interlocutore di pace, forse avrà un volto. Si spera diverso da quello di Arafat. Con lui scomparirà il vero ispiratore di Bin Laden.



Arafat sarà ricordato nei libri storia come l’uomo che con la pratica quotidiana del terrorismo si augurava di eliminare lo Stato ebraico. Infatti sulle carte geografiche più largamente in uso nell’Autonomia palestinese e nei testi di scuola Israele non esiste.

Il suo resterà un desiderio non realizzato.


giovedì 4 novembre 2004

Il vecchio terrorista (forse) e' morto


Girano voci sempre più insistenti sulla morte di Arafat.



I soliti espertoni


Come fa giustamente notare il Griso, in Italia (e non solo) negli ultimi mesi i soliti esperti delle patate si sono sbilanciati in giudizi e previsioni a dir poco opinabili (sto facendo ampio ricorso a generosi eufemismi: oggi mi sento buono, e non mi va di chiamare i vari imbecilli dal template nero e gli utili idioti d'Egitto col loro nome - oops...) su Bush e sulla campagna elettorale americana.



Adesso però il 2 novembre è passato, la realtà ha fatto irruzione sulla scena, ed è ora di tirare alcune somme - e di togliersi alcuni sassolini dalle scarpe.



Leggetevi il post del Griso, in proposito - lo sottoscrivo parola per parola.



Mentre


Così Camillo:
Mentre disinvoltamente in studio a Roma si diceva che avevano vinto i fondamentalisti religiosi e i telepredicatori, sul palco della vittoria c'erano le famigle del presidente e dei vicepresidenti, tra cui Maria Cheney e la sua fidanzata. Richiamate quando un leader del centrosinistra italiano se lo potrà permettere.
Parole sante.



Per dare un'idea di quanto in questo momento stia rodendo il culo ai nostri eroici zapateros: ieri sera a "Otto e Mezzo" il solito giornalista di sinistra che ha capito tutto di quei rozzi e boccaloni americani (quando danno la vittoria a un repubblicano: quando eleggono un democratico invece sono un elettorato informato, colto, maturo e responsabile) per spiegare il voto a Bush ha dichiarato testualmente: "Ma d'altra parte in America metà della popolazione è convinta che il mondo sia stato creato 6.000 anni fa...".



Incommentabile.



Il bando degli OGM e' oscurantista e illiberale


Ecco il testo della lettera aperta al Presidente del Consiglio a cura dell'Istituto Bruno Leoni In collaborazione con l'Osservatorio sulla Bioetica -- Fondazione L. Einaudi.

Lettera aperta al Signor Presidente del Consiglio

On. Silvio Berlusconi

In tema di biotecnologie agro-alimentari



Il ministro per le Politiche agricole e forestali, On. Gianni Alemanno, ha assunto la guida di un movimento d’opinione ostile all’introduzione sul territorio italiano degli organismi geneticamente modificati (OGM). Questa campagna è culminata nella proposta di un decreto legge che vorrebbe impedire la semina di OGM e che consentirebbe solo alcune attività di ricerca, peraltro destinate alla sola tracciabilità e valutazione e non allo sviluppo di nuovi OGM di interesse anche nazionale.



Noi sottoscrittori di questo appello ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio, On. Silvio Berlusconi, affinché si opponga - come ha già fatto in passato - a questo provvedimento. Riteniamo, infatti, che si tratti di una proposta antiscientifica, illiberale e nociva per l’economia italiana.



L’avversione nei riguardi degli OGM non ha base scientifica: non v’è prova alcuna che i prodotti finora commercializzati in molte parti del mondo e da molti anni anche in Italia (si pensi, ad esempio, alla soia o al mais) siano pericolosi per la salute umana o per l’ambiente. La stessa Chiesa Cattolica ha riconosciuto, con un documento della Pontificia Accademia delle Scienze, le opportunità offerte dagli OGM in termini di miglioramento della condizione umana, nel mondo occidentale e ancor più nei Paesi in via di sviluppo.



