domenica 30 dicembre 2007

ThyssenKrupp: morto il settimo operaio


Nel primo pomeriggio di oggi anche Giuseppe Demasi, 26 anni, ha cessato di vivere.
Il bilancio della strage alla ThyssenKrupp sale così a sette morti. I nomi degli altri sei caduti sul lavoro sono Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò.

Nell'anno che si sta chiudendo i morti sul lavoro sono stati quasi mille e duecento; il nostro Paese figura agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, e il numero di morti ogni diecimila lavoratori è sensibilmente più alto che nella "patria dello sfruttamento selvaggio della manodopera", gli USA, che invece al riguardo possono vantare statistiche lusinghiere, che molti Paesi europei si sognano soltanto.

In occasione della strage di Nassiriya e di altri eventi luttuosi che hanno visto coinvolti i nostri militari all'estero mi è capitato di sentire gente sostenere che "avevano scelto loro di andare lì, erano pagati per quello".
Una colossale sciocchezza: nessuno sano di mente sceglie di farsi pagare, foss'anche bene, in cambio della propria vita.
La verità è che ci sono "mestieri", fra cui quello del soldato, in cui i fattori di rischio sono più alti, ma in nessun caso la morte viene considerata un rischio "normale" e da mettere in conto - almeno, negli eserciti occidentali non funziona (più) così da parecchio tempo.

Se neanche per dei militari di professione la morte "sul lavoro" viene ormai considerata una eventualità "accettabile", a maggior ragione non dovrebbe esserlo per dei "civili non combattenti" come gli operai caduti a Torino.

Viviamo il paradosso di un Paese dove i sindacati sono probabilmente i più forti d'Europa, dove le normative sulla sicurezza - sulla carta - sono fin troppo dettagliate, dove in teoria i controlli dovrebbero essere capillari, e invece ogni anno siamo qui a contare centinaia e centinaia di morti.

Così non si può andare avanti.

Gli organismi pubblici preposti ai controlli devono controllare i luoghi di lavoro per davvero, non solo sulla carta, e devono essere messi nelle condizioni di farlo; le aziende devono essere poste di fronte alla minaccia concreta, non solo teorica, di sanzioni pesantissime in caso di gravi omissioni o carenze; tasto particolarmente dolente per molti, i sindacati devono smettere di fare politica e di cogestire determinate situazioni assieme alle aziende e devono riprendere a fare il proprio mestiere, cioè fare gli interessi dei propri iscritti senza inciuciare con la controparte in cambio di una fetta della torta.

Non è tollerabile che tutti, ma proprio tutti, continuino a tirare a campare e a farsi gli affari propri sulla pelle di chi lavora: anche qui è necessario un soprassalto di dignità, la consapevolezza che le leggi vanno rispettate, che ognuno deve svolgere il proprio ruolo onestamente e lealmente, che le persone non sono numeri da accodare in fondo a una statistica sulle morti bianche ma sono persone in carne e ossa che la mattina escono di casa per andare a guadagnarsi da vivere, non per andare a morire a causa dell'indifferenza, della disonestà o dell'imperizia altrui.

sabato 29 dicembre 2007

Invoco la par condicio


Dopo avere sentito il suo discorso di fine anno, voglio assolutamente sapere chi è il pusher di Prodi: perché solo lui può fare dei viaggi così meravigliosi nel mondo della fantasia? Cos'ha, lui, più di noi comuni cittadini?

venerdì 28 dicembre 2007

Siamo alle solite


L'ennesimo santone "verde" spiega a noi rozzi e incoscienti devastatori dell'ambiente che l'unico modo per vivere in un mondo ecologicamente corretto è tornare all'età delle caverne.
Ad esempio:
"MEDIA: Verdissimo: vivere scollegati.
Una persona veramente 'eco' prende le notizie dagli altri membri della comunità e anche per le previsioni del tempo si fa come una volta, ovvero guardare la natura e tirare a indovinare.
"
Giusto: perché sprecare inutilmente preziose risorse per tenersi informati di quello che succede a più di un tiro di freccia dal proprio villaggio, o per conoscere in anticipo dettagli secondari e insignificanti come l'arrivo di un uragano o di uno tsunami? E cos'è tutto questo scambiarsi idee e stringere contatti e socializzare su Internet? Ma lo sapete quanto petrolio costa, eh, lo sapete? Molto meglio la piazza del villaggio, e la domenica tutti a sentire lo stregone che predice il futuro...

