martedì 31 agosto 2004

Doppio attentato in Israele


Due terroristi si sono fatti saltare in aria su due autobus nella città di Beersheva (Be'er Sheva), causando almeno 12 morti e una novantina di feriti, secondo le prime testimonianze.



Secondo le forze di sicurezza israeliane, con tutta probabilità i due terroristi suicidi, che avrebbero fatto capo al gruppo Hamas, si sono infiltrati in territorio israeliano passando dall'area a sud di Hebron, dove la barriera difensiva (non è un muro: è una barriera, esattamente come quella che l'Unione Europea di Prodi ha progettato, e che sta per essere realizzata) non è ancora stata costruita.



Uccisi come cani


Anzi, peggio dei cani. Nelle stesse ore in cui praticamente tutto il mondo arabo, amici e complici dei terroristi compresi, partecipa alla ipocrita sceneggiata degli appelli per la liberazione dei due ostaggi "buoni" (i giornalisti francesi, naturalmente: gli altri, Enzo Baldoni compreso, evidentemente erano invece "cattivi" e quindi meritevoli di morte), dodici uomini vengono bestialmente massacrati senza che nessuno faccia niente per loro:
BAGDAD (IRAQ) - Ancora morti tra i rapiti in Iraq. Dodici ostaggi nepalesi catturati dall'Esercito islamico di Ansar Al-Sunna sono infatti stati decapitati. Lo riferisce un comunicato diffuso da un sito internet islamico.

IL RAPIMENTO - I dodici, tutte guardie private che lavoravano alla ricostruzione dell'Iraq, erano stati rapiti lo scorso 19 agosto. Il Nepal non partecipa alla coalizione militare che sta attualmente operando in Iraq.



"Abbiamo compiuto il giudizio di Dio contro 12 nepalesi che sono venuti dal loro Paese per combattere i musulmani e per servire gli ebrei e i cristiani ... credendo in Budda come loro Dio", recita il comunicato pubblicato sul sito dal comitato militare dell'esercito di Ansar al-Sunna.

Il sito del gruppo estremista islamico Ansar al-Sunna mostra poi una sequenza di foto con lo sgozzamento di un uomo, e molte altre immagini di undici corpi crivellati di colpi di arma da fuoco.

Alcune delle foto mostrano in sequenza e senza pietà la decapitazione di un uomo. Altre mostrano, a gruppi, corpi distesi a terra, con le camicie crivellate di colpi di arma da fuoco, insanguinate.

(fonte: Corriere della Sera)
Certo, questi erano guardie private, erano "mercenari" come il nostro Quattrocchi e gli altri tre bodyguard rapiti dai nazisti islamici: per loro, quindi, nessuna mobilitazione delle comunità arabe e musulmane, nessuna presa di posizione di Al Jazeera, nessun commento da parte dei pacifinti.



Pare che Occhetto non scherzasse, dunque, ma stesse interpretando un sentimento reale, ampiamente diffuso in certi ambienti: esistono effettivamente due umanità, una inferiore e una superiore moralmente e antropologicamente; gli umani moralmente superiori si preoccupano solo dei propri simili o presunti tali: la vita degli altri, degli untermensch, degli esclusi dalla nuova umanità, per loro non ha nessun valore. Sieg Heil.



Aggiornamento 20:15: I 12 nepalesi macellati dai terroristi islamisti non erano, come indicato dal Corriere della Sera, delle guardie private: erano lavoratori comuni, cuochi, addetti alle pulizie, operai, andati in Irak per guadagnare in media $550 al mese - poco meno di 450€, al cambio attuale.



Quanto alle motivazioni dei loro carnefici, illuminante il comunicato di rivendicazione pubblicato sul sito di questi nazisti islamici:
"...certamente la vendetta e lo sgozzamento dei nemici di Dio è la lingua della Jihad che il buon Dio ci ha imposto, è attraverso la Jihad che la nazione vive.....



(...)



...e per questa ragione e per danneggiare i nemici di Dio e grazie a lui noi abbiamo applicato il giudizio di Dio contro 12 nepalesi venuti dal loro paese e grazie al loro dio Buddha per lottare contro i musulmani e servire gli ebrei e i cristiani, figli di scimmie e di maiali...".
Direi che ogni commento è superfluo.



I 'fratelli che sbagliano' e il modello algerino


Interessante editoriale su Il Riformista:
La richiesta di ritirare la legge sul velo avanzata dai sequestratori alla Francia di Chirac, alla Francia del veto alla guerra in Iraq, alla Francia capofila dell’Asse del Bene e degli unwilling, pone sul tappeto alcune questioni non banali. Quelle ovvie sono già state affrontate a proposito del sequestro e dell’omicidio di Enzo Baldoni: che nessuno in Occidente potesse considerarsi al riparo dalla sfida fondamentalista, lanciata per l’appunto contro l’intero Occidente e tutto ciò che rappresenta, lo sapevamo e lo scrivevamo in tanti già da parecchio tempo (per la verità non così in tanti, fino a ieri, soprattutto a sinistra, NdR). Non banali sono invece le caratteristiche specifiche del sequestro dei due giornalisti francesi, che lo differenziano nettamente dal precedente.

La principale questione che si pone riguarda le comunità musulmane che vivono (e crescono) in Europa. Abbiamo più volte elogiato il modello Sarkozy e abbiamo molto apprezzato la decisione del ministro Pisanu di seguirlo sulla strada dell’integrazione e del dialogo all’interno di regole, diritti e doveri certi. Sulla strada cioè di quel Consiglio del culto musulmano che in Francia però ha presentato immediatamente un problema molto serio. Potremmo chiamarlo il "problema algerino": che fare se alle elezioni democraticamente istituite regolarmente svolte, vincono i fondamentalisti? Dopo il ricatto dei sequestratori, in Francia il (minoritario) Consiglio dei democratici musulmani ha spezzato la cortina retorica delle corali dichiarazioni di indignata riprovazione, a cominciare da quelle di una giovane musulmana che si offriva di sostituirsi agli ostaggi. Quella ragazza fa parte della Uoif, l’organizzazione maggioritaria nel Consiglio del culto, ha denunciato il fondatore dei democratici musulmani Abderrahmane Dahmane, secondo il quale "i fondamentalisti dell’Uoif" sono corresponsabili del sequestro. L’Uoif che ha organizzato la manifestazione di protesta del 4 settembre che si terrà a Parigi, Londra e in diverse città mediorientali, sarebbe in realtà ampiamente egemonizzata - se non direttamente guidata - dai Fratelli musulmani (una delle principali organizzazioni islamiste, sospettata di diversi attentati).

La coincidenza tra la campagna delle componenti oltranziste - e maggioritarie - della comunità musulmana francese e i proclami contro la legge sul velo lanciati diversi mesi fa da Zawahiri, il "vice" di Bin Laden, rappresentano dunque un segnale assai preoccupante. Una coincidenza che può essere letta sia come il tentativo di al Qaeda di "mettere il cappello" sulle proteste delle comunità musulmane in Europa (anche a fini di proselitismo), sia come il segnale di una progressiva e in parte già avvenuta "qaedizzazione" tanto della cosiddetta resistenza irachena, quanto delle stesse comunità di immigrati.

Inutile nascondersi che a denunciare apertamente le troppe connivenze con i fondamentalisti è ancora solo una minoranza della comunità musulmana in Europa, mentre la maggioranza si attesta - quando va bene - sulla vecchia e ben conosciuta linea dei "fratelli che sbagliano". Ma proprio per chi quella linea l’ha conosciuta bene e ha visto a quali esiti può condurre, si pone più stringente il problema di una risposta razionale ed efficace. L’inevitabile conseguenza che ne deriva è l’impossibilità di protrarre l’ambiguità dell’approccio dialogante à la Sarkozy, senza affrontare di petto il "problema algerino".


lunedì 30 agosto 2004

Forse gli iracheni sono masochisti


Non si spiegherebbe altrimenti questa notizia, riportata dal Corriere della Sera:
Iraq: governatore Nassiriyah vuole italiani in tutta la citta'



ROMA - Il contingente a guida italiana deve tornare a essere presente anche nella parte nord della citta' di Nassiriyah. Lo ha chiesto il governatore della provincia di Dhi Qar, Sabri Hamid al Rumayad, al generale Corrado Dalzini, Comandante della Brigata di Cavalleria 'Pozzuolo del Friuli'. La delibera del Consiglio provinciale di Dhi Qar sottolinea l'importanza degli interventi effettuati dagli italiani a favore della popolazione locale e la necessita' che questi continuino in modo uniforme in tutte le aree della provincia.
Ma come: gli italiani, a sentire i pacifinti di casa nostra, sono solo dei brutali invasori, dei guerrafondai, degli spietati mercenari avidi di razzie e di petrolio, e gli iracheni fanno di tutto per tenerseli ben stretti?



È proprio vero, signora mia: non c'è più religione, il mondo gira alla rovescia, non ci sono più le mezze stagioni, e blah, blah...



Allawi: 'La neutralita' e' impossibile'


Da una intervista al premier iracheno Allawi, sul Corriere della Sera:
"Nessun Paese civile si può tirare indietro. La lotta al terrorismo deve essere globale. Perché la sfida è davvero globale. Non esiste la neutralità, come dimostra il rapimento dei giornalisti francesi". In un'ora e mezzo di intervista nel suo ufficio, Iyad Allawi ha ribadito il suo grazie all'Italia e la necessità dell'impegno internazionale in Iraq, da lui definito "terreno di battaglia dello scontro tra la civiltà e le forze del male". Un incontro caratterizzato dall'emergenza attentati e rapimenti. Ha esclamato più volte il premier iracheno: "Magari il caso dell'assassinio di Enzo Baldoni e dei due reporter francesi presi in ostaggio convincerà finalmente i media internazionali a chiamare con il loro vero nome i criminali che operano in Iraq. Altro che resistenza! Qui si tratta di terroristi!" (mi sa che alla Gruber - e non solo a lei - fischieranno le orecchie, NdR).

La Francia si è opposta alla guerra un anno fa e non ha truppe in Iraq. A suo parere, perché sono stati rapiti i due giornalisti di Le Figaro e Radio France?

"Da tempo dico che qui in Iraq si sta combattendo una guerra all'ultimo sangue contro forze eversive che minacciano la libertà e la civile convivenza. Nessuno sarà risparmiato. Chi non combatte con noi adesso si ritroverà ben presto i terroristi in casa. Già oggi non passa giorno senza che emergano minacce nel mondo: da Los Angeles a New York, sino a Londra, Milano, Berlino, Roma, Madrid. E anche Parigi, indipendentemente da quella che è stata la politica del governo francese negli ultimi anni. Si illudevano i francesi se speravano di restarne fuori. Ora gli estremisti ricattano anche loro. Qui in Iraq il leader curdo Barzani mi ha segnalato nelle ultime ore che le sue forze hanno arrestato 32 persone coinvolte nel tentativo di preparare un'autobomba che avrebbe dovuto distruggere il parlamento regionale a Erbil".

