giovedì 26 marzo 2009

Piccola pausa

Causa impegni in corso, nuovi progetti di lavoro (almeno si spera) e un paio di trasferte questo blog, a meno di eventi eccezionali, resterà in stand-by almeno fino al 6-7 di Aprile.
A presto.

martedì 10 marzo 2009

Facciamo che

Facciamo che ai fini di questa storia il Lupo rappresenta la crisi economica, il Cavallo rappresenta l'individuo (cioè voi) e l'Uomo rappresenta lo Stato (cioè ancora "voi" - vogliono farvi credere):
Un cavallo era quotidianamente minacciato da un lupo pericoloso e feroce, e viveva continuamente nel terrore.
Ridotto alla disperazione, decise di procurarsi un forte alleato. Incontrò un uomo e gli propose un patto facendogli notare come il lupo fosse, in fondo, anche un suo nemico.
L'uomo acconsentì e si offrì di uccidere il lupo, purché il suo nuovo amico accettasse di collaborare mettendogli a disposizione la sua grande velocità.
Il cavallo, contento, si lasciò mettere le briglie e la sella. L'uomo gli balzò in groppa, diede la caccia al lupo e lo uccise.
Il cavallo, finalmente liberato dall'incubo, ringraziò l'alleato e disse: "Ora che il nostro nemico è morto toglimi le briglie e rendimi la libertà".
L'uomo rise di cuore e replicò: "Ma che stai dicendo? Hop! Hop!" e diede un colpo di speroni.
In tempi di crisi gli individui hanno la tendenza ad accettare di buon grado o a richiedere essi stessi una maggiore ingerenza dello Stato nelle proprie vite, confidando che esso in quanto Stato possa risolvere magicamente i loro problemi "gestendo", "correggendo", "regolamentando" questo o quell'aspetto della sfera economica.

Questa cessione di sovranità non è però senza conseguenze: più lo Stato incrementa la propria influenza sull'economia, e di riflesso sulla società nel suo insieme, più è tentato di usare questa influenza per regolamentare non solo il modo in cui i cittadini producono, guadagnano, spendono, investono i propri quattrini, ma anche tutti gli altri aspetti della vita: cosa poter dire e cosa no, cosa pensare e cosa no, cosa fare e cosa no, perfino come morire e quando.

Pensateci bene, prima di accettare le briglie, la sella e gli speroni.

"Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza. "
(Benjamin Franklin, dalla Risposta al Governatore, Assemblea della Pennsylvania, 11 novembre 1755; in The Papers of Benjamin Franklin, ed. Leonard W. Labaree, 1963, vol. 6, p. 242)

lunedì 9 marzo 2009

Ogni giorno è la festa della donna

E' una delle cose che si sentono dire in occasione dell'8 Marzo; altri/e dicono che l'8 Marzo non c'è niente da festeggiare, o che è una giornata di lotta per affermare la dignità della donna e la sua uguaglianza, o che è ormai solo una scadenza consumistica come S. Valentino o il Natale.

Comunque sia, anche per l'8 Marzo vale il vecchio detto "passata la festa, gabbato lo santo".

Ecco infatti come alcune persone (nella stragrande maggioranza, se non tutte, "dde sinistra") hanno commentato su FriendFeed l'affermazione ("avrei voluto fare il Carabiniere") fatta ieri da una donna, Mara Carfagna, in visita alle soldatesse in Kosovo:

  1. I soliti refusi giornalistici. Il titolo corretto era "Volevo farmi un carabiniere"
  2. Praticamente un corso base per aspiranti barzellettieri :)
  3. Non era "Volevo fare l'usciere"?
  4. Sembra uno di quei filmetti anni '70
  5. Ma dai! si dice caraBBiniere! quanti errori
  6. Voleva fare o farselo?
  7. Niki, appunto, in quel titolo ci sono diversi riferimenti, tra cui certe "grandi manovre" ;)
  8. Carfagna sinonimo della Iolanda littizzettiana.
  9. Un bel film dal titolo "La ministra tra le soldatesse".. ci vedrei molto lesbo :))

Insomma, questo è quanto esprimono i sempre arguti commentatori antropologicamente superiori non appena gli si presenta l'occasione - in questo caso una donna, sì, ma appartenente allo "schieramento nemico". A mimose non ancora appassite, diciamo così.

