venerdì 30 maggio 2003

La Repubblica e il giornalismo anglosassone: pochi punti di contatto



Tutti i principali quotidiani cartacei stamane recavano in prima pagina almeno un titolo sul "lodo Maccanico" e sul nuovo scontro frontale fra governo e opposizione di sinistra.



Tutti tranne Repubblica, che parlava invece di "lodo Berlusconi": vediamo perchè.



La proposta Maccanico - elaborata, per l'appunto, da un esponente non di secondo piano dello schieramento ulivista - prevede il sostanziale congelamento (non la cancellazione) dei processi a carico delle prime cinque cariche dello Stato (quindi anche del Presidente del Consiglio) per tutta la durata del loro mandato.



Si tratta di una proposta formulata già da tempo, e tornata ora d'attualità.



Praticamente in tutti i principali Paesi europei esistono norme simili, tese a garantire le alte cariche istituzionali da indebite pressioni esterne; inoltre, in praticamente tutti i Paesi europei (tranne che da noi) sono previste forme più o meno ampie di immunità parlamentare - e se la cosa contraddice le tesi propagandistiche di Fassino e Rutelli sulla "feroce voglia di impunità" del centro-destra, pazienza.



Convertire in legge il lodo Maccanico avrebbe quindi il triplice effetto di:

  • raffreddare il clima da guerra civile politico-giudiziaria che inquina i rapporti fra governo e opposizione;
  • permettere al Presidente del Consiglio di affrontare il semestre di presidenza italiana della UE senza il timore di vedersi rifilare sul più bello (del tutto casualmente, si capisce...) un avviso di garanzia e/o una sentenza di condanna;
  • avvicinare, per dirla con le parole usate così spesso dai leader dell'Ulivo, l'Italia all'Europa (ehm, sì... vabbè...)


Tutte cose buone e giuste, tranne che per un piccolo particolare: il Presidente del Consiglio attualmente in carica risponde al nome di Silvio Berlusconi.



Con chiunque altro a capo del governo la sinistra non avrebbe avuto niente da ridire contro una proposta di semplice buonsenso come questa, avanzata per giunta da un suo stesso esponente; oggi però a capo del governo non c'è "chiunque altro", ma l'infame Berluska in persona, e quindi la proposta in questione diventa automaticamente subdola, disonesta e inaccettabile.



Talmente inaccettabile, in quanto facente il gioco del Nemico, che a Repubblica evidentemente hanno deciso che una proposta simile non poteva (più) portare il nome di un esponente del centro-sinistra: ecco quindi che il "lodo Maccanico" diventa "lodo Berlusconi", sì che tutti i republicones all'ascolto capiscano e si adeguino: "non è farina del nostro sacco, è una delle solite indegne trovate di quei gangster del Polo..."



Davvero niente male, come esempio di ristrutturazione creativa della realtà - peccato che il giornalismo sia un'altra cosa...



giovedì 29 maggio 2003

Luca Sofri



Stasera ho osservato con particolare attenzione Luca Sofri durante "Otto e mezzo", su La 7.



Perdibile.



Corriere della Sera



Nel corso della riunione dei soci RCS di questa sera Ferruccio De Bortoli ha confermato le sue dimissioni.



Al suo posto è stato designato direttore Stefano Folli.



Bene... Folli mi piace, mi riconosco spesso nei suoi editoriali.



martedì 27 maggio 2003

Il Grande Fratello continua a fare danni



Mai vista una simile figura di merda in televisione - e sì che parliamo della tv italiana...



Questa sera Claudia, la concorrente marchigiana del Grande Fratello 3, era ospite a "Passaparola" di Gerry Scotti, su Canale 5.



A un certo punto il gioco prevedeva dieci domande sulle capitali europee - in questo tipo di giochi, per passare alla domanda successiva senza rispondere e senza bruciare inutilmenrte il tempo a disposizione i concorrenti possono rispondere "passaparola".