Sembra che i rapitori dei due francesi siano anche gli assassini di Baldoni.

"Ho già telefonato al premier Berlusconi per esprimere il nostro cordoglio e ho chiesto di trasmetterlo alla famiglia di Baldoni. Era un innocente, un giornalista che faceva il suo dovere. E l'hanno ucciso senza pietà".

Lei ha appena ricevuto una delegazione dell'Unione Europea. Che cosa vi siete detti?

"Mi hanno offerto la possibilità di addestrare la nostra polizia presso le forze di sicurezza europee. Mi sembra un'ottima idea. Domani (oggi per chi legge, ndr. ) cercheremo di elaborare i dettagli. Noi vorremmo anche il massimo della collaborazione per combattere il terrorismo internazionale. La nostra intelligence vorrebbe avere accesso alle banche dati dei colleghi europei. Solo creando un fronte unico abbiamo la speranza di battere i nemici, che, ripeto, sono nemici di tutti, non solo del nuovo governo iracheno".

Lei sapeva che Baldoni era vicino ai movimenti pacifisti, contrari alla presenza delle truppe italiane in Iraq con gli americani?

"Questo prova ancora di più le mie affermazioni. E’ stato ucciso non per quello che faceva, ma per ciò che rappresentava. E ciò li rende ancora più pericolosi. Non si fermano di fronte a nulla. Qui uccidono donne, bambini, civili, senza pietà".

Sembra che Al Qaeda abbia promesso che risparmierà il Vaticano.

"Ridicolo. Una manovra politica. Non ci credo. Se fosse funzionale ai loro piani, attaccherebbero anche il Papa. Gli europei non dovrebbero lasciarsi fuorviare da queste sciocchezze. Si pensi alla Seconda guerra mondiale. Gli americani persero centinaia di migliaia di soldati per battere Hitler e salvare l'Europa. Oggi hanno salvato l'Iraq dalla dittatura e stanno combattendo la battaglia contro il fondamentalismo terrorista. Vanno aiutati in ogni modo".

Sino a quando pensa ci sarà bisogno dei tremila soldati italiani in Iraq?

"Per il momento ne abbiamo bisogno. A gennaio avremo le elezioni, passo fondamentale sulla via della democrazia. Poi ci occuperemo di rafforzare la nostra polizia e i militari. Quando saremo in grado di stare in piedi da soli potremo fare a meno degli alleati. E, anzi, potrebbe giungere il nostro turno per dar loro una mano nella guerra al terrorismo".

(continua sul Corriere)


Glucksmann: l'Occidente in ostaggio


Riporto un editoriale di André Glucksmann apparso sul Corriere della Sera:
Christian Chesnot e Georges Malbrunot, due giornalisti francesi, sono a loro volta minacciati di morte. Questa volta, nessuno può continuare a sbraitare assurdamente "è colpa di Bush". Questa volta la Francia governata da Chirac, l’anti-Bush mondiale, è a sua volta sottoposta al ricatto infetto degli assassini islamici. Un fascista non ha il senso delle sfumature: Parigi è contro l’intervento della coalizione in Iraq, e allora? Credete che i pendolari massacrati nella stazione di Atocha a Madrid fossero a favore? Pensate che a Enzo Baldoni sia stato chiesto un parere? Nessun rifugio per i giornalisti, nessun rifugio per le democrazie, nessun rifugio per i civili, camionisti turchi, lavoratori kuwaitiani, kenioti, americani, studentesse e studenti iracheni, nottambuli di Parigi o di Casablanca. La Francia si credeva al riparo, e il suo governo è stato piuttosto avaro di messaggi di sostegno e di compassione per gli italiani sottoposti da mesi agli atroci ultimatum dei ricattatori. L’Europa scopre che non serve a niente fare gli struzzi, con la testa nella sabbia, e deve ricordarsi che la guerra condotta dall’islamismo radicale non è cominciata con George Bush ma con Khomeini, e che questa sovversione terrorista pretende di essere senza frontiere. Ha luogo nelle scuole francesi come nel mausoleo di Alì contro tutti quelli che non ubbidiscono, credenti o non, musulmani o infedeli.

Teheran, 1979. Portato al potere da manifestazioni gigantesche dove liberali, rivoluzionari e religiosi si confondono, l’ayatollah Khomeini ordina immediatamente che le donne portino il chador. Tutte le iraniane devono nascondere il loro corpo sotto veli neri. Tutte, giovani, anziane, credenti e non credenti, dalla testa ai piedi, sotto pena di prigione, flagellazione, lapidazione e altre inezie, morte compresa. La guida suprema, ansioso di istituzionalizzare la sua rivoluzione islamica, vuole dare al nuovo regime fondamenta di roccia. E questa roccia è lo statuto di inferiorità concesso alle donne. Il velo dovrà rendere eterno il suo potere.

Alcune donne di Teheran non si lasciarono ingannare. Lungi dal considerare l’editto sul velo come un aspetto secondario, scesero in strada, ruppero con l’unanimismo che fino ad allora circondava il regime di Khomeini e lanciarono la prima manifestazione anti-islamista della storia. Furono abbandonate dagli uomini. Tutti, liberali, rivoluzionari, religiosi, credenti e non credenti. Alcuni versavano lacrime di coccodrillo e le richiamavano alla ragione. Il destino "spiacevole" promesso alle figlie dell’Iran non era che il danno collaterale di una liberazione, quanto al resto, generale.

La strategia khomeinista si rivelò fruttuosa e contagiosa. Il pezzo di tessuto che le brigate dell’ordine morale imponevano a Teheran diventò uno stendardo politico universale, uno strumento di conquista, un’uniforme degna delle SA naziste, dice la mia amica Khalida Messaoudi, femminista algerina. Gli integralisti, tanto sunniti che sciiti, si erano ormai impossessati del messaggio: perseguitare, amputare, lapidare, sgozzare le donne che si ostinavano a rifiutare il velo.

L’ayatollah ha fatto scuola ad Algeri, e il tentativo di velare le liceali, coltello alla gola, porterà a una serie di massacri senza precedenti, dove chi si oppone, bambini compresi, ha il collo tagliato come i montoni della Eid el-Adha, la festa del sacrificio. La sorte riservata alle donne prefigura la punizione di tutta una società.

In Afghanistan, gli uomini rincararono la dose nel vietare l’esposizione di ogni più piccola parte di pelle. Il burqa , il velo integrale nella quale la donna soffoca e vede con difficoltà, si propagò e divenne l’emblema della dittatura dei talebani. Nelle scuole europee, nelle periferie delle metropoli, nel cuore delle zone alla deriva, ma anche nei quartieri alti, ragazze giovanissime, con le buone o con le cattive, si fecero strumenti visibili di un Islam aggressivo e conquistatore. Dei ragazzi, padri, soprattutto fratelli, si misero a dividere le donne in "puttane" (senza velo) o "sottomesse" (con il velo). Il trattamento delle "puttane" passa per gli insulti, i pugni, gli stupri e le tournantes , le violenze di gruppo. A Ivry, Francia, Souad viene bruciata viva.

L’odio anti-occidentale è evidente. La nudità, la sessualità, l’uguaglianza degli uomini e delle donne sono regali avvelenati dei quali l’Occidente, nella sua grande perversione, si serve per sconvolgere le anime e i corpi. Khomeini ha visto giusto. Risvegliare un antagonismo che da millenni divide l’umanità non è un atavismo oscurantista destinato, a più o meno lungo termine, alla spazzatura della storia. Rischia, al contrario, di incendiare il XXI secolo per bruciare tutto il Pianeta.

Ricordiamo che la legge francese proibisce di portare il velo solo nelle scuole primarie e secondarie (elementari e liceo, ndr ), e non certo per strada. Niente di più totalitario della pretesa di decidere il regolamento interno di licei e collegi delle banlieues francesi attraverso una cattura di ostaggi in Iraq! E perché non intervenire, allora, anche sul menu delle mense scolastiche? E la promiscuità nelle piscine? Il terrorismo senza frontiere, né scrupoli, né tabù, è una spada di Damocle sospesa su tutte le democrazie d’Europa. Spetta a chi assassina i giornalisti, a chi lapida le donne, alle bombe umane, di decretare come deve vivere, insegnare e divertirsi chi abita a Roma, Londra, Parigi? Non Bush, ma i terroristi islamici hanno cominciato le ostilità.

Presto o tardi gli europei scopriranno la necessità di resistere e di resistere insieme. La mancanza di solidarietà delle autorità europee che ha accompagnato le uccisioni di Quattrocchi e di Baldoni è una vergogna.
Mi auguro che la scoprano al più presto, per il bene di tutti - nel secolo scorso, prima di battere il nazismo (e il comunismo) il mondo ha visto decine di milioni di morti: l'attuale politica di appeasement e di sottovalutazione del nazismo islamico rischia di scavare, qui e oggi, altri milioni di fosse.



Alcune cose su Michael Moore e il suo film


Cinquantanove, per l'esattezza, documentate da Dave Kopel dell'Independence Institute in "Fifty-nine Deceits in Fahrenheit 9/11".



Riporto una piccola chicca, a titolo di antipasto:
September 11



Moore's changing positions



Fahrenheit presents a powerful segment on the September 11 attacks. There is no narration, and the music is dramatic yet tasteful. The visuals are reaction shots from pedestrians, as they gasp with horrified astonishment.



Moore has been criticized for using the reaction shots as a clever way to avoid showing the planes hitting the buildings, and some of the victims falling to their deaths. Even if this is true, the segment still effectively evokes the horror and outrage that every decent human being still feels about September 11.



But as New York’s former Mayor Edward Koch reported, Moore says, "I don't know why we are making so much of an act of terror. It is three times more likely that you will be struck by lightning than die from an act of terror." If there is some additional context which would explain Moore's remarks, he has not supplied such context on his website. It seems unlikely that Moore's "war room" is unaware of the highly critical review written by former NYC Mayor Koch.



Moore's first public comment about the September 11 attacks was to complain that too many Democrats rather than Republicans had been killed: "If someone did this to get back at Bush, then they did so by killing thousands of people who did not vote for him! Boston, New York, DC, and the planes' destination of California--these were places that voted against Bush!" (The quote was originally posted as a "Mike's Message" on Moore's website on September 12, but was removed not long after. Among the many places where Moore's quote has been repeated is The New Statesman, a leftist British political magazine.)



