mercoledì 27 luglio 2005

Nuova casa per Otimaster

Il blog dell'amico Otimaster ha trovato una nuova casa, pare definitiva:

http://www.otimaster.com/dblog/

Ricordatevi di aggiornare i vostri link, o se non lo conoscete ancora fategli una visitina - è tempo speso bene.

lunedì 25 luglio 2005

Attentati in Italia, i basisti sono qui già da tempo

Nelle scorse quarantotto ore si è avuta notizia della scoperta in Irak di un covo di terroristi islamici in cui sono state rinvenute delle foto satellitari della città di Roma.

Queste mappe satellitari, ricavate dal servizio Google Maps, portavano evidenziati alcuni potenziali obiettivi di attentati: aeroporti, luoghi di culto, alcuni Mc Donalds e altro ancora.

Alcune settimane fa avevo mostrato a due amici romani che vivono da anni in... Padania, qui a Mestre - ciao Laura, ciao Antonio - il servizio Google Maps e avevo notato che per loro, lontani da casa ormai da molti anni, la lettura delle immagini satellitari di Roma non era poi così immediata: abituati alle normali mappe cittadine in stile Tuttocittà, trovarsi di fronte le immagini "reali" era in un certo senso disorientante.

Anch'io, quando ho cercato su Google Maps la strada di Milano in cui ho trascorso i primi anni di vita, ho avuto all'inizio un attimo di incertezza prima di orizzontarmi - eppure, sono nato a Milano, e ho vissuto a Milano per gran parte della mia vita.

Rispetto alla normale cartografia cittadina una mappa satellitare di Google è utile quindi soprattutto al fine di "vedere" in anteprima i luoghi, più che per localizzare un particolare bersaglio.

Di conseguenza, una mappa satellitare risulta utile, o più utile di una normale cartina del Tuttocittà, solo se viene letta e interpretata da qualcuno che conosce bene i luoghi, e che sa indicare chiese, strutture di servizio, singoli esercizi commerciali come i fast food mostrando le loro foto riprese dall'alto e trasmettendo quindi più facilmente la sua conoscenza del luogo in cui sorge il bersaglio (e delle zone limitrofe, comprese vie di accesso e punti critici) agli altri terroristi.

Una conoscenza del genere non si improvvisa in pochi giorni, si può acquisire soltanto dopo avere vissuto e abitato nella città che ospita i potenziali bersagli degli attentati per un certo tempo: la conclusione che ne traggo è che i terroristi trovati in possesso delle immagini satellitari di Roma in Irak erano in collegamento (e stavano probabilmente già selezionando gli obiettivi finali degli attacchi) con dei loro complici già presenti da tempo sul territorio che ospita i potenziali bersagli.

Quanto all'identità di questi complici, vista la loro buona conoscenza del territorio, le ipotesi sono due: o estremisti islamici immigrati da tempo in Italia - più o meno legalmente - oppure collaborazionisti italiani collegati da una parte ai circuiti nostrani della lotta "anti-imperialista" e dall'altra ai gruppi della "resistenza" islamista: non dimentichiamoci che a più riprese in passato è stato avanzato il sospetto che in alcuni "episodi" verificatisi sul suolo iracheno fossero coinvolti direttamente o indirettamente elementi di lingua e di nazionalità italiana.

Questo confermerebbe i peggiori timori di analisti come Magdi Allam: ormai il nostro territorio non ospita più solo cellule "dormienti" o dedite principalmente al supporto logistico e al reclutamento di "martiri" da inviare, come già successo, in Irak o in altri Paesi dell'area, ma unità operative pronte a colpire in qualsiasi momento, trasformando anche l'Italia, dopo la Spagna e il Regno Unito, in "territorio di guerra" - per usare la definizione cara ai terroristi jiahdisti - e queste unità hanno forse già operato una saldatura con strutture "anti-imperialiste" (anti-occidentali, anti-americane, anti-sioniste) autoctone.

mercoledì 13 luglio 2005

Il socialismo che avanza

Reportage dell'inviato del Corriere della Sera Germano Gallo sulle gioie del socialismo reale nord-coreano.