Domanda: La città che ospita il Museo del Prado? (iniziale "M")

Risposta: passaparola...



D: La città col porto del Pireo? (iniziale "A")

R: passaparola...



D: Qualche anno fa Giuliano Ferrara ha condotto una trasmissione televisiva che si intitolava "Radio..."? (iniziale "L")

R: passaparola...



D: La capitale della Slovacchia? (iniziale "B")

R: passaparola...



D: Nel '68 vi fiorì la famosa "Primavera..." (iniziale "P")

R: passaparola...



D: La città che "val bene una messa"? (iniziale "P")

R: passaparola... (Aaarghhhh!!!!!)



... e così via, senza vergogna, per tutte e dieci le domande.



Risultato finale: domande poste 10, risposte date 0 (dicesi proprio zero, Maremma Cinghiala...)



Ora, secondo me una donna che non riesce neanche a rispondere a domande come queste non è una donna, è solo una femmina.



Dico io, ma come si fa? D'accordo, siamo tutti profondamente ignoranti in qualcosa - anzi in moltissime cose - ma come si fa a ignorare persino queste cose?



Mai sentito dire, magari come battuta, sull'autobus, che Parigi val bene una messa?

Mai letto, foss'anche su Gente Viaggi o - gli Dei mi perdonino - su Novella 3000 che il porto del Pireo si trova ad Atene e che il Prado sta a Madrid?

Neanche minimamente sfiorata dal sospetto che la misteriosa Radio L..., dove la L è l'iniziale di una capitale europea, possa essere Radio Londra? Anche qui, mai sentito parlare, magari dai genitori o dai nonni, dell'altra Radio Londra, quella che si ascoltava durante il Ventennio? Era davvero così difficile tentare un collegamento, o semplicemente tirare a indovinare?



Come ulteriore aggravante, questa somara dalle grandi tette ha meno di 30 anni - insomma, è nel pieno rigoglio (si fa per dire) delle sue capacità intellettive: se tanto mi dà tanto, non oso pensare cosa diventerà quando l'età avrà cominciato a erodere in maniera significativa la sua riserva di neuroni, notoriamente non rimpiazzabili.



Insomma, ogni giorno emergono nuove conferme del fatto che quest'anno il Grande Fratello ha superato se stesso quanto a bassa qualità dei concorrenti: qui poi siamo veramente alla frutta, ai casi umani in tv...



Lucciole per lanterne



Ovvero: come scambiare un banale peto elettorale per il Vento Del Cambiamento.



Premetto che non sono un elettore del centro-destra: negli ultimi anni, quando non sono rimasto a casa, ho sempre votato per i miei vecchi compagni radicali (in epoche ormai lontane sono anche stato un iscritto - e militante - del PR della Lombardia).



Non ho nessuna simpatia per Berlusconi, che non considero nè un "vero" uomo politico nè tantomeno uno statista, ma semplicemente un abile politicante dotato in egual misura della giusta dose di populismo e della giusta quantità di risorse economiche - sfortunatamente una combinazione apparentemente irresistibile, per gli italiani.



Se non sono - nè intendo diventare, se le cose restano così - un elettore di questo centro-sinistra è perchè lo considero una Armata Brancaleone senza una leadership degna di questo nome, senza uno straccio di progetto politico (al massimo riescono ad accrocchiare delle patetiche wish-list totalmente slegate dalla realtà e frutto del compromesso fra le decine di anime della coalizione), e sostanzialmente fatto ostaggio dall'ala massimalista e ultra-conservatrice dei vari Salvi, Cofferati, Moretti e compagnia cantante - e quindi perlomeno altrettanto inadeguato rispetto agli interessi e alle necessità del Paese.



Detto questo, non posso non restare stupito di fronte ai commenti che stanno accompagnando l'esito del primo turno delle amministrative.



A sentire i vari Fassino e Rutelli e i loro epigoni, pare che le truppe poliste siano state sbaragliate su tutta la linea, travolte appunto dal Vento Del Cambiamento (le maiuscole erano chiaramente avvertibili nelle interviste).



