lunedì 31 maggio 2004

Gli italiani di Al Qaeda


Magdi Allam parla del coinvolgimento di sedicenti "resistenti" (sic) italiani nell'omicidio Quattrocchi e nell'attacco alla base italiana a Nassiriya:
LE CENTRALI DELL’ODIO

Quella voce italiana accanto ai terroristi

di MAGDI ALLAM



Mentre Antonio Amato è stato barbaramente sgozzato in Arabia Saudita dai terroristi di Al Qaeda, altri italiani, secondo fonti dei nostri servizi segreti, parteciperebbero attivamente al fianco della sedicente Resistenza irachena nell'uccisione dei nostri connazionali in Iraq. Una realtà spietata dei terrorismi islamico e internazionale uniti dal collante ideologico dell'antiamericanismo e dell’antiebraismo. La dimensione globalizzante della strategia del terrore è tangibile dall'acuirsi dell'offensiva in Arabia Saudita non appena la situazione in Iraq ha registrato un parziale contenimento delle forze sunnite e sciite contrarie alla stabilizzazione, pacificazione e democratizzazione del Paese. Perché il livello dello scontro deve restare alto. Sia per costringere gli americani a impegnare le proprie forze sui vari fronti. Sia per alimentare una tensione ideologica che incentivi la conversione e l'arruolamento alla guerra santa contro l'America del maggior numero possibile di combattenti dentro e fuori il mondo islamico. Perché in definitiva c'è un vasto consenso, anche in Occidente, attorno all'obiettivo politico della sconfitta degli Stati Uniti in Medio Oriente. Ciò che consentirebbe a bin Laden di realizzare il sogno della presa del potere in Arabia Saudita, la più sacra delle terre dell'islam e il Paese con le maggiori riserve di greggio del mondo. Un binomio, islam e petrolio, che lo consacrerebbe a nuovo profeta della mitica Umma, la Nazione islamica.

La saldatura tra il terrorismo islamico e internazionale è documentata nel video, mai diffuso in pubblico, dell'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi il 14 aprile scorso. In esso, stando alla rivelazione di una fonte dei nostri servizi segreti, quando Quattrocchi fu consapevole della sua imminente esecuzione, disse: "Ora vi faccio vedere io come muore un italiano". A questo punto Quattrocchi tentò di togliersi il cappuccio che gli copriva la testa chiedendo: "Posso?". Ebbene, uno dei sequestratori, in perfetto italiano, gli rispose: "Neanche per sogno". Un'espressione che, secondo gli esperti dell'intelligence, appartiene a qualcuno che è di madrelingua italiana. Si comprende bene come il vero motivo per cui la rete televisiva araba "Al Jazira" rifiutò di trasmettere quel video, è perché svela la presenza di un italiano tra i terroristi della sedicente "Brigata Verde" che ha rivendicato il sequestro dei nostri quattro connazionali.

Ugualmente non si comprenderebbe come i terroristi abbiano consentito a Salvatore Stefio, nel secondo video trasmesso il 26 aprile scorso, di fare un discorso elaborato in italiano se tra loro non ci fosse stato qualcuno che conosce bene l'italiano. In quell'occasione Stefio disse con chiaro intento rassicurante: "Fino a ora non abbiamo avuto nessun problema con loro. Mangiamo regolarmente e non abbiamo avuto nessun tipo di maltrattamento fisico. Ogni richiesta per migliorare la nostra permanenza qui con loro solitamente ci viene accordata". Quasi a voler esaltare il volto umano dei terroristi. Un testo che è stato probabilmente dettato e imposto da un sequestratore di madrelingua italiana.

Un'altra prova sonora testimonierebbe la presenza di italiani anche tra le fila dei miliziani sciiti dell'Esercito Al Mahdi del ribelle Moqtada al Sadr. Anche in questo caso si tratta di un'operazione condotta contro degli italiani, costata la vita al caporale dei Lagunari Matteo Vanzan lo scorso 16 maggio a Nassiriya.

In un Dvd in arabo che celebra le gesta belliche dei miliziani che attaccarono i nostri soldati, a un certo punto si sentirebbe una voce che in italiano chiede: "Vuoi vedere?". Una domanda che lascerebbe supporre la presenza di almeno due persone che parlano l'italiano.

La realtà di una centrale del terrorismo islamico e internazionale riecheggia anche dall'affinità del lessico colorito riservato al nostro presidente del Consiglio. "Sciocco e superbo", è stato definito ieri nel comunicato diffuso via Internet da Abdel Aziz Al Moqrin, presunto capo di Al Qaeda in Arabia Saudita.

"Retrogrado" o "ritardato mentale", era stato qualificato dalla risoluzione strategica di Al Qaeda "L'Iraq della Jihad: speranze e pericoli", diffusa l'8 dicembre 2003. Profondo disprezzo personale e accesa ostilità politica nei confronti di Berlusconi sono presenti anche nei comunicati della "Brigata Verde" e della sedicente "Resistenza irachena". Con un livello di conoscenza della nostra politica interna difficilmente acquisibile se non da un esperto italiano.

Questa globalizzazione del terrorismo è un indubbio successo di Bin Laden. A tal punto serio e temibile da indurre il principe ereditario saudita Abdallah, secondo notizie riservate e attendibili, a trattare con Bin Laden un'intesa segreta per prevenire il tracollo della monarchia. Facendo leva sulla comune ostilità all'America e a Israele. Ciò che gli avrebbe fatto dire, all'indomani del massacro di sei stranieri a Yanbu lo scorso primo maggio, rivendicato da Al Qaeda, che "il sionismo è dietro il terrorismo nel nostro Paese". E' un dato di fatto che Bin Laden si è finora sempre astenuto dall'attaccare personalmente Abdallah, ribattezzato il "Principe rosso" per i suoi legami familiari con il presidente siriano Assad e per le sue esplicite simpatie panarabe. Altre fonti indicano tuttavia che la famiglia reale saudita avrebbe pronto un piano di fuga all'estero. Ciò spiegherebbe la tendenza al forte rialzo del prezzo del greggio, destinato a sforare i 40 dollari a barile, nonostante il mercato ne sia saturo. Gli operatori sono estremamente preoccupati per la sorte dell'Arabia Saudita, dell'Iraq e del Kuwait, tre Paesi in bilico che detengono complessivamente metà delle riserve mondiali di greggio. Se Bin Laden dovesse riuscire nel suo intento, il prezzo del barile potrebbe schizzare a 100 dollari. A quel punto sarà lui a dettare le condizioni politiche ed economiche all'Occidente.

domenica 30 maggio 2004

Emma ha un sito tutto suo


Come sarebbe "Emma chi?", miserabili miscredenti?



Cliccate e leggete! (cominciando da questo, magari).



Sciacallaggio elettorale, a cadavere ancora caldo


Dal Corriere della Sera:
L'opposizione: "Frattini riferisca in Parlamento"

Farnesina sotto attacco, Berlusconi la difende

L'ambasciatore italiano: "Ho saputo del rapimento del cuoco italiano già da ieri", mentre il ministero degli Esteri smentiva.



(...)



Ieri la Farnesina, citando l’ambasciatore italiano Armando Sanguini, aveva negato che vi fossero italiani tra gli ostaggi. Oggi, dopo la conferma della notizia dell’uccisione di Antonio Amato, l’ambasciatore dice che sapeva del rapimento già da ieri pomeriggio. "Abbiamo cercato di seguire la vicenda sin dall’inizio - ha detto il diplomatico italiano -. Abbiamo saputo della sua cattura ieri pomeriggio. Abbiamo cercato di metterci in contatto con lui continuamente, ma sempre senza esito. Fino a ieri pomeriggio i nostri contatti ci avevano garantito che il ragazzo stava bene", ha puntualizzato l’ambasciatore.



"FRATTINI RIFERISCA IN PARLAMENTO" - Sulla vicenda l'opposizione ha chiesto al ministro degli Esteri Franco Frattini di riferire in Parlamento. "Il Ministero degli Esteri, che si era affrettato a smentire il coinvolgimento di cittadini italiani nell'assalto al complesso di Al-Khobar, è stato oggi tragicamente smentito", ha affermato Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera. Violante chiede che Frattini riferisca "sul reale svolgimento dei fatti e sulla presenza di civili italiani in zone a rischio terrorismo".
In attesa di una risposta ufficiale di Frattini posso riferire io a Violante, intanto, alcune informazioni sui "civili italiani in zone a rischio terrorismo": sono oltre 57 milioni, secondo l'ultimo censimento, e vivono quasi tutti in una "zona ad alto rischio terrorismo" chiamata Italia; il terrorismo che li minaccia è (a parte alcune manifestazioni autoctone collegate principalmente ai nostalgici delle Brigate Rosse - Partito Comunista Combattente) un terrorismo di matrice islamo-fascista; alcuni politici stanno impegnandosi attivamente contro questa minaccia, garantendo la partecipazione attiva dell'Italia alla lotta contro Al Qaeda e i suoi alleati; altri politici, fra cui Violante e i suoi compagni di partito, sono piuttosto impegnati nel chiedere strumentalmente che l'Italia ritiri il suo supporto e le sue truppe, in Irak e altrove, facendo finta di ignorare cosa questo comporterebbe, il tutto per il "nobile" scopo di sottrarre un po' di voti "pacifisti" alle formazioni concorrenti in occasione del voto europeo di Giugno - davvero un grande esempio di senso di responsabilità, di maturità democratica e di quello spirito bipartisan sui grandi temi (e davanti alle grandi minacce) che dovrebbe essere il sale e il collante di ogni Nazione degna di questo nome.



Arabia Saudita, confermata l'uccisione di un nostro connazionale


Si chiamava Antonio Amato, 35 anni, di Giugliano (Campania).



Da poco tempo lavorava al residence Oasis di Al Khobar in qualità di cuoco.



Un cuoco.



Ora aspetto i commenti degli sciacalli collaborazionisti - sì: collaborazionisti - di casa nostra sulla morte (non la chiameranno "uccisione", loro) di questo "mercenario" armato di pentole e di spaghetti trafilati al bronzo.



Arabia Saudita, forse italiano uno degli ostaggi uccisi


Dal Corriere della Sera:
Stamattina le squadre speciali saudite hanno dato l'assalto all'edificio, ma diversi ostaggi hanno perso la vita. Tra le vittime potrebbe esserci anche un nostro connazionale: insieme ad altri otto ostaggi sarebbe stato sgozzato dai miliziani che li avevano catturati, nell'edificio residenziale da cui altri 25 uomini sono stati liberati. Il dettaglio sul nostro connazionale è riportato da uno degli ostaggi superstiti, Nijar Hijazin, giordano, tecnico di computer. All'agenzia France Presse ha raccontato che "i nove sono stati sgozzati dai sequestratori dopo che avevano tentato di scappare, stanotte, per le scale"». Gli altri otto uccisi sarebbero uno svedese e sette asiatici.
Una conferma sembra arrivare anche dalla capitale saudita, Riad, ma non dalla Farnesina: le verifiche sarebbero ancora in corso.



