giovedì 29 luglio 2004

Lasciate annegare, erano islamiche


Dal quotidiano cartaceo "Leggo" di stamane:
ANKARA - "Affoghiamo, salvateci". Così hanno gridato le cinque ragazze sedicenni di Izmir, una cittadina dell'Egeo, ai loro maestri di Corano prima di morire.

Le giovani sono tutte annegate, perché gli imam integralisti hanno impedito ad alcuni passanti di salvarle.

"Allah non vuole che uomini estranei tocchino una donna", questa la legge islamica alla base del mancato soccorso.
Mentre accadono queste cose - e cose ancora peggiori - ci sono persone (una fra tutte: la solita collaborazionista d'Egitto) che dipingono quadretti idilliaci della condizione della donna nel mondo islamico:
In un paese islamico, io godo di tutti i vantaggi dell'essere una donna e vengo sollevata da tutte le fatiche.

E' l'ultima frontiera di una donna occidentale stanca di guerre, un paese islamico.

E sai quanto ci giochiamo, con questa cosa, tutte quante?

Al minimo problema, una dice all'altra: "Va' e fa' la faccia da donna." E tu vai, sbatti tutte le ciglia che hai, fai la faccia di quella che ha bisogno d'aiuto e, ma guarda che è pazzesco, non resistono.

Non so cosa abbiano gli arabi nel DNA ("gli arabi nel DNA"? nel senso, cioè, della "razza" araba? e poi i razzisti sarebbero gli americani, NdR), ma con uno "Ngué" femminile li smonti a pezzetti piccoli e quello che, un attimo prima, era impossibile, un attimo dopo è lì.
Chissà, forse le cinque povere ragazze di Izmir non hanno sbattuto le ciglia e non hanno fatto "Ngué" in maniera sufficientemente femminile.



La Francia? Il Paese antisemita per eccellenza


A dispetto dei proclami sdegnati e delle meschine ripicche di Chirac, i fatti danno ragione a Sharon: la Francia si conferma sempre più come il Paese più antisemita d'Europa.



Dal Corriere della Sera:
PARIGI - Sono raddoppiati quest'anno in Francia gli atti di antisemitismo. Cinquecentodieci gli atti di minacce contro gli ebrei nei primi sei mesi del 2004, secondo un rapporto del ministero dell'Interno, contro i 593 registrati nel 2003. L'ultimo fatto di questo tipo avvenuto in ordine di tempo e' la profanazione di 32 tombe del cimitero ebraico di Savern, in Alsazia.
Nel frattempo, Chirac definisce Sharon "persona non gradita in Francia" e al tempo stesso accoglie a braccia aperte un dittatore come Mugabe, che non nasconde la sua ammirazione per i nazisti.



Il cemento per 'l'odiato muro' ? Lo forniscono i palestinesi


A proposito di corruzione ai vertici dell'autorità palestinese:
RAMALLAH - Lo combattono. Lo processano. Lo chiamano il "muro dell’apartheid" (Abu Ala) e il "muro del razzismo" (Arafat). Ma quella barriera illegale per l’Onu che dividerà lungo 700 chilometri Israele dai palestinesi, che s'incunea in profondità nei loro territori, è pur sempre un business da un milione di dollari al chilometro. La Grande opera del Medio Oriente, un affare troppo ghiotto per non provare a prendervi parte.

Da tempo, corrono voci (e tali restano, per il momento) che il premier palestinese Abu Ala abbia contribuito a cementizzare il confine. Ora però c'è la prova che esponenti di spicco dell'establishment di Ramallah hanno venduto agli israeliani migliaia di tonnellate di cemento per costruire la barriera. È contenuta in un rapporto del Parlamento palestinese, trasmesso alla magistratura, che delinea i contorni dell’affaire: oltre 5 milioni di dollari di ricavo, 5 compagnie palestinesi coinvolte, due ministri implicati e sospetti che lambiscono un nome eccellente: Mohammed Rashid, il "gran tesoriere" di Arafat. Una serie di documenti - il rapporto, permessi del governo, lettere al presidente Arafat, a cui il Corriere ha avuto accesso - permettono di ricostruire questo "scandalo del cemento".

GLI ATTORI - Ci sono in questa storia alcuni dei nomi più importanti dell'economia palestinese. Ovvero del governo. Perché, come dice lo storico Markus Bouillon, forse il maggiore esperto di economia israelo-palestinese, "i tunisini (gli uomini che hanno condiviso l'esilio con Arafat, ndr) non formano solo l'élite politica. Tornati a Ramallah, hanno fondato le loro compagnie monopolizzando gli scambi con Israele, proprio grazie alle relazioni instaurate durante il processo di pace". In un certo senso, il "cemento" è il proseguimento degli affari iniziati ai tempi di Oslo.



INTRIGO AL CAIRO - Egitto, aprile 2003. L'imprenditore con passaporto tedesco, di origine ebrea, Zeev Pelsinky - proprietario di tre diverse ditte di Haifa - acquista dalla società egiziana Egypt Bany Swif 120 mila tonnellate di cemento. Tutto fila liscio, finché il caso viene fiutato dal giornale Al Arabi. I "Comitati contro la normalizzazione con Israele" denunciano la "collaborazione" egiziana nella costruzione del "muro razzista". Interviene il governo, la vendita viene bloccata. Ma Pelsinky non si dà per vinto. E se per continuare a importare cemento in Israele - è la pensata -, lo si facesse passare dai Territori palestinesi?