Veramente non mi risulta: a giudicare dalle percentuali in campo, direi anzi che è praticamente certo che, in sede di ballottaggio, il centro-destra riuscirà a vincere la maggior parte delle sfide ancora aperte e a portarsi a casa, come vaticinavano ieri sera alcuni esponenti della CdL, almeno 7 provincie su 12 (fino al 25 Maggio la CdL ne amministrava solo 6 su 12, cioè una di meno).



Significativo inoltre il fatto che in Gran Bretagna e Spagna, altri Paesi che come l'Italia si sono schierati a favore della guerra in Irak, i partiti di governo abbiano subito delle sconfitte più o meno nette in consultazioni elettorali analoghe (in Spagna addirittura negli stessi giorni): in Italia questo sostanzialmente non è successo, e la coalizione di governo ha buon gioco a parlare di sostanziale tenuta, se non addirittura di avanzamento.



A questo va aggiunto che a Roma, il fiore all'occhiello di queste elezioni per il centro-sinistra, per dirla con Brontolo un ex fascista è stato sconfitto da un ex democristiano appoggiato da un caravanserraglio composto da almeno 8-10 differenti partiti e partitini: non proprio un trionfo del correntone o dei cofferatiani, insomma - casomai la dimostrazione del fatto che per vincere bisogna spostarsi al centro, e non verso le "estreme".



Certo, Roma è una provincia "importante", ma a parte questa unica vittoria veramente netta resta il fatto che il centrodestra, che prima pareggiava 6 a 6, si appresta a vincere per 7 a 5 - insomma, come diceva Totò, l'operazione è riuscita, ma il paziente è morto: sarebbe questo il "significativo cambio di rotta"? Davvero qualcuno a sinistra vuole stappare lo champagne per un risultato come questo?



lunedì 26 maggio 2003

Persone in grado di cambiare il modo



Il Garante per la privacy aveva visto giusto: in almeno due occasioni degli elettori, traditi dal lampo del flash, sono stati sorpresi a immortalare la propria scheda elettorale mediante l'uso di apparecchiature fotografiche.



Probabilmente quelli che hanno usato dei cellulari dotati di fotocamera integrata sono stati molti di più: questi apparecchi sono infatti privi di flash, e quindi molto più discreti e difficili da rilevare.



Un tempo, nelle zone di mafia o di camorra per controllare che gli elettori votassero "bene" si usava il sistema delle preferenze multiple: a una determinata combinazione numerica, basata sui numeri di lista dei candidati, corrispondeva un elettore o più spesso un intero nucleo familiare.



Il referendum sulla preferenza unica aveva in parte reso più difficile la verifica del rispetto delle promesse di voto, ma ora i cellulari di terza generazione (e/o di "seconda generazione e mezzo") e le minicamere digitali stanno riproponendo pesantemente il problema, soprattutto nelle regioni del Sud.



Come recitava quel vecchio slogan pubblicitario? Persone in grado di cambiare il mondo?



Bene, evidentemente certa gente si accontenta, più modestamente, di cambiare il modo - l'importante è che la sostanza resti sempre la stessa.



Gnik, gniik, gniiiik... (aggiornamento)



Niente rottura del menisco - Whopee!!!



Oggi ho ritirato il referto in ospedale e la TAC ha evidenziato i postumi di un brutto stiramento del legamento crociato anteriore (che comunque ha retto, per fortuna) e solo delle tracce di una probabile "incrinatura" del corno posteriore del menisco interno, ancora quasi impercettibile e probabilmente preesistente al trauma subito il mese scorso.



Bene... questo significa che - se faccio tanto di resistere alla tentazione di intraprendere la carriera dello stunt-man o di mettermi a praticare sci acrobatico e se continuo a perdere peso - dovrei essere a posto ancora per parecchio tempo, e senza pericolo di operazioni al ginocchio.