Al Qaeda aggiorna la sua strategia: e i pacifinti?


Questo è quanto emerge da un articolo di Guido Olimpio sul Corriere di oggi:
Gli emiri che hanno portato l’inferno a Khobar hanno visto la morte in faccia tante volte. Erano al fianco di Osama nelle gallerie di Tora Bora, in Afghanistan, quando nell’inverno 2001 erano bombardati dagli americani. Poi tornati nel Golfo hanno catturato cuore e mente di molti giovani, plasmandoli come mujahidin. Ricostruzioni difficili da verificare, ma che sono però prese per buone da chi semina terrore. Seguendo i passi di Bin Laden, i leader estremisti hanno mescolato riferimenti antichi e tattiche moderne. È nata così l’organizzazione "Al Muwahhidun", ossia "coloro che professano con rigore l’unicità di Allah". Ma anche il nome della dinastia che dominò il Nord Africa e la Spagna nella seconda metà del XII secolo. Tra i capi che guidano i radicali islamici c’è Abdel Aziz Al Moqrin, il cui nome à il primo nella lista dei supericercati dalle autorità saudite. Trent’anni, sposato, una figlia di 8 anni, ha rotto con la sua famiglia preferendo abbracciarne quella che predilige i valori della Jihad. Al Moqrin è andato a combattere prima in Afghanistan, poi è corso in Bosnia unendosi al Battaglione verde contro i serbi. I biografi dell’integralismo raccontano di "un soggiorno" nelle carceri saudite dove ha studiato in profondità i testi sacri, radicalizzando la sua visione di militante schierato con Al Qaeda.



Un’interpretazione oscurantista trasformata, sul campo, in una guerra senza confini. Dopo aver attaccato le caserme saudite e ucciso persino dei musulmani, gli uomini di Al Moqrin hanno cambiato obiettivi: ora puntano all’industria petrolifera e ai sequestri di massa. Una scelta motivata dalla volontà di perturbare il mercato del greggio, con evidenti conseguenze sul piano internazionale, e scuotere dalle fondamenta la fragile monarchia saudita. Sulle pagine Internet del settimanale "Al Battar", un centro di addestramento virtuale dei radicali, Al Moqrin ha indicato con precisione la strategia. "Colpendo gli obiettivi economici alteriamo la stabilità necessaria a far progredire il settore. Questo è stato ottenuto attaccando i pozzi e gli oleodotti in Iraq... In questo modo sono venute (meno, NdR) le condizioni di sicurezza che permettevano il furto del petrolio musulmano". Per Al Moqrin i mujaheddin devono costringere i capitali occidentali e il personale straniero a lasciare il Paese. E cita ad esempio la strage in Spagna: "Grazie al colpo di Madrid l’intera economia europea ne ha sofferto". In un manuale inviato ad "Al Battar" da Abu Hajer - altro esponente qaedista - sono state specificate le tecniche e le condizioni per condurre sequestri di persona "nella Penisola arabica". Rapimenti segreti, sullo stile di quelli in Iraq, e "pubblici", come ieri a Al Khobar. La presa di ostaggi da parte dei ceceni al teatro Dubrovka di Mosca - sottolinea - è il modello da seguire. Il fine è quello di "imbarazzare" le autorità.



Nel manifesto comparso su Internet, Al Moqrin, da contabile del terrore, ha redatto in modo meticoloso l’elenco dei bersagli: 1) Gli investimenti degli ebrei e dei cristiani nei Paesi musulmani. 2) I gruppi internazionali. 3) Gli esperti di economia. 4) I beni o le attività (compresi i fast food) di cittadini occidentali. 5) Il materiale "rubato" nei Paesi musulmani. 6) Assassinare gli ebrei attivi in campo economico e punire coloro che fanno affari (con gli ebrei). Disposizioni messe in atto nei primi giorni di maggio con il massacro di Yanbu, dove alcuni tecnici occidentali sono stati trucidati e il cadavere di uno di loro trainato da una vettura per le vie della città. Al Moqrin aveva sollecitato questo tipo di "gesto esemplare" e i suoi hanno obbedito. Il successo dell’attacco è stato poi enfatizzato dalla partenza di numerosi esperti stranieri in seguito all’allarme lanciato dall’ambasciata Usa a Riad. Un invito a lasciare la zona ribadito ieri dopo l’attentato.



Incoraggiato dal terrore diffuso, l’estremista saudita ha pubblicato, sempre su Internet, un nuovo manifesto. I mujaheddin, secondo le disposizioni, devono ricorrere alle tattiche della guerriglia scatenando operazioni anche contro la famiglia reale saudita. Meglio agire all’interno delle città, dove è più facile sfuggire "a spie e occhi sospettosi". La cellula va protetta con una stretta compartimentazione, passando le informazioni solo a chi è coinvolto direttamente: "Molte formazioni impegnate nella Jihad hanno compiuto l’errore di dire a chiunque tutto sulle nostre formazioni". Ancora. I gruppi di fuoco devono essere composti "da non più di quattro persone". Le armi, i rifugi e le auto sono ottenuti con la collaborazione della "mafia e di altri trafficanti". Un atteggiamento che ricorda quello del takfir, ideologia estremista che permette qualsiasi cosa - compreso il peccato - a chi la segue purchè sia compiuta per servire la causa.



Il risvolto più inquietante è l’evidente infiltrazione da parte degli estremisti all’interno delle forze di sicurezza. Gli "Al Muwahhidun" hanno colpito le zone più sorvegliate del Paese, eludendo i controlli. In almeno due casi hanno utilizzato vetture che sembravano quelle della polizia e indossavano divise militari. Il sospetto degli ambienti diplomatici, condiviso da fonti di intelligence Usa, è che degli agenti complici dei terroristi abbiano passato il materiale.
A fronte di tutto questo, in Italia c'è chi interpreta da par suo la "lotta contro le dittature" promettendo di mettere "a ferro e fuoco" Roma per protestare contro la visita del "capo dei nazisti americani" Bush - utili idioti (o stronzi in malafede?) che non hanno mai mosso un dito contro i dittatori di Paesi come Cina, Cuba, Vietnam, Siria, Iran, Irak (ricordate l'atmosfera ai tempi della visita in Italia di Tarek Aziz? Niente manifestazioni di piazza da parte dei "pacifisti moralmente e antropologicamente superiori", allora, ma baci, abbracci e grandi pacche sulle spalle) per non parlare dell'URSS, dell'Afghanistan (ai tempi degli invasori sovietici prima, all'epoca applauditi a scena aperta dal pacifista Cossutta, e ai tempi dei talebani poi) o della Cambogia (pardon: Kampuchea Democratica) ai tempi di Pol Pot e della sua "via nazionale" al comunismo.



sabato 29 maggio 2004

Cofferati, l'uomo sbagliato al posto sbagliato


Riporto l'editoriale di stamane de Il Riformista:
Anche il silenzio può essere volgare.



La famiglia Biagi, rompendo un lungo silenzio, ha fatto una scelta politica, di cui è consapevole. Non vuole Cofferati sindaco di Bologna, e si muoverà di conseguenza. Poteva tacere, ma ha parlato; sottoponendo inevitabilmente la sua autorità morale alla bagarre del giudizio politico e dell’uso partigiano. Non sta a noi giudicarla.

Ma anche Sergio Cofferati ha fatto e rispettato, in questi lunghi mesi di campagna elettorale bolognese, una scelta politica. E siccome si tratta di un candidato alle elezioni, e non di una persona privata, la si può giudicare. Ha fatto la scelta del silenzio. Ha tentato di rimuovere il convitato di pietra di queste elezioni per oblio.

Innumerevoli occasioni avrebbe avuto per dimostrare la grandezza umana e lo spessore intellettuale che i suoi sostenitori vantano, evocando lui lo spettro del professore ucciso dalle Br. Cofferati ritiene di non aver nulla di cui scusarsi. Ma anche un riconoscimento postumo all’uomo che scrisse un libro bianco "limaccioso" sarebbe bastato. Per esempio commentando l’accordo sottoscritto qualche settimana fa, anche dalla Cgil, che consente a 4300 precari della Telecom di stabilizzare il loro rapporto di lavoro proprio grazie alle nuove figure previste nella legge che di Biagi porta il nome. Anche una condivisione pubblica del dolore della famiglia sarebbe bastato. Anche una riflessione autocritica sugli eccessi della polemica politica, in questo disgraziato paese che ha ancora un terrorismo politico di sinistra.

Cofferati ha preferito tacere, e far definire "volgari attacchi" tutti i discorsi di questo genere, compresi i nostri. Poteva veramente sperare che quel grumo di dolore non esplodesse prima del voto? E ora che è esploso, reagisce anche peggio, definendo l’uso del nome di Biagi un "diversivo offensivo" della giunta Guazzaloca, iscrivendo così di fatto la dichiarazione della famiglia nelle manovre di campagna elettorale del suo avversario: "Se l’obiettivo è quello di intimorirci o intimorirmi - dice intimidente - consiglierei sommessamente di dedicare il tempo ad altra iniziativa".

Questo è ingiusto e offensivo per chi ha amato Biagi. Il quale, lo ricordiamo, era così poco strumento della reazione che nel ’99 si candidò nello schieramento che tentò di battere Guazzaloca. E lo fece su invito dell’amico Enrico Boselli, oggi uno dei leader dello schieramento che ha candidato Cofferati a Bologna.


venerdì 28 maggio 2004

mercoledì 26 maggio 2004

Tafazzi rules


Ovvero, come prendersi a bottigliate sui maroni e vivere felici.



Ne parla Paolo di Le Guerre Civili in un post su Hollywood, Canne(s?) e politica.



martedì 25 maggio 2004

Settimana intensa


Durante questa settimana gli aggiornamenti saranno alquanto discontinui, sorry...



Spero di avere più tempo la prossima settimana.



Un saluto a tutti.



domenica 23 maggio 2004

Comunque, meglio non lavorare che lavorare male


A sostegno della mia brillante e originalissima tesi segnalo questo post di Sandman che dimostra ancora una volta quanto sia assolutamente utile e indispensabile, per la tutela e la valorizzazione della professionalità dei giornalisti, mantenere in vita il relativo Ordine...



Nessuna voglia di lavorare


Segnalo quattro recentissimi post di Mixumb (per la serie: perché "lavorare" nel week-end se già lo fa qualcun altro?).Nel complesso, ulteriori validi argomenti a favore del voto ai radicali e della sottoscrizione della loro richiesta di referendum.



sabato 22 maggio 2004

Ma questo non fa notizia


Dal Corriere della Sera:
Kerbala: scontri e sfilata sciita contro Al Sadr.