I PALESTINESI - Pelsinky si rivolge ad alcuni. In particolare, al ministro degli Affari civili, Jamal Tarifi. La sua famiglia possiede due delle maggiori compagnie di cemento palestinesi, Tarifi Company (di proprietà del fratello Jamil), e Qandeel Tarifi Company For Cement. Il 30 settembre, Jamil Tarifi e Zeev Pelsinky si incontrano al Cairo: firmano un contratto per importare 20 mila tonnellate di cemento. Occorre un permesso del ministero dell’Economia palestinese, che certifichi che il carico non finirà in Israele: Tarifi lo porta con sé. È stato firmato a casa sua dal ministro dell'Economia, Maher Al Masri, rampollo di una delle grandi dinastie commerciali palestinesi. Il tipo di cemento è "Port Land international". Come quello usato per costruire la barriera.



LE DIMENSIONI DELLO SCANDALO - Quando i giornali egiziani cominciano a parlarne, anche a Ramallah qualcuno si muove. Hassan Khreishe, noto critico della corruzione nell’Autorità palestinese, vicepresidente della Camera, ottiene di istituire una Commissione d'inchiesta. Sette mesi di lavoro. Secondo il rapporto finale della Commissione, 420 mila tonnellate di cemento tipo Port Land sono state importate dall'Egitto nei Territori: di questo, solo 33 mila sono state impiegate per usi civili, il resto è stato rivenduto agli israeliani. Oltre alle società dei Tarifi e a quelle dell'imprenditore di Gaza Yousef Barakeh, nell’export egiziano entra anche la Società generale dei Servizi commerciali palestinesi, sorta di finanziaria statale ad uso del "Gran tesoriere" di Arafat Mohammed Rashid, unico che abbia, si dice, accesso ai suoi conti. Però il rapporto - per mancanza di fatti o di coraggio - non lo lega a Pelsinky né ad altre società impiegate nella costruzione del muro.



IL DENARO - Si tratta di cemento pagato al Cairo a costi calmierati, proprio per gli accordi di Parigi (1993) tra Israele e i palestinesi, che avrebbero dovuto agevolare la cooperazione nella regione e aiutare la ricostruzione nei territori: 22 dollari a tonnellata, quando lo stesso materiale viene venduto al Sudan al "prezzo agevolato" di 26 dollari. I palestinesi, per i loro servizi, hanno chiesto il 50%: dai 12 ai 15 dollari a tonnellata. Facendo due calcoli, intascano 5,6 milioni di dollari. Chiaramente, esentasse. Mentre i camion passavano alla dogana, nessuno si è ricordato di versare 1,7 milioni di dollari alle casse di Ramallah.

Ora, è tutto cemento per il muro? Pare di no. Il rapporto però nota singolari coincidenze: per esempio, che due grandi commesse furono consegnate in ottobre-novembre, "mentre sul mercato israeliano il cemento scarseggiava".



ARAFAT SAPEVA? - In una lettera dell'11 settembre 2001, il capo dell'ufficio di controllo del governo, Jarar Al Qidweh, scrive al raìs: "Eccellenza fratello presidente. Il fratello Maher Al Masri, ministro dell'Economia, ha firmato un permesso di importare 20 mila tonnellate di cemento dall'Egitto. I nostri fratelli egiziani ci hanno trasmesso il loro sospetto che il cemento possa raggiungere l'altra parte. Abbiamo scoperto che il cemento arriva al valico di Oja. Lì il carico viene trasferito sul nome di un businessman israeliano e portato subito alle aree della Linea Verde. Abbiamo scoperto che il cemento è composto in modo tale da venire usato per le lastre di cemento del muro di sicurezza israeliano".

E che cosa fece Arafat? Disse ad Abu Ala, assicura Al Qidweh, di investigare. Intanto, il 23 febbraio, mentre all’Aja montava il processo contro il muro, il ministero rilasciava un nuovo permesso per un carico dall’Egitto.



GRAND HOTEL RAMALLAH - Ramallah, Gran Hotel Park. Hassan Khreishe, il deputato che per sette mesi si è battuto per far emergere lo scandalo, consegna una domenica di fine giugno a due uomini quattro faldoni rossi e blu. Sono gli assistenti del procuratore generale. "Non mi fidavo - dice adesso al Corriere -. Il materiale raccolto l'abbiamo affidato al premier Abu Ala, perché lo trasmettesse al giudice. Solo che alcuni video si sono persi per strada. Così, glieli ho portati io". Khreishe sa che la sua battaglia può prestarsi a giochi politici. "Mi hanno minacciato. Ma non credo di rischiare la vita - dice -. Bastano altri modi per fermarmi". Non è un ingenuo, nemmeno un santo. Sorride. "E pensi che, mentre nessuno muoveva un dito contro i capitalisti palestinesi, abbiamo arrestato alcuni poveracci che facevano i manovali sotto il muro. E li abbiamo pure chiamati collaborazionisti".

Mara Gergolet, sul Corriere della Sera
Ah, giusto per la precisione: NON E' UN MURO, è una BARRIERA DIFENSIVA: il muro in cemento armato, eretto per proteggere gli automobilisti dai cecchini palestinesi che sparavano dalle case di un vicino villaggio, copre appena il 3% dei circa 700 chilometri della barriera.

Nelle zone dove la barriera difensiva è già stata completata, gli attentati da parte dei terroristi palestinesi sono diminuiti del 90%.



mercoledì 28 luglio 2004

Dov'e' finita la sinistra?