Nonostante reportage come questi, secondo i lacché del regime e i loro megafoni qua in Occidente in Nord Corea va tutto bene - più o meno come a Cuba, l'isola ricca di aiuole bellissime, per capirci - e il socialismo, nonostante i mostruosi complotti imperialisti, continua ad avanzare.

Ora, chiedetevi: come mai il socialismo, in Nord Corea e ovunque nel mondo, avanza sempre?

Secondo me, perché non è buono: se fosse buono, infatti, lo mangerebbero fino all'ultimo boccone - invece, puntualmente, avanza.

La libertà, invece, non avanza mai: tutti ne vogliono sempre di più, anzi - di libertà non ce n'è mai abbastanza, e anche quelli che ancora non l'hanno assaggiata sgomitano per averla nel piatto.

Ci sarà un motivo, no? Come si dice: milioni, miliardi di "consumatori" can't be wrong, vi pare?

Ecco, io credo che il compito di ognuno di noi cittadini delle democrazie liberali sia quello di dare il nostro piccolo, magari piccolissimo contributo quotidiano per far sì che tutti nel mondo abbiano la propria porzione di libertà - anche, se volete, per un interesse egoistico: finché ci sarà gente affamata di libertà anche noi saremo costantemente a rischio carestia, per così dire, e gli attentati negli Stati Uniti e in Europa stanno lì a dimostrarlo.

martedì 12 luglio 2005

L'Islam dei moderati va alla prima crociata

Mentre Prodi, questo grande statista degno della Repubblica di Kroda (ah, i gemelli Ruggeri...) dichiara che "non è stata l'Unione ad appiccare l'incendio" (e questo, direi, risolve tutto, no?) Magdi Allam continua a fare questa cosa così difficile per l'asinistra italiota, continua a occuparsi e a parlare della realtà vera anzichè di barocche costruzioni ideologiche:

L'Islam dei moderati va alla prima crociata

È esplosa la reazione degli intellettuali musulmani laici alla strage di Londra, per invocare le autorità britanniche a porre fine alla politica dell’accoglienza nei confronti degli estremisti islamici, denunciando un atteggiamento che ha di fatto trasformato la Gran Bretagna in un covo del terrorismo.

«Cacciateli»! L’esortazione, anzi la supplica, è di Abdel Rahman al-Rashed, direttore della televisione Al Arabiya. Rivolta alle autorità britanniche che «inspiegabilmente hanno concesso il diritto d’asilo a gente sospetta, coinvolta nei crimini dell’estremismo, condannata nei Paesi arabi d’origine, alcuni con la sentenza capitale».

Al-Rashed, intellettuale saudita, in un editoriale pubblicato dal quotidiano Asharq al-Awsat, lancia un pesantissimo atto d’accusa: «La tolleranza delle autorità britanniche nei confronti del fascismo fondamentalista ha incoraggiato molti, tra cui degli intellettuali e dei giornalisti arabi e musulmani, a partecipare alla campagna demagogica a favore degli estremisti, difendendo dei criminali come Bin Laden e al-Zarkawi, al punto che molti arabi e musulmani in Gran Bretagna non osavano più per paura manifestare la loro condanna degli estremisti».

«L’estremismo è una malattia che si trasmette come un'infezione, è sufficiente iniettarne una dose affinché il morbo contagi la società, culminando nella distruzione così come è successo a Londra», prosegue al-Rashed, «tutti noi ci attendevamo questo crimine, la tolleranza, cari signori, non è possibile con chi è affetto dalla malattia dell’odio».

Il j’accuse diventa ancor più specifico: «Si è diffusa l’illusione che gli estremisti di Londra non avrebbero colpito la Gran Bretagna, dal momento che la sfruttano come base operativa, che i loro nemici erano i governi arabi e musulmani. Il risultato è che la Gran Bretagna si è riempita dei più noti ricercati dell'estremismo che hanno realizzato il risultato più importante accrescendo le fila dei propri adepti ».