Duemila cittadini guidati da due sceicchi in strada contro le milizie del Mahdi: "Deponete le armi, la città è pacifica".
Per i mass-media italiani una classica non-notizia: niente iracheni che insorgono contro gli "odiati okkupanti" occidentali, niente slogan di sostegno a quella che Lilli Gruber, contro ogni evidenza, si ostinava nei TG RAI (e si ostina, ora, da candidata dell'Ulivo / Triciclo / Listone Pacifinto) a definire la "resistenza irachena" (sic), niente torture o uccisioni (da parte degli occidentali, si capisce: le torture e le uccisioni a opera degli islamo-fascisti, notoriamente, non contano): insomma, una noia mortale - figurarsi se sciocchezzuole come questa possono interessare il pubblico italiano, che diamine.



Niente a che vedere col riflesso pavloviano che scatta, invece, alla notizia dell'ennesimo attentato (pardon: azione della resistenza) contro gli odiati invasori imperialisti: allora sì che la notizia merita la prima pagina, o l'apertura dei telegiornali - e poi questa sarebbe l'informazione controllata e conculcata dal "reggime" berlusconiano...



Ruini: 'la svolta delle Nazioni Unite e' in atto'


Il presidente Cei: non faccio profezie ma la situazione sta evolvendo. Riconoscere gli errori, che non sono di una parte sola.



Ancora una volta, complimenti a Prodi, Fassino e Rutelli per il perfetto (contro)tempismo.



Fonte: Corriere della Sera.



Fosse solo questo, il problema


Editoriale de Il Riformista di oggi:
Torna il nodo della leadership.



Che il voto sull’Iraq abbia arrecato un danno alla credibilità riformista e moderata della lista Prodi, è opinione pressoché unanime sulla stampa non di parte, che in qualche caso parla di disfatta. Ma ciò che bisogna chiedersi oggi è quanto grave sia quel danno, e se e come possa essere riparato.

A nostro avviso il danno è grave. Può anche essere, anzi è probabile, che la richiesta del ritiro metta la lista Prodi maggiormente in sintonia con i suoi elettori, quello che viene chiamato il popolo di centrosinistra. Ma è altrettanto probabile, anzi forse più probabile, che la svolta del listone appaia a un pubblico più vasto come una vittoria di Bertinotti e dell’ala più radicale dello schieramento di sinistra.



Il danno è dunque arrecato alla affidabilità del centrosinistra, esattamente dello stesso tipo di quello che convinse la maggioranza degli italiani, dopo la caduta di Prodi provocata da Bertinotti, a diffidare di un’alleanza su cui l’estrema aveva tanta decisiva influenza.



Si pone dunque di nuovo, e per la seconda volta con Bertinotti, il problema della leadership di Prodi. Stavolta s’era detto: non dobbiamo ripetere l’errore dell’Ulivo, il leader non può essere senza partito, in balia della lotta tra i partiti, dunque bisogna dargli un partito. L’embrione ne era la lista unitaria. Ma se non funziona per la seconda volta, se anche con la lista unitaria la leadership non può essere esercitata liberamente, allora sono guai. Ecco perché sospettiamo che i più soddisfatti del voto dell’altra sera siano coloro che nel centrosinistra non vogliono il partito riformista. Se intendevano sabotare la leadership di Prodi, l’accelerazione a sinistra è stata il modo migliore.

Il leader designato in questa fase non può, avendo scelto di restare a Bruxelles, esercitare di persona la leadership. E quando l’ha esercitata - nella riunione del comitato di Uniti per l’Ulivo che diede il via libera alla mozione del ritiro - l’ha dovuto fare sotto la spinta di partiti impegnati direttamente nella campagna elettorale, con il moderato Rutelli in testa. Il suo imbarazzo è evidente, ma Prodi non può prendere le distanze da una decisione che è stata presa in sua presenza, e per questo deve smentire le voci di un suo "gelo". Ma dopo le europee questa ambiguità non sarà più consentita. Bisognerà dire agli italiani se il centrosinistra ha la politica estera che è stampata nel programma, oppure se pensa - come ha scritto Curzio Maltese ieri sulla Repubblica in un momento di esaltazione - che il tentativo di Brahimi e dell’Onu è una notizia "ormai imbolsita dagli eventi" e che il governo che ne uscirà non varrà niente, "come d’altra parte accade già a Kabul con il fantoccio Karzai". Al quale governo fantoccio Karzai, evidentemente, si preferisce quello precedente, più sovrano e rappresentativo della volontà nazionale, dei Talebani.
Come sarebbe a dire, l'ambiguità non sarà più consentita "dopo le europee"?

Nel senso che prima inganneranno gli elettori sventolando la bandiera arcobaleno del pacifismo "senza se e senza ma" e poi, passata la festa e fatto (nelle loro intenzioni) il pieno dei voti pacifisti, penseranno "eventualmente" ad assumere una posizione politica meno imbecille e massimalista? E parlare chiaro agli elettori prima del voto? Chiedere il loro voto dicendo loro cosa veramente si ha intenzione di fare? Mostrargli un minimo di rispetto, applicare le regole base del confronto democratico? No, eh? Roba da ingenui liberali, immagino: inutile però blaterare, allora, come viene fatto nell'editoriale, del "danno arrecato alla affidabilità del centrosinistra": di che affidabilità vanno cianciando?



venerdì 21 maggio 2004

Irak: la salma di Fabrizio Quattrocchi consegnata alla CRI


Alcune ore fa la salma di Fabrizio Quattrocchi, l'italiano vilmente assassinato dagli islamo-fascisti in Irak dopo essere stato rapito assieme ad altri tre connazionali, ancora nelle mani delle "Brigate Verdi di Maometto", è stata consegnata al commissario straordinario della Croce Rossa italiana, Maurizio Scelli, a Baghdad.



La conferma è arrivata da Fabrizio Centofanti, portavoce ufficiale della Croce Rossa italiana.



Fonte: Corriere della Sera.



La disfatta riformista


Questo il titolo di un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera (il grassetto è mio):
Devono essere stati molti ieri i parlamentari della lista Prodi che votando sulla permanenza delle truppe in Iraq hanno compreso che con quel voto essi stavano affossando quel progetto di "partito riformista", dotato di un’identità forte, capace di resistere alle sirene del massimalismo, che era negli auspici di coloro che, alcuni mesi or sono, avevano creato quella lista. Le votazioni su questioni di guerra e di pace hanno questo di speciale: mettono in gioco, come nient'altro può fare, le identità politiche.



Le decisioni che si prendono al riguardo segnano punti di svolta, fissano una volta per tutte nella mente di chi osserva "immagini" delle forze politiche che sono poi in grado di resistere nel tempo, per anni e anni. Nel 1991 il Pci di Achille Occhetto era impegnato in una laboriosa transizione dal comunismo alla democrazia. La scelta di schierarsi a muso duro, in quell'anno, contro l'intervento occidentale nella prima guerra del Golfo impresse il marchio del settarismo e del massimalismo su quello che da lì a poco sarebbe diventato il Pds. Quella scelta bruciò la possibilità di fare del nascente Pds un partito riformista nel senso occidentale del termine.



Le circostanze cambiano ma resta la coazione a ripetere. Ieri i parlamentari della Lista Prodi, votando insieme a Fausto Bertinotti per il ritiro delle truppe senza condizioni, hanno scelto di strangolare in culla il "partito riformista". Lo hanno fatto pensando alle imminenti elezioni europee. È stata una scelta "razionale", forse pagante nel breve termine, ma che, in prospettiva, può rivelarsi suicida. Adesso si sa che se anche vinceranno nel 2006 le elezioni politiche, non essendo in grado di sottrarsi al ricatto massimalista, non potranno mai governare, rimanendo uniti, le più delicate decisioni di politica estera nelle future situazioni di crisi.

Eppure, sulla carta, esistevano le condizioni per fare della votazione di ieri un successo propagandistico del "partito riformista".



Berlusconi, con l'incontro con il segretario generale dell’Onu Kofi Annan e con le rassicurazioni ottenute da Bush sull'accelerazione del processo di trasferimento dell'autorità a un nuovo governo iracheno sotto l'egida delle Nazioni Unite, non aveva fatto altro che aderire alla linea sostenuta dagli uomini della Lista Prodi per quasi un anno. Potevano compiacersi del fatto che il governo fosse infine venuto a Canossa. E invece no.

Spaventati dagli umori della piazza, hanno scelto di schiacciarsi sulla posizione più massimalista e di assecondare le emozioni pacifiste, hanno rinunciato a scommettere sulla razionalità degli elettori. E proprio mentre la "svolta" da loro tanto richiesta è sul punto di concretizzarsi.



Al momento del voto si è manifestata entro l’opposizione qualche significativa presa di distanza. L’Udeur di Mastella si è dissociata. Autorevoli parlamentari, da Marini a Bianco a Maccanico, hanno scelto il non voto. Altri hanno dichiarato di votare solo per disciplina di partito. Ma ciò non è stato comunque sufficiente per impedire l'ennesima disfatta del riformismo italiano.


giovedì 20 maggio 2004

Hanno la faccia come il culo


Calimero riporta alcune recenti dichiarazioni di esponenti del centro(?)sinistra:
"Ci rendiamo conto che far rientrare subito i soldati italiani non è né possibile né realistico" (Dalle "Dieci risposte sull'Irak e sul voto parlamentare" pubblicate dai Ds sull'Unità, 3 marzo 2004).



"Asteniamoci sulla missione militare" (Enrico Boselli, Sdi, 7 marzo 2004).



"A Fassino vorrei dire: lascia perdere la manifestazione pacifista, facciamone un'altra di partito aperta a tutti. Fosse per me, voterei sì (alla missione militare in Irak)" (Salvatore Buglio, deputato Ds, Il Foglio, 26 febbraio 2004).



"Il ritiro si fa sempre in tempo a chiederlo".

(Lapo Pistelli, Margherita, 27 aprile 2004).



"Il ritiro delle nostre truppe è solo l'extrema ratio". (Massimo D'Alema, 30 aprile 2004).



"Non presenteremo mozioni per il ritiro finché c'è la possibilità che l'Onu possa intervenire con una risuluzione pro Brahimi".

(Luciano Violante, 30 aprile 2004).



"Abbandonare l'Iraq sarebbe un errore irreparabile". (Francesco Rutelli, 2 maggio 2004).
Manca solo Prodi, con la sua "Una cosa è stata andare, andarsene via è tutto un altro discorso" (cito a memoria, ma il succo era questo).