Prima delle elezioni la sinistra italiana e i "centristi" della Margherita parevano avere a cuore una sola cosa: la sorte del disgraziato popolo iracheno, oppresso dagli "invasori" occidentali (fra cui, orrore, anche gli italiani).



Non passava giorno senza che i nostri eroi invocassero (esigessero) il ritiro delle truppe occidentali in generale e italiane in particolare, un passaggio di sovranità al popolo iracheno, un maggiore coinvolgimento dell'ONU nel processo di pacificazione e ricostruzione, e il tutto in nome del popolo iracheno.



Ora, passate le elezioni e fatto il pieno (?) dei voti pacifisti, sembra valere il vecchio detto "passata la festa, gabbato lo santo": non più un sussurro, non più un lamento, un consiglio, un invito al governo, niente - insomma, passata l'opportunità di sfruttare il dramma iracheno per puri, bassi fini elettorali, l'Irak e gli iracheni per la sinistra pacifi(n)ta hanno letteralmente cessato di esistere. Neanche Lilli Gruber perde più tempo a parlare della "resistenza" irachena e delle sue eroiche imprese contro gli okkupanti infedeli.



L'ultima impresa dei "resistenti" tanto cari a Dietlinde Gruber, detta Lilli, risale a poche ore fa: un mezzo imbottito di esplosivo e guidato da un terrorista suicida ha fatto strage fra gli uomini in attesa di arruolarsi nella ri-nata polizia irachena e le persone di un vicino mercato.



Il bilancio, forse ancora provvisorio, è di 68 morti e 50 feriti.



Questo è solo l'ultimo episodio, in ordine di tempo, di una serie impressionante di attentati che ha colpito l'Irak da quando la Coalizione ha completato il passaggio dei poteri al nuovo Governo provvisorio iracheno del premier Allawi.



In queste ultime settimane, con un Governo iracheno (e non più della Coalizione) legittimamente in carica (il primo governo iracheno non dittatoriale da 30 anni a questa parte), con l'appoggio e l'avallo dell'ONU invocato per mesi e mesi diventato un fatto concreto (per meglio dire, ancora più concreto: in realtà c'erano anche prima - vedi la "vecchia" risoluzione 1511 dell'ottobre scorso), uno si sarebbe aspettato un caloroso sostegno del centrosinistra italiano al nuovo corso iracheno, e una condanna netta e puntuale delle azioni tese a destabilizzare il Paese (azioni che, fra l'altro, hanno come effetto quello di rimandare sempre più in là nel tempo il definitivo ritiro delle truppe della Coalizione dall'Irak): pare invece che adesso (ripeto: guarda caso, a elezioni passate) ai vari Fassino, Rutelli, Salvi, Violante, Pecoraro Scanio, Occhetto, Di Pietro, Bertinotti e compagnia cantante degli iracheni e del loro destino non gliene possa fregà de meno.



Forse sarò un vecchio cinico bastardo, ma non ne sono sorpreso neanche un po': e voi?



martedì 27 luglio 2004

Dear Imam: When is it permissible to have sex with a slave or captive?


Per la serie: "le donne nell'Islam sono amate e rispettate molto più che nella decadente e depravata società maschilista occidentale..." (le solite collaborazioniste d'Egitto lo ripetono in continuazione), ecco alcune "normali" domande poste da un buon musulmano al suo Imam:
-I would like to know the equities of slaves too

-How to you own a slave and what is the sharee condition?

-Can the master and slave have bodily contact and to what extent?

-Is there an age difference limit, i.e. they both can‚t be same age?

-Can this kept secret or does everyone HAVE TO know?

-What is the minimum age the master and slave can be?

-IS SLAVES ARE ONLY AVAILABLE AT WAR-TIME, , IS THERE ANOTHER WAY OF OWNING A SLAVE?

Is it true our prophet (pbuh) owned many slaves, and called one ship?
Qui trovate le risposte, un commento e dei link interessanti.



domenica 25 luglio 2004

Nuovo link (e relativo feed)


Un nuovo blog moralmente inferiore: Krentak reloaded, linkato sia qui che nella sezione BMI Aggregator.



Come di consueto, buona lettura.



BMI Aggregator - 1


Ormai sono passati alcuni mesi dall'avvio della campagna "Blog Moralmente Inferiori" (colgo l'occasione per ringraziare Achille Occhetto e Gino Strada per avere dato involontariamente il "la" all'iniziativa), e ormai i BMI hanno superato quota quaranta: ho pensato quindi che fosse arrivato il momento di affiancare al tradizionale elenco di link, che trovate nella colonna di destra di questo blog, uno strumento più flessibile e mirato.



Dei quaranta e passa BMI linkati qui accanto, meno di venti sono risultati dotati di un feed RSS - o di qualcosa identificabile come tale - e sono stati inseriti nel mio piccolo aggregatore personale.



È nato così il BMI (Blog Moralmente Inferiori) Aggregator: come potete vedere, non è un blog aggregator vero e proprio, non nel senso di un software apposito, almeno: si tratta, più semplicemente, della lista dei miei feed "moralmente inferiori" così come viene generata (e aggiornata) da Bloglines - un po' troppo semplice per essere vero? Forse, ma (per ora) pare funzionare alla grande.