Colpa dei "sindaci razzisti" del Nord-Est, immagino


Dal Corriere:
VERONA - Ancora una violenza sessuale. Un ventiduenne romeno è stato fermato dai carabinieri per aver picchiato, violentato e poi rapinato una donna veronese di 50 anni. La vittima stava rientrando a casa a piedi quando è stata aggredita dall'uomo che l'ha trascinata di forza lontano dalla strada, in un luogo appartato. Qui l'aggressore l'ha riempita di calci e pugni per rendere la vittima inerte e l'ha poi violentata ripetutamente. Quindi il giovane l'ha derubata fuggendo.


Dal TGcom:
TRENTO - Ha invitato a casa, per il cenone di Natale, un clochard straniero che vive al dormitorio di Trento. E mentre lo riaccompagnava al termine dei festeggiamenti è stata violentata dall'uomo, un marocchino 43enne. La vittima, una 24enne di Trento, ha raccontato tutto al marito che l'ha accompagnata all'ospedale e avvertito la polizia. Il marocchino è stato quindi arrestato con l'accusa di violenza sessuale.

Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile, la giovane donna, dopo aver trascorso la serata con il marito e il clochard, ha riaccompagnato in auto l'ospite al dormitorio della città. Prima di arrivare, però, lo straniero ha convinto la donna a fermarsi in una piazzola dove ha abusato di lei, minacciandola di ritorsioni nel caso avesse raccontato l'accaduto. La donna, tornata a casa, si è però subito confidata con il marito ed è partita la denuncia.

giovedì 27 dicembre 2007

Imprudente


Don Gelmini: "Continuero' ad abbracciare i miei ragazzi"
Fossi in lui non lo griderei così ai quattro venti...

Benazir Bhutto, 21/06/1953 – 27/12/2007


L'attentato è stato rivendicato da Al Qaeda. Secondo quanto ha dichiarato il principale portavoce dell'organizzazione terroristica Sheikh Saeed in un colloquio telefonico da una località sconosciuta con AKI-Adnkronos International, è stato il numero due della rete terroristica, Ayman Al Zawahiri, a ordinare l'uccisione della Bhutto. "Abbiamo eliminato il più importante asset nelle mani degli americani", ha detto lo sceicco. Secondo Sheikh Saeed, l'assassinio è stato realizzato da un militante della cellula terroristica Lashkar-i-Jhangvi del Punjab.

martedì 25 dicembre 2007

Mancano nove giorni all'impiccagione di Raheleh Zamani


Dal sito delle Donne democratiche iraniane in Italia:
Quattro persone sono morte ieri mattina [19/12/2007, NdR] nel famigerato carcere di Evin. Una delle vittime è Zahra Nazemian, gli altri, di cui si è avuta notizia solo ad esecuzione avvenuta sono: Qasem, 28, Reza ,28 and Erfan S, 27, tutti e tre condannati per omicidio.

È stata posticipata di due settimane, invece, l’esecuzione di Raheleh Zamani. I genitori del marito hanno deciso di concedere alla donna 14 giorni in più per trovare i soldi necessari a pagare il prezzo del sangue.

Ricordiamo che Raheleh Zamani uccise il marito due anni fa al culmine della disperazione per i continui abusi e violenze cui era sottoposta da anni e che il marito non le risparmiava neanche di fronte ai bambini.

Abbiamo due settimane per evitare che venga uccisa l’ennesima vittima della violenza. Bisogna inondare di lettere, di fax e di mail di protesta i recapiti dell’ambasciata iraniana in Italia.

Ma soprattutto bisogna scrivere ai parlamentari, al governo affinché siano i nostri rappresentanti a dare voce alla nostra indignazione. Oltretutto è ormai giunta l’ora, dopo quanto accaduto ieri, di lavorare seriamente affinché il dossier sui diritti umani in Iran venga discusso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
“Le proteste non aiutano più”- ha affermato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce del sito Iran Human Rights, e vincitore del premio Amnesty International (sezione norvegese) per i diritti umani 2007- “è ora che il caso iraniano venga deferito al Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.


Direi che si tratta di una iniziativa di mobilitazione alla portata di tutti noi: il tempo a disposizione è poco, iniziamo subito.

Sul sito italiano dell'ambasciata della repubblica islamica dell'Iran, alla pagina dei contatti, potete trovare indirizzo, telefono, fax e e-mail: usateli.

