lunedì 19 maggio 2003

Quarantenni per caso e automobili con le pinne



Non c'è niente da fare, ancora proprio non riesco a capacitarmi di essere entrato negli "anta" - tutti quei discorsi poi sulla saggezza che si dovrebbe acquisire col passare degli anni sono, appunto, discorsi, parole in libertà: in realtà non si diventa più saggi ma semplicemente più smaliziati grazie alle esperienze accumulate, per il resto non vedo molta differenza - e comunque la vera saggezza non ha limiti "minimi" di età, conosco dei ventenni molto più saggi di me.



Ripensandoci, una cosa che effettivamente cambia col passare degli anni è la percezione del tempo. Con l'età il tempo si restringe: se a cinque anni un intervallo di dodici mesi mi sembrava una eternità adesso mi sembra poco più lungo di un paio di week-end messi in fila.



Ricordo le fantasticherie che facevo a quell'età sul mitico, lontano, anzi remoto, Duemila: avremmo viaggiato tutti fra le stelle, le auto volanti sarebbero state la norma, complete ovviamente di retrorazzi e pinne direzionali in stile Cadillac anni '50, e i robot (rigorosamente antropomorfici) ci avrebbero servito fedelmente, oppure no, forse si sarebbero ribellati ai loro creatori...



Cedo che derivi da quelle fantasie il mio successivo interesse per la fantascienza - quando ho scoperto la Trilogia Galattica di Asimov, poi, l'interesse si è tramutato in passione.



Chissà come immaginano il futuro le giovanissime generazioni di oggi? Riescono a immaginarselo come facevamo noi bambini dell'era pre-Rete (Internet esiste solo da una trentina d'anni) o fanno prima a calarsi una pasta o leccarsi un francobollo? :-(



Me lo domando perchè ho notato una cosa strana: più la scienza e la tecnologia aprono nuove e - a volte - fantastiche prospettive e più la gente sembra incapace di vedere e di vedersi al di là del breve periodo - come se qualcosa nella nostra società ci impedisse di vedere al di là del nostro naso, del qui e ora.



Si vive sempre di più alla giornata, in un certo senso, come se fra noi e il futuro ci fosse una barriera invisibile ma solida, come se viaggiare nel futuro, sia pure con la fantasia, fosse diventato faticoso - eccessivamente, strutturalmente faticoso.



Forse è stato così anche in passato, non lo so. Prendiamo Verne, uno dei più grandi scrittori di fantascienza di tutti i tempi: ha fatto molte previsioni azzeccate - i viaggi sulla Luna, i sottomarini... addirittura in un suo romanzo prevedeva che un giorno i motori avrebbero funzionato ad acqua - e noi ora siamo quasi in procinto di vedere circolare sulle strade le prime auto di serie alimentate a idrogeno - ma ha affiancato a queste previsioni azzeccate un numero pari o superiore di profezie andate a vuoto.



Ora, dopo l'avvento delle tecnologie digitali, siamo più o meno nella stessa condizione degli abitanti della Terra agli albori della rivoluzione industriale: ci rendiamo vagamente conto che un processo di enormi dimensioni e di portata storica si è avviato, ma non sappiamo affatto "come andrà a finire", anche perchè le nuove tecnologie spesso cambiano destinazione d'uso in corso d'opera, per così dire: i cinesi all'inizio usarono gli esplosivi per realizzare i fuochi artificiali, e solo in un secondo tempo vennero sfiorati dal sospetto che forse quella "roba" poteva avere delle applicazioni anche in campo militare; Internet era nata come rete militare, ed è ora diventata tutt'altra cosa; all'inizio si pensava che i principali, se non gli unici, clienti di una rete di telefonia mobile sarebbero stati imprenditori e manager, e si ipotizzava quindi un mercato caratterizzato da piccoli numeri - ora sappiamo che i principali fruitori della tecnologia mobile sono i teen-agers, e solo in Italia i possessori di apparecchi telefonici cellulari sono almeno trenta milioni...



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.