È tutto ancora un po' (troppo) sperimentale, forse: nel prossimo futuro si vedrà di migliorare (sono graditi suggerimenti, feedback, offerte di "veri" aggregatori...).



Se anche voi avete un Blog Moralmente Inferiore non dimenticate di mettere il relativo bannerino sulle vostre pagine e di segnalarmi la cosa via e-mail (gcrescente@yahoo.it); se poi il vostro blog ha pure un feed RSS (va bene anche Atom, Bloglines gestisce quasi tutti i formati esistenti) allora nell'e-mail, oltre all'URL del vostro blog (ad es. http://www.blogsfera.com/rb/) segnalate anche l'URL del vostro feed (ad es. http://www.blogsfera.com/rb/blogger_rss.xml).

Buona lettura, e aderite numerosi :-)



giovedì 22 luglio 2004

[Tech] Il sito che salta le registrazioni obbligatorie


Volete leggervi in santa pace il New York Times (o l'Eco di Passerano Marmorito) online ma vi scoccia compilare il form di registrazione gratuita?



Et voilà:
"BugMeNot" permette di accedere direttamente ai siti gratuiti senza compilare i questionari sui dati personali.



Si chiama "Non mettermi sotto controllo", in inglese "Bugmenot".

E' uno degli ultimi ritrovati messi on-line per liberare la rete dalle sempre maggiori invasioni nella privacy, ma anche per far risparmiare tempo durante le ricerche su internet. "Bugmenot" è un sito che consente di saltare le lunghe e noiose pagine di registrazione che precedono l'ingresso a siti gratuiti, fornendo direttamente un username e una password generica per il sito in cui si vuole entrare.

(continua sul Corriere della Sera).


Effetto domino


È il turno del Kenya:
NAIROBI - Il governo del Kenya ha fatto un appello a tutti i cittadini keniani presenti in Iraq affinche' lascino "il piu' presto possibile" il paese. La richiesta arriva in seguito al rapimento, avvenuto ieri, di 3 camionisti keniani da parte di un gruppo di estremisti. (Agr)

(fonte: Corriere della Sera)




mercoledì 21 luglio 2004

Effetto domino?


Il ritiro delle truppe filippine pare essere stato interpretato dai terroristi, com'era facilmente prevedibile, come la conferma dell'efficacia della strategia dei rapimenti e delle decapitazioni: è di oggi infatti la notizia del rapimento di altri sei lavoratori stranieri in Irak.
Si tratta di tre indiani, due keniani e un egiziano impiegati di un'azienda kuwaitiana in Iraq come conducenti. In un video trasmesso dall'emittente satellitare Al Arabiya i sequestratori minacciano di uccidere i prigionieri se la ditta non ritirerà il suo personale dall'Iraq entro 72 ore a partire dalle 20 di questa sera (ora locale). A sorpresa i sequestratori hanno chiesto anche il ritiro "delle loro truppe", anche se nessuno dei Paesi cui appartengono i rapiti (Egitto, Kenya e India) ha contingenti militari in Iraq. I rapitori hanno minacciato di decapitare un ostaggio ogni tre giorni se le loro richieste non verranno soddisfatte.

(fonte: Corriere della Sera)
Risultano quindi quanto mai giustificate le critiche rivolte dagli Stati Uniti (e non solo da loro) al governo delle Filippine: cedere al ricatto dei terroristi ha sì salvato, momentaneamente, una vita, ma ora ne sta mettendo in pericolo altre sei, e chissà quante altre ancora in futuro: ecco cosa succede quando si imbocca la strada del cedimento e dell'appeasement.



Commissione 9/11: l'ex NSA advisor di Clinton ha sottratto dei documenti


Non è ancora chiara l'effettiva importanza dei documenti sottratti da Sandy Berger, ex consigliere di Clinton e fino a poche ore fa membro dello staff del candidato democratico John Kerry.



Una vicenda che potrebbe avere degli sviluppi interessanti.
Sandy Berger Investigation: What Did Kerry Know?

Editorial by CK Rairden

July 21, 2004



It was a day of spin in Washington. Sources revealed late Monday night that Sandy Berger, former National Security Advisor for Bill Clinton, had been under a criminal investigation for removing highly classified documents related to the 9/11 Commission’s investigation from the National Archives. Some of the documents are still missing and Mr. Berger admitted that he had removed not only copies of documents but hand written notes as well. He allegedly did so by shoving them into his jacket, pants, socks, and scooping them up in his portfolio. Even with that admission Berger claimed it was an inadvertent mistake in a press conference with reporters outside of his office, "Last year when I was in the archives reviewing documents I made an honest mistake. It's one that I deeply regret. Everything that I have done all along in this process has been for the purpose of aiding and supporting the work of the 9/11 commission and any suggestion to the contrary is simply absolutely wrong."



The GOP (The Grand Old Party, il Partito Repubblicano USA, NdR) struck quickly with some pointed observations.



Senator Rick Santorum (R-Pa.) chimed in immediately, "Right after the documents were taken, John Kerry held a photo-op and attacked the president on port security, the documents that were taken may have been utilized for that press conference." Senators Saxby Chambliss (R-Ga.) and Gordon Smith (R-Ore.) also were in front of cameras speculating that same thought. House Speaker Dennis Hastert (R-Ill.) released this, "What information could be so embarrassing that a man with decades of experience in handling classified documents would risk being caught pilfering our nation's most sensitive secrets? Did these documents detail simple negligence or did they contain something more sinister?" The release continued, "Mr. Berger has a lot of explaining to do. He was given access to these documents to assist the 9/11 Commission, not hide information from them. The American people and the 9/11 families don't want cover-ups when it comes to the War on Terror. They want the truth."