Negli ultimi due anni ho perso chili a sufficienza per non essere scambiato per il peraltro simpaticissimo Giulianone Ferrara; il mio obiettivo ora è quello di superare - in discesa - il mio conterraneo (nel senso che siamo entrambi lombardi) Virginio Scotti, detto Gerry - escludo invece di poter diventare in futuro un sosia di Fassino: vista la struttura ossea e muscolare, sarebbe come se Schwarzenegger tentasse di diventare Don Lurio.



Per finire, ringrazio ancora tutti quelli che mi hanno espresso solidarietà nei commenti o via e-mail - l'ho apprezzato molto.



domenica 25 maggio 2003

Siamo tutti canne al vento



Venerdì Sonechka è stata aggredita da uno sconosciuto che, senza motivo alcuno, le ha sferrato un pugno in faccia e poi se ne è andato tranquillo per la sua strada, come se niente fosse.



Ha ragione Sonechka, siamo tutti canne al vento.



Siamo animali sociali: inseriti in un contesto ci sentiamo forti e sicuri di noi stessi, presi individualmente siamo vulnerabili, e non solo fisicamente.



Quando succede qualcosa di imprevisto - una aggressione, un incidente, una malattia improvvisa: tutte cose che ci si aspetta sempre che succedano agli "altri", non a noi che siamo eterni - riemerge di colpo la consapevolezza che ognuno di noi nasce solo, vive solo e muore solo - e la cosa ovviamente non ci entusiasma.



La nostra reazione inconscia a questa consapevolezza governa buona parte degli atti della nostra vita - anche il tipo che ha colpito Sonechka, probabilmente, stava dando una sua risposta personale a tutto questo.



Stiamo tutti giocando una partita in cui non possiamo vincere, non possiamo pareggiare e non possiamo neanche abbandonare: credo che quello che fa la differenza sia appunto il nostro modo di affrontare la cosa e di conviverci.



giovedì 22 maggio 2003

Negli USA presentato il No-Contact Jacket, un giubbino anti-stupro da 80.000 volts



L'idea in teoria è quella di rendere "intoccabili" (nel vero senso della parola) le donne - in America, secondo il Bureau of Justice, almeno tre donne su quattro subiranno una aggressione sessuale nell'arco della loro vita - ma, al di là della reale utilità pratica di una simile arma impropria (utilissima, fra l'altro, per condurre vere e proprie aggressioni: non esistono armi solamente difensive), mi chiedo che razza di società è una società dove il corpo delle donne deve essere protetto e isolato dai "nemici" maschi da un reticolato elettrico portatile (stile campo di concentramento) e dove, tanto per dirne un'altra, nei parcheggi vengono riservati alle donne dei posti-auto "sicuri" illuminati da riflettori degni dello stadio Meazza e costantemente monitorati da telecamere.



È una società civile, questa? Se sì, in base a quali parametri viene definita tale?

È un bel modo di vivere, questo? Se sì, da quali oscure patologie bisogna essere afflitti per considerarlo tale?



martedì 20 maggio 2003

Finalmente qualcuno ci ha pensato



Morris Goodman, della Wayne State University School of Medicine, suggerisce di includere nel genere "Homo" anche gli scimpanzè comuni e i bonobo, con cui condividiamo il 99,4 percento del DNA.



All'Homo Sapiens, l'unica specie umana attualmente riconosciuta come tale, si affiancherebbero quindi lo scimpanzè - Homo (Pan) troglodytes - e il bonobo - Homo (Pan) paniscus.



Questo potrebbe cambiare molte cose, sia per gli umani che soprattutto per i nostri cugini ritrovati: se gli scimpanzè entrassero di diritto a far parte del nostro stesso genere, come si potrebbe continuare a sostenere la liceità del loro utilizzo nei laboratori di ricerca - dove vengono sottoposti a pratiche agghiaccianti, non ultima la vivisezione?