Infine la conclusione: «È ora che le autorità britanniche affrontino realisticamente l’estremismo con fermezza, diversamente sprofonderemo in un vero inferno. In passato vi abbiamo detto fermateli! Oggi vi diciamo: cacciateli!».


Al-Rashed si era già distinto per il suo coraggio firmando un editoriale in cui si leggeva: «Anche se non tutti i musulmani sono terroristi, la gran parte dei terroristi sono musulmani ».

Non meno ardita l'invettiva di Shaker al-Nabulsi, accademico giordano, che sul sito www.elaph.com ha duramente redarguito le autorità britanniche: «Non c’è capitale al mondo che ospiti un così gran numero di capi terroristici come Londra. La legge britannica non ha fatto distinzione tra il terrorista criminale e sanguinario e l'esule politico. Il risultato è che Londra si è riempita di gruppi terroristici, di conti correnti bancari dei terroristi, di moschee terroriste che addestrano e indottrinano i terroristi da inviare in Iraq e in Arabia Saudita, di giornali terroristici che pubblicano e preannunciano i discorsi dei terroristi ».

Al-Nabulsi è spietato nella sua denuncia: «I terroristi farneticanti vorrebbero dar vita a un califfato islamico in Gran Bretagna. Come ha detto Omar Bakri, vogliono far sventolare la bandiera islamica su Buckingham Palace. Ma al suo posto hanno innalzato la bandiera rossa del sangue degli innocenti sui vagoni della metropolitana. Gli stessi innocenti che ogni giorno muoiono in Iraq, Arabia Saudita, Kuwait, Egitto, Marocco.

Così i terroristi vorrebbero riesumare il califfato. Ma da 14 secoli da questo califfato gli arabi hanno ottenuto solo corruzione, repressione, malcostume, sottrazione delle libertà, ingiustizie, uccisioni arbitrarie».

Infine un vibrante appello collegiale: «Il terrorismo non è diretto contro una singola etnia o religione. Ecco perché il mondo intero deve reagire come un unico proiettile, un'unica spada, un'unica campagna contro il terrorismo, gli ideologi del terrore, l'informazione del terrore, gli intellettuali del terrore che riecheggiano gli slogan sanguinari, che continuano a considerare illegale il governo iracheno eletto dal voto di otto milioni di iracheni, che affermano che il terrorismo in Iraq sarebbe resistenza».

A tutti coloro che continuano, con comprensibile preoccupazione, a domandarsi dove siano i musulmani moderati che condannano apertamente e incondizionatamente il terrorismo, sappiano che ci sono.

Al-Rashed è contattabile all'indirizzo alrashed@asharqalawsat.com e Al-Nabulsi all'indirizzo Shakerfa@worldnet.att.net . E con loro ci sono tanti altri. Da scoprire, valorizzare, affermare sul piano mediatico, sociale e politico. Si può e si deve fare. Prima è meglio è.

domenica 10 luglio 2005

Ciechi e sordi

Editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corsera (il grassetto è una mia aggiunta):

Che cos’è che finora ha impedito all’Europa (esclusa la Gran Bretagna, va da sé) di fare, e ancor più di proporre, qualcosa di concreto contro il terrorismo islamista?
Che cosa ha impedito a tanta parte della sua opinione pubblica di convincersi che qualcosa comunque andava pensato, andava fatto?
Perché, insomma, l’Europa non sente la minaccia terroristica come una minaccia rivolta anche contro di lei, e preferisce credere invece che essa riguardi in sostanza solo gli Stati Uniti, arrivando addirittura a pensare che sia stata la guerra degli Usa contro Saddam, sia stata quella la vera causa del diffondersi degli attacchi terroristici nel mondo dopo l’11 settembre?
Porsi queste domande non solo equivale a porsi quella del perché l’Unione Europea non riesce a esistere come soggetto politico, ma obbliga a riflettere ancora una volta sull’esito catastrofico che per l’intero continente è simboleggiato dalla seconda guerra mondiale con la sua appendice decisiva del 1989, data del crollo dell’ultima grande ambizione egemonica eurocentrica.