The blockbuster leak finally forced Sandy Berger to "step aside" as John Kerry’s informal adviser on foreign policy and national security late Tuesday as the charges and counter charges reached a boil. Take note though, he has not stepped down; both he and the Kerry campaign have dreams of Berger returning. Kerry released this statement, "Sandy Berger is my friend, and he has tirelessly served this nation with honor and distinction. I respect his decision to step aside as an adviser to the campaign until this matter is resolved objectively and fairly."



Other Democrats struck back with their spin as well.



"I think the timing of all this is curious," Senator Tom Daschle (D-SD) told reporters. Kerry spokesman Phil Singer chimed in with the Democrat talking points as well, "This appears to be a partisan attempt to divert attention away from the 9/11 commission report." But the most telling of the spin came from the master himself, former President Bill Clinton. Mr. Clinton opened with the talking point, "I wish I knew who leaked it-- it's interesting timing." But with one more statement Mr. Clinton raised more questions. He told the Denver Post that he knew about the investigation "for several months."



So - Bill Clinton knew that Sandy Berger was under criminal investigation and was advising the presumptive democratic presidential nominee. And obviously former National Security Advisor Sandy Berger knew as well. We’re now asked to believe that neither informed Mr. Kerry? It’s quite the riddle as to exactly how many Democrats knew that Mr. Berger was under criminal investigation. It’s hardly a leap to believe that someone in the Kerry campaign or at least close to Mr. Kerry had knowledge of this investigation. It’s quite a jagged pill the Kerry campaign is asking America to swallow that John Kerry was the last to know.



So - this begs the beltway’s favorite question - what did John Kerry know and when did he know it?



John Kerry has no choice now but to come clean and to turn over all correspondence that his campaign had with Mr. Berger. The suspicions are obvious and spin or not they are legitimate. An assurance is needed that these documents were not exploited for political purposes to benefit John Kerry and his run for the White House.



Thanks to Bill Clinton the time is now - come clean Mr. Kerry.



CK Rairden is the National Editor for The Washington Dispatch.
fonte: The Washington Dispatch.



L'ONU delle dittature si allinea alla corte d'ingiustizia


Dal Corriere della Sera:
NEW YORK - Un nuovo colpo sulla scena internazionale al muro di Israele: l'Assemblea Generale dell'Onu a stragrande maggioranza ha chiesto lo smantellamento della barriera di sicurezza tra Israele e la Cisgiordania. Una risoluzione in proposito è stata approvata nella notte tra martedì e mercoledì a New York, con il voto favorevole dell'Ue allargata a 25. Centocinquanta i voti a favore, sei quelli contrari (Usa, Israele, Australia, Marshall Islands, Micronesia e Palau) e dieci astensioni, tra cui il Canada.



RISOLUZIONE NON VINCOLANTE - La risoluzione, che non è vincolante contrariamente a quelle del Consiglio di Sicurezza, chiede ad Israele di fare proprio il parere, anch'esso non vincolante, espresso il 9 luglio dalla Corte Internazionale di Gustizia dell'Aja, secondo la quale la costruzione di una barriera di separazione all'interno e intorno alla Cisgiordania è illegale.
Insomma, dopo la vergognosa pronuncia della corte d'ingiustizia dell'Aja (emanazione ONU, anche quella), ora l'assemblea generale dell'ONU vota a stragrande maggioranza contro il diritto all'autodifesa (e quindi all'esistenza) dello Stato di Israele.



Il testo è stato presentato dalla Giordania, sostanzialmente in nome e per conto dei palestinesi e del loro leader Arafat, il Nobel per la Pace (sic) a cui fanno riferimento organizzazioni terroristiche come Fatah e le Brigate dei Martiri di Al Aqsa, responsabili proprio di quegli attentati contro la popolazione civile israeliana che sono la causa prima della decisione di Sharon di avviare la costruzione di una barriera difensiva (ancora una volta: barriera, non muro: il muro in cemento armato che fa ogni giorno capolino dai nostri giornali o dai nostri televisori rappresenta solo il 3% del tracciato della barriera); l'Unione Europea "allargata a 25" - a riprova del fatto che quantità non significa qualità - ha votato compatta contro il diritto all'autodifesa di uno Stato sovrano (en passant: l'unito Stato democratico dell'intero Medio Oriente) e a favore delle tesi dei terroristi palestinesi (ancora oggi l'obiettivo dichiarato di questi nazisti islamici è l'annientamento totale di Israele e degli ebrei, e la creazione di una Palestina che si estenda "dal fiume al mare", in spregio alle risoluzioni dell'ONU - oggi invece tanto acclamata - che sancirono a suo tempo il diritto all'esistenza di Israele "e" di uno Stato palestinese).



La barriera difensiva, dove è stata completata, ha ridotto del 90% gli attentati, portando concreti vantaggi anche ai civili palestinesi (ma, certo, creando non pochi problemi alle brigate assassine di Arafat); per una panoramica degli "effetti collaterali" della barriera:Segnalo inoltre l'articolo "Barriere anti-terrorismo e pretesti anti-israeliani" apparso su Israele.net.



Certo non posso dirmi stupito del voto dell'assemblea ONU: le Nazioni Unite già in passato hanno usato costantemente due pesi e due misure, privilegiando sempre i palestinesi e i loro sponsor arabi (ed europei) a scapito di Israele.