A person might feel great personal sympathy for the victim of a lightning strike, but the same person might feel that, overall, the "lightning problem" is not worth making a big fuss over. Fahrenheit presents September 11 as a terrible tragedy (in which Moore lost one a professional colleague, and many other people lost loved ones), and as something worth making a big fuss. On this latter point, Fahrenheit's purported view does not appear to be the same as Moore's actual view.



[Moore response: none.]
Le altre cinquantotto le trovate qui (in inglese, sorry...)



Barenghi: non tutte le reazioni sono uguali


...anzi non tutte sono reazioni.



Così scrive Riccardo Barenghi sul Manifesto in risposta alla e-mail di un lettore che, tanto per cambiare, nel suo messaggio pesca a piene mani dal solito campionario buono per tutte le stagioni: gli amerikani sono i kattivi, i resistenti iracheni sono i buoni, il governo italiano è incapace, tutte le colpe del mondo pesano sull'Occidente (e quindi - è l'esplicito sottinteso - gli "altri" hanno ragione a fare quello che fanno) etc. etc.



Barenghi all'inizio della sua risposta dà ragione a 360 gradi al nostro pacifinto, ma poi nel prosieguo non si perita di dargli un grosso dispiacere, leggere per credere:
Concordo su tutto, analisi, rabbia, indignazione, dolore, posizione politica. Non concordo solo su una cosa, una cosa che non c'è. E che non essendoci non suona solo come un'omissione ma anche come se si trattasse di un'inevitabile conseguenza di tutto il resto. Parlo ovviamente di quel che accade in Iraq dalla parte degli iracheni e o di chi pretende di interpretarne i desideri. Il terrorismo, insomma, in tutte le sue manifestazioni, autobombe, kamikaze, sequestri, teste tagliate, esecuzioni e via inorridendo. Ecco, la mia opinione è che derubricare tutto questo a una semplice, seppur barbarica, reazione alla guerra sia sbagliato e soprattutto comporta il rischio della semplificazione. Semplifico a mia volta per capirci: tutto quel che accade nel mondo povero è colpa del mondo ricco, che depreda, affama, domina, bombarda. Dunque, se il mondo povero reagisce male la colpa è sempre nostra. Conclusione: se noi ci comportassimo in altro modo, scomparirebbero anche le reazioni più mostruose.



Se ce la raccontiamo così, ci rifugiamo in un facile manicheismo che ci impedisce di capire che non tutti i buoni sono buoni e viceversa, ma soprattutto che i cattivi schierati con i buoni rischiano di contaminare la giusta causa, facendole cambiare natura. E che forse in quel mondo esiste una cultura (chiamiamola così) della vita e soprattutto della morte che prima o poi bisognerà affrontare se non vogliamo sprofondare nel relativismo culturale.



In altre parole, se la liberazione dell'Iraq deve passare attraverso decine centinaia di iracheni fatti saltare in aria da altri iracheni o supposti tali, o decine di stranieri sequestrati e decapitati, io non so quanto questa liberazione sia sul serio una liberazione. Non solo per quel che accadrà dopo in un paese liberato anche grazie al terrorismo il quale farà sentire il suo peso nella gestione politico-religiosa dell'Iraq, ma proprio per il fatto in se stesso.



Parlo ovviamente a titolo strettamente personale, non penso infatti che qui tutti siano d'accordo con quel che sto per dire (poco ma sicuro, NdR), ma tra un Iraq liberato a colpi di teste tagliate e un Iraq occupato dagli americani, io scelgo la seconda ipotesi. Obiezione: ma se gli americani non se ne vanno, quelli continueranno a tagliare teste. Controbiezione: e se invece continuassero a tagliarle anche senza gli americani?
Non è molto, lo ammetto, ma è già meglio di niente - forse qualcuno nell'estrema sinistra comincia ad avere dei dubbi sulla "resistenza" irachena, e sul rapporto mezzi/fini.



domenica 29 agosto 2004

Attacco all'Europa


Editoriale di Magdi Allam sul Corriere della Sera:
Per la prima volta il terrorismo islamico che ha individuato in Iraq il suo fronte di prima linea tenta di imporre la sua legge all'Europa e di ipotecare il controllo delle comunità musulmane. La minaccia di assassinare due giornalisti francesi se il governo di Parigi non abrogherà entro 48 ore la legge che vieta il velo islamico nelle scuole pubbliche, costituisce un salto di qualità nella strategia della rete del terrorismo islamico globalizzato.



L'Europa non è più solo una formidabile roccaforte logistica dove forgiare i combattenti e gli aspiranti "martiri" islamici, ma un terreno fertile per scatenare la jihad, la "guerra santa" islamica. E' come se all'improvviso i terroristi islamici si fossero trasformati in un partito clandestino europeo, in grado di coniugare le nostre logiche politiche con i suoi micidiali strumenti di morte. Esordendo con una sfida frontale incentrata su una questione identitaria cruciale, quella del velo islamico, attorno cui i terroristi islamici sanno di poter raccogliere il consenso del popolo delle moschee, dei gruppi integralisti islamici e persino di molteplici organizzazioni cristiane e laiche contrarie al veto francese nel nome della libertà individuale.



Ed è proprio questa ibrida galassia politico-religiosa che ha promosso, per il 4 settembre prossimo, una "Giornata internazionale di solidarietà per il hijab", il velo islamico. La decisione è stata presa lo scorso 12 luglio a Londra al termine di una conferenza, patrocinata dal sindaco Ken Livingstone, alla presenza dei maggiori esponenti dei Fratelli Musulmani in Europa: lo sceicco Youssef Qaradawie Tareq Ramadan.

Qaradawi, dagli schermi della solita Al Jazira, aveva minacciato Chirac: "Sulla questione del velo non si tratta di scendere a patti con la politica nazionale o internazionale. E' una questione che concerne l'essenza della nostra esistenza. Noi faremo tutto quanto è in nostro potere, noi dobbiamo resistere e combattere. Il mondo arabo, il mondo musulmano e tutti i combattenti islamici, ovunque nel mondo, devono aiutare i loro fratelli e le loro sorelle in Francia".



Qaradawi, che tra l'altro presiede il "Consiglio europeo per la fatwa", il responso giuridico islamico, ha emesso una fatwa che obbliga il marito a divorziare dalla moglie qualora lei si rifiuti di indossare il velo islamico. Può stupire che i terroristi islamici se la prendano con la Francia, il Paese che ha capeggiato il fronte internazionale degli oppositori alla guerra e che non dispone di alcuna forza militare in Iraq. Così come ci si può chiedere perché la stessa sigla terroristica del ricatto a Parigi, Esercito islamico dell'Iraq, abbia barbaramente assassinato Enzo Baldoni, un pacifista impegnato al fianco delle vittime irachene della guerra. O ancora perché mai questi terroristi abbiano fatto esplodere delle chiese in Iraq e pianifichino attentati contro il Vaticano quando il Papa è da sempre tenacemente ostile alla guerra. La verità è che questo terrorismo non conosce alcun valore e disconosce la logica del compromesso. Ha legittimato il massacro di tutti i "nemici" dell'Islam, ovvero di tutti coloro che si oppongono al suo disegno di potere sull'insieme dei musulmani nel mondo. Ora abbiamo la conferma che questo terrorismo è di natura aggressiva e che, ai suoi occhi, non ci sono buoni o cattivi, ma solo nemici.
Esattamente quello che avevo scritto a proposito dell'omicidio di Baldoni:
Enzo Baldoni era contrario a questa guerra; era in Irak nel duplice ruolo di giornalista freelance (per conto del settimanale Diario) e di operatore umanitario: voleva informare su quanto accadeva laggiù (ironicamente, cercando di dare voce a chi si oppone agli "occupanti" - ma molti li chiamano "liberatori": chissà perché - occidentali) e portare un aiuto, un aiuto concreto, a chi ne aveva più bisogno.



Tutto questo però non ha significato, non significa niente per questi nazisti islamici: tutto quello che sanno, tutto quello che gli serviva sapere è che Enzo Baldoni non era uno di loro, era un occidentale, un infedele miscredente, quindi un "bersaglio legittimo" della loro follia sanguinaria.


Dopo Baldoni, ultimatum di 48 ore per i giornalisti francesi


La Francia "deve abolire entro 48 ore" la legge che proibisce l'esibizione a scuola di simboli religiosi, fra cui il velo islamico.



Questo l'ultimatum del gruppo "Esercito islamico in Iraq", lo stesso che ha rapito e assassinato il giornalista Enzo Baldoni e che ora ha inviato ad al Jazeera un video che conferma il rapimento dei due giornalisti francesi (Christian Chesnot e Georges Malbrunot) scomparsi quasi contemporaneamente al nostro connazionale:
DOHA (Qatar) - Abolizione entro 48 ore della legge che proibisce in Francia l'esibizione a scuola di simboli religiosi (tra cui il velo islamico) e che entrerà in vigore il prossimo 2 settembre. È quanto chiede l'Esercito islamico in Iraq (lo stesso che ha ucciso Enzo Baldoni) per la liberazione di due cittadini francesi rapiti in Iraq. La notizia è stato annunciata in un video tramesso da Al Jazira. Dal 19 agosto risultano dispersi in Iraq due giornalisti francesi: Christian Chesnot, collaboratore di Radio France, e Georges Malbrunot, inviato del quotidiano "Le Figaro". Il filmato mostra i due uomini di fronte a uno striscione con il nome dell'Esercito islamico in Iraq. Uno dei due uomini, parlando davanti alla videocamera, afferma: "Vorrei dire alla mia famiglia che va tutto bene". Nella rivendicazione i rapitori affermano che la legge francese sul velo islamico è "ingiusta, è un'aggressione contro la religione musulmana e le libertà individuali".



AL ZAWAHIRI GIÀ MINACCIÒ FRANCIA - Sei mesi fa Ayman al Zawahiri, numero due di Al Qaeda, aveva minacciato la Francia per la legge sul velo islamico. Una cassetta audio attribuita a Zawahiri fu recapitata ad Al Arabiya il 24 febbraio. "La decisione del presidente francese di impedire con una legge alle ragazze musulmane di indossare il velo nelle scuole è un nuovo esempio dell’invidia che i crociati occidentali provano nei confronti dei musulmani", diceva il vice di Osama Bin Laden nella registrazione.

(fonte: Corriere della Sera)


venerdì 27 agosto 2004

Omicidio Baldoni: arrivano gli sciacalli


C'era modo e modo di reagire a una notizia come quella dell'assassinio di Enzo Baldoni.



Alcuni hanno reagito comportandosi da persone umane, altri da sciacalli - come sempre, d'altronde, è avvenuto in casi simili in Italia nel recente passato.