Nelle ultime 48 ore il presidente egiziano Mubarak, il re Abdallah II di Giordania, il Papa, l'ONU (sì, proprio la "maggica" ONU da sempre invocata dai pacifinti nostrani), la Lega Araba - insomma, tutti - hanno ribadito che abbandonare l'Irak al suo destino sarebbe una scelta disastrosa (uno per tutti, Mubarak: Se le truppe americane di occupazione si ritirassero il 30 giugno da un Iraq senza esercito, senza polizia e senza ministeri, si creerebbe una situazione di anarchia terribile, il Paese si trasformerebbe in uno spaventoso centro di azioni terroristiche.), ma i nostri pacifinti, fedeli al motto "il mio culo (o, preferibilmente, la pelle degli iracheni) per un voto", hanno tirato dritto tranquillamente per la loro strada e hanno presentato una mozione unitaria (sic) per il ritiro immediato, senza se e senza ma, delle truppe.



E tutto per un pugno di voti in più alle prossime europee - perché tutto si riduce a questo, inutile girarci intorno: il livello dei vari Prodi, D'Alema, Pecoraro Scanio, Castagnetti, Bertinotti è questo.



Complimenti.



Complimenti per la fine sensibilità democratica e terzomondista (si dice così?), per la preoccupazione mostrata nei confronti dei bisogni e dei drammi reali degli iracheni, per l'attenzione posta nel non indebolire in nessun modo il tentativo portato avanti dall'ONU in Irak, e infine per la maturità a governare un Paese di democrazia occidentale dimostrata in questa come (purtroppo) in tantissime altre occasioni: continuate così, siete unici.



[Tech] Apple crea una divisione apposita per l'iPod


La gamma dei prodotti iPod sarà presa in carico da una apposita divisione dell'azienda, appena creata; l'altro ramo della casa di Cupertino continuerà ovviamente a seguire lo sviluppo hardware e software dei computer Mac:
Jon Rubinstein, who has led the Cupertino, California-based company's hardware engineering efforts, will run the new division, an Apple spokesman said.



Timothy Cook, head of Apple's worldwide sales and operations, will lead a newly organized Macintosh division, Apple said. Tim Bucher, now in charge of Macintosh system development, will head up the Mac's hardware engineering.



The moves were announced in a company-wide internal e-mail sent by Steve Jobs (news - web sites), Apple's chairman, chief executive and co-founder, and first reported by the New York Times on Wednesday.



"This organizational refinement will focus our talent and resources even more precisely on our industry-leading Macintosh computers and the wildly successful iPod," the spokesman said.
Dall'ottobre 2001, data della sua presentazione, l'iPod ha venduto oltre tre milioni di esemplari.



Fonte: Yahoo! News.



[Tech] Office 2004 per Mac OS X


Microsoft da ieri distribuisce la sua seconda versione della suite Office pensata espressamente per l'ambiente Macintosh, MS Office 2004 for Mac:
The new version of Office, targeted at business users, adds several new features from the Windows versions of Office but also includes some tools unique to the Mac version.



The e-mail program included in Office for Mac, called Entourage, borrows a new layout from the Windows version of Office as well as a document reading mode for the Word document program.



Microsoft, the world's largest software maker, dominates the PC industry with its Windows operating system software but also develops applications for the Macintosh.



Microsoft's Office 2004 for Mac, the latest version, is the second release of the word-processing, e-mail, spreadsheet and productivity suite of software for Apple's current operating system, called OS X.



Unique to Office for Mac is a new tool to track projects and related information and a presentation mode for PowerPoint that allows presenters to read notes and preview slides on a separate monitor.
Fonte: Yahoo! News.



Irak, Kerry: 'via le truppe entro 4 anni se saro' eletto'


Dal Corriere della Sera:
WASHINGTON - "Se venissi eletto presidente degli Stati Uniti ritirerei tutte le nostre truppe dall'Iraq entro la fine del mio mandato". Lo ha detto il candidato democratico John Kerry in un'intervista alla Associated Press.
Entro quattro anni, non entro domani.



Brutte notizie per i pacifinti di casa nostra: Kerry (Thank God) no es Zapatero.



Ma chi ha ucciso Nick Berg?


È solo una domanda, che riprendo da un "coraggioso sito di kontroinformazione".



Ma chi arriva a scrivere certe stronzate, è un coglione? Anche questa è solo una domanda, sia chiaro.



Ma uno che scrive, mostrando le foto di due sedie di plastica che chiunque, in qualunque angolo del pianeta Terra, può acquistare in un qualunque supermercato, negozio o bazaar:
CURIOSE COINCIDENZE: I TAGLIAGOLE USANO LE STESSE SEDIE CHE SI USAVANO AD ABU GHRAB?
può davvero essere considerato "solo" un coglione o è qualcosa di molto peggio? (secondo me, la seconda che ho detto).



mercoledì 19 maggio 2004

Ancora su stampa buona e stampa cattiva


Il direttore del New York Times si è dimesso;

il direttore della BBC si è dimesso;

il direttore del Mirror si è dimesso;

il direttore de L'Espresso, dopo avere pubblicato le foto del Mirror spacciandole per vere, non si è dimesso;

il direttore di Liberazione, dopo avere pubblicato questa immondizia, non si è dimesso.



I casi sono due: o nei Paesi anglosassoni i direttori di giornale sono tutti dei gran fessi che credono ancora a Babbo Natale e (addirittura!) ai discorsi sulla deontologia professionale, oppure in Italia...



Interessi senza conflitto


La sinistra negli ultimi due anni ci ha scartavetrato i maroni a forza di battere sul tasto del conflitto di interessi e della propensione dell'attuale Governo a emanare leggi "che, di fatto, favoriscono il dilagare di comportamenti illegali".



Ricordate tutto il chiasso sui condoni? A più riprese si levarono le alte grida di denuncia di vari esponenti della sinistra e dei sindacati, come ad esempio questa dell'indignato in servizio permanente effettivo Luciano Violante:
Un'altra grande vergogna. Questo è il governo dei colpi di spugna. È nella linea di questo governo favorire l'illecito. Con il condono si penalizzano i cittadini perbene e si avvantaggiano quelli che hanno evaso il fisco.
Direi che il pensiero di Violante è piuttosto chiaro: chi aderisce al condono lo fa perché è un evasore fiscale, deciso ad approfittare di questo provvedimento "criminogeno" del Governo.



Il sito Il Giulivo pubblica un breve ma istruttivo slide-show che mostra alcuni di quelli che (secondo il Violante-pensiero), avendo aderito ai condoni del Berlusca, sono certamente dei biechi evasori fiscali.



Interessanti anche le altre sezioni del sito.



martedì 18 maggio 2004

Cellule staminali: 'possono ridare la vista a 500 persone ogni anno'


Dal Corriere della Sera:
MILANO - L'utilizzo terapeutico delle cellule staminali, gia' avviato in oftalmologia, puo' rappresentare una rivoluzione: "in Italia potrebbero tornare a vedere in modo regolare circa 500 persone all' anno". Lo dice Vincenzo Sarnicola, presidente della Societa' Italiana Cellule Staminali e Superficie Oculare, alla presentazione del Congresso Internazionale della Societa' Oftalmologica Italiana che si terra' a Napoli da giovedi' 20 a sabato 22 maggio. La tecnica utilizzata sarebbe quella del trapianto di cornea.


Irak: dopo il Sarin, trovate tracce di Iprite


In realtà il Corriere della Sera parla di "pirite", un minerale innocuo, ma si tratta di un errore di battitura.



L'iprite in passato è stata usata estensivamente da Saddam.



Nuovi link


Ho aggiornato la colonna dei link.



Le nuove entrate:

- Le Guerre Civili, un blog appena nato (ma che promette molto bene),

e altri due blog moralmente e antropologicamente inferiori:

- Nergal;

- Il motel dei Polli Ispirati.



Buona lettura.



lunedì 17 maggio 2004

Bomba al Sarin in Irak


Copio il titolo del post da Liapunov, che ha segnalato questa Reuters:
BAGHDAD (Reuters) - A small amount of the nerve agent sarin was found in a shell that exploded in Iraq, the U.S. army said Monday in the first announcement of discovery of any of the weapons on which Washington made its case for war.



Brigadier General Mark Kimmitt told a news conference the substance had been found in an artillery shell inside a bag discovered by a U.S. convoy a few days ago. The round had exploded, causing a small release of the substance, he said.



"The Iraq Survey Group has confirmed today that a 155 (mm) artillery round containing sarin nerve agent had been found. The round had been rigged as an IED (improvised explosive device) that was discovered by a U.S. force convoy," he said.



"A detonation occurred before the IED be could be rendered inoperable," Kimmitt said, adding that two members of an explosives team had been treated for exposure to the substance.
Link: Reuters.



Ricordo che in Giordania poche settimane fa è stato sventato un attentato organizzato da Al Qaeda utilizzando trenta tonnellate di sostanze chimiche, attentato che avrebbe potuto causare 80.000 morti.



Dato che le sostanze in possesso dei seguaci di Al Qaeda non si trovano al supermercato, e in buona parte non possono essere state fabbricate in Giordania in laboratori improvvisati, molti (tranne che in Italia, ovvio: da noi si crede ciecamente solo ai presunti complotti dei kattivi amerikani) hanno ipotizzato che si trattasse di materiale bellico trafugato dai laboratori di Saddam.



Sciacalli subito al lavoro - come sempre


Ecco come il TG3 delle 12:00 ha riportato, nei titoli di testa, la notizia della morte del caporale Matteo Vanzan:
Morto un militare italiano a Nassiriya. Il padre: "Non è una missione di pace"
Direi che ogni commento è superfluo.



Morto il lagunare ferito ieri a Nassiriya


È morto, alle prime luci dell'alba, il caporale Matteo Vanzan, 23 anni, del primo reggimento Serenissima dei Lagunari di Venezia, arrivato in Irak da appena pochi giorni.



Era stato ferito ieri durante l'ennesimo attacco alla base Libeccio, poi abbandonata dai militari italiani.



Da tre giorni ormai i nostri militari vengono bersagliati dal fuoco delle armi leggere, dei mortai e dei lanciarazzi RPG dei fanatici di Al Sadr, appostati anche nel principale ospedale di Nassiriya per farsi scudo dei medici e dei ricoverati.



I feriti fra le fila del nostro contingente sono calcolati ormai intorno a una ventina; stanotte c'è scappato anche il morto.



Fino a ora i militari italiani si sono astenuti dall'intraprendere azioni offensive nei confronti dei miliziani del cosiddetto "esercito del Mahdi" per evitare di coinvolgere la popolazione civile.



L'ammiraglio Giampaolo Di Paola, intervistato da Marco Nese del Corriere della Sera:
Le situazioni non sono sempre uguali. Perciò non è corretto parlare di maggiore o minore aggressività. La città è invasa dai miliziani che si mescolano alla gente. In altre zone non si tiene conto di questi elementi. Ma nella tradizione dei militari italiani non è contemplato un attacco che può provocare la morte di civili. Anche l'altra volta, in occasione degli scontri sui ponti, si rinunciò a sparare quando i miliziani spinsero avanti donne e bambini.