Un esempio fra i tanti: all'inizio della cosiddetta seconda Intifada, l'assemblea votò una mozione, presentata da alcuni Paesi arabi, che condannava l'uccisione di bambini palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane.



Niente da dire, in linea di principio; certo, poi bisognerebbe tenere presente che, in palestina come in Irak e altrove, spesso i terroristi si fanno scudo di donne e bambini (è successo anche a Nassiriya, contro i nostri militari) col duplice obiettivo di a) proteggersi dal fuoco nemico (a rischio della vita di donne e bambini: un comportamento che la dice lunga sul coraggio e sul senso dell'onore di questi scarabei stercorari) e b) provocare volutamente l'incidente, e se poi ci scappa il morto - meglio se bambino, appunto - tanto meglio: altra acqua al mulino della propaganda anti-israeliana e anti-semita.



Il punto, però, è che in tempi recenti - lo scorso anno, se non ricordo male - gli israeliani hanno avuto una pessima idea: presentare all'assemblea ONU una mozione che chiedeva di condannare l'uccisione di bambini israeliani da parte dei terroristi palestinesi.



La mozione, per evitare problemi, ricalcava parola per parola il testo della mozione, approvata dall'ONU, che condannava l'uccisione di bambini palestinesi; nonostante ciò, la mozione israeliana è stata giudicata "impresentabile" e non è quindi neanche stata messa ai voti; evidentemente, per l'ONU, la vita dei bambini palestinesi è sacra, mentre i piccoli porci sionisti (così vengono definiti dalla propaganda araba) possono tranquillamente essere fatti a pezzi dall'esplosivo o uccisi con un colpo di pistola alla testa (è successo anche a bimbi di pochi mesi, trucidati con le loro madri) senza che l'ONU intraveda in questo qualcosa di sbagliato o di riprovevole.



martedì 20 luglio 2004

HRW: 'il governo sudanese dietro le milizie Janjaweed'


Un rapporto di Human Rights Watch accusa il governo del Sudan di avere appoggiato, armato e sostenuto le milizie islamiche Janjaweed che stanno facendo strage nel Darfur:
The Sudanese government has directed the recruitment, arming and support of militias accused of murder, rape and uprooting one million African villagers in Darfur, says Human Rights Watch.

Kenneth Roth, director of the New York-based group, yesterday showed reporters translations of four documents signed by government authorities.

One from Sudan's deputy interior minister, Ahmad Harun, asks for the recruitment of "knights" in apparent reference to militiamen. Others are from provincial and local authorities in February and March requesting arms for militia fighters and asking government security units to overlook "misdeeds" of key Janjaweed militia leader Musa Hilal and others. "We can no longer trust Khartoum to police itself when Khartoum is part of a large problem," Roth told a news conference. "It's like the fox guarding the chicken coop."

Sudan denied the accusation on a day that saw the North African nation on the defensive over two other Darfur reports.

One, from Amnesty International, accuses militias of the mass rape and kidnapping of girls as young as 8 and women as old as 80, sometimes with Sudanese soldiers looking on.

Also released was a U.N. report stating that raids on civilians continue despite worldwide condemnation and Sudan's claims of efforts to stop them. Bolstering Sudan's claim that it is trying to halt, not extend, the humanitarian crisis was news that on Sunday a Sudanese court sentenced 10 Arab militiamen to amputation and six years in jail — the first conviction of Janjaweed fighters for looting and killing in the Darfur region that started last year.

After years of conflict between Arab nomads and black African farmers, rebels took up arms. The anti-rebel Janjaweed went on the rampage, driving black Africans into barren camps, conducting widespread rape and killing an estimated 30,000 people. (fonte: Toronto Star)
Ora, per quanto aguzzi la vista e sforzi l'udito, non riesco a vedere una sola bandiera arcobaleno sventolata per la pace in Sudan, e non riesco a sentire nessuna infuocata dichiarazione di condanna dei massacri da parte dei pacifisti e dei loro politici di riferimento (Occhetto, dove sei? servono umani moralmente superiori in Sudan: corri, anzi correte!): forse perché ancora gli americani non hanno minacciato l'invio di truppe - o, comunque, una qualche robusta forma di ingerenza democratica e umanitaria - in quel Paese.

Immagino che i pacifi(n)ti stiano aspettando una eventuale ingerenza (interferenza?) americana, dopo di che potremo ammirare il consueto sventolio di bandiere arcobaleno e sentire le consuete (diciamolo: anche un tantino logore, oramai) accuse: gli americani sono i soliti imperialisti guerrafondai, vogliono annettere il Sudan al loro impero mondiale, lo fanno solo per il petrolio (il petrolio si tira in ballo sempre: anche nel caso il Paese "minacciato dall'imperialismo yankee" fosse la Repubblica di San Marino), stop ai massacri (amerikani, si capisce: quelli perpetrati dalle milizie islamiche vanno invece capiti, lo fanno perchè, come in Palestina, hanno delle rimostranze da sfruttare), etc. etc. - come di consueto, si accettano scommesse.



domenica 18 luglio 2004

Female Iraqi National Guard soldiers take part in preserving security


Su Yahoo! News, segnalato da Iraq The Model.



...ma se la radio e' libera - ma libera veramente...


...piace ancor di più perché libera la mente, cantava in illo tempore Eugenio Finardi.