Già adesso molti, me compreso, giudicano queste pratiche l'equivalente degli esperimenti dei medici nazisti sugli esseri umani durante il secondo conflitto mondiale: una conferma "ufficiale e definitiva" della strettissima parentela fra noi e i nostri cugini primati probabilmente favorirebbe una salutare presa di coscienza in molte altre persone.



Articolo su Yahoo! News: Chimps may have closer links to Humans.



lunedì 19 maggio 2003

Quarantenni per caso e automobili con le pinne



Non c'è niente da fare, ancora proprio non riesco a capacitarmi di essere entrato negli "anta" - tutti quei discorsi poi sulla saggezza che si dovrebbe acquisire col passare degli anni sono, appunto, discorsi, parole in libertà: in realtà non si diventa più saggi ma semplicemente più smaliziati grazie alle esperienze accumulate, per il resto non vedo molta differenza - e comunque la vera saggezza non ha limiti "minimi" di età, conosco dei ventenni molto più saggi di me.



Ripensandoci, una cosa che effettivamente cambia col passare degli anni è la percezione del tempo. Con l'età il tempo si restringe: se a cinque anni un intervallo di dodici mesi mi sembrava una eternità adesso mi sembra poco più lungo di un paio di week-end messi in fila.



Ricordo le fantasticherie che facevo a quell'età sul mitico, lontano, anzi remoto, Duemila: avremmo viaggiato tutti fra le stelle, le auto volanti sarebbero state la norma, complete ovviamente di retrorazzi e pinne direzionali in stile Cadillac anni '50, e i robot (rigorosamente antropomorfici) ci avrebbero servito fedelmente, oppure no, forse si sarebbero ribellati ai loro creatori...



Cedo che derivi da quelle fantasie il mio successivo interesse per la fantascienza - quando ho scoperto la Trilogia Galattica di Asimov, poi, l'interesse si è tramutato in passione.



Chissà come immaginano il futuro le giovanissime generazioni di oggi? Riescono a immaginarselo come facevamo noi bambini dell'era pre-Rete (Internet esiste solo da una trentina d'anni) o fanno prima a calarsi una pasta o leccarsi un francobollo? :-(



Me lo domando perchè ho notato una cosa strana: più la scienza e la tecnologia aprono nuove e - a volte - fantastiche prospettive e più la gente sembra incapace di vedere e di vedersi al di là del breve periodo - come se qualcosa nella nostra società ci impedisse di vedere al di là del nostro naso, del qui e ora.



Si vive sempre di più alla giornata, in un certo senso, come se fra noi e il futuro ci fosse una barriera invisibile ma solida, come se viaggiare nel futuro, sia pure con la fantasia, fosse diventato faticoso - eccessivamente, strutturalmente faticoso.



Forse è stato così anche in passato, non lo so. Prendiamo Verne, uno dei più grandi scrittori di fantascienza di tutti i tempi: ha fatto molte previsioni azzeccate - i viaggi sulla Luna, i sottomarini... addirittura in un suo romanzo prevedeva che un giorno i motori avrebbero funzionato ad acqua - e noi ora siamo quasi in procinto di vedere circolare sulle strade le prime auto di serie alimentate a idrogeno - ma ha affiancato a queste previsioni azzeccate un numero pari o superiore di profezie andate a vuoto.



Ora, dopo l'avvento delle tecnologie digitali, siamo più o meno nella stessa condizione degli abitanti della Terra agli albori della rivoluzione industriale: ci rendiamo vagamente conto che un processo di enormi dimensioni e di portata storica si è avviato, ma non sappiamo affatto "come andrà a finire", anche perchè le nuove tecnologie spesso cambiano destinazione d'uso in corso d'opera, per così dire: i cinesi all'inizio usarono gli esplosivi per realizzare i fuochi artificiali, e solo in un secondo tempo vennero sfiorati dal sospetto che forse quella "roba" poteva avere delle applicazioni anche in campo militare; Internet era nata come rete militare, ed è ora diventata tutt'altra cosa; all'inizio si pensava che i principali, se non gli unici, clienti di una rete di telefonia mobile sarebbero stati imprenditori e manager, e si ipotizzava quindi un mercato caratterizzato da piccoli numeri - ora sappiamo che i principali fruitori della tecnologia mobile sono i teen-agers, e solo in Italia i possessori di apparecchi telefonici cellulari sono almeno trenta milioni...