Ecco due esempi contrapposti:



1. dal blog Barsauro:
SE QUESTO E' UN UOMO. HANNO AMMAZZATO BALDONI



Nessuna pietà. Nessun brandello di remora umana. Un giornalista amico degli iracheni è stato ammazzato in Iraq. Come una bestia. Anzi peggio: con una telecamera ferma e puntata davanti al sangue per immortalare l'assassinio. A futura memoria, certo. Una memoria che si torcerà contro questi vigliacchi, gli stessi infami che hanno sparato alla tempia di Fabrizio Quattrocchi perchè aveva in tasca un porto d'armi americano. Vigliacchi perchè non sanno che quel video nessuna tv araba lo darà mai perchè una tale brutalità si ritorcerebbe contro gli aguzzini stessi. L'Esercito Islamico - o chiunque cazzo siano i rapitori - ha ucciso Enzo Baldoni, un innocente italiano che aveva a cuore la causa degli iracheni. Come parlare di una simile sottospecie umana? Non esiste termine di paragone se non ritornare all'Olocausto, a quella che finora è stata la più grande Vergogna dell'Umanità. In Iraq si sta passando ogni limite: innocenti presi per strada e usati come merce di impossibili scambi, connazionali uccisi perchè cercano un lavoro con gli stranieri e chissà quali atroci violenze non arrivano sui nostri media.

In compenso in Italia si litiga su "Baldoni pacifista col kalashnikov" (chissà come titoleranno domani...).



In compenso il ministro degli Esteri non perde il suo savoir faire: la tristissima sera dell'assassinio di Fabrizio Quattrocchi era comodamente incollato alla poltrona di Porta a Porta (e non ha alzato le terga nemmeno a notizia trapelata). Oggi, quando stava per scadere l'ultimatum per Baldoni era impegnato in una conferenza stampa al Meeting dei ciellini.



Addio Enzo Baldoni, addio Fabrizio Quattrocchi.
2. e ora vediamo, invece, il blog di Lia Celi, briosa e antropologicamente superiore come sempre:
La morale del caso Baldoni: mai farsi rapire lontano dalle elezioni



A pochi giorni dal Ferragosto, a un anno dal prossimo appuntamento elettorale: il freelance italiano non poteva scegliere un momento peggiore per cadere in mano ai terroristi iracheni. Per strapparlo ai sequestratori i nostri politici non si sono schiodati dall’ombrellone: più che il ritorno dell’ostaggio, a loro interessa il ritorno d’immagine. La Farnesina accusa gli assassini di Baldoni: "Non si può far scadere un ultimatum in coincidenza con l'inizio del weekend". Delusione del governo: pare che l’uccisione di un giornalista italiano non faccia punteggio per ottenere il sospirato seggio permanente all’Onu. Al centrodestra rimane una consolazione: ora c’è un pacifista di meno in giro. Sdegno della nazionale olimpica irakena che fra poche ore sfiderà gli azzurri ad Atene: "Invece di Baldoni, potevano rapire Gilardino". Ma l’Italia di Berlusconi non cede: resteremo in Irak finché la democrazia non tornerà sotto i quaranta dollari al barile.
Parole miserabili, scritte da gente che crede anche di essere ironica e spiritosa, mentre sta solo esibendosi in frizzi e lazzi - degni, questi sì, della peggiore campagna elettorale da Repubblica delle banane - sulla morte di un uomo.



Senza nessun rispetto, come sempre; a cadavere ancora caldo, come sempre: ma perché stupirsene? Per certa gente l'unica cosa che conta, qualunque sia la situazione, è attaccare il governo in carica, costi quel che costi: di fronte a questo sacro compito non c'è fair play, non c'è rispetto della morte, non c'è dignità (propria, ad avercela, o altrui) o puro e semplice buon senso o senso di umanità che tengano: l'importante è "resistere, resistere, resistere", fino all'immancabile (?) vittoria finale.



Che pena. Che schifo.



La 'resistenza' irachena


La "resistenza" irachena dei nazisti islamici di Al Qaeda ha ucciso Enzo Baldoni, inviando come al solito il relativo video ad Al Jazeera (e a chi, se no?), che anche stavolta - stranamente? - ha omesso di trasmetterlo perchè "troppo cruento" (o forse perchè anche Baldoni, come Quattrocchi, è morto in maniera "troppo eroica" per potere essere sfruttato dalla propaganda qaedista?) .



Le notizie sono confuse, riguardo al contenuto del video: secondo una prima versione Baldoni all'ultimo momento ha ingaggiato una colluttazione con i suoi aguzzini, e viene ucciso con un colpo di pistola alla testa; secondo altre voci invece è stato prima ferito e ridotto all'impotenza, forse con un colpo di pistola, e poi decapitato come ormai tanti altri ostaggi finiti nelle mani di questi barbari sanguinari.



Enzo Baldoni era contrario a questa guerra; era in Irak nel duplice ruolo di giornalista freelance (per conto del settimanale Diario) e di operatore umanitario: voleva informare su quanto accadeva laggiù (ironicamente, cercando di dare voce a chi si oppone agli "occupanti" - ma molti li chiamano "liberatori": chissà perché - occidentali) e portare un aiuto, un aiuto concreto, a chi ne aveva più bisogno.



Tutto questo però non ha significato, non significa niente per questi nazisti islamici: tutto quello che sanno, tutto quello che gli serviva sapere è che Enzo Baldoni non era uno di loro, era un occidentale, un infedele miscredente, quindi un "bersaglio legittimo" della loro follia sanguinaria.



Non ci odiano perchè siamo "contro" di loro, e contro i loro folli piani: ci odiano perchè siamo, perchè esistiamo: tanto basta.



mercoledì 25 agosto 2004

Sorpresa: i veterani 'anti-Kerry' avevano ragione


Questo è quanto sta emergendo, guarda un po', per ammissione proprio dello staff che porta avanti la campagna del candidato democratico:
KERRY CAMPAIGN BACKTRACKS ON FIRST PURPLE HEART AWARD



Campaign Says May Have Been Self-Inflicted



Washington -— In a reversal of their staunch defense of John Kerry’s military service record, Kerry campaign officials were quoted by Fox News saying that it was indeed possible that John Kerry’s first Purple Heart commendation was the result of an, unintentional, self-inflicted wound.



GARRETT: "And questions keep coming. For example, Kerry received a Purple Heart for wounds suffered on December 2, 1968. But in Kerry's own journal written nine days later, he writes he and his crew, quote, 'hadn't been shot at yet,' unquote. Kerry's campaign has said it is possible this first Purple Heart was awarded for an unintentional self-inflicted wound -- Brit." (Special Report with Brit Hume Aug.23, 2004)



A recent television ad from Swift Boat Veterans for Truth featured Doctor Louis Letson who treated Kerry for his minor injury and Grant Hibbard who served as John Kerry’s direct commander on the mission where he claimed his medal. Both men say Kerry did not deserve the medal given the fact that Kerry received a very minor wound requiring no more than band-aid treatment and because the wound was not a direct result of hostile fire, a requirement for a Purple Heart commendation.



"When Grant Hibbard and Doctor Letson appeared in our ad, they were attacked and vilified by the Kerry campaign but now we see news reports saying the Kerry campaign is now sheepishly acknowledging that what we said was true," said Admiral Hoffmann, founder of Swift Boat Veterans for Truth. "John Kerry’s own journal reinforces the fact that neither Kerry nor his crew had seen hostile enemy action. John Kerry’s first Purple Heart medal is based on fiction."



Swift Boat Veterans for Truth is calling on the Kerry campaign to apologize to Grant Hibbard and Doctor Letson as the men did nothing more than come forward to speak the truth about the situation involving John Kerry’s first Purple Heart medal.



This is not the only incident in which Kerry campaign officials have changed their story concerning Kerry’s prestigious war medals. The incident on the Bay Hap River in which Kerry received his third Purple Heart and Bronze Star has also been the subject of considerable waffling by Kerry officials. During the Democratic National Convention, Kerry used the Bay Hap River incident to suggest that he alone returned to rescue Jim Rassmann —- a Special Forces soldier -— who was on Kerry’s boat and was tossed into the river. Kerry described this incident to the American people as "No man left behind."



However, Kerry officials were forced to acknowledge that Kerry’s boat actually left the scene when another swift boat -— operating on the other side of the river —- was damaged by an underwater mine. Kerry officials now admit that Kerry’s boat returned after several minutes to pull Rassmann from the water while three other swift boats remained on site to render assistance to the injured crew of the one damaged boat. Campaign officials once claimed that Kerry returned to the scene under withering hostile fire to rescue Rassmann after all the other swift boats left. But other accounts from eyewitnesses of that day confirm that the other boats stayed on site and that Kerry returned to the scene, facing no enemy fire, only seconds before another swift boat was preparing to retrieve Mr. Rassmann from the water.



"John Kerry’s stories are falling apart, added Hoffmann. His statements don’t even match up with his own journal entries. We are going to continue telling the truth about John Kerry’s military service record so that the American people can make their own decisions about John Kerry’s qualifications to be the next Commander in Chief."
Bah... disgustoso... poi dicono che uno si butta a destra...



A proposito, a quando un coraggioso documentario di Moore sulle balle galattiche di Kerry? Attendo fiducioso (arh, arh...)



A chi volesse ammazzare il tempo in attesa del lieto evento, comunque, segnalo questo articolo - decisamente una buona fonte di ispirazione, per Michael:
NewsMax Uncovers Kerry's Ties to Anti-Bush Groups



Chuck Noe, NewsMax.com

Tuesday, Aug. 24, 2004



Even as Sen. John Kerry and his cheerleaders in Big Media try to associate President Bush with the modestly funded Swift Boat Veterans for Truth, they remain silent about the links Kerry and the Democrat party have to multimillion-dollar Bush-hating groups. But they cannot keep concealing these ties, because NewsMax has uncovered multiple examples.

(continua)


martedì 24 agosto 2004

Collaborazione sul nucleare fra europei e iraniani?


Contemporaneamente all'annuncio (forse solo strumentale) di un ritardo nell'avvio del reattore nucleare di Bushehr, l'Iranian Atomic Energy Organization fa sapere che "due Paesi europei" sarebbero interessati a costruire centrali nucleari in Iran.



Niente male, come notizia, soprattutto dopo le recenti esternazioni del regime di Teheran, che in sostanza ha dichiarato senza tanti giri di parole di volersi dotare di armi nucleari, anche e soprattutto per risolvere - a modo suo - la "questione ebraica".



Fra l'altro, gli impianti nucleari di Bushehr guarda caso sono di progettazione tedesca - il lupo perde il pelo, ma...



Video con Baldoni trasmesso da Al Jazeera


Apparentemente il pubblicitario e giornalista freelance Enzo Baldoni sarebbe stato preso in ostaggio da un gruppo che si è identificato come "Il Gruppo islamico dell'Irak".