Negli USA sta nascendo un caso intorno non alla radio, ma in generale ai media "liberi": significativo questo articolo apparso su USA Today e intitolato "Where are Democrats and the media — now that Bush may have been right?"
Lost in the cheering over the John Edwards pick and the cacophony following President Bush's refusal to speak at the NAACP convention this past week were reports that Bush might have been right after all when he said that Iraq had sought uranium for nuclear weapons.



Bush was forced to back off the assertion, made in his 2003 State of the Union speech, after Joseph Wilson, a former ambassador to the West African nation of Gabon, concluded that it was highly doubtful that any such Iraqi effort to buy uranium ever took place.



In a July 6, 2003, op-ed piece in the New York Times, Wilson suggested the reports were based, in part, on "probably forged" documents. And he charged that the Bush administration "twisted (the intelligence) to exaggerate the Iraqi threat."



Wilson's charges, embraced by Democrats and publicized far and wide by a news media all too willing to believe the worst about Bush, were given great credence because Wilson was the man chosen by the CIA to investigate the suspected Iraqi effort.



By his concluding that the Iraqi uranium-buying attempt was pure fiction, it gave critics of the war in Iraq one more chance to call Bush a liar and say he took the United States into battle under false pretenses.



Thus, Wilson became a great hero. And the laurel-leaf crown on his head became thicker and shinier when allegations arose that someone in the White House, in apparent retaliation against Wilson's whistle-blowing, leaked to newspaper columnist Robert Novak the fact that Wilson's wife, Valerie Plame, was an undercover CIA agent.



That further inflamed the Bush critics, touching off cries for a full criminal investigation into the leak. That probe is under way.



Time magazine put the saintly Wilson on its cover last October. Wilson subsequently wrote a book about the whole nasty business, depicting himself and his wife as martyrs in the cause of truth. That set off a whole new round of media swooning. For two weeks in May, Wilson was everywhere.



But now, two reports have surfaced that suggest Wilson might have been wrong, and Bush might have been right in saying Iraq tried to buy uranium in the African nation of Niger.



The first came in the widely ballyhooed Senate Intelligence Committee report, which earlier this month concluded that much of the intelligence Bush relied on to make his case for war against Iraq was faulty.



It also found that Wilson's investigative trip to Niger in 2002 actually "lent more credibility to the original CIA reports on the uranium deal."



Second, the Senate report said that Wilson "was specifically recommended for the mission by his wife, a CIA employee, contrary to what he has said publicly."



Wilson, in several media interviews, denied that his wife had anything to do with suggesting that he undertake the mission.



ABC News' Ted Koppel, on the Sept. 30, 2003, edition of "Nightline" asked Wilson, "Did your wife propose to her CIA colleagues that they call her husband, you?" Wilson replied, "No."



Further knocking down Wilson's case was this past week's release of a British board of inquiry report into intelligence leading up to the Iraq war. "The British government had intelligence from several different sources" that Iraqi officials tried to buy uranium from Niger in 1999. "The intelligence was credible," the report said.



But now that the Wilson case has been debunked, it is interesting to note that the news media, so eager to build him up, and tear Bush down, now seem reluctant to tell the rest of the story, or at least the next chapter. Wilson, who had been a fixture on television, now seems to have disappeared. Democrats are silent.



Why were the media so willing to believe Wilson when he was an obvious Democratic partisan? He not only worked for the National Security Council in the Clinton White House, he also is a foreign policy adviser to the Democratic presidential campaign of John Kerry. Why, indeed?
Già: why? (domanda retorica, ovvio).



Proprio vero: tutto il mondo è paese, anche quando si parla di dis-informazione e di palese malafede - pare di leggere, pari pari, le polemiche nostrane sul comportamento di certa televisione (Rai 3 in testa) e di certa stampa (da "Repubblica" giù giù fino all'Unità e al Nazifesto).



Tulipano strikes back


Un gradito ritorno: Rosy di Tulipano Giallo ha ripreso a bloggare.



Bentornata! :-)



Arafat: anche i palestinesi cominciano ad averne abbastanza


Dal Newsday:
Gaza strip hit with new crisis

Palestinians boost government office security after a series of kidnapping focus on high-profile targets




A security panel headed by Palestinian leader Yasser Arafat declared a state of emergency in the Gaza Strip early Saturday after a wave of kidnappings involving a Palestinian police chief, a security official and four French citizens.



Although most of the hostages were later freed, the crisis raised questions about the future of Prime Minister Ahmed Qureia’s government, which will meet Saturday in a session that could determine its future, a Palestinian official said on condition of anonymity.



The declaration by the Palestinian security council called for increased protection around government facilities and canceled all leave for security officials.



The situation reflected the growing disagreements among militant groups and individuals trying to strengthen their positions before Israeli Prime Minister Ariel Sharon fulfills his pledge to withdraw Israeli forces and some 7,500 settlers from Gaza late next year.



The kidnappings prompted two senior Palestinian security officials to submit their resignations, but Arafat refused to accept them.



The apparent challenge to Qureia comes as Arafat attempts to fend off criticism from some Palestinian officials, unhappy about the pace of government reform and the corruption in the Palestinian Authority. Arafat’s popularity has waned as tensions have escalated. (continua sul Newsday)
Dal Maariv International, un editoriale di Ben Kaspit:
The disintegration of Yasser Arafat

Following weekend of growing unrest, PA Chairman is entering two crucial days that will shape his future.