Nel fuoco di quegli eventi, rovinosi per tutte le statualità europee (con la parziale eccezione di quella britannica), andò distrutto per sempre l’enorme accumulo di conoscenze, di sensibilità e di esperienze — nonché di ambizioni per l’appunto— che legava da secoli la storia d’Europa e delle sue classi dirigenti alle vicende del globo.
Il mondo cessò allora di appartenere all’Europa, e l’Europa al mondo: prima ancora che da un punto di vista politico da un punto di vista culturale.
Lo si vede oggi più che mai. La nostra sottovalutazione del terrorismo islamista è frutto innanzitutto di un deficit culturale delle classi politiche dirigenti europee. Le quali non sono più abituate a pensare in termini mondiali (con le conoscenze e la comprensione delle cose che ciò implica) e a pensare né se stesse né le loro società in una dimensione siffatta.
Tutto così si è ristretto, si restringe, agli orizzonti casalinghi, mentre si perde la capacità e l’interesse di valutare i rapporti di forza planetari, si cessa di ragionare in termini di futuro, di proiettarsi sugli scenari a venire.
A queste cose, tanto, ci pensano gli americani (al massimo con l’aiuto degli inglesi) per venirne poi ripagati con l’ovvia antipatia riservata ai più bravi.

Questa ritirata dell’Europa dal mondo ha necessariamente corrisposto alla perdita da parte del suo universo storico-antropologico anche dell’esperienza dell’uso della forza e insieme del sentimento del tragico che a quell’esperienza solitamente si accompagna.
Ciò che così l’Europa ha perduto è stata precisamente la possibilità di intendere i due connotati fondamentali della dimensione terroristica che si trova di fronte, e che rappresentano la premessa e l’alimento dello sfondo religioso comune a tutti i «grandi» terrorismi.
Il nostro non capire, non vedere, non agire, il nostro voler credere che le cose non sono poi così brutte come sembrano è il frutto di questi vuoti che ci portiamo appresso da oltre mezzo secolo.
E siccome anche in politica il vuoto viene inevitabilmente riempito, l’Europa e le sue classi dirigenti si sono abituate—e seguitano ancor oggi a farlo — a riempirlo con il «politicamente corretto », con il pacifismo di principio, con l’elogio sempre e comunque del dialogo e del multiculturalismo, insomma con l’ideologia della democrazia in versione diciamo così buonista, «europea », si dice, per contrapporla a quella non buonista per antonomasia degli Stati Uniti.
La quale però ha almeno il merito inestimabile di saper riconoscere i propri nemici, di chiamarli con il loro nome e di combatterli senza esitazioni.


giovedì 7 luglio 2005

Attentati islamici a Londra

Sono state colpite almeno cinque stazioni della metropolitana, altre tre bombe sono esplose a bordo di tre autobus.

Dettagli e aggiornamenti qui e qui.

lunedì 4 luglio 2005

The Land of the free, the Home of the brave



Dite quel che volete, ma quando leggo queste parole mi commuovo sempre:

IN CONGRESS, July 4, 1776.
The unanimous Declaration of the thirteen united States of America


When in the Course of human events, it becomes necessary for one people to dissolve the political bands which have connected them with another, and to assume among the powers of the earth, the separate and equal station to which the Laws of Nature and of Nature's God entitle them, a decent respect to the opinions of mankind requires that they should declare the causes which impel them to the separation.

We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.

--That to secure these rights, Governments are instituted among Men, deriving their just powers from the consent of the governed,

--That whenever any Form of Government becomes destructive of these ends, it is the Right of the People to alter or to abolish it, and to institute new Government, laying its foundation on such principles and organizing its powers in such form, as to them shall seem most likely to effect their Safety and Happiness.

Prudence, indeed, will dictate that Governments long established should not be changed for light and transient causes; and accordingly all experience hath shewn, that mankind are more disposed to suffer, while evils are sufferable, than to right themselves by abolishing the forms to which they are accustomed.

But when a long train of abuses and usurpations, pursuing invariably the same Object evinces a design to reduce them under absolute Despotism, it is their right, it is their duty, to throw off such Government, and to provide new Guards for their future security.
Buon compleanno, America, e benvenuta, Fondazione Italia-USA.