(Nese:) E’ lei qui da Roma a suggerire tanta prudenza?



No. Io parlo col comandante Chiarini. Ci consultiamo, ma la situazione sul campo la conosce lui e decide autonomamente la tattica da seguire. E lasciatemi dire che lui e i suoi uomini stanno facendo un lavoro straordinario. Proprio per questo io pretendo maggior rispetto verso i soldati italiani. Non ho gradito per niente le notizie diffuse da alcune tv arabe. Notizie false. Queste emittenti internazionali hanno attribuito ai nostri soldati la responsabilità della bomba al mercato di Nassiriya. Una bugia palese.



(Nese): Lei pensa che le tv arabe facciano il gioco dei terroristi?



Non voglio dare giudizi. Dico solo che prima di diffondere notizie bisogna verificarle. E' scorretto diramare informazioni basate soltanto sul sentito dire. Chi mette in giro voci incontrollate ha interesse a farle circolare, se un'emittente televisiva le raccoglie compie solo un'azione di pura propaganda.



(Nese): Lei è sicuro che gli italiani non hanno niente a che fare con la bomba al mercato?



Sono assolutamente estranei. I nostri non dispongono affatto di quel tipo di armamento usato per causare l'esplosione. Sono i miliziani di Al Sadr a essere dotati di quel tipo di materiale bellico. E qui sta la gravità delle false notizie mandate in onda. E' chiaro che qualcuno aveva interesse a far ricadere la colpa sugli italiani. Si voleva metterli in cattiva luce presso la popolazione di Nassiriya, gettare un'ombra sul loro comportamento.



(Nese): Un comportamento, ci consenta di dire, abbastanza strano. Perché in pratica stanno lì a guardare.



Stanno lì a proteggere e meritano un'ammirazione incondizionata. I miliziani gli sparano addosso e loro evitano di rispondere al fuoco per non colpire i civili. Rischiano seriamente la pelle, come purtroppo è successo al giovane Lagunare, perché non vogliono fare vittime innocenti. Questo dimostra veramente la grande maturità del nostro personale militare. Io ne sono orgoglioso e mi piace credere che tutti gli italiani ne provino lo stesso orgoglio.



(Nese): Hanno però anche diritto a difendersi senza fare i birilli in attesa di essere colpiti.



Si difendono quando è possibile. Ma se gli avversari si barricano all'interno dell'ospedale e da lì sparano e si fanno scudo dei malati e del personale ospedaliero, che possono fare i nostri? Cercano di proteggersi per scansare i colpi, ma non reagiscono al fuoco. Meritano un plauso e invece si cerca di danneggiarli con notizie false. Non solo è ingiusto, è indecoroso.
Due cose:



- sono orgoglioso del comportamento dei nostri militari: stanno dimostrando una professionalità, un coraggio e un sangue freddo assolutamente fuori dal comune. Altri al loro posto avrebbero già perso la testa (e/o la pazienza) e avrebbero scatenato una risposta armata, rischiando un massacro fra la popolazione civile. Il loro comportamento e il loro sacrificio evidenziano, una volta di più, la differenza fra peacekeeping e occupazione "ostile" di un territorio straniero: chi continua a definirli degli invasori o peggio dei mercenari al servizio degli americani si faccia un esame di coscienza, se ne è capace, e si vergogni.



- La preoccupazione per l'eventuale coinvolgimento di civili negli scontri armati è una cosa che fa onore ai nostri militari (e li differenzia, diciamolo pure, dai militari di altri contingenti che operano in Irak), ma ha ragione il giornalista del Corriere quando osserva che la risposta agli attacchi dei miliziani non può consistere solo nel tenere giù la testa e sperare che prima o poi quei fanatici si stanchino: secondo la testimonianza dell'inviato del Corriere Andrea Nicastro, l'eventuale autorizzazione all'utilizzo di armi pesanti ancora oggi deve provenire espressamente da Roma, i nostri comandanti sul campo hanno letteralmente le mani legate:
Per rendere la Libeccio sicura ieri mattina 3 blindo Centauro hanno colpito con i loro cannoni le posizioni dei miliziani dall’altra parte dell’Eufrate. Roma aveva autorizzato quattro colpi. Due a sinistra del ponte sui ruderi di Animal House, la base dei Carabinieri distrutta il 12 novembre, e due a destra del ponte su una villa in rovina. Quattro colpi. Così vogliono le regole d’ingaggio italiane. Le cannonate non vanno d’accordo con quella sorta di peace keeping per il quale saremmo venuti in Iraq e quindi il loro uso va di volta in volta autorizzato da Roma. Ma due colpi a sinistra e due colpi a destra non sono bastati. I miliziani si sono acquattati per qualche ora e poi sono tornati a sparare sulla Libeccio.
È certo che così non si può continuare, si rischierebbe di mettere a rischio inutilmente la vita di altri nostri soldati: deve esistere una via di mezzo fra sparare nel mucchio, senza badare alle eventuali perdite civili, e restarsene immobili a porgere sempre e comunque l'altra guancia.



Compito del Governo deve essere proprio quello, di concerto con gli esperti militari, di trovare al più presto questo giusto mezzo e di aggiornare di conseguenza le regole d'ingaggio del contingente italiano - e certo, il fatto che il Presidente del Consiglio, in una contingenza come questa, decida di passare una serata a festeggiare spensieratamente la "sua" squadra di calcio, non è certo un segnale incoraggiante: forse sarebbe il caso che Berlusconi, fra un lifting, una compilation di canzoni napoletane e una rimpatriata fra tifosi rossoneri, trovasse anche il tempo di fare il proprio dovere di Capo del Governo.



Non mi sembra pretendere troppo.



sabato 15 maggio 2004

Portato alla luce il sito dell'antica biblioteca di Alessandria d'Egitto


Dal Corriere della Sera:
IL CAIRO - Un'equipe di archeologi polacchi ed egiziani ha portato alla luce il sito dell'antica biblioteca di Alessandria, distrutta da un incendio nel 640 dopo Cristo. Lo ha fatto sapere oggi il ministero egiziano del turismo. Sono state ritrovate 13 sale per la lettura e l'auditorium a forma di U utilizzato per le conferenze. Tra i frequentatori dell'antico centro studi c'erano anche Archimede ed Euclide.
Come noto, la biblioteca venne parzialmente incendiata una prima volta dai romani di Giulio Cesare nel 47 a.c., quindi venne incendiata e distrutta totalmente da parte del Generale Amr Ibnel-as, agli ordini del Califfo Omar I.



In quell’occasione il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente; era il 646 d.C. quando Omar I pronunciò le famose parole: "Se i libri non riportano quanto scritto nel Corano allora vanno distrutti, poiché non dicono il vero. Se i libri riportano quanto scritto nel Corano vanno distrutti ugualmente perché sono inutili".



Su Repubblica però si può trovare questa versione "politicamente corretta" dei fatti:
Alla fine nella biblioteca di Alessandria d'Egitto finirono per essere raccolti - questo almeno si narra - oltre 700.000 volumi che toccavano ogni branca del sapere. Fino al 47 avanti Cristo, quando l'esercito di Giulio Cesare entrò nella città e diede fuoco a quell'opera mastodontica.
Scritto così, pare che la distruzione sia opera esclusiva dei "kattivi occidentali" romani (gli americani dell'epoca?): gli "aperti e tolleranti" seguaci di Maometto non c'entrano niente, poverini.



Immagino sarà quindi un caso se, secondo un recente rapporto ONU compilato da studiosi arabi di fede islamica (e non da lentigginosi "yankees torturatori") negli ultimi mille anni nei Paesi arabi (in tutti i Paesi arabi, nel loro complesso) sono stati tradotti da altre lingue solo diecimila libri, cioé tanti quanti ne traduce la Spagna in un solo anno?



Rudy e Rolli cambiano casa sul Web


Rudy Belcastro l'ha già fatto, Rolli è in pieno trasloco - auguri...



Ecco i nuovi URL: http://www.rudybelcastro.it/ e http://www.rolliblog.net/ (per ora ancora raggiungibile da http://www.rolliblog.it/).



Stampa buona e stampa cattiva


Abruzzo, il responsabile (?) dell'ordine dei giornalisti della Lombardia ha attaccato frontalmente Il Foglio e Libero per avere pubblicato alcuni fotogrammi tratti dal video che mostra la decapitazione del civile americano Nick Berg.



Molti commentatori e uomini politici hanno stigmatizzato questo uso strumentale, volto a infuocare gli animi, di immagini crude e violente.



Stesse critiche sono state rivolte, nella blogosfera, a quei blogger che hanno deciso di pubblicare o linkare il filmato integrale o dei fermo-immagine tratti dal filmato in questione (io ho deciso di non linkare: le motivazioni le trovate qui).



Questi giornali, giornalisti, blogger e commentatori vari sarebbero dei reprobi, dei bassi individui che speculano sulla sofferenza e sulla morte di un essere umano, che insistono ossessivamente nella pubblicazione di queste foto e resoconti per puro calcolo politico.



Questa, dunque, è la "stampa cattiva".



La stampa "buona" è diversa.



La stampa buona è moralmente ed antropologicamente superiore, e certe cose non le fa, mai.



Ho pensato di andare a vedere - così, tanto per verificare - che cosa ha pubblicato negli ultimi giorni Il Manifesto, giornale appartenente senza ombra di dubbio alla stampa buona e antropologicamente superiore, sulla sua prima pagina.



7 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina del 7 maggio

Titolo: La stanza delle torture ("Questa volta il supplizio è alla Casa Bianca")



8 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina dell'8 maggio

Titolo: Pagheremo tutto ("Rumsfeld: è colpa mia, ma non mi dimetto")



9 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina del 9 maggio

Titolo: Il ministro dell'inferno ("Fate vedere l'inferno ai detenuti")



11 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina dell'11 maggio

Titolo: Un lavoro superbo ("Bush: Rumsfeld sta facendo un lavoro superbo")



12 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina del 12 maggio

Titolo: Arrivano i nostri ("Mio marito mi parlò delle torture" - Ho riportato le smentite e le reazioni qui, qui e qui - "Gran Bretagna, Blair in crisi potrebbe lasciare" - ma le foto delle torture inflitte da militari inglesi sono un falso, e il direttore del Mirror si è dimesso per questo.)



13 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina del 13 maggio

Titolo: Il milite ignora ("Governo italiano all'oscuro di tutto")



14 Maggio:

Il Manifesto - prima pagina del 14 maggio

Titolo: Sul luogo del delitto (Rumsfeld in Irak)



Eh sì, è proprio vero: la stampa "buona" è tutta un'altra cosa...