Qualunque siano le vostre personali emozioni, nelle vostre comunicazioni non usate toni forti, ultimativi o indignati; ricordate che in quanto "semplici cittadini" di un Paese straniero non siete nelle condizioni di minacciare o di pretendere alcunché dalla Repubblica islamica: voi potete solo far leva sulla generosità e sulla clemenza della Repubblica, sul suo senso di umanità e sulla sua capacità di perdono, e sulla sicura ricaduta positiva di un simile atto umanitario.

Non siate aggressivi, non usate toni da comizio, non mettete in dubbio la legittimità della condanna emessa dalla giustizia iraniana, non lanciate accuse al regime: non è questo il momento e la sede. Quello che conta è evitare l'impiccagione di Raheleh, e usare toni di sfida o di condanna del regime otterrebbe esattamente l'effetto opposto: ogni cosa a suo tempo.
Oggi l'obiettivo su cui concentrarci è la salvezza di una singola vita, ricordatelo: niente di più.

Ripeto, è una cosa che possiamo fare tutti noi, senza distinzione di colore politico: per dire, una azione mirata non-violenta come questa dovrebbe essere condivisibile anche e soprattutto dai pacifisti senza se e senza ma, quelli che si dichiarano contrari a qualunque intervento militare in Paesi stranieri. Si attivino anche loro. Attiviamoci tutti.

lunedì 24 dicembre 2007

La Rivoluzione (liberale) non va in vacanza


Proprio così, cari amicici: anche sotto le feste i vecchi lupi liberali/liberisti/libertari dormono con un occhio solo, quindi per quelli che anche oggi badano a presidiare la blogosfera (ma anche per tutti gli altri lettori di questo blog) ecco due minuti di relax: un mio vecchio post a commento di un'intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Gianni Vattimo.
Buon Natale a tutti! (menzione speciale per l'amico non-più-blogger Griso).

Ai fratelli blogger che in Cina, in Iran e in decine di altri Paesi rischiano la prigione (o la vita) per il solo fatto di esprimere online le proprie idee, qualunque esse siano, un augurio di buone - e sicure - feste e un reiterato auspicio: possano le vostre tastiere non smettere mai di ticchettare.

venerdì 21 dicembre 2007

Betancourt: "rumors" sempre più insistenti in Rete


Forse - forse - le FARC stanno per rilasciare Ingrid Betancourt. Questo sembrano suggerire alcuni segnali registrati in rete nelle ultime sette-otto ore: speriamo sia la volta buona.

giovedì 20 dicembre 2007

Sorpresa: il governo "pacifista" appoggia all'ONU la politica "guerrafondaia" di Bush


Leggere per credere:
New York. Gli applausi per il voto sulla moratoria non vincolante della pena di morte hanno coperto la decisione invece vincolantissima presa martedì pomeriggio, esattamente nello stesso giorno, dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite presieduto dall’Italia. Poche ore dopo il voto dell’Assemblea generale sulla pena capitale, i quindici membri del Consiglio di sicurezza hanno approvato all’unanimità la risoluzione 1790 sull’Iraq, rinnovando il mandato militare alle truppe multinazionali guidate dal generale David H. Petraeus. Ufficialmente, ora, l’Italia è favorevole alla presenza dell’esercito americano nell’ex regno di Saddam, malgrado la maggioranza di centrosinistra sia stata eletta su una piattaforma politica completamente diversa, al punto che immediatamente dopo l’insediamento a Palazzo Chigi il governo Prodi ha deciso il ritiro delle truppe italiane da Nassiryah.
Martedì, invece, l’Italia ha votato a favore della politica irachena di George W. Bush e Dick Cheney, centrata sull’invio in Iraq di ulteriori 30 mila soldati americani, a completamento della missione Iraqi Freedom ideata da Donald Rumsfeld. E’ la prima volta che il nostro governo esprime un voto in un organismo internazionale sull’occupazione militare irachena. Quando gli Stati Uniti e i loro alleati decisero infatti di invadere l’Iraq, anche per far rispettare le risoluzioni Onu rigettate dal regime di Saddam Hussein, l’Italia non era membro del Consiglio di sicurezza, dove invece è stata eletta soltanto all’inizio di quest’anno.