Nel nastro Baldoni si identifica e dice di essere un giornalista italiano di 56 anni e di essere andato in Iraq per scrivere un libro. Il video mostra anche il suo passaporto. Baldoni appare solo, senza i miliziani armati che erano invece presenti in video di altri ostaggi in Iraq, tranquillo, sbarbato e in abiti civili.



Naturalmente non manca il solito ultimatum, assolutamente irricevibile: nel video i rapitori danno all'Italia 48 ore per ritirare le truppe dall'Irak, altrimenti l'ostaggio è "in pericolo".



Fonte: Corriere della Sera.



Profanate tombe ebraiche in Germania


Dopo il cimitero ebraico profanato poco tempo fa in Francia, questa volta è il turno della Germania:
Antisemitismo: profanate in Germania tombe ebraiche



BOCHUM (Germania) - Profanate da ignoti circa cinquanta tombe di un cimitero ebraico a Bochum, nella Germania occidentale. Secondo quanto riferito dalla polizia, nella notte tra domenica e lunedi' i profanatori hanno incollato sulle lapidi autoadesivi che fanno riferimento al 'delfino' di Adolf Hitler, Rudolf Hess. E' stata aperta un'inchiesta.
Fonte: Corriere della Sera.



La cultura della violenza nei Paesi arabi, e le sue cause


Il giornalista (ed ex ministro delle comunicazioni del Kuwait) Sa'as bin Tefla, intervistato dalla televisione giordana sul tema della cultura della violenza, così diffusa nei Paesi arabi, ha respinto la tesi secondo cui questa cultura è frutto dell'imperialismo americano e israeliano, e ha chiamato in causa piuttosto le radici culturali (arabe) del fenomeno, l'estremismo religioso, la violenza inter-araba:
Former Kuwaiti Communications Minister: Zionism and Imperialism have Nothing to do with Our Culture of Violence



Journalist and former Kuwaiti communications minister Dr. Sa'ad bin Tefla was interviewed on Jordanian television about the culture of violence in Arab countries. Dr. bin Tefla rejected the notion that this can be blamed on Israel or the U.S., and instead blamed cultural roots, frustration, religious extremism, and intra-Arab violence. The following are excerpts from the interview:



'The Spread of the Extremist Religious Trend Intensifies the Frustration of the Young'



"… Slaughter, destructive abuse, anarchy, and bloodshed in no way resemble Jihad according to Shari'a and resistance. These are anarchy and terrorism [and not Jihad ], and they are indications of frustration and of a culture of collective suicide reminiscent of whales."



"This culture emanates from objective and personal reasons. But I maintain there is another reason for it … and that is the spread of the extremist religious trend that intensifies the frustration of the young people because it tells them, 'You must obtain [one of] two things – martyrdom or victory.' [This trend] beautifies the culture of violence and portrays it as resistance and Jihad. But the idea of Jihad in Islam is innocent of these acts. I maintain that we must reexamine this culture…"



"I maintain that unfortunately many in television, radio, and the press act according to the story of the one who murders and than attends the funeral of the victim. It is they who have pushed these young people into frustration and caused them to die for nothing and kill others with them, and to divide the world into black and white. I maintain that we are all responsible for this culture, and that Zionism and imperialism have nothing to do with it…"



'It is Wrong to Say that Violence is the Result of Occupation'



"It is wrong to say that violence is the result of occupation. The French occupation left Algeria after a million fell, and then within less than a decade 10,000 Algerians were butchered in Algeria by other Algerians in the name of Islam – that is more than even Israel could have butchered during the period of the Intifada."



"The words 'assassination' and 'political violence' are Arabic words, lent to all the languages of the world. I say this as an academic linguist. The root of the word 'assassination' is the word ' hashashiyoun,' the name of Hassan Al-Sabah's group that came from Isfahan in the 13th century."



"This violence has cultural roots, and is unconnected to the occupation. And there are those who justify it. I do not want it to be understood in any way from my words that I am defending and justifying the occupation. But I say that this logic, which I reject, is [used] as justification to the [violence] that takes place in Iraq and in other places."



'The Number Killed in Algeria and Killed by Other Arab Regimes Surpasses the Number of Palestinians Killed by Israel'



"Iraq was occupied [by the U.S.] a year ago. [However], before that, there was violence in Iraq that killed over one million Iraqis, Iranians, Kurds, Kuwaitis, and others. This was not done by the Zionists, the occupation, or America. This was done by Arabs and Muslims of Baghdad."



"The number killed in Algeria and killed by other Arab regimes surpasses the number of Palestinians killed by Israel. (In realtà, dal 1948 a oggi il numero dei palestinesi è salito da 700.000 a oltre 5 milioni: altro che "genocidio" a opera di Israele..., NdR) Those who were slaughtered in Saudi Arabia a few days ago were peaceful Muslims who were walking in the street… There is no occupation in Saudi Arabia, no American bases, no American presence or American army…"



"I maintain that there is, unfortunately, a culture of violence that existed before the Americans came to Iraq and the Gulf, even before the Israeli occupation of Palestine, and before the American occupation of Afghanistan and Iraq."



"In my opinion, it is [precisely] this comprehensive logic that is harming these young people and making them think there was [once] a good [Islamic] empire reaching from China in the East to Andalusia [in the west], including Chechnya…"
Fonte: MEMRI.



Il neretto, come di consueto, è una mia aggiunta.



lunedì 23 agosto 2004

Informazione scorretta: The New York Times


Apparentemente certi giornali, su questa come sull'altra sponda dell'Atlantico, tendono sistematicamente a minimizzare la minaccia rappresentata dai nazisti islamisti e dai loro sostenitori, arrivando se necessario anche a negare l'evidenza.



Prendiamo il New York Times: arriva la notizia dell'ennesimo atto di antisemitismo in Francia, e loro che fanno? Naturalmente, danno la colpa a non meglio specificati "gruppi neo-nazisti" - come se non si sapesse che in Francia la maggior parte degli atti di antisemitismo sono a opera di giovani immigrati di religione islamica.



Nel caso specifico, poi, non era così difficile capire chi era stato, visto che c'era tanto di rivendicazione da parte di un gruppo islamico.



Ma vediamo cosa scrive il NYT (richiede sottoscrizione gratuita):
Neo-Nazis in Paris Vandalize and Burn a Jewish Community Center



PARIS, Aug. 22 - Fire swept through a Jewish community center in eastern Paris in the early morning hours on Sunday after arsonists broke into the building and scrawled swastikas and anti-Semitic slogans inside. It was the latest in a wave of neo-Nazi acts across the country.



The community center, which prepares kosher food for needy Jews, occupies the ground floor of a five-story residential building. There were no casualties.



President Jacques Chirac and other politicians were quick to issue statements condemning the attack and vowing to find and punish those who carried it out. The Paris mayor, Bertrand Delanoë, visited the scene on Sunday and said he felt "shock and horror."



The attack comes at a particularly sensitive time for the city, falling between two emotional anniversaries. On Aug. 18, 1944, the Red Cross entered a Nazi detention camp outside Paris, freeing about 1,500 Jews who were awaiting deportation to death camps in Germany. A week later, Paris itself was liberated from the Nazis.



Much of the neo-Nazi activity in France this year has been concentrated in the eastern region of Alsace, traditionally a German-speaking area along the German border. Officials there say Alsace's neo-Nazi movement is an extension of a broader movement in Germany. On Saturday, about 3,000 people took part in a neo-Nazi march in the German town of Wunsiedel, about 250 miles from Alsace, to commemorate the death, in 1987, of Hitler's deputy Rudolf Hess.



More than a dozen neo-Nazi acts have taken place across France this year, in some cases by lone copycats with no clear relationship to an organized movement.
A dozen neo-Nazi acts - una dozzina: quest'anno, in Francia, gli atti di antisemitismo sono già stati centinaia, hanno già raggiunto e superato il totale degli episodi registrati nel corso dell'anno precedente, ma il NYT, su decine e decine di episodi, può citare solo "una dozzina" di atti che hanno avuto per protagonisti dei neo-nazisti: e tutti gli altri? Chi li avrà commessi?

Per il NYT, è un mistero insondabile.



Vediamo ora cosa scrive, invece, il Jerusalem Post: Islamic group claims responsibility for Jewish center attack

Bene, pare che le due versioni siano un tantino discrepanti, no?



Civilta' superiore? E che altro, se no?


Sabato scorso Paolo di Le Guerre Civili scriveva, a proposito di Claudio Sabelli Fioretti e di una sua performance ai microfoni di RAI Radio Tre:
Stamattina CSF ha esordito ricordando la sua guerra contro chi "predica la superiorità di una cultura o una civiltà sull'altra". Chi lo fa, è un ignorante e un criminale. Evidentemente si riferiva all'hippie con la bandana in testa.

Fin là, passi, anche se non sono assolutamente d'accordo. Un conto è applicare questa affermazione nel contesto di Claude Levi Strauss, un conto è equiparare -chessò- i pur lombardi longobardi con gli italiani rinascimentali... O l'hitlerismo col sionismo, come fanno molti pacifinti...
Secondo CSF, quindi, chi parla di una superiorità dell'Occidente rispetto, faccio un esempio a caso, all'Iran, è ignorante o criminale.



Io, ottimista come sempre, mi ritengo non un criminale irrecuperabile (sull'ignorante potremmo aprire un dibbbattito: ma chi non è ignorante, in qualche campo?) ma soltanto un individuo moralmente e antropologicamente inferiore, e dalla mia (sia pur infima) condizione intendo continuare a segnalare dei fatti (fatti, caro CSF, non pugnette ideologiche) che sembrano smentire certe tesi precotte dei pacifinti nostrani e documentare, invece, l'esistenza (guarda un po' cosa non ti fa la realtà, pur di dare dei dispiaceri ai nostri eroi) di culture e civiltà, come dire? meno avanzate e mature della nostra.



Prendiamo, ad esempio, questo caso (piuttosto comune, in Iran: non è assolutamente una eccezione, pur nella sua crudezza) di giustizia islamica: Una ragazza di 16 anni è stata condannata a morte e impiccata sulla pubblica piazza per avere commesso "atti incompatibili con la castità;" (in pratica, avere avuto rapporti prematrimoniali: cosa ne pensa Lidia Ravera, l'autrice di "Porci con le ali", ad esempio? Sarebbe interessante sapere se anche lei ritiene la sentenza giusta, in nome della pari dignità fra culture e civiltà diverse) e per avere poi osato contestare i suoi giudici e aguzzini:
On Sunday August 15, 2004, a 16 year old girl by the name of Atefe Rajabi, daughter of Ghassem Rajabi, was executed in the town of Neka, located in the province of Mazandaran, for "engaging in acts incompatible with chastity". The execution was carried out by the order of Neka’s "judicial administrator" and was approved by both the Supreme Court of the Islamic Republic and the chief of the nation’s "judiciary branch."