Sull'ultimo (?) voltafaccia dell'Ulivo


Editoriale di Franco Debenedetti, senatore DS, sul Corriere della Sera (no permalink):
"Una sinistra di governo doveva restare"



di FRANCO DEBENEDETTI



Anche in Iraq, i vuoti della politica prima o poi si riempiranno. Oggi si possono solo individuare gli scenari estremi entro cui si collocherà il futuro del Paese. Uno, in cui gli alleati assicurano l'ordine pubblico, si instaura un governo legittimo, e l'Iraq conosce stabilità, convivenza tra etnie, confini presidiati. All'estremo opposto, uno in cui gli Usa abbandonano l'Iraq al suo destino, esplode la guerra civile; e, poiché non c'è mai limite al peggio, la caduta della monarchia saudita, un colpo di Stato in Pakistan, il prezzo del petrolio a 60 dollari al barile. Uno scenario in cui non sarebbe neppure più possibile un intervento umanitario dell'Onu. Il ritiro delle nostre truppe favorisce l'evoluzione verso una situazione più vicina al primo o al secondo scenario? Questa è la domanda che una sinistra di governo deve porsi. (Non, spero, una domanda sull'evoluzione dei sondaggi elettorali, col retropensiero della irrilevanza pratica di una mozione di minoranza: chi così ragiona, sceglie per s´ l'irrilevanza politica.)



E' la tragedia delle torture a fornire lo spunto per una decisione da tempo nell'aria. Ma ci si deve chiedere: quale ragione politica costituisce il nesso tra denuncia delle torture e richiesta di ritirare le nostre truppe dall'Iraq? Romano Prodi cita l' Osservatore Romano , che definisce le torture crimini di guerra: ma le gerarchie cattoliche considerano una follia lasciare l'Iraq prima dell'arrivo dell'Onu.



L'indignazione è un sentimento legittimo e nobile. Ma le torture vanno valutate anche come fatti politici: è a fronte della inane inconcludenza delle operazioni militari che risalta non solo la loro immoralità, ma la loro inutile stupidità; è nell'assenza di progetto politico che sorgono e dilagano. Le torture non sono necessarie per vincere la guerra, sono possibili perché si sta perdendo la guerra.



Con una politica ridotta a opportunismo, il governo Berlusconi è caduto nella trappola della stessa inconsistenza strategica degli Usa in Iraq dopo la liberazione. Ma il centrosinistra, chiedendo il ritiro, sfiduciando perfino il piano Brahimi, forse a un passo dal traguardo, dimostra un vuoto politico che lo pone sullo stesso piano di Berlusconi. E si sorvola per carità di patria sulla richiesta di dimissioni di un ministro di un governo straniero.



Oggi lo spazio per influire sulla politica Usa in Iraq è ridotto a poca cosa: troppo tardi, troppo diversi i rapporti di forza, troppo incombenti le elezioni americane. Ma ci sono altri sviluppi in corso: il ministro degli Esteri francese, Michel Barnier, riferiva ieri il Financial Times , sta proponendo una conferenza fra parti irachene, Paesi confinanti e comunità internazionale, per disegnare il futuro dell'Iraq. Proprio l'Italia, che è stata dalla parte degli Usa nel considerare legittimo l'intervento in Iraq, può aiutare a ricucire quel tragico strappo, a ricompattare l'Occidente e i Paesi arabi moderati, scongiurando di porre tutto il mondo sotto il ricatto di un fondamentalismo islamico forte del suo trionfo.



Questa è la sfida su cui il centrosinistra dovrebbe incalzare Berlusconi, impegnandolo alla realizzazione delle tappe di un processo. In caso di fallimento, la richiesta di ritiro sarebbe un voto di sfiducia a un governo incapace di ottenere risultati. Non, come invece quella unilaterale di oggi, la rinuncia alla propria voce politica.



Quanto poi al modo di cercare di salvarsi l'anima, quella, con il terrorismo è una speranza vana.


venerdì 14 maggio 2004

[Tech] Console Playstation portatili da Sony


Sony ha annunciato che entro l'anno inizierà a distribuire in Giappone le nuove console Playstation portatili, in diretta concorrenza col leader di nicchia Nintendo GameBoy; la distribuzione in USA ed Europa è invece prevista per i primi mesi del 2005.



La compagnia giapponese si pone l'obiettivo di vendere almeno tre milioni di console PSP nel primo anno.



Secondo Sony le future Playstation portatili (17x7,4 centimetri per 260 grammi di peso) saranno dotate di 32MB di memoria, potranno essere usate per giocare online con altri utenti e avranno una grafica e un sonoro "superiori al GameBoy di Nintendo".



Nessuna indiscrezione sui prezzi, per ora.



Nintendo attualmente controlla il 95% del mercato delle console portatili, secondo dati forniti dalla stessa Sony.



Fonte: Yahoo! News.



La contabilita' dell'orrore


Avevo già scritto come la pensavo riguardo al video che in queste ultime ore sta facendo il giro della Rete; riporto ora un editoriale di Sergio Romano (no permalink) pubblicato sul Corriere della Sera:
Foto, video: sbagliato contrapporre immagini



LE CONTABILITA’ DELL’ORRORE



di SERGIO ROMANO



Sulla stampa e nelle televisioni di molti Paesi europei è scoppiata la guerra delle immagini. Quella di un cittadino americano, barbaramente decapitato in Iraq, viene contrapposta alle fotografie dei prigionieri iracheni, seviziati e umiliati nel carcere di Bagdad. Esiste ormai una contabilità dell’orrore in cui, a seconda delle convinzioni e dei punti di vista, la barbarie dei terroristi assolve quella dei soldati americani o il comportamento di questi ultimi giustifica le reazioni dei loro nemici. Questa contabilità mi sembra non meno orribile di ciò che sta accadendo sui campi di battaglia iracheni. Esiste un fondamentalismo islamico, fanatico e crudele, da cui dobbiamo difenderci con i mezzi più adatti a sconfiggerlo. Ma quando la testa mozzata di un prigioniero americano serve a cacciare dallo sguardo dei lettori le sevizie di Bagdad ho l’impressione che l’Europa entri pericolosamente in contraddizione con se stessa. Mi spiego meglio. L’America ha dichiarato di essere entrata in guerra per salvare l’Iraq da un tiranno e creare le condizioni per un rinnovamento democratico del Paese. Molti di noi non hanno condiviso la decisione di Bush e restano convinti che la guerra abbia tragicamente peggiorato la situazione del Medio Oriente. Ma i fini dell’operazione americana, se coerentemente perseguiti, appartengono alla nostra cultura e debbono essere, nei limiti del possibile, approvati e incoraggiati. Continueremo a pensare che la guerra fu un errore, ma non possiamo voltare le spalle, soprattutto dopo il fatto compiuto dell’invasione e dell’occupazione, al futuro dell’Iraq. Abbiamo il diritto e il dovere, quindi, di giudicare la politica degli Stati Uniti alla luce degli scopi che si è proposta. Chi crede nella democrazia deve credere nella eguaglianza e nella dignità degli uomini. Può essere duro con i nemici e severo con coloro che si oppongono alla sua strategia. Può persino, se il prigioniero nasconde informazioni che minacciano la vita dei suoi soldati, ricorrere a mezzi brutali. Nessuna convenzione internazionale sulla tortura riuscirà a impedire che gli interrogatori, in molte circostanze, siano bruschi e inumani. I guerriglieri e i terroristi lo sanno e sono i primi, paradossalmente, a comprenderlo.



Ma quelle di Bagdad sono sevizie gratuite, umiliazioni, manifestazioni di disprezzo e dileggio. In un articolo apparso avant’ieri nell’ International Herald Tribune , uno studioso americano, Luc Sante, scrive che le fotografie del carcere di Abu Ghraib ricordano quelle dei cacciatori accanto ai loro trofei o, peggio, quelle che venivano scattate nelle cittadine del Sud degli Stati Uniti quando la gente si faceva ritrarre con grande soddisfazione accanto al nero impiccato o bruciato. Non sarebbero possibili se il prigioniero, per i carcerieri di Bagdad, non fosse un untermensch , un essere inferiore. Chi ritiene che la decapitazione di un americano giustifichi tali trattamenti pensa evidentemente che ogni iracheno sia un potenziale terrorista e perda, nel momento in cui viene incarcerato, il diritto a essere trattato come un essere umano.



E’ questa la ragione per cui la contabilità dell’orrore e la contrapposizione delle immagini sono, soprattutto per l’Europa, un tragico sbaglio. Chi se ne serve per giustificare ciò che è accaduto a Bagdad perde contemporaneamente la guerra irachena e la propria credibilità politica. Delle due sconfitte la seconda mi sembra di molto la più grave.


[Tech] Yahoo! Mail: caselle di posta da 100MB


Yahoo! ha intenzione di portare lo spazio a disposizione degli utenti delle sue caselle di posta elettronica gratuite a 100MB, contro i 4-6MB dell'offerta attuale:
Web portal Yahoo will begin offering "virtually unlimited storage" for its paid e-mail customers and will upgrade free users to 100MB, an executive said Thursday.



The upgrade is part of an overall enhancement for Yahoo Mail that will launch this summer. Besides additional storage, the service will get a face-lift and tie in more Yahoo-branded services, such as Photos and Messenger.



The announcement comes a month after search rival Google said it would launch a free e-mail service called Gmail that offers 1GB of storage, considerably more space than free versions of Yahoo Mail and Microsoft's Hotmail. Yahoo currently offers 4MB of storage to free users of its e-mail service.
Fonte: Yahoo! News (...e chi altri?).



Facciamoci del male


L'Ulivo il 20 maggio chiederà il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq (Corriere della Sera).



La CIA conferma: 'il responsabile e' Zarqawi'


Riconosciuta la voce del terrorista giordano, considerato uno stretto collaboratore di Osama bin Laden (Corriere della Sera).



giovedì 13 maggio 2004

Diritti civili, Vietnam: ulteriore giro di vite su Internet


Come sempre in questi casi, vengono addotte esigenze di "sicurezza nazionale" e di "mantenimento della purezza della Nazione e del popolo"
Vietnam has introduced tough new laws regulating the use of the Internet in an apparent bid to silence online dissent.



The Ministry of Public Security's mouthpiece, the An Ninh The Gioi, said Wednesday that the new rules were necessary "to tighten the management of Internet operations".



Under decision No. 71, which came into force in March, taking advantage of the web to disrupt "social order and safety" or to breach the communist nation's "fine customs and traditions" are "strictly forbidden".



"Storing on Internet-connected computers information, materials or data classified as state secrets," is also prohibited.



Furthermore, accessing foreign Internet Service Providers to visit websites firewalled by the authoritarian regime is outlawed.



Internet cafe owners must also comply with a lengthy list of regulations or face legal action. They include recording "full and detailed information" about all their customers.



(...)



On May 5, Vietnamese cyber-dissident Nguyen Vu Binh had his seven-year jail sentence and three-year house arrest order for espionage upheld.