Il bando degli OGM è illiberale, sia verso i produttori che verso i consumatori, che verrebbero privati della possibilità di scelta messa a disposizione dal progresso tecnologico. Gli agricoltori che volessero investire nel biotech per aumentare la propria competitività sui mercati globali, con il decreto Alemanno si vedrebbero condannati a restare ben lontani dai sistemi agricoli più avanzati che da anni si avvalgono delle conquiste dell’ingegneria genetica.



Riteniamo, infine, che separare, come fa il ministro Alemanno, le attività di ricerca e sperimentazione da quelle di semina e commercializzazione sia un grave errore. La ricerca scientifica ha un valore in sé e contemporaneamente aiuta l’uomo a vivere meglio. Avrebbe poco senso affrontare l’impresa scientifica relativa agli OGM se poi non venisse concessa la possibilità di applicarne i risultati.



Per tutte queste ragioni noi, scienziati, intellettuali, accademici, giornalisti e cittadini di questo Paese esprimiamo l’auspicio che l’iniziativa dell’On. Alemanno venga arginata e che anche in Italia la libertà d’iniziativa e la libera ricerca scientifica siano rispettate e tutelate.
L'appello può essere sottoscritto qui.

Omicidio Van Gogh, arrestati 8 islamici


Dal Corriere della Sera:
Olanda: 8 arresti per l'omicidio del regista Van Gogh



AMSTERDAM - Sarebbero coinvolti nell'omicidio del regista Theo Van Gogh, ucciso l'altro ieri in Olanda. La polizia ha arrestato 8 presunti terroristi islamici.
Sorpresi? Io no.



mercoledì 3 novembre 2004

Kerry telefona a Bush e ammette la sconfitta


Direi che questo chiude la questione, salvo improbabili colpi di scena dell'ultimissima ora:
E alla fine John F.Kerry ha gettato la spugna. Dopo un'intera giornata vissuta sul filo di lana, il candidato democratico ha telefonato al presidente uscente George W. Bush per ammettere la sconfitta. Un'uscita attesa dai repubblicani e che dovrebbe, ma il condizionale d'obbligo, vuotare di senso la battaglia legale che si stava per ingaggiare sull'Ohio, lo stato che non ha ancora assegnato i suoi 20 Grandi Elettori. A spoglio ultimato infatti la situazione è la seguente: 254 grandi elettori assegnati al presidente in carica, contro 252 dello sfidante democratico John Kerry. Per vincere ne occorrono 270. Ma per assegnare ufficialmente i 20 punti decisivi occorre procedere prima alla conta dei voti provvisori, quelli non ancora scrutinati perché i cittadini che li hanno espressi non erano iscritti nelle liste elettorali per problemi amministrativi. La Casa Bianca, da parte sua, non ha dubbi: Bush ha vinto, il vantaggio di cui gode in Ohio è "statisticamente insormontabile".
E, come nota Zibordi citato da I Love America,
In parole ancora più semplici per una serie di ragioni storiche attualmente ti raccontano un mucchio di balle e te ne accorgi perché ogni volta che viene eletto un Reagan o un Bush nessuno lo capisce.



Esempio: sentivo alla radio e in TV un tono di dubbio e sospetto su questa elezione.



Bene. Era dal 1988 che un presidente non veniva eletto con la maggioranza assoluta dei voti, ad esempio Clinton è stato eletto con il 43% dei voti nel 1992 e con il 49% dei voti nel 1996 (e Bush ha vinto come tutti sanno con il 48% nel 2000).



In termini di delegati e di stati Carter nel 1976 ha vinto contro Ford per due soli stati di differenza nei quali aveva un vantaggio sui 10 mila voti e nessuno ha chiamato gli avvocati o avanzato dubbi (Kennedy molto peggio).



Oggi Bush vince con il 51,3% e lo stato in cui ci sono più "dubbi" è l'Ohio in cui ha 140 mila voti di vantaggio.