Although according to her birth certificate she was only 16 years old, the local court falsely claimed that she was 22.



Three months ago, during her appearance before the local court, fiercely angry the young girl hurled insults at the local judge, Haji Reza, who is also the chief judicial administrator of the city, and it is said as another expression of protest took off some of her clothes in the courtroom. This act by the young girl made the administrator so furious that he evaluated her file personally and in less than three months received a go-ahead from the Islamic Republic’s Supreme Court for her execution. The animosity and anger of Haji Reza was so strong that he personally put the rope around the girl’s delicate neck and personally gave the signal to the crane operator, by raising his hand, to begin pulling the rope.



It may be noted that although according to the Islamic Republic’s own penal laws the presence of an attorney for the defense [is supposed to be] mandatory, regardless of the defendant’s ability to afford one, nevertheless the girl remained without an attorney. Her unfortunate father, while tears poured from his eyes, went about the city beseeching the townspeople for money to hire an attorney who in the least would provide his daughter with a line of defense.



The young girl was buried the same day after her execution but during that same night her corpse was disinterred by unknown individuals and robbed. The theft remains unexplained and the Rajabi family has filed a complaint.



The 16 year old girl’s male companion, who had been arrested as well, received 100 lashes and, after the Islamic punishment was carried out, released.
Anche qui, notare la superiore civiltà della legislazione islamica: gli atti "incompatibili con la castità" sono stati ovviamente commessi in coppia: il ragazzo, in quanto maschio, ha ricevuto 100 frustate ed è stato poi rilasciato; la sua compagna sedicenne, in quanto femmina - cioè, per la mentalità islamista, un essere inferiore, sporco e impuro, equiparabile ai cani e ai porci, non certo agli uomini - è stata invece barbaramente uccisa.



domenica 22 agosto 2004

Italian blogs for Bush


Nei giorni scorsi alcuni blogger italiani (Calimero, Daw, Harry) hanno lanciato l'iniziativa "Italian blogs for Bush".



Come loro, e come alcuni dei blogger che hanno aderito all'iniziativa, anch'io ho dei dubbi (sto usando un eufemismo) su alcuni punti del programma elettorale di Bush (soprattutto su temi come l'aborto, la clonazione terapeutica, i matrimoni fra gay, la tutela della privacy, le problematiche connesse al copyright e ai brevetti) ma, da italiano, sono più interessato alla sua politica estera e alla sua politica economica e fiscale (che fatalmente si riflette sull'economia mondiale) che alla politica interna.



Su questi temi, politica economica e politica estera - e, in particolare, la lotta contro il nazismo islamista - sono convinto che J. F. Kerry farebbe peggio di Bush, e questo sarebbe un male non solo e non tanto per l'America quanto soprattutto per il ventre molle dell'Occidente, cioè l'Europa.



Oltretutto, Kerry continua a dire tutto e il contrario di tutto: come fidarsi di un individuo così ambiguo e ondivago?



Per questi motivi ho deciso, quindi, di aderire all'iniziativa pro-Bush, pur turandomi montanellianamente il naso a causa di certe sue scelte di politica interna.



Se avete un blog e se anche voi ritenete che Bush, in questo momento, sia la scelta migliore - o, in subordine, la "meno peggiore" - nella lotta contro il totalitarismo che minaccia nuovamente, come ai tempi del nazi-fascismo e del comunismo, la democrazia e la pace nel mondo, supportate anche voi questa iniziativa.



Il compagno Battisti saluta gli utili idioti e se ne va


E così, dopo avere sfruttato fino ai limiti dello sfruttabile la "solidarietà" e le iniziative "garantiste" - verso un terrorista condannato per quattro omicidi: sic - degli intellettuali francesi (è ufficiale: "intellettuale" e "intelligente" non sono sinonimi) e dei "compagni di sventura" espatriati in Francia - per sfuggire alla giustizia italiana, e alle proprie gravissime responsabilità: ri-sic- ora Battisti ha deciso che non era più il caso di aspettare le decisioni della Giustizia francese, ormai equiparata da lui e dai suoi fan alla Giustizia di uno Stato fascista (vedi reazioni alla sentenza a lui contraria di qualche settimana fa), e ha rotto gli indugi:
Battisti: l'ex terrorista fa perdere le sue tracce



PARIGI - Non si e' presentato in commissariato come avrebbe dovuto fare ogni sabato per adempiere all'obbligo di firma. Da 24 ore non si hanno tracce di Cesare Battisti, l'ex terrorista cinquantenne rifugiatosi in Francia e di cui l'Italia ha chiesto piu' volte l'estradizione, concessa ma non eseguita in attesa della sentenza della cassazione. La notizia riportata dal Corriere della Sera, non e' stata confermata ufficialmente dalle autorita' francesi. Battisti, dal 3 marzo scorso in liberta' vigilata, si trovava in Francia dal 1990 dopo la fuga dall'Italia. L'ex terrorista deve scontare due condanne all'ergastolo per quattro omicidi avvenuti negli anni di piombo e firmati dai Proletari armati per il comunismo.
Ma la colpa, naturalmente, è di quel cattivone del sistema giudiziario borghese, che ha stressato il povero compagno Cesarino:
Scomparsa di Battisti: l'avvocato,"Probabile defaillance per suo stato psichico"



PARIGI - L'avvocato dell'ex terrorista Cesare Battisti, condannato all'ergastolo in Italia e fuggito in Francia dal 1990, ha confermato che l'ex membro di Proletari armati non si e' presentato alla polizia di Parigi per ottemperare all'obbligo di firma, dopo l'arresto avvenuto nel febbraio scorso. Secondo Irene Tarrel "si tratta probabilmente di una defaillance momentanea dovuta al suo stato psichico che e' pesantemente peggiorato in questi ultimi tempi". Il difensore si dice preoccupato per il suo stato di salute e perche' non sa dove si trovi ora. Anche la compagna di Battisti dice di ignorare dove sia l'uomo.
Fantastico. Semplicemente fantastico. Da antologia, veramente.



Irak: reporter italiano probabilmente rapito da 'cani sciolti'


Da giovedì non si hanno più notizie certe di un reporter freelance milanese, Enzo Baldoni (Zonker, per i lettori del suo weblog), scomparso nel nulla mentre era diretto a Najaf, la città santa sciita in cui si sono asserragliate le milizie di Al Sadr, il cosiddetto "Esercito del Mahdi". Si teme sia finito in un'imboscata, tesa da cani sciloti non facenti riferimento ai "soliti" gruppi legati agli estremisti sciiti (Al Sadr) o qaedisti (Zarkhawi).



Sul suo blog è apparsa la notizia del rinvenimento del cadavere di Ghareeb, il suo autista e interprete iracheno.



Nel frattempo pare stiano iniziando a prendere forma strane iniziative, e girano strane voci sul suo (per ora non confermato) rapimento.



Ennesimo attentato antisemita a Parigi


Dal Corriere della Sera:
PARIGI - Attentato anti-semita a Parigi. Un incendio doloso ha distrutto un centro sociale ebraico senza provocare vittime. Il palazzo si trova nel quartiere orientale della citta'. Il sindaco di Parigi ha espresso "costernazione e orrore. Le scritte naziste a antisemite lasciate dai criminali sono rivoltanti".
Giova ricordare che nell'ultimo anno, in Francia, mentre le autorità erano occupate a esprimere costernazione e orrore, gli atti di antisemitismo sono raddoppiati rispetto all'anno precedente.



sabato 21 agosto 2004

Brasile: Lula condanna l'antisemitismo


Dal Corriere della Sera:
SAN PAOLO - Il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha firmato una petizione di condanna dell'antisemitismo e ha chiesto all'assemblea generale dell'Onu di adottare una risoluzione che denunci tutti gli atti contro gli ebrei. La firma e' avvenuta in occasione dell'incontro tra Lula e Israel Singer, presidente del Congresso ebraico mondiale.
Nel frattempo, i Paesi arabi - tutti, compresi i presunti "moderati" - cercano in tutti i modi di impedire che l'Assemblea Generale dell'ONU discuta una mozione di condanna dell'antisemitismo (Panebianco sul Corriere della Sera Magazine, via Informazione Corretta):
Succede, a volte, che un concorso di circostanze faccia improvvisamente cadere i veli di ipocrisia dietro i quali abitualmente si nascondono pulsioni inconfessabili. E' ciò che ora sta accadendo all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Essa è sul punto di affrontare una decisiva "prova della verità".

A settembre dovrebbe andare in discussione, sponsorizzato dai paesi dell'Unione europea, un documento di condanna dell'antisemitismo. Ma il rappresentante della Lega Araba ha già dichiarato che una condanna dell'antisemitismo potrebbe provocare la rivolta delle masse arabe.

Contrari alla mozione sono persino i regimi arabi più moderati, come Giordania e Marocco. La ragione di tanta opposizione è semplice: per decenni in tutto il mondo arabo, la propaganda antisemita è stata mescolata alla propaganda antisraeliana, talchè la seconda non è mai stata distinguibile dalla prima.

Non si può sapere se quella mozione andrà davvero in discussione. Se ciò accadrà l'Assemblea generale si dividerà in due e non è detto che la parte vincente possa essere quella che condanna l'antisemitismo.

Se non altro lo scontro sull'antisemitismo servirà a gettare nuova luce sull'azione dell'Onu nella vicenda mediorientale. Da decenni ormai, l'Assemblea ha scelto di non avere una posizione equilibrata, ossia rispettosa delle ragioni di tutte le parti in causa, nel conflitto mediorientale.

Da decenni, le sue risoluzioni individuano, in quel conflitto, sempre e soltanto un solo colpevole: lo stato di Israele.
Da ultimo, ciò è accaduto il 20 luglio quando l'assemblea, forte del parere della Corte dell'Aia, ha intimato a Israele di abbattere la barriera difensiva costruita per difendere i cittadini israeliani dagli attacchi terroristici.

Mentre condannava Israele l'Assemblea non ha ritenuto di spendere una sola parola per condannare il terrorismo e le stragi dei civili. L'Europa che, in quel frangente, ha votato a favore dell'abbattimento del muro, avrà ora, di fronte al rifiuto arabo di sottoscrivere la mozione contro l'antisemitismo, molte ragioni per riflettere. Sull'inestricabile nesso che esiste (non solo nel mondo arabo) fra l'antisemitismo e l'ostilità per Israele.


venerdì 20 agosto 2004

Medicina: la Cannabis inibisce i tumori


Dal sito ANSA:
MADRID - Un gruppo di ricercatori della facolta' di chimica dell'Universita' Complutense di Madrid sta sperimentando da un anno su pazienti umani un principio attivo della cannabis che inibisce la proliferazione delle cellule tumorali nei gliobastomi cerebrali.