He was found guilty on December 31, 2003, of communicating with overseas "reactionary" organizations as well as writing articles and sharing information that "distorted the party and state policies".



Binh, who denied all charges, was detained in September 2002 after posting an article on the Internet criticising a controversial Vietnam-China land border accord.



The 35-year-old pro-democracy advocate was the latest in a series of journalists and intellectuals to have been arrested and tried over the past two years for using the Internet to voice dissenting opinions.



International human rights groups have accused Hanoi of using national security as a pretext to silence criticism of the one-party regime.
Come vedete non mancano neanche le consuete accuse di spionaggio a favore di "potenze reazionarie" straniere - per la serie: non ci facciamo mancare niente.



Fonte: Yahoo! News.



[Tech] Gli utenti di Xbox potranno usufruire di un servizio di videochat VoIP


Gli utenti della console videoludica Microsoft Xbox connessi al relativo gaming network a breve potranno comunicare non solo a voce (come succede già ora) ma anche in video con gli altri utenti connessi in rete.



Bello, tranne che per un piccolo particolare: per ora il servizio verrà attivato solo in Giappone:
Xbox's video-chat service will be launched this year exclusively in Japan and eventually will make its way to the North American network, Peter Moore, an Xbox marketing executive, said Monday.



"We particularly like the ability to launch in Japan because of the superior infrastructure for broadband. It's a great petri dish, if you will, for what will be the future," Moore said. "You will not only be able to play against your friends, or talk to your friends — now you can actually see your friends."
Fonte: Yahoo! News.



mercoledì 12 maggio 2004

Il video dell'esecuzione di Berg


Qualcuno ha pubblicato su di un sito in lingua italiana il video integrale dell'uccisione di Nick Berg, il civile americano (civile, non militare come hanno scritto alcuni, come se questo giustificasse chissà che) decapitato dai terroristi di Al Qaeda; ho constatato purtroppo che in seguito alcuni blogger hanno linkato la pagina contenente il filmato.



Io non lo farò, per due motivi.



Primo, perchè il filmato (che ho visionato) mostra un essere umano come non dovrebbe mai essere visto dai suoi simili.



Secondo, perchè l'uso di certe immagini non può sfuggire all'accusa di strumentalità: Al Jazeera mostra certe immagini (accuratamente selezionate) e non altre per fomentare l'odio contro gli occidentali, e contro "americani e sionisti" in particolare; molti siti informativi e blogger "pacifisti" mostrano, anzi sfoggiano immagini di civili o addirittura di bambini "uccisi dagli americani" (o dagli israeliani); altri siti (molti di meno, per la verità) "rispondono" mostrando i pezzi dei corpi degli americani o degli israeliani fatti a pezzi dai "resistenti" iracheni o palestinesi.



Tutto ciò è sbagliato.



La corsa a chi mostra le foto e le sequenze video più truculente e agghiaccianti per portare acqua alla propria causa, qualunque essa sia, è una corsa verso l'abisso, verso la perdita del senso di umanità, verso la ferocia senza limiti né regole nei confronti del "nemico".



Così non si può andare avanti: prima che sia troppo tardi, bisogna tracciare una linea di confine oltre cui non si può, non si deve andare, pena il diventare come quelli che stiamo combattendo.



Iraq: Fini, 'Chi ha manipolato intervista tragga conclusioni'


E ancora sull'intervista taroccata dal TG3 (la vedova Bruno: "Mio marito non aveva fatto nessuna denuncia - ha detto la signora Bruno in un'intervista trasmessa in diretta questa mattina a Radio Città Futura - mi ha solo raccontato che lui insieme agli altri colleghi era incaricato di riavviare al lavoro i prigionieri e che aveva sentito di celle che facevano schifo rispetto alle nostre ed era rimasto sbalordito, ma non ho mai detto che i Carabinieri hanno visto o peggio ancora hanno fatto le torture".

Pina Bruno ha parlato solo dopo aver avuto l'assicurazione che sarebbe andata in diretta e questo perché si è detta "molto dispiaciuta dei tagli effettuati da Rai Tre che ha lasciato capire che io ce l’avessi con i Carabinieri". Alla domanda se avesse parlato di una denuncia del marito in merito alle torture sui prigionieri iracheni, la vedova Bruno ha precisato di "non aver detto questo: mio marito aveva un altro compito. Io ho detto che lui andava con altri colleghi per riportare a lavoro queste persone, ma mai che avesse visto le torture."):
"Mi auguro che chi ha manipolato l'intervista ne tragga le conclusioni". Lo ha dichiarato il vicepremier Gianfranco Fini commentando le dichiarazioni di oggi della vedova Bruno.
Naturalmente non succederà, figuriamoci; anzi, i taroccatori e i loro sponsor politici dopo questa dichiarazione di Fini probabilmente insorgeranno come altrettante vergini e martiri "a difesa della democrazia" e contro "il reggime" che vuole imbavagliare "il libero giornalismo" a colpi di "censura": ma certo, come no... eppure negli USA il direttore del New York Times si è dimesso praticamente per lo stesso motivo, in Gran Bretagna il direttore della BBC si è dimesso a sua volta per aver taroccato il caso Kelly (ma già, dimenticavo: quelli sono "regimi nazisti che praticano la tortura nel mondo", mica Paesi democratici....).



Fonte: Corriere della Sera.



Iraq: il fratello di un carabiniere ucciso a Nassiriya, 'Mai parlato di torture'


Ancora sull'intervista taroccata dal TG3:
"Mai parlato di torture". Morris Carrisi, fratello di Alessandro, carabiniere ucciso a Nassiriya, commenta le dichiarazioni sulle torture ai prigionieri in Iraq fatte ieri dalla vedova del maresciallo Massimiliano Bruno. Alessandro aveva 23 anni ed era nato a Trepuzzi, in provincia di Lecce. Era partito per l'Iraq solo un mese prima, il 12 ottobre. E l'ultima telefonata a casa l'aveva fatta la sera prima dell'attentato; al fratello aveva detto: "Tutto a posto, sta addirittura piovendo. Un ragazzo sensibile che in Iraq voleva portare la pace, ci raccontava tutto e ci avrebbe anche detto questo. Invece, mai una parola sulle torture".
Fonte: Corriere della Sera.



Torture: la vedova Bruno smentisce l'intervista al TG3


La solita informazione corretta, equilibrata e assolutamente non di parte del TG3 - specialmente in campagna elettorale.



Dal Corriere della Sera:
"Mai detto che i Carabinieri hanno visto o fatto le torture"

La vedova Bruno smentisce l'intervista al Tg3



ROMA - Pina Bruno, vedova di Massimiliano - uno dei carabinieri uccisi a Nassyria - torna sulle dichiarazioni fatte a "Primo Piano" e parla di una "trappola". "Mio marito non aveva fatto nessuna denuncia - ha detto la signora Bruno in un'intervista trasmessa in diretta questa mattina a Radio Città Futura - mi ha solo raccontato che lui insieme agli altri colleghi era incaricato di riavviare al lavoro i prigionieri e che aveva sentito di celle che facevano schifo rispetto alle nostre ed era rimasto sbalordito, ma non ho mai detto che i Carabinieri hanno visto o peggio ancora hanno fatto le torture".

TAGLI - Pina Bruno ha parlato solo dopo aver avuto l'assicurazione che sarebbe andata in diretta e questo perché si è detta "molto dispiaciuta dei tagli effettuati da Rai Tre che ha lasciato capire che io ce l’avessi con i Carabinieri". Alla domanda se avesse parlato di una denuncia del marito in merito alle torture sui prigionieri iracheni, la vedova Bruno ha precisato di "non aver detto questo: mio marito aveva un altro compito. Io ho detto che lui andava con altri colleghi per riportare a lavoro queste persone, ma mai che avesse visto le torture. Semmai che qualcuno glielo aveva riferito, ne aveva parlato".



"CHIEDANO SCUSA" - Il direttore del Tg3, Antonio Di Bella, ha risposto alle parole della signora Bruno: "Ha parlato liberamente. Il Tg3 non ha fatto null'altro che mandare in onda quel che la signora Bruno ha detto". (Certo, dopo l'opportuno lavoro di taglia-e-cuci denunciato dalla stessa signora Bruno, NdR)

Le nuove dichiarazioni hanno immediatamente suscitato le reazioni della coalizione di governo: "Queste frasi della vedova Bruno sono un fatto politicamente significativo. Credo che qualcuno, a questo punto, deve delle scuse al governo, al presidente del Consiglio, al Paese, per quello che è stato detto nella giornata di ieri", ha detto Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia. "L'opposizione - dice Bondi - è disposta a qualsiasi menzogna pur di attaccare il governo".



CONFERME - Le parole della vedova Bruno trovano però altre conferme. I carabinieri dell’Unac (Unione nazionale Arma dei carabinieri) "sono in perfetta sintonia con le affermazioni della vedova del collega Massimiliano Bruno, sulle 'torture' in Iraq"...
(continua sul Corriere).



A proposito di questa "Unione Nazionale Arma Carabinieri": NON si tratta di una entità facente parte ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, ma solo di una associazione culturale privata "senza fini di lucro" (e ci mancherebbe, NdR), una sorta di sindacato o patronato privato che si rivolge "ai carabinieri e alle loro famiglie" (vedi al riguardo la presentazione dell'UNAC sul loro sito ufficiale), in pratica non parlano e non possono parlare a nome dell'Arma dei Carabinieri: la loro rappresentatività al massimo può essere equiparata a quella di un piccolo sindacato di nicchia.



Quanto alla loro collocazione politica e alla loro posizione sull'Irak, basta andare a leggersi cosa scrivevano nel novembre dello scorso anno, dopo la strage di Nassiriya, su Peacelink (altro organo d'informazione notoriamente super-partes...): "Non siamo guerrafondai, siamo solidali con quelle popolazioni, ma costretti a combattere una Guerra che NON tutto il popolo Italiano e NON tutto il Parlamento hanno voluto" (sic).



[Tech] Legge italiana obblighera' a 'depositare' in biblioteca i siti Web?


Siamo veramente all'assurdo, spero solo che la situazione venga chiarita al più presto:
Legge obbliga al deposito legale dei siti web.



Tutti i creatori di siti .it potrebbero essere tenuti a inviare indirizzo e contenuti alle biblioteche di Roma e Firenze



(...)



A causa della nuova legge fra 6 mesi chiunque abbia un sito internet con informazioni a disposizione del pubblico rischia infatti di dover inviarne il contenuto alle due Biblioteche centrali di Firenze e di Roma, altrimenti potrebbe essere punito con una multa fino a 1500 euro.
Ve li immaginate i blogger italiani (oltre 50.000 solo su Splinder: probabilmente il totale supera i 200.000) che inviano periodicamente alle biblioteche di Roma e Firenze i loro contenuti "via e-mail o dischetto"?



E tutti gli altri siti .it?