sabato 17 maggio 2003

Rieduchescional Cennell



Fra super-trash come "Ciao Darwin" e film boombastic adatti a un pubblico di californiani quattordicenni come "Armageddon" gli ingredienti per una serata televisiva veramente indimenticabile ieri c'erano proprio tutti - a voler essere fiscali forse mancava giusto una Carràmbata, ma nella vita non si può avere tutto.



Certo è impressionante vedere che fine fanno i soldi che versiamo alla RAI (con il canone e la pubblicità) e a Mediaset (con la pubblicità, anche qui come in RAI pagata da noi, cash, ogni volta che acquistiamo i prodotti reclamizzati): su sei-reti-sei, neanche un solo canale tv inquinato da film d'autore, inchieste giornalistiche "vere", trasmissioni culturali; quoziente intellettivo necessario per la fruizione dei programmi trasmessi pari al prefisso telefonico di Bergamo; quel po' di qualità rimasta confinata ormai in alcuni garbati spot pubblicitari...



Mi dicono che è più o meno così anche in altri Paesi (e in parte l'ho verificato di persona) ma tutto sommato non mi pare un granché, come motivo di consolazione.



Sarò incontentabile, ma il fatto che anche altrove le persone siano costrette a subire dei palinsesti che sembrano creati su misura per degli scimpanzè subnormali in piena crisi etilica non riesce minimamente a sollevarmi il morale.



venerdì 16 maggio 2003

Quasi quasi getto la spugna



Secondo quanto riportato da Punto Informatico Mauro Masi, commissario straordinario della già straordinaria SIAE, responsabile del Dipartimento Editoria di Palazzo Chigi nonché co-autore della famigerata legge sull'editoria del 2001, vorrebbe ora imporre un direttore responsabile (sic) per ogni sito Web.



Se ripenso a tutte le speranze (le illusioni?) che avevano salutato una decina d'anni fa la nascita dell'Internet "per tutti", il World Wide Web, con le sue promesse di una comunicazione orizzontale, libera, universale, a bassa soglia d'ingresso, e guardo ora quello che minaccia di diventare la Rete in Italia (un merdaio simil-televisivo ad alta soglia di rimbambimento) mi cascano veramente le braccia: ancora una volta noi italiani dimostriamo di essere dei Re Mida a rovescio - tutto quello che tocchiamo fatalmente si trasforma non in oro ma in tutt'altra sostanza, decisamente meno preziosa.



È in occasioni come questa che sento più forte il desiderio di fare come la buon'anima di Rimbaud: fuggire via senza lasciare indirizzo, e tanti auguri a chi resta - tanto, l'Italia non diventerà mai un Paese normale: di questo ormai sono più che certo.



giovedì 15 maggio 2003

No place like home



Dopo quasi cinque mesi giocati in trasferta ieri sono tornato a Mestre, la mia casa lontano da casa (anche se mi sono trasferito in Veneto da quasi dieci anni, continuo infatti a considerare "casa" solo la mia Milano).



È stato bello rivedere i colleghi - e soprattutto le colleghe. Le ragazze, sempre attente a queste cose, hanno subito notato che sono dimagrito - e molto.



In effetti la mia famosa dieta taoista - nel senso che si basa sul principio prettamente taoista del wei wu-wei, il non-agire (o meglio, l'agire senza intenzione cosciente) - continua a dare i suoi frutti: negli ultimi due mesi ho perso altri quattro chili, e complessivamente sono arrivato a quota meno ventidue, senza fare sacrifici e senza prestare particolare attenzione a quello che mangio.



A parte questo, il clima in ufficio era il solito: le cose vanno più o meno come in tutti gli uffici, con i soliti problemi piccoli e grandi da risolvere.



