lunedì 17 maggio 2004

Morto il lagunare ferito ieri a Nassiriya


È morto, alle prime luci dell'alba, il caporale Matteo Vanzan, 23 anni, del primo reggimento Serenissima dei Lagunari di Venezia, arrivato in Irak da appena pochi giorni.



Era stato ferito ieri durante l'ennesimo attacco alla base Libeccio, poi abbandonata dai militari italiani.



Da tre giorni ormai i nostri militari vengono bersagliati dal fuoco delle armi leggere, dei mortai e dei lanciarazzi RPG dei fanatici di Al Sadr, appostati anche nel principale ospedale di Nassiriya per farsi scudo dei medici e dei ricoverati.



I feriti fra le fila del nostro contingente sono calcolati ormai intorno a una ventina; stanotte c'è scappato anche il morto.



Fino a ora i militari italiani si sono astenuti dall'intraprendere azioni offensive nei confronti dei miliziani del cosiddetto "esercito del Mahdi" per evitare di coinvolgere la popolazione civile.



L'ammiraglio Giampaolo Di Paola, intervistato da Marco Nese del Corriere della Sera:
Le situazioni non sono sempre uguali. Perciò non è corretto parlare di maggiore o minore aggressività. La città è invasa dai miliziani che si mescolano alla gente. In altre zone non si tiene conto di questi elementi. Ma nella tradizione dei militari italiani non è contemplato un attacco che può provocare la morte di civili. Anche l'altra volta, in occasione degli scontri sui ponti, si rinunciò a sparare quando i miliziani spinsero avanti donne e bambini.



(Nese:) E’ lei qui da Roma a suggerire tanta prudenza?



No. Io parlo col comandante Chiarini. Ci consultiamo, ma la situazione sul campo la conosce lui e decide autonomamente la tattica da seguire. E lasciatemi dire che lui e i suoi uomini stanno facendo un lavoro straordinario. Proprio per questo io pretendo maggior rispetto verso i soldati italiani. Non ho gradito per niente le notizie diffuse da alcune tv arabe. Notizie false. Queste emittenti internazionali hanno attribuito ai nostri soldati la responsabilità della bomba al mercato di Nassiriya. Una bugia palese.



(Nese): Lei pensa che le tv arabe facciano il gioco dei terroristi?



Non voglio dare giudizi. Dico solo che prima di diffondere notizie bisogna verificarle. E' scorretto diramare informazioni basate soltanto sul sentito dire. Chi mette in giro voci incontrollate ha interesse a farle circolare, se un'emittente televisiva le raccoglie compie solo un'azione di pura propaganda.



(Nese): Lei è sicuro che gli italiani non hanno niente a che fare con la bomba al mercato?



Sono assolutamente estranei. I nostri non dispongono affatto di quel tipo di armamento usato per causare l'esplosione. Sono i miliziani di Al Sadr a essere dotati di quel tipo di materiale bellico. E qui sta la gravità delle false notizie mandate in onda. E' chiaro che qualcuno aveva interesse a far ricadere la colpa sugli italiani. Si voleva metterli in cattiva luce presso la popolazione di Nassiriya, gettare un'ombra sul loro comportamento.



(Nese): Un comportamento, ci consenta di dire, abbastanza strano. Perché in pratica stanno lì a guardare.



Stanno lì a proteggere e meritano un'ammirazione incondizionata. I miliziani gli sparano addosso e loro evitano di rispondere al fuoco per non colpire i civili. Rischiano seriamente la pelle, come purtroppo è successo al giovane Lagunare, perché non vogliono fare vittime innocenti. Questo dimostra veramente la grande maturità del nostro personale militare. Io ne sono orgoglioso e mi piace credere che tutti gli italiani ne provino lo stesso orgoglio.



(Nese): Hanno però anche diritto a difendersi senza fare i birilli in attesa di essere colpiti.



Si difendono quando è possibile. Ma se gli avversari si barricano all'interno dell'ospedale e da lì sparano e si fanno scudo dei malati e del personale ospedaliero, che possono fare i nostri? Cercano di proteggersi per scansare i colpi, ma non reagiscono al fuoco. Meritano un plauso e invece si cerca di danneggiarli con notizie false. Non solo è ingiusto, è indecoroso.
Due cose:



- sono orgoglioso del comportamento dei nostri militari: stanno dimostrando una professionalità, un coraggio e un sangue freddo assolutamente fuori dal comune. Altri al loro posto avrebbero già perso la testa (e/o la pazienza) e avrebbero scatenato una risposta armata, rischiando un massacro fra la popolazione civile. Il loro comportamento e il loro sacrificio evidenziano, una volta di più, la differenza fra peacekeeping e occupazione "ostile" di un territorio straniero: chi continua a definirli degli invasori o peggio dei mercenari al servizio degli americani si faccia un esame di coscienza, se ne è capace, e si vergogni.



- La preoccupazione per l'eventuale coinvolgimento di civili negli scontri armati è una cosa che fa onore ai nostri militari (e li differenzia, diciamolo pure, dai militari di altri contingenti che operano in Irak), ma ha ragione il giornalista del Corriere quando osserva che la risposta agli attacchi dei miliziani non può consistere solo nel tenere giù la testa e sperare che prima o poi quei fanatici si stanchino: secondo la testimonianza dell'inviato del Corriere Andrea Nicastro, l'eventuale autorizzazione all'utilizzo di armi pesanti ancora oggi deve provenire espressamente da Roma, i nostri comandanti sul campo hanno letteralmente le mani legate:
Per rendere la Libeccio sicura ieri mattina 3 blindo Centauro hanno colpito con i loro cannoni le posizioni dei miliziani dall’altra parte dell’Eufrate. Roma aveva autorizzato quattro colpi. Due a sinistra del ponte sui ruderi di Animal House, la base dei Carabinieri distrutta il 12 novembre, e due a destra del ponte su una villa in rovina. Quattro colpi. Così vogliono le regole d’ingaggio italiane. Le cannonate non vanno d’accordo con quella sorta di peace keeping per il quale saremmo venuti in Iraq e quindi il loro uso va di volta in volta autorizzato da Roma. Ma due colpi a sinistra e due colpi a destra non sono bastati. I miliziani si sono acquattati per qualche ora e poi sono tornati a sparare sulla Libeccio.
È certo che così non si può continuare, si rischierebbe di mettere a rischio inutilmente la vita di altri nostri soldati: deve esistere una via di mezzo fra sparare nel mucchio, senza badare alle eventuali perdite civili, e restarsene immobili a porgere sempre e comunque l'altra guancia.



Compito del Governo deve essere proprio quello, di concerto con gli esperti militari, di trovare al più presto questo giusto mezzo e di aggiornare di conseguenza le regole d'ingaggio del contingente italiano - e certo, il fatto che il Presidente del Consiglio, in una contingenza come questa, decida di passare una serata a festeggiare spensieratamente la "sua" squadra di calcio, non è certo un segnale incoraggiante: forse sarebbe il caso che Berlusconi, fra un lifting, una compilation di canzoni napoletane e una rimpatriata fra tifosi rossoneri, trovasse anche il tempo di fare il proprio dovere di Capo del Governo.



Non mi sembra pretendere troppo.



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