E come faranno le suddette biblioteche a gestire l'enorme volume di traffico e i relativi problemi di archiviazione?



Io non mi ritengo un blogger particolarmente prolifico, eppure secondo le statistiche di blogger.com ho prodotto qualcosina più di 239mila parole spalmate su oltre 1.260 post - provate a moltiplicare questi valori per 100 o 200mila, solo per restare ai blog...



Fonte: Corriere della Sera.



[Tech] Microsoft: 'importante' falla in Windows (ma no?)


Microsoft ha segnalato nelle scorse ore una "importante" falla di sicurezza in Windows.
A flaw in Microsoft Corp.'s almost universally used Windows operating system could allow hackers to take control of a PC by luring users to a malicious Web site and coaxing them into clicking on a link, the company warned on Tuesday.



The security warning was rated "important," the second most serious on Microsoft's four-tiered rating scale for computer security threats. The highest is "critical."



Anti-virus software company Symantec Corp. called the vulnerability a "high risk" due to the impact the flaw could have if successfully exploited.



The security flaw affects the latest versions of Windows, including Windows XP, and software for networked computers such as Windows Server 2003, Microsoft said.



(...)



Stephen Toulouse, a manager at Microsoft's Security Response Center, said that while the vulnerability would not allow for the automatic spread of a virus in the way the recent Sasser worm spread across global networks, it could still have serious consequences.



"The net result of an attack would be for an attacker to be able to do anything you already do on your computer," he said.
Chi l'avrebbe detto, vero? Un sistema operativo così stabile e, soprattutto, sicuro...



Fonte: Yahoo! News.



La ferocia dei vendicatori


È il titolo dell'editoriale di Guido Olimpo sul Corriere della Sera (no permalink):
E’ la strategia dell’orrore. I palestinesi di Hamas imitano i guerriglieri iracheni di Falluja ostentando i resti dei loro nemici. I terroristi qaedisti si presentano come i vendicatori delle torture ad Abu Ghraib e decapitano l’ostaggio americano riprendendo l’esecuzione con una videocamera. Quasi volessero contrapporre il loro scempio a quello compiuto dai soldati Usa nelle prigioni irachene. La strategia dell’orrore non è soltanto il risultato della ferocia dello scontro, ma racchiude evidenti disegni politici. Ed è chiaro che non esiste un’unica regia, bensì la capacità dei vari gruppi estremisti di "leggere", in tempo reale, quello che accade sul campo, modificando le tattiche in base agli eventi.



Le mosse possono essere la conseguenza di ordini da parte di un emiro oppure la reazione a quello che viene trasmesso da una tv satellitare. Il terrorista Abu Musab Al Zarkawi, presunto autore della decapitazione, giustifica l’assassinio sostenendo che si tratta di una ritorsione agli abusi compiuti nelle prigioni dell’Iraq.



Punta così a catturare il sostegno degli oltranzisti, vuole guadagnarsi le simpatie di chi è rimasto offeso, cerca di provocare proteste in Europa e negli Stati Uniti, dove già è forte la contestazione per la politica della Casa Bianca. Colpisce la reazione della famiglia dell’ostaggio trucidato che ha lanciato accuse contro George W. Bush.



IL MODELLO - I cadaveri carbonizzati dei quattro vigilantes americani linciati a Falluja e poi appesi a un ponte sono diventati il simbolo di una sconfitta. Le truppe Usa hanno assediato per giorni la cittadina ribelle pronti a punire i responsabili dell’oltraggio. Alla fine, preoccupati delle conseguenze di un’operazione troppo rischiosa, hanno rinunciato trovando un’intesa con gli insorti iracheni. I guerriglieri hanno interpretato l’accordo come una vittoria e così è stato recepito in gran parte del mondo arabo. Nel video-comunicato Al Zarkawi si è scagliato contro i musulmani che non hanno impugnato la spada dell’Islam: "Vi dovreste vergognare per non aver seguito l’esempio dei giovani di Falluja".



A GAZA - Hamas ha trasformato i frammenti dei soldati israeliani dilaniati a Gaza in un trofeo - ad uso dell’opinione pubblica - e in una moneta di scambio con Israele. I dirigenti islamici hanno imparato dai guerriglieri libanesi Hezbollah che hanno ottenuto il rilascio di oltre 400 prigionieri offrendo le salme di tre soldati israeliani e una presunta spia. Sono stati sempre gli Hezbollah a lanciare, negli anni’80, la politica dei rapimenti e l’uso dei corpi maciullati per intimorire il nemico. Davanti agli occhi di tutti compare un unico mosaico, composto dalle immagini dei cadaveri di Beirut, Falluja, Gaza. E, da qualche giorno, si sono aggiunte quelle dei prigionieri iracheni, sottoposti a torture sconvolgenti.





LA SFIDA - Nella coreografia di sangue, composta da un filmato e un sito Internet vicino agli integralisti, si "celebra" Abu Musab Al Zarkawi indicato come il responsabile della decapitazione di Nick Berg. Con una taglia miliardaria sulla sua testa, considerato la mente di attentati kamikaze e reclutatore di futuri martiri anche in Italia, Al Zarkawi sposa la strategia dell’orrore. Per accrescere la sua immagine e il peso politico. Se per gli occidentali è un criminale, per molti arabi sarà "il vendicatore". Il brutale omicidio dell’ostaggio, che potrebbe essere seguito da altre decapitazioni, deve costituire la prima reazione alle violenze compiute ad Abu Ghraib. Il giordano non ha il profilo di Bin Laden, né l’abilità retorica. Non è un leader, piuttosto un capetto. Però vuole imitare Osama scegliendo un campo di battaglia più concreto. L’intelligence lo considera il punto di riferimento operativo del movimento qaedista, oggi diventato un arcipelago di cellule estremiste. Incoraggiato da alcuni predicatori, ha assestato il primo colpo alla stazione di Madrid dando una spallata al governo Aznar alla vigilia del voto. Era l’11 marzo. Adesso ci riprova a colpi di scimitarra. Ieri era l’11 maggio.


martedì 11 maggio 2004

Barbarie allo stato puro, ma stavolta non conta


Ecco le ultime gesta dei barbari che predicano (e tentano di praticare) la distruzione totale di Israele, che torturano e massacrano i propri concittadini accusati di "collaborazionismo" con gli ebrei, e che intessono dei miserabili ricatti perfino sui corpi smembrati dei propri nemici:


I miliziani palestinesi si fanno fotografare con pezzi dei corpi dei soldati uccisi ma non precisano le loro richieste.



GAZA - L’organizzazione estremista palestinese Hamas ha reso noto di essere in possesso dei corpi o di parte dei corpi dei sei militari uccisi a Gaza nella mattinata di martedì in un attacco contro il mezzo blindato sul quale viaggiavano. "I resti dei vostri soldati sono nelle nostre mani - recita una dichiarazione attribuita alla Jihad islamica e ai 'Martiri di al Aqsa' - e noi abbiamo le nostre richieste per la riconsegna nella zona occupata dai sionisti". Nella nota non si precisa però quali siano le condizioni per la restituzione dei corpi.



NUOVI SCONTRI - Secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz si sono verificati nuovi duri scontri tra miliziani palestinesi e le truppe israeliane proprio per il recupero dei corpi degli uccisi. La notizia è stata poi confermata anche dal generale Dan Harel, responsabile delle azioni militari di israele nella zona di Gaza.



NESSUNA TRATTATIVA CON HAMAS - La radio dell’esercito israeliano ha comunicato che Israele non ha intenzione di trattare con Hamas per recuperare i corpi delle vittime. Il rito funebre ebraico impone la sepoltura del corpo il più possibile integro.
In casi come questi (quello di oggi non è certo il primo), però, nessuno dei fascifisti moralmente superiori che oggi attaccano ferocemente gli USA trova mai il modo di dire una parola di condanna che sia una, mai: d'altra parte, si sa, le uniche torture e gli unici omicidi da condannare sono quelli di cui eventualmente si macchiano gli americani - quando invece i responsabili delle torture e degli omicidi sono i "resistenti" palestinesi o iracheni, o gli sgherri di regimi come quello cubano, o cinese, o siriano, o iraniano, o egiziano, o giordano, o nord-coreano (senza dimenticare i passati regimi comunisti, da quello sovietico con le sue decine di milioni di morti a quello cambogiano, col suo folle piano di auto-genocidio) allora va tutto bene, sono solo dettagli irrilevanti, di cui non vale la pena di parlare: vero, turpissimi sciacalli incontinenti?



[Tech] Microsoft abbandona il settore dei prodotti Wi-Fi


Dopo appena due anni dalla sua creazione, la divisione Microsoft che si occupa di prodotti hardware per "gli" standard Wi-Fi (802.11b e 802.11g) viene di fatto smobilitata:
"After careful evaluation, the Microsoft hardware group has decided to scale back its broadband hardware and networking business," a representative said. "Instead, the plan is to apply the knowledge we have gained in that category to future products and services."



(...)



The company had quickly gained market share in the wireless networking market but lost some ground when it was slower than rivals in introducing 802.11g products.



Microsoft had a complete line of Wi-Fi products including base stations, laptop cards, and USB and PCI add-ons for desktop machines.
Microsoft assicura che i prodotti della linea 802.11g, i più tecnologicamente aggiornati, saranno ancora disponibili per alcuni mesi; saranno reperibili ancora per qualche tempo anche alcuni prodotti della linea 802.11b (praticamente, fino a esaurimento scorte).



Per quanto riguarda il supporto tecnico a questi prodotti, esso non andrà oltre i due anni standard di garanzia.



Fonte: News.com.



[Tech] Nuovi processori Mobile Pentium da Intel


I nuovi Pentium M dovrebbero garantire ai computer laptop la stessa autonomia della precedente serie pur offrendo prestazioni nettamente superiori:
The Pentium M processors are Intel's first mobile processors built with a cutting-edge manufacturing technology that allows features as small as 90 billionths of a meter to be placed on the chip.



They are also the first to be sold under a new branding scheme in which Intel's chips are numbered like car models instead of labeled by their raw speed in gigahertz.



Twenty-eight notebook computer systems based on the new chip were released on Monday, with around 50 systems to be ready for sale by mid-July, said Anand Chandrasekhar, Intel's head of mobile computing.



The new chip opens up advanced applications to notebook computer users like full-screen high-definition video playing and mobile videoconferencing, while keeping the PC relatively light, Intel said.



(...)



The new processors are available at clock speeds ranging from 1.7 gigahertz to 2.0 gigahertz.



The 1.7 GHz Pentium M costs $294 each, the 1.8 GHz processor $423; and the 2.0 GHz $637, all in quantities of 1,000.



Major notebook PC manufacturers including Dell Inc, Hewlett-Packard Co, Sony Corp and Toshiba Corp will introduce notebook PCs based on the new Pentium M processors, Intel said.
Fonte: Yahoo! News.