Anche l'attenzione ai particolari è rimasta al solito livello, purtroppo: neanche mezz'ora dopo essere rientrato ho buttato l'occhio su dei manifesti pubblicitari pronti per l'affissione e ho notato che, come da legge di Murphy, l'URL del sito aziendale conteneva una lettera di troppo - non il massimo, in termini di ritorno d'immagine.



Ricostruendo il percorso dei manifesti abbiamo constatato che l'errore era nostro, non del tipografo, alla faccia dei manuali qualità e delle ISO 9000 - meno male comunque che ce ne siamo accorti in tempo.



Quella di scovare le incongruenze e i refusi tipografici è una mia specialità: nove volte su dieci, quando mi capita di leggere la bozza di un manifesto o di una brochure, riesco a individuare le magagne già al primo colpo d'occhio - evidentemente battagliare quotidianamente col codice sorgente costituisce un buon allenamento.



Purtroppo resterò a Mestre solo per pochi giorni, giusto il tempo di proporre ai miei partner il progetto di un corso di formazione, poi tornerò nuovamente in Abruzzo - niente contro l'Abruzzo, splendida terra, ma avrei preferito passare un po' più di tempo fra i miei amici.



lunedì 12 maggio 2003

A proposito di nani



Nuovo cambiamento nella sezione dei links: ParigiCannes cede il posto a Brontolo.



Molti, me compreso, si chiedono chi è: il suo stile mi fa venire in mente Daniele Luttazzi, ma secondo me Brontolo ha qualche anno in più - almeno a giudicare dai riferimenti generazionali contenuti in alcune sue battute.



Per il momento è un rullo compressore, non perde un colpo - vedremo quando avrà finito le scorte di colombiana...



A proposito di nani: qualche anno fa, per rendere più interessante (o meno noioso) lo studio di Excel, ricordo di avere usato in aula proprio i sette nani di Biancaneve, più alcuni loro nuovi colleghi.



Al momento di spiegare gli elenchi automatici di regola saltava fuori che i corsisti non sapevano cosa scrivere, a parte le solite liste a base di marchi automobilistici o di squadre di calcio - il trionfo della fantasia al potere, insomma.



Una volta, tanto per variare il menu, mi sono messo a dettare i nomi dei sette nani e poi, per creare un elenco più corposo, ho aggiunto ai classici Brontolo, Pisolo, e Mammolo tutta una serie di nani mai presi in considerazione dalla Disney: Gondolo (el nano venexiàn), Vongolo (il nano ciosoto) e alcuni nani a luci rosse, fra cui Prendilo, Dammelo e Capezzolo.



Strano ma vero, la cosa ha funzionato (per la serie: imparare divertendosi - con poco).





domenica 11 maggio 2003

Berluschini miei, liberali immaginari...



Oggi, nel corso di una manifestazione elettorale, il "liberale" (sic) Berlusconi ha arringato i delegati di Forza Italia presenti affermando fra l'altro che, cito, oggi in Italia difendere la libertà significa impedire a chi è stato ed è comunista di salire al governo, di prendere il potere.



I berluschini e le berluschine presenti, manco a dirlo, si sono spellati le mani a forza di applaudire - e questo dà la misura del reale tasso di liberalismo della bassa truppa forzaitaliota.



In uno Stato di democrazia liberale difendere la libertà significa, fra l'altro, difendere il diritto costituzionale di chiunque a partecipare alle competizioni elettorali e, in caso di vittoria, a governare: questo è proprio l'ABC, è il paragrafo uno del capitolo uno del manuale, non si può non conoscerlo.



Vero che parte della sinistra pare intenzionata a continuare a negare proprio questo diritto a Berlusconi e al suo governo (vedi l'uso francamente vergognoso e imbecille di "Bella ciao" e le cazzate a nastro sul presunto, incombente regime) ma questa non è comunque una ragione.