Paragonata alle elezioni presidenziali americane del passato è una vittoria netta, 51% dei voti, 4 milioni di voti di differenza su una affluenza record, lo stato più "contestato" in cui hai 140 mila voti di vantaggio.


Colpiscine uno per educarne cento


Theo van Gogh, 47 anni, diretto discendente del fratello del grande pittore Vincent Van Gogh, è stato ucciso in Olanda da un giovane marocchino.



Si tratta di un omicidio politico: Van Gogh aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv olandese aveva trasmesso il suo film "Sottomissione" sul Corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica.



Ora stava girando un lungometraggio sull'assassinio di Pim Fortuyn, il leader politico olandese ucciso da un estremista nel 2002: non lo finirà mai, i nazisti islamici hanno provveduto a tappargli la bocca una volta per tutte.



Certo quel buffone falso e arrogante di Michael Moore non corre di questi rischi: i suoi "documentari", in realtà dei volgari polpettoni propagandistici degni di un indymediano qualunque, sono premiati a Cannes, sono diffusi in Medio Oriente da organizzazioni di stragisti islamici come Hamas, vengono citati nientemeno che dal Grande Uomo in persona, Osama Bin Laden, e in Italia vengono trasmessi in TV e distribuiti in allegato ai soliti "giornali indipendenti" (ma indipendenti da che? dalla realtà dei fatti, verrebbe da rispondere).



Dal Corriere della Sera:
Un omicidio dai risvolti inqiuetanti. Il regista Theo van Gogh, 47 anni e nipote del grande pittore, un controverso regista ed editorialista olandese noto per aver girato un film sulla violenza contro le donne nella società islamica (Submission), è stato prima accoltellato e poi ucciso ad Amsterdam con un colpo di pistola.



Il sospetto assassino è stato arrestato da un poliziotto che era nelle vicinanze che lo ha disarmato dopo averlo colpito con la pistola ad una gamba.

Il procuratore Leo de Wit che si occupa del caso ha spiegato che il sospetto assassino che è stato arrestato, ha 26 anni ed è di origine marocchina, pur possedendo la doppia nazionalità marocchino-olandese.



CHI ERA LA VITTIMA - Van Gogh autore di 20 film alcuni dei quali presentati al Festival di Cannes, stava preparando un lungometraggio sulla morte di Pim Fortuyn il leader politico olandese di destra assassinato da un estremista nel maggio 2002. Il film si sarebbe dovuto intitolare "0605", la data dell'omicidio di Fortuyn.

Van Gogh aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv aveva trasmesso il suo film "Sottomissione" sul Corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica.



Aveva realizzato il film con l'olandese Ayaan Hirsi Ali, una rifugiata somala impegnata in politica che ha ottenuto la cittadinanza olandese dopo essere sfuggita ad un matrimonio combinato 12 anni fa. La donna è sotto la protezione della polizia dopo aver ricevuto minacce di morte a seguito della trasmissione del filmato sulla tv nazionale olandese.



LA REAZIONE DEL GOVERNO - Il primo ministro olandese, Jan Peter Balkenende, e il ministro della giustizia, Piet Hein Doner, e quello per gli affari interni, Johan Remkes, hanno anticipato la riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, prevista all'Aja. "È una situazione orribile che non possiamo accettare", è stata la reazione del governo olandese affidata al ministro della Giustizia. Il primo ministro olandese ha linvece anciato un appello per evitare che sul movente dell'omicidio di Van Gogh "si giunga a conclusioni affrettate". "Faccio appello a tutti affinchè non si traggano conclusioni affrettate" sui motivi dell'assassinio, ha detto in un comunicato stampa il premier olandese che definisce Van Gogh "un campione della libertà di espressione". "Sarebbe inaccettabile se la libertà di espressione fosse all'origine di questo brutale omicidio", ha sottolineato il primo ministro. Anche la regina Beatrice - in un comunicato della casa reale - ha commentato l'omicidio dicendosi "scioccata e stupefatta" da quanto avvenuto.