Cristina Blazquez, del gruppo di Manuel Guzman che porta avanti da sette anni gli studi al riguardo, ha detto al quotidiano El Pais che adesso ''per la prima volta'' e' stato descritto il processo attraverso il quale uno dei componenti della cannabis, il delta-nove-tetrahidrocannabinol - (Thc) inibisce la formazione di vasi sanguigni nei tumori cerebrali, la cosiddetta angiogenesi lasciando cosi' le cellule senza alimento e impedendone la proliferazione.



I risultati dei test su nove pazienti di due ospedali di Madrid sono pubblicati ora sull'ultimo numero della rivista Cancer Research. Gia' quattro anni fa il gruppo di Guzman aveva pubblicato su Nature i risultati dei suoi studi sui topi.



Blazquez, coautrice dell'articolo su Cancer Research, spiega che i pazienti madrileni non ''fumano'' hashish ma il principio attivo estratto dalla cannabis viene introdotto direttamente nelle parti interessate del cervello attraverso apposite cannule.
Riportato anche sul sito Antiproibizionisti.it.



L'Iran pianifica un Olocausto nucleare


Da "Informazione Corretta": La Stampa del 16-08-04 pubblica in prima pagina un articolo di Alan Dershowitz sulla minaccia missilistica e, in un prossimo futuro, nucleare dell'Iran a Israele. Di fronte ai dichiarati piani genocidi del regime degli ayatollah il giurista americano difende la legittimità di un eventuale attacco preventivo:
I rapporti d’intelligence sulla capacità dell’Iran di produrre armi nucleari dirette a Israele stanno diventando minacciosi. Condoleezza Rice ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati "non possono permettere agli iraniani di sviluppare la bomba atomica". Se le pressioni diplomatiche non convinceranno i mullah iraniani a fermare il progetto, l’Iran potrebbe essere pronto a colpire bersagli civili israeliani con armi nucleari entro pochi anni. E alcuni leader iraniani hanno già chiarito che è proprio quello che hanno intenzione di fare. Hashemi Rafsanjani, l’ex presidente dell’Iran, ha minacciato Israele di ecatombe nucleare, affermando che un attacco iraniano ucciderebbe fino a cinque milioni di ebrei. Rafsanjani ritiene che, anche se Israele rispondesse ricambiando l’attacco, l’Iran probabilmente perderebbe solo 15 milioni di persone che, ha detto, sarebbero "un piccolo sacrificio fra i miliardi di musulmani nel mondo". Diversi leader religiosi iraniani hanno ripetuto queste equazioni del genocidio. Quest’attitudine apocalittica, unita all’aspettativa della ricompensa celeste per l’uccisione di milioni di ebrei, rende irrealistica l’abituale deterrenza alla minaccia nucleare. Gli estremisti islamici - siano kamikaze o terroristi nucleari - non saranno dissuasi da semplici minacce di morte. Loro considerano il martirio come un passaggio necessario per arrivare al paradiso dove saranno ricompensati con 72 vergini.

Né la democrazia può aspettare che questa minaccia alla popolazione civile si faccia imminente. Israele ha il diritto, secondo la legge internazionale, di proteggere i civili dall’olocausto nucleare e questo diritto deve includere un’azione militare preventiva simile a quella condotta da Israele contro il reattore nucleare iracheno a Osirak nel 1981. Quell’attacco aereo "chirurgico" fu calcolato in modo da minimizzare le perdite, agendo una domenica pomeriggio. In effetti una persona fu uccisa, un tecnico che stava lavorando al reattore. Migliaia di vite - di israeliani, americani e curdi - furono quasi certamente salvate dall’attacco preventivo israeliano. Immaginate quale pericolo avrebbero dovuto affrontare la truppe americane in Iraq durante la prima guerra del Golfo se l’esercito iracheno avesse avuto l’atomica. E tuttavia, la comunità internazionale criticò Israele per essersi difeso ed esso fu vergognosamente condannato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’approvazione degli Stati Uniti. In via privata, diversi leader politici di buona volontà da tutto il mondo si congratularono con Israele per la sua tattica coraggiosa, misurata ed efficace nel salvare vite.

Più recentemente Condoleezza Rice ha detto che la storia ha rivendicato la giustezza dell’attacco israeliano, che impedì a Saddam Hussein di dotarsi di armi nucleari, ma non ha detto se gli Stati Uniti appoggerebbero un’iniziativa del genere da parte di Israele contro gli impianti iraniani.



Malgrado tutto ciò, l’attuale condizione della legge internazionale rimane assai discutibile: l’assurda interpretazione della legge internazionale da parte del Consiglio di sicurezza impedisce a una democrazia minacciata da un’ecatombe nucleare - minacciata da un dittatore assetato di sangue come Saddam - di prendere le proprie precauzioni agendo militarmente per dissipare la minaccia rivolta alla popolazione. Secondo questo punto di vista gli Stati Uniti non dovrebbero agire preventivamente contro i gruppi di terroristi che minacciano obiettivi civili. Noi dovremmo aspettare il loro attacco, anche se si tratta di kamikaze. Questa interpretazione irrealistica e perversa della legge internazionale deve essere cambiata rapidamente per affrontare situazioni per le quali la semplice deterrenza non basta. Le democrazie devono essere autorizzate a condurre azioni militari preventive contro le gravi minacce alla loro popolazione o alla loro stessa sopravvivenza. Benché l’attacco armato preventivo si sia fatto una cattiva reputazione fra alcuni dopo l’intervento in Iraq, deve poter rimanere un’opzione praticabile quando la deterrenza non basta e la minaccia è abbastanza seria.

Oggi le persone più responsabili guardano all’attacco "chirurgico" da parte di Israele contro il reattore di Osirak come al paradigma della prevenzione misurata, malgrado la condanna del Consiglio di sicurezza. (Molti dimenticano che l’Iran attaccò il reattore iracheno prima degli israeliani ma non riuscì a distruggerlo). Se le produzioni nucleari iraniane fossero riunite in un solo luogo, lontano dai centri abitati, sarebbe morale (e legale, dal punto di vista della legge internazionale) per Israele distruggerlo. Ma gli iraniani hanno imparato la lezione dell’Iraq e, secondo i più recenti rapporti d’intelligence, hanno deliberatamente sparpagliato i centri di produzione nel Paese, anche in aree densamente popolate. Questo costringerebbe Israele a una scelta terribile: permettere all’Iran di completare la realizzazione di bombe nucleari dirette contro le sue città o distruggere le fabbriche, malgrado l’inevitabile uccisione di civili.

Le leggi di guerra vietano di bombardare i centri abitati da civili (anche in caso di ritorsione) ma permettono di bombardare l’industria bellica, compresa quella nucleare. Mescolando deliberatamente queste fabbriche alle case di abitazione, il governo iraniano ha deciso di esporre la popolazione civile agli attacchi e dovrà assumersi tutte le responsabilità per le morti provocate da un attacco. Israele, gli Stati Uniti e le altre democrazie costruiscono le loro strutture militari lontano dai centri abitati, proprio per minimizzare l’impatto sui civili. L’Iran fa esattamente il contrario. perché i suoi capi sanno che le democrazie civili - al contrario delle incivili dittature come la loro - esitano a colpire un centro abitato. Israele (con l’aiuto degli Stati Uniti) dovrebbe tentare ogni strada - diplomazia, minacce, azioni di disturbo, sabotaggi, uccisioni mirate di persone indispensabili al programma nucleare iraniano ecc. - prima di passare all’opzione militare. Ma se ogni altro sistema dovesse fallire, Israele (o gli Stati Uniti) devono affrontare la minaccia nucleare iraniana prima che compia il genocidio per cui è stata progettata.
Mi trovo completamente d'accordo con l'articolo di Dershowitz: di fronte a un nemico che ama la morte, compresa la propria ("l’Iran probabilmente perderebbe solo 15 milioni di persone"), più della vita, la semplice deterrenza è virtualmente inutile, così come lo è contro un singolo attentatore suicida.



Se tutte le altre strade falliranno, un attacco preventivo sarà perfettamente giustificato.



Ma, a proposito: che ne pensano, i pacifisti di casa nostra, di tutto questo?



Qui c'è un regime, quello iraniano, che parla esplicitamente di scatenare una guerra nucleare e che ritiene "accettabile" una previsione di almeno 20 milioni di morti (5 milioni di ebrei e 15 milioni di iraniani), per non parlare dei milioni che morirebbero negli anni successivi a causa delle radiazioni: tutto bene, cari pacifisti?



Niente da dire? Niente bandiere arcobaleno da sventolare?




Aspettate forse l'eventuale attacco preventivo israelo-americano per ricordarvi di essere pacifisti e per condannare "l'infame aggressione fascista (quella di Israele e USA, naturalmente: gli iraniani sarebbero i buoni,come sempre)"?



Sempre su Informazione Corretta, in calce all'articolo a firma Alan Dershowitz, viene riportato un articolo di Aldo Baquis che parla del recente potenziamento del missile iraniano (derivato, guarda caso, da tecnologia nord-coreana: l'Asse del Male non è solo uno slogan o una sigla a effetto, decisamente) Shahab-3.



Per finire, il Telegraph riporta la notizia di minacce di attacco preventivo da parte dell'Iran contro Israele e contro le truppe USA in Irak, a ulteriore dimostrazione del fatto che il regime islamista iraniano vuole portare a termine il suo programma di costruzione di armi nucleari a qualunque costo, anche a rischio di scatenare una guerra con gli Stati Uniti, se necessario: un ulteriore punto a favore della tesi di un totale disarmo nucleare di questo regime, con le buone o con le cattive.



lunedì 16 agosto 2004

Dopo Israele, anche la UE costruisce il suo 'muro'


Dopo avere condannato, in sede ONU, la costruzione da parte di Israele della recinzione (fence) difensiva che molti si ostinano a chiamare muro (wall), ora l'Unione Europea (sì: proprio la UE, quella "contro tutte le barriere" e per la "libera circolazione" - non si capisce bene di chi: forse dei terroristi palestinesi) ha in mente di costruire un proprio muro (in realtà sarà una barriera, come quella israeliana: ma se la barriera israeliana per i mass-media è sempre e solo un "muro", immagino lo sarà anche la barriera europea... o no?).



Il muro (la barriera) servirà a meglio separare Polonia e Ungheria, nuovi stati-membri della UE, da Russia, Bielorussia e Ucraina, e a impedire il "libero transito" di cittadini extracomunitari intenzionati a introdursi illegalmente nel territorio dell'Unione Europea.