Che dire? Come ho commentato su FF, complimenti: vedo che l'8 Marzo è davvero passato e finalmente si può tornare a parlare di donne in termini di troione da caserma o baldracche d'angiporto greco - poi dice che quella della parità "è una questione culturale, prima ancora che politica": in questo caso mi pare ci siano scarsi motivi di ottimismo.

domenica 8 marzo 2009

Sull'8 Marzo

In relazione all'8 Marzo, sulla questione della parità uomo-donna, una questione culturale prima ancora che politica, ripropongo un commento scritto altrove subito dopo la formazione del governo attualmente in carica, lo scorso Maggio:

"Berlusconi ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale ("ci saranno almeno quattro donne ministro") ma non si può certo dire che si sia sprecato: i ministeri in questione sono infatti i "soliti" ministeri "femminili": Pari Opportunità (!), Politiche Giovanili, Ambiente e - indovinate un po' - Istruzione.
In altre parole, tutti i cliché sono stati rispettati anche questa volta: le donne, anzi le femmine si occupano dei cuccioli della specie (Istruzione e Politiche Giovanili), raccolgono margheritine nei campi e cucinano la Torta di Mele della Nonna (Ambiente) e si preoccupano di ascoltare le altre femmine (Pari Opportunità); i maschi, invece, fanno la guerra (Difesa), trattano con le tribù vicine (Esteri), vanno a caccia per procurare il cibo (Economia), rimettono in riga le teste calde (Interni) e pensano allo sviluppo di nuove attrezzature per la tribù (Infrastrutture e Trasporti).
Avrei potuto scrivere queste cose almeno 36 ore fa, ma ho voluto aspettare di conoscere la composizione del "governo ombra" (il nuovo modo che hanno trovato a sinistra per accantonare i propri problemi e parlare d'altro) preannunciato da Veltroni: come prevedibile, anche a sinistra i ruoli sono pienamente rispettati: ai ministeri "da donne" ci sono delle donne, ai ministeri "seri", quelli che contano, ci sono degli uomini (leggere per credere).
L'unica, apparente eccezione è costituita da Roberta Pinotti al Ministero della Difesa, ma è solo fumo: l'idea è copiata pari pari dal governo Zapatero, con la differenza che in Spagna il ministero è "quello vero", non è un ministero virtuale (e che quindi in sè non ha praticamente nessun valore) in un governo virtuale.
Insomma, business as usual: continuiamo ad avere la più bassa percentuale di donne in Parlamento di tutta la UE, e non corriamo neanche per sbaglio il rischio di vedere una donna in ministeri importanti e di peso come Esteri, Interno, Difesa, Giustizia - avanti così, continuiamo a essere speciali..."

Non servono quote rosa politicamente corrette (ma sostanzialmente deleterie), serve un drastico rinnovamento culturale che permetta alle persone di occupare il posto che spetta loro in base agli effettivi meriti personali, e non alla conformazione anatomica: senza questo, non c'è quota-panda che tenga.


venerdì 6 marzo 2009

Duecento(mila)

Nelle prossime ore questo blog supererà quota duecentomila pagine viste; questo post (il numero 2.140) serve solo per rimarcare, un po' narcisisticamente, la cosa, e per ringraziare tutti i miei (più o meno) affezionati lettori.

Grazie per avermi seguito fin qui; in questo nuovo anno cercherò di scrivere più di frequente rispetto al recente passato, e (spero) meglio. Un saluto a tutti.

martedì 3 marzo 2009

Dare soldino, vedere cammello

Anzi, per meglio dire: dare soldini (tanti), vedere cammelli (due).

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi va in visita in Libia per suggellare assieme a Gheddafi la ratifica del "Trattato di amicizia Italia-Libia", costato all'Italia le scuse ufficiali per la "parentesi colonialista" e ben cinque miliardi di euro di non meglio precisati "risarcimenti" da versare alla Libia da qui al 2038 e per l'occasione porta in dono al leader libico un prezioso manufatto in cristallo di Murano.

In cambio di tutto questo Gheddafi, dopo aver glissato elegantemente sulla questione del pattugliamento delle coste libiche in funzione anti-clandestini, regala al premier italiano "ben" due cammelli: non è fantastico?