(continua)

Aveva ragione Prodi quando disse agli italiani, alla fine della scorsa campagna elettorale, "Vi stupiremo": in effetti, credo proprio che gli elettori dell'ala pacifinta della coalizione saranno davvero stupiti di apprendere che "il loro" è in assoluto il primo governo italiano a sostenere ufficialmente, con un voto in sede ONU, la politica americana in Irak.

mercoledì 19 dicembre 2007

giovedì 13 dicembre 2007

Il multiculturalismo colpisce ancora


E ancora una volta è una donna - e magistrato - a cavarne il peggio del peggio:

Sarah Bradley è una giudice australiana che crede nel rispetto della diversità culturale. Di quelle che hanno lavorato per anni per tenere fuori dalle prigioni i criminali aborigeni. Deve essere per questo che, qualche settimana fa, ha lasciato liberi tre uomini e sei ragazzi, rei confessi dello stupro di una bambina di dieci anni: «Dovete capire—ha detto loro bonariamente— che non potete fare sesso con una minorenne. In questo caso ammetto che la ragazza coinvolta probabilmente era consenziente». Dopotutto, è l’assunto della giudice, la violenza sessuale è talmente diffusa nelle aree indigene, dove i neonati contraggono malattie veneree e i bambini mimano l’atto sessuale già all’asilo, che i giovani potrebbero non percepirla come un reato e quindi vanno educati, non puniti.

Peccato per la vittima, una ragazzina magra con la faccia triste, nata con un lieve ritardo mentale a causa del troppo alcool bevuto da sua madre durante la gravidanza. A lei la vita non ha fatto nessuno sconto. Aveva sette anni quando subì la prima violenza. Per questo era stata allontanata dalla comunità di Aurukun, nel Queensland settentrionale, e data in affidamento a una famiglia non indigena. Poi il ritorno a casa e lo stupro di gruppo: «È sbagliato — aveva decretato il Dipartimento per la sicurezza del bambino — farla allevare da gente bianca, così le rubiamo la sua identità». La triste storia della piccola Kylie (il nome è di fantasia), oggi dodicenne, ha sconvolto l’Australia. Il neo premier laburista Kevin Rudd, eletto qualche settimana fa, ha invocato la tolleranza zero: «Sono orripilato da casi come questo — ha detto —, di violenza sessuale contro donne e bambini».


Complimenti: avanti così, verso il brave new world del politicamente corretto.

Guzzanti


Come non quotarlo?

sabato 8 dicembre 2007

Luttazzi, la volgarità non paga


Almeno, non su La7: l'emittente ha infatti deciso di sospendere Decameron dopo che, nella puntata di sabato scorso (di cui avevo visto solo i primi minuti) Luttazzi ha lanciato una marea di insulti e di volgarità gratuite contro Giuliano Ferrara. Chissà se adesso assisteremo alla solita commedia, ai soliti piagnistei del "censurato" di turno?

Posso fare tutto?


Segnalo un post di Barbara.

giovedì 6 dicembre 2007

Una Religione di Pace™ e di Tolleranza?


In questi giorni torna sotto i riflettori il caso di una ragazza saudita di diciannove anni sequestrata per strada nella cittadina saudita di Qatif, caricata a forza su di un'auto e violentata da alcuni uomini.
La ragazza aveva commesso l'errore di denunciare lo stupro alle autorità. Risultato: lei (non i suoi violentatori) è stata condannata in prima istanza a duecento (200) frustate e a sei mesi di carcere per "adulterio", essendosi colpevolmente intrattenuta in auto con un "non-parente" maschio.
Il caso nelle scorse settimane aveva scatenato reazioni indignate in diversi Paesi, fra cui alcuni islamici: questo ha irritato la giustizia del Paese wahabita, che ora pare intenzionata ad aggravare la posizione della "ragazza di Qatif" che, in quanto "adultera" (sic) potrebbe ora rischiare la pena di morte. Il Ministero saudita della giustizia infatti in una dichiarazione ufficiale ha sostenuto che la giovane è una adultera ed ha “provocato l’attacco” dei suoi violentatori perché, secondo la loro testimonianza, era “in una condizione indecente”.
Notare: "secondo la loro testimonianza", cioè secondo la testimonianza dei "poveri" violentatori, provocati oltre ogni limite dalla "condizione indecente" della ragazza e quindi, presumo, "costretti" da lei a rapirla e violentarla...
D'altra parte secondo la Sharia, la legge coranica, la testimonianza di una donna in tribunale vale la metà della testimonianza di un uomo: ovvio quindi che la ragazza di Qatif già in partenza non aveva nessuna possibilità.
Anche l'avvocato che ha "osato" perorare la sua causa ha subito provvedimenti disciplinari, come documentato in questo articolo.