Ironicamente, fra le aziende che potrebbero partecipare alla costruzione del muro europeo (pardon: della barriera) ci sono delle società israeliane:
After European representatives launched a campaign against Israel's separation fence, and voted against Israel at the UN general assembly, the EU is planning a separation fence of its own. The EU plans to build a fence to separate its new members - Poland and Hungary - from its new neighbors - Russia, Belarus and Ukraine - to prevent the free movement of migrants seeking to enter the EU.



Israeli companies that specialize in the construction of warning fences and security systems will participate in tenders to build hundreds of kilometers of fences along the EU's new eastern border.



Sources inform "Globes" that Magal Security Systems is expected to sign a cooperation agreement with a major Western company for building fence and command and control systems in Eastern Europe.



Other Israeli companies are also interested in the pending EU project. El-Far Electronics also plans to participate in the tender through a large international partner.



Defense industry sources estimate the potential business at several hundred million dollars. Based on the experience of building Israel's separation fence, each kilometer of fence costs $1 million to build. Bases, sophisticated transit points, and observation and command and control systems cost $2 million per kilometer.

(fonte: Globes)
Adesso mi aspetto che, coerentemente, l'Unione Europea denunci l'Unione Europea, e che chieda che l'Assemblea Generale dell'ONU esprima un voto di condanna di questo ennesimo, infame, Muro che divide i popoli anziché avvicinarli (ricordate Prodi, e il Papa? "Non muri, ma ponti fra i popoli...")



sabato 14 agosto 2004

Primo si' italiano alla sperimentazione su cellule embrionali


Dopo tutte le parole e le mosse di sapore oscurantista degli ultimi mesi (legge sulla fecondazione assistita, accuse di omicidio alle donne che abortiscono) finalmente una notizia positiva:
ROMA - La notizia si è diffusa veloce fra i laboratori, poche ore prima della chiusura di Ferragosto, quasi in coincidenza con l’annuncio a Londra del primo sì a esperimenti di clonazione terapeutica che potrebbero contribuire a mettere a punto nuove cure contro il diabete. I ricercatori non se l’aspettavano. Il Comitato nazionale di bioetica ha dato il via libera alla prima sperimentazione italiana con linee cellulari embrionarie. Sembra incredibile, visto il clima ostile verso ogni forma di intervento sugli ovociti già fecondati, quindi già lanciati verso la vita. Le linee sono cellule ricavate dall’embrione e poi messe in coltura, moltiplicate e riposte in speciali banche per essere vendute ai centri da società o istituti americani, australiani e coreani. Da un solo embrione, che viene distrutto e di solito proviene da quelli in eccesso messi a disposizione dalle coppie sottoposte a fecondazione artificiale, se ne possono ottenere un’infinità.

(segue sul Corriere della Sera)
Va aggiunto che, dalla clonazione terapeutica, i ricercatori inglesi si aspettano non solo nuove terapie contro il diabete ma anche contro altre gravi malattie, quali l'Alzheimer e il morbo di Parkinson.



venerdì 13 agosto 2004

Antisemitismo in Spagna e ad Auschwitz


Dopo la Francia, anche la Spagna scivola sempre più verso un ritorno in grande stile dell'antisemitismo.



Da Informazione Corretta:
In Europa non c’è soltanto la Francia a creare preoccupazioni (anche al suo presidente Jacques Chirac) per il continuo ripetersi di atti di antisemitismo: ultimo di una lunga serie è stata la profanazione, due giorni fa, del cimitero ebraico di Lione. Anche in Spagna, infatti, i timori nelle comunità ebraiche crescono.

"Sono di discendenza ebraica", con queste parole il premier socialista spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, aveva accolto il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, a Madrid prima delle europee, dicendo, con quel suo sempre eterno sorriso, di essersi stupito che il primo ministro Ariel Sharon non si fosse congratulato con lui dopo la sua vittoria, date le sue chiare origini giudaiche.

Il fatto è che, discendenza a parte, il Psoe non sembra convincere la popolazione ebraica della Piel de Toro, la quale si sente sempre più minacciata da una nuova leadership politica debole nella lotta contro il terrorismo e poco simpatetica nei confronti d’Israele.

Secondo le ultime statistiche dell’Agenzia ebraica circa il 15 per cento degli spagnoli di religione ebraica sta pensando di lasciare il paese entro il 2007, a causa del crescendo di una nuova giudeofobia, che riempie le pagine di giornali, come il pur liberal el Mundo, con vignette che affiancano il candelabro ebraico (Menorah) al terrorismo o articoli dove ci si chiede da quale strano Dio siano stati prescelti gli ebrei.

In un’inchiesta dell’Anti Defamation League, il 72 per cento degli spagnoli ha risposto che l’unica soluzione per porre fine al conflitto araboisraeliano è la deportazione degli ebrei da Israele, per lasciare la terra ai palestinesi, come vorrebbe Hamas, mentre soltanto il 12 per cento degli intervistati accetterebbe di buon grado di avere come vicino di casa un ebreo o un israeliano. Il 69 per cento degli spagnoli sostiene che gli ebrei abbiano troppo potere, sebbene non sappiano specificare quale. Un 62 per cento crede che abbiano una relazione speciale col denaro e più del 55 per cento attribuisce loro "interessi e intenzioni oscure". Le aree a rischio sono le zone più nazionaliste, come la Catalogna e i Paesi Baschi, che s’identificano con la causa palestinese, seguite dall’Aragona, dall’Andalusia e dalla Murcia.

Dopo l’11 marzo di Madrid, così come dopo l’11 settembre di New York e Washington, sia alcuni giornali sia alcune reti televisive hanno fatto circolare storie di cospirazioni, come quella secondo la quale nell’attentato sarebbe stato coinvolto il Mossad.

Mentre prima della guerra in Iraq, nel 2003, Tele 5, nel programma "La mirada Critica", assicurava che l’allora premier José Maria Aznar stesse andando a Washington per ricevere un premio dalla lobby ebraica per la sua partecipazione alla guerra.

Durante varie manifestazioni pacifiste (sic, NdR)a Madrid, dall’inizio della seconda Intifada, gli slogan preferiti sono stati: "Hitler aveva ragione!" oppure "Prima ammazzate Gesù Cristo, poi Yassin, chi verrà dopo?". Nel frattempo non ci sono molti scrupoli a vendere alla fiera del libro di Vallaloid libri negazionisti dell’Olocausto o a richiedere la proibizione della vendita di armamenti a Israele.

La Spagna è stata considerata dall’European Monitoring Center (EUMC) come il principale foro di antisemitismo europeo tra il 2002 e il 2003, oltre a essere l’unico paese dell’Osce cui manca una politica specifica contro l’antisemitismo e l’unico della zona occidentale dell’Unione europea a non partecipare al Remembering the Holocaust, il programma di insegnamento contro l’antisemitismo nelle scuole.

Perla Aufgang, presidente della comunità ebraica di Barcellona, ha detto che "la società e le istituzioni spagnole devono prendere coscienza del problema esistente e devono lavorare per evitarlo". "La nostra comunità – ha aggiunto – ha paura che si ripeta qualcosa che dovrebbe già appartenere al passato".
Nel frattempo, tanto per non smentirsi, alcuni francesi hanno aggredito verbalmente un gruppo di ragazzi in visita ad Auschwiz:
Attraversava i campi di sterminio Auschwitz-Birkenau con una bandiera israeliana appoggiata sulle spalle. E’ un’immagine consueta in quei luoghi, ma per un gruppo di turisti francesi, la vista di quella studentessa, che con altri cinquanta compagni polacchi, americani e israeliani stava visitando domenica scorsa le baracche del campo, è risultata insostenibile. Un uomo si è staccato dal gruppo e in un misto di inglese e francese le ha gridato: "Che razza di pubblicità è questa? Ti dovresti vergognare di indossare una cosa del genere. E’ disgustoso!".

La ragazza ci ha messo un po’ a reagire, ci dice il professore che guidava il gruppo, Laurence Weinbaum, direttore del World Jewish Congress. Poi ha risposto: "Come osi dire a me cosa devo indossare in questo posto, dove una parte della mia famiglia è stata uccisa?". La sequenza è stata veloce: gli studenti si sono ribellati, gridando alla profanazione, altri turisti francesi sono accorsi in difesa del loro concittadino, sono volate brutte parole. "Tornatevene a casa vostra!", ha detto un francese secondo la ricostruzione di Weinbaum. A quel punto uno dei ragazzi ha risposto che lui era polacco e dunque si trovava già a casa sua. Sono volati gli insulti. "Poi sono accorse delle persone a separare i due gruppi, le guide li hanno allontanati l’uno dall’altro, e si è almeno evitato lo scontro fisico"", racconta Weinbaum.

La guida polacca conferma l’accaduto: "Non è vero che nessuno è intervenuto, la verità è che eravamo tutti così scioccati che non sapevamo come reagire". Lo scontro non è durato più di qualche minuto e comunque alla fine la guida ha segnalato agli uomini della sicurezza che "quell’uomo ha umiliato i ragazzi". "In tanti anni che lavoro al Museo – prosegue la guida – non avevo mai visto una scena così". Molti ragazzi hanno cominciato a piangere, "è stata una giornata di grande amarezza". Dopo qualche ora era previsto un incontro con un reduce di Birkenau, "ma i ragazzi erano tristi e nervosi – dice Weinbaum – e alcuni di loro hanno cominciato a telefonare ai giornali israeliani per raccontare l’accaduto". La notizia è arrivata al "Jerusalem Post" che ha parlato di "Attacco a studenti ebrei ad Auschwitz". "In realtà non c’è stato un attacco fisico – precisa Weinbaum – ma sorprende che l’uomo che ha insultato la ragazza sia stato spalleggiato dagli altri".

Se fosse successo per strada Weinbaum non se ne sarebbe sorpreso (sic, NdR), e pensa che anche i ragazzi non avrebbero reagito con tanta durezza, "ma che una cosa del genere sia accaduta ad Auschwitz è incomprensibile". "Che in Francia ci fosse una nuova ondata di antisemitismo lo avevo letto – aggiunge – ma un conto è leggerlo, un altro è vederlo di persona". La direzione del Museo di Auschwitz ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
Già, vederlo di persona è tutta un'altra cosa.

Ma il punto è proprio questo: mentre gli episodi di antisemitismo si moltiplicano, i media tendono a "non far vedere", a minimizzare o a ignorare il fenomeno, e questo dà ulteriore fiato agli antisemiti, convinti di poter contare, se non sulla loro complicità, quanto meno sulla loro "benevola neutralità".