Curiosi effetti collaterali



La mia zampa sinistra va meglio - riesco persino ad affrontare le scale con una certa disinvoltura, nel mio piccolo - tanto che non riesco ancora a credere che possa trattarsi veramente del menisco: staremo a vedere.



Anche la mia andatura "in pianura", che nel post precedente avevo descritto come Robocop-compatibile, ha risentito del miglioramento, ma questo ha avuto un imprevisto effetto collaterale sulla percezione che gli estranei hanno di me.



Adesso cammino quasi normalmente, ma con una sorta di circospezione mista a un qualcosa che rende la mia andatura non più meccanica ma lenta, meditata, vagamente felina - e in un certo senso minacciosa.



Se a questo aggiungiamo che la mia stazza non è esattamente quella di un micino neonato e che quando cammino riemergono sul mio viso le tracce dell'incazzatura da tirannosauro provocatami dalla mia nuova, inedita condizione di acciaccato (finora la cosa più grave di cui ho mai sofferto è stata l'influenza) il risultato è un mix vagamente inquietante: sembro un incrocio fra un giocatore di football americano di religione Zen e una tigre dai denti a sciabola - qualcosa che decisamente non mi piacerebbe incontrare alle due di notte sotto il portone di casa.



Ho già notato alcuni passanti osservarmi un buon secondo di troppo, prima di proseguire per la loro strada, e almeno in un paio di occasioni la mia presenza all'interno di un negozio ha provocato un repentino cambiamento del livello di elettricità nell'aria.



In particolare, ieri ero entrato in una tabaccheria per comprare dei francobolli, e a giudicare dall'espressione apparsa per un attimo nei loro occhi i due anziani coniugi dietro il banco devono avere pensato qualcosa del tipo "ecco qua, sta succedendo, alla fine è arrivato: il classico tipo perbene, in giacca e cravatta, che una volta verificato che nel negozio non ci sono testimoni tira fuori l'artiglieria e ti apre un buco del culo supplementare prima di svuotare la cassa...".



In realtà più che un incrocio fra un quarterback buddista e una tigre io sono, più modestamente, un incrocio fra un informatico taoista e un Cane (nel senso del segno zodiacale cinese), una combinazione decisamente più innocua - e quanto alla mia stazza, ho deciso che è arrivato il momento di metterci mano, non foss'altro per evitare una prematura dipartita anche dell'altro menisco.



giovedì 8 maggio 2003

Gnik, gniik, gniiiik...



Allora, è "quasi" ufficiale: probabilmente mi sono sfasciato un menisco.



Negli ultimi dieci giorni ho sentito diagnosi tranquillizzanti (nonchè frettolose) da parte dei dottori della guardia medica e del pronto soccorso locali ("tutto bene, è un semplice stiramento"), visto che però il problema al ginocchio sinistro persisteva mi sono deciso a contattare un dottore "vero" che mi ha fatto una visita "vera" e che ha dato per molto probabile una lesione al menisco e mi ha consigliato innanzitutto una TAC.



Il 21 mi sottoporrò quindi a scansione (non è stato possibile prenotare una data più vicina) e poi vedremo il da farsi - pare infatti che non sempre risulti necessario o urgente operarsi (una mia amica tira avanti senza operazione da ormai due anni), a volte anzi è consigliabile lasciare, almeno temporaneamente, le cose come stanno.



Sarebbe la soluzione migliore: con tutto quello che ho da fare nelle prossime settimane la prospettiva di perdere almeno quindici giorni fra ospedale e successiva convalescenza con le stampelle non mi entusiasma per niente, anzi per dirla tutta mi fa incazzare come un dinosauro.



Intanto, in questi giorni ho sviluppato una caratteristica camminata a metà strada fra Robocop e Quasimodo, il Gobbo di Notre Dame - il mio nuovo modo di affrontare le scale, invece, fa pensare agli ultimi modelli di robot umanoidi giapponesi: quasi quasi, per portarmi avanti, mi faccio spedire il catalogo dei pezzi di ricambio della Sony...