Benvenuto, Tenzin Gyatso


Tenzin Gyatso è il 14° Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989 ed esponente del pacifismo.
E' in visita in Italia, ma questo "piccolo" particolare al governo italiano (e al Vaticano) evidentemente non risulta: in ossequio alla Cina, che da decenni occupa il Tibet e perseguita i monaci e le monache buddiste esattamente come la dittatura comunista birmana, nessuna alta carica dello Stato incontrerà ufficialmente il "reietto".
Balza all'occhio la differenza con l'accoglienza tributata al Dalai Lama solo pochi giorni fa dal Congresso e dal Presidente degli Stati Uniti, ma anche senza andare oltreoceano vale la pena ricordare che nel 1994 l'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e l'allora capo del governo Silvio Berlusconi ricevettero ufficialmente Tenzin Gyatso.
A commento di queste differenze di comportamento riporto un articolo di Filippo Facci di qualche giorno fa:

«Si vergognino e basta. Lo facciano quei conduttori di talkshow che pensano che parlare del Dalai Lama e della Cina non faccia ascolti, e che un delitto molto vicino sia più interessante di carneficine molto lontane. Lo facciano quei miei colleghi, intrisi di realpolitik da cortile, che passano la vita a sezionare le cose bianche e naturalmente la milionesima ipotesi di proporzionale alla tedesca con soglia di sbarramento alla norvegese e scorporo alla molisana: convinti che determinate questioni siano solo velleità da idealisti e da radicaloidi anziché sostanza politica pura, allo stato brado. Si vergogni il presidente della Camera Fausto Bertinotti, capace di intrattenersi 50 volte al giorno coi cronisti e però incapace di dare una risposta ufficiale ai 285 parlamentari che per iniziativa di Benedetto Della Vedova gli hanno chiesto di ricevere il Dalai Lama con tutti i crismi, e se possibile di farlo parlare nell'emiciclo parlamentare. Si vergogni Romano Prodi, l'uomo che vorrebbe sospendere l'embargo delle armi alla Cina, il presidente del Consiglio che non incontrerà il Dalai Lama questo dicembre come non volle incontrarlo nell'ottobre 2006: nel 1994, diversamente, il Dalai Lama fu ricevuto ufficialmente da Oscar Luigi Scalfaro e dal premier Silvio Berlusconi, eppure l'import-export con la Cina rimase in piedi. Si vergognino pure, dal primo all'ultimo, i comunisti italiani: è l'unico gruppo dove non compare neppure un firmatario tra i 285 che hanno chiesto a Bertinotti d'incontrare il leader tibetano. Rifondazione comunista? Solo Pietro Folena e Maurizio Acerbo: solo loro due riescono a scacciare il sospetto che la sinistra italiana sia multilaterale solo in chiave antiamericana. Poi c'è il Vaticano, che ha certo responsabilità più complicate giacché milioni di cattolici cinesi rischiano persecuzioni ogni giorno: ma va detto che neppure Benedetto XVI, che a sua volta non incontrerà il Dalai Lama, ne esce infine splendidamente. Ma è tutto il nostro Paese a uscirne come il solito paesaggio di mezze stature e piccoli interessi».

