martedì 4 maggio 2004

Irak, non creiamo lo Stato terrorista


Ancora un editoriale di Giovanni Sartori (sul Corriere della Sera) che, ancora una volta, condivido solo in parte; lo riporto integralmente perché non ha i permalink (il grassetto è una mia aggiunta).
Il grave errore di un ritiro alla Zapatero



IRAQ, NON CREIAMO LO STATO TERRORISTA



di GIOVANNI SARTORI



La guerra di Bush è stata un disastro. Ma l’Europa Zapatera prefigura un disastro ancor più colossale. Come ha detto Prodi, entrare in Iraq è stato facile, ma uscirne è difficile. Direi difficilissimo. Ma non per Zapatero: lui se ne va subito, e tanti saluti ai fessi che ci restano. Perché subito, anzi subitissimo? Una prima ragione è che questa era una promessa elettorale. Ma come studioso di elezioni non mi commuovo. So che pur di vincere una elezione abbiamo leader che promettono qualsiasi cosa, anche se sciocchissima. E poi, una promessa elettorale può anche essere onorata aspettando il momento giusto. Ma Zapatero non ha voluto aspettare neanche un mese perché ha scoperto - ecco la seconda ragione - che gli Stati Uniti non avrebbero mai ceduto a terzi (Onu o altri) il comando del loro migliore esercito, l’esercito che oggi è quasi tutto in Iraq. Davvero una grande scoperta che può folgorare solo chi non sa che mai, in tutta la storia del mondo, una grande potenza ha ceduto ad altri il proprio potere militare. Pertanto chi chiede agli Stati Uniti proprio questo non può che essere in perfetta malafede, non può non sapere che si tratta di una richiesta impossibile. Eppure Zapatero ha giustificato la rottura in questo modo. E così facendo ha creato un effetto domino anche sulla sinistra italiana. Che ora si trova costretta ad accodarsi all’estremismo di Bertinotti e del puerile coro dei "ciecopacisti" del quale si fa forte. Con tanti saluti, questa volta, alla credibilità di una sinistra seria e responsabile.

Torniamo all’Iraq. È vero: gli americani e chi li aiuta sono visti, in loco, come "occupanti". Non era difficile da prevedere, e questa è una delle tante ragioni che sconsigliavano l’invasione. Ma chi adotta la soluzione Zapatero è sicuramente visto come uno "scappante": davvero una colossale vittoria per il fondamentalismo islamico che infiamma il Medio Oriente e che lo mobilita contro l’Occidente. Vincere la guerra non è vincere la pace. La pace Bush non sa più come vincerla; ma Zapatero ci insegna come si fa a perderla nel modo peggiore possibile.

Sicuramente, scappare non è una soluzione: aggrava i problemi. Ma nemmeno lo è lasciare gli americani a cavarsela (o non cavarsela) da soli. Sì, un castigo lo meritano. Ma ricordiamoci del marito che per far dispetto alla moglie fa un dispetto ancor più grosso a se stesso. Allora, qual è la soluzione? Tutti dicono che ci vuole una "svolta". D’accordo, ma quale svolta? Non potrà essere di prestare l’esercito americano alle Nazioni Unite né di far intervenire in Iraq le forze di un’organizzazione internazionale che non dispone di forze. Alcuni suggeriscono di coinvolgere i Paesi arabi moderati. Ma chi lo suggerisce dimentica che (Iran a parte) i Paesi arabi circostanti sono sunniti e quindi invisi alla maggioranza sciita degli iracheni.

Non dico che il problema sia senza soluzione. Ma la soluzione dipende dall’aver capito il problema. Gli americani hanno sprovvedutamente attaccato un Iraq che non era in alcun modo una base di guerra per il terrorismo islamico. Ma dalla loro sconfitta e dalla nostra fuga alla Zapatero uscirà proprio quello Stato terrorista che non c’era. L’Afghanistan, poverissimo, poteva fornire a Bin Laden soltanto campi di addestramento. Invece l’Iraq è ricco di petrolio e può fornire al terrorismo globale tutte le infrastrutture che andranno a produrre le armi chimiche e batteriologiche che ci possono davvero colpire a morte. Se si capisce questo, la soluzione si trova. Ma quando lo capiremo? Per ora è come se stessimo ancora discutendo, come accadeva a Costantinopoli, del sesso degli angeli.
Come, come? L'Irak "non era in alcun modo una base di guerra per il terrorismo islamico"? E le prove ormai schiaccianti di una vera e propria collaborazione operativa fra i servizi segreti di Saddam e Al Qaeda, con tanto di seguaci di Bin Laden addestrati in campi paramilitari (anti-imperialisti?) in territorio iracheno? E i 25.000 dollari di "premio" che Saddam pagava alle famiglie dei terroristi suicidi palestinesi per ogni ebreo ucciso? A Sartò?!? Come la mettiamo?



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