mercoledì 5 dicembre 2007

Come rovesciare la realtà e vivere felici


Direi che il rapporto delle sedici agenzie di intelligence USA presentato ieri dalla stampa di sinistra come una sconfessione di Bush e della sua politica estera, se letto con un minimo di attenzione, contiene invece delle conferme della linea Bush.
Innanzitutto, il programma nucleare militare iraniano: il regime islamo-nazista iraniano in questi anni ha sempre smentito l'esistenza di un programma nucleare militare segreto, assecondato in questo dai giudizi prudentissimi dell'AIEA e della solita ONU - solo la Francia, lo scorso anno, ancora in epoca Chirac, ha rilevato che le caratteristiche del programma nucleare "civile" iraniano erano incompatibili con un uso "solo civile" dell'atomo, ma erano e sono compatibilissime con un piano di sviluppo di armamenti nucleari.
Bene, le agenzie di intelligence USA nel loro rapporto hanno scritto che gli iraniani hanno sospeso, nel 2003, il loro programma nucleare militare segreto: a rigor di logica, non si può "sospendere" quello che non esiste, quindi pare evidente che l'intelligence americana dia per assodata l'esistenza di questo programma militare segreto: se c'è qualcuno che in questi anni ha mentito alla comunità internazionale, quindi, non è Bush ma Ahmadinejad.
Secondo punto: l'Iran ha sospeso il suo programma militare segreto nel 2003. Vi dice niente questa data? Guarda caso, è proprio l'anno dell'invasione-lampo dell'Irak da parte della coalizione guidata dagli americani, culminata in poco più di un mese nell'annientamento del regime di Saddam.
Dopo questa bruciante sconfitta del dittatore iracheno molti altri tiranni dell'area hanno iniziato seriamente a temere che gli americani avessero intenzione di "finire il lavoro" andando oltre l'Irak: questo spiega la presa di posizione della Siria, che all'epoca si affrettò a smentire di avere in programma la produzione di armi di distruzione di massa, e la sostanziale resa preventiva del regime del dittatore libico Gheddafi, che ammise di avere un proprio programma di sviluppo di armi nucleari, aprì le porte del Paese agli ispettori internazionali e provvide spontaneamente al suo smantellamento. Anche in Iran evidentemente l'idea che gli occidentali avessero avviato un repulisti generale contro gli "Stati-canaglia" deve avere terrorizzato, al di là delle sprezzanti dichiarazioni di facciata, gli ayatollah al potere, tanto da indurli a sospendere precauzionalmente (ma non a cancellare) il loro programma di sviluppo di armi nucleari.
Secondo il rapporto dell'intelligence USA oggi gli iraniani sono a circa quattro anni di distanza dalla disponibilità effettiva di armi nucleari: i conti sono presto fatti: 2007-2003=4.
Insomma, se le iniziative del "cowboy" Bush non avessero indotto i nazisti islamici al potere in Iran a sospendere il loro programma di sviluppo, oggi Teheran disporrebbe già di armi nucleari.
L'intervento di Bush in Irak, quindi, ha anche avuto come effetto collaterale quello di ridurre a più miti consigli altri stati-canaglia della regione, sia pure temporaneamente nel caso di Siria e Iran: ora abbiamo quattro anni, o forse anche meno, per bloccare definitivamente i progetti di genocidio nucleare dei nazisti islamici iraniani - con le buone se possibile, ma se necessario anche con le cattive: proprio la storia recente dimostra che in ultima analisi l'unico linguaggio che capiscono e temono questi criminali è quello delle armi.

martedì 4 dicembre 2007

Noi Siamo I Prediletti


In un processo per contraffazione di gadget un magistrato del tribunale di Napoli ha convocato come parti lese e testimoni per l'accusa Topolino, Titti (o forse Minnie?) e Paperino: non, che so, il legale rappresentante della Disney in Italia, ma proprio i personaggi dei fumetti - ehm - "in persona".
Se penso a tutta quella povera gente che vive in Paesi grigi e noiosi, dove cose come queste non succedono neanche nei film natalizi, mi sento veramente fortunato e orgoglione di essere italiano. Soprattutto orgoglione, direi.

domenica 2 dicembre 2007

Luttazzi


Ieri sera ho guardato per alcuni minuti il suo show, poi ho lasciato perdere: possibile che ripeta sempre le stesse cose, con le stesse espressioni facciali, la stessa gestualità, lo stesso tono di voce, le stesse pause fra una battuta e l'altra, lo stesso sorrisetto gonfio di autocompiacimento?
Ho avuto la stessa sensazione di deja vu che mi prende sempre quando vedo Christian De Sica buttarsi via facendo l'ennesima pubblicità per la TIM: nella sua ansia di clonare il padre fin nei minimi dettagli sono trent'anni che è sempre uguale, qualunque cosa faccia quando la guardi hai sempre l'impressione di averla già vista prima, e almeno due volte.
Come ulteriore aggravante, Luttazzi adesso usa a profusione le risate registrate in sottofondo - roba che ormai non va più neanche nel Quarto Mondo - e ricorre senza freni alla volgarità più becera - l'ultimo, patetico rifugio di chi ha o crede di avere di fronte un pubblico di coatti e non sa cosa dire per farli ridere.
Bah... come diceva lui stesso un tempo (un tempo, per l'appunto): "disgustorama, disgustomatic..."