Two parallel scenarios are taking place before our eyes: Ariel Sharon's withdrawal and Yasser Arafat's disintegration. Although the angry outburst in Gaza was predictable – and has been discussed by Israeli security forces for the past two years – it still took us somewhat by surprise.



The young Palestinians who were expected to lead the protest and usher in the revolution have finally gained strength. Let's be clear: Their actions do not reflect one iota of love for Israel, no new pragmatism, nor any sudden and bold insight about their violent confrontation with us. What do they reflect? A great deal of anger, frustration, helplessness, and despair.



What's in store? There's no telling. Perhaps a window of opportunity, perhaps an axe for digging (Arafat's grave), perhaps nothing. It began as a series of kidnappings resulting from a clash between the Abu Rais [Arafat's] clan and the hated, corrupt head of the PA's police force in Gaza – Ghazi Jabali. As the kidnapped PA officials were being released one-by-one, all hell broke loose.



Today and tomorrow are crucial. If Arafat succeeds in restoring calm through his usual tactics of dismissal and suspension, the momentum toward disintegration may be slowed. If not, there's no telling where the PA will stand by next week, if it will, indeed, be still standing.



Now everyone can say, "we told you so": Ariel Sharon, for one, who claims there is no Palestinian partner and the sooner we get out of Gaza the better. In Sharon's view, it will be no surprise and will change nothing if chaos reigns and Hamas begins to go wild. Israel must withdraw from Gaza, period.



Abu Ala can also say "I told you so". He talks about the anger in the streets, corruption, and violent crimes he's seen since taking office. His predecessor, Abu Mazen, can nod in agreement, having once referred to the same things. The difference between them is simple: Abu Mazen stood up to Arafat and Abu Ala’s stuck with him. Both of them have taken a long walk off a short plank. "Security disintegration" was Abu Ala’s term for what might transpire, and is now indeed transpiring.



An irony of fate: A new 2,000 strong security apparatus, led by Colonel Bashir Nasser, was recently established by the PA to intervene quickly to quell disturbances in the Gaza Strip. The British supplied them with 40 accessorized vehicles, the Americans sent state-of-the-art computers, and the Egyptians provided training. All that has gone up in smoke.



Behind the scenes, Mohammed Dahlan [former PA minister in charge of security affairs] and Abu Mazen are planning their comeback. Dahlan has been building up steam in recent weeks. The Fatah elections in Gaza bode well for him. On the other hand, he's no saint. "The Death Unit", a gang of violent criminals led by a murderer, is known as Dahlan's independent arm for intervention in Gaza. Then again, he's nothing compared with Ghazi Jabali, who raised the bar for corruption and violence to record levels (Besides his record of corruption, the man is involved in wholesale acts of juvenile rape in Gaza). (continua sul Maariv International)


Irak, Allawi: 'Saddam had link with Al Qaeda'


Questo quanto dichiarato dal Primo Ministro iracheno Iyad Allawi, come riportato dal pachistano Daily Times:
LONDON: Saddam Hussein had links with terrorists like Carlos the Jackal and Abu Nidal and groups connected to Al Qaeda, Iraqi Prime Minister Iyad Allawi said on Wednesday.



"The record of Saddam shows very well his connections to international terrorists, like Carlos and Abu Nidal," Allawi told BBC radio. "We know for sure that he had established links with chieftains in Sudan, to work closely with Al Qaeda and Al Qaeda style organisations," he said.



Allawi also defended the US-led coalition’s move to go to war against Saddam, describing it as "a moral decision taken on ethical grounds." Speaking on the day an inquiry is due to report on the use of Britain’s intelligence to justify the invasion, Allawi thanked British Prime Minister Tony Blair and US President George W Bush.



"The Iraqi people, we are deeply appreciative of both the role of Tony Blair and President Bush in helping Iraq to liberate itself," he said.
Bene, qualcuno avverta Moore e quegli altri stupid white men dei suoi amici pacifinti...



venerdì 16 luglio 2004

Comunicazione di servizio


Nelle prossime 48 ore avrò poche possibilità di aggiornare il blog - riprenderò a stressarvi a partire da domenica.



Vi lascio con due segnalazioni: "Militants weave web of terror" sul sito BBC e "Sito Al Qaeda, nuove minacce all'Italia" sul Corriere della Sera.



A presto.



giovedì 15 luglio 2004

I DS: no alla Coca-Cola, si' alla Mecca Cola


Ecco qua:
Anche quest'anno i Democratici di Sinistra di Firenze invitano al consumo critico decine di migliaia di persone. Lo fanno dal 15 luglio al 7 agosto alla Fortezza da Basso negli spazi da loro gestiti nel corso della Festa de l'Unita'. ''Un grande evento come quello della Festa vede il partito svolgere contemporaneamente il ruolo di grande consumatore e di gestore di spazi e di prodotti che un vasto pubblico consuma - ha detto Enrico Agostini, responsabile della Festa - per questo anche quest'anno abbiamo scelto di portare avanti iniziative di consumo critico e boicottaggio di alcuni prodotti''. I visitatori della Festa de L'Unita' 2004 non troveranno prodotti Nestle', Philip Morris, Coca Cola e Pepsi, ''marchi simbolo dello sfruttamento dei lavoratori, delle risorse e delle popolazioni del sud del mondo, responsabili di un impatto ambientale ormai insostenibile'', afferma una nota dei Ds fiorentini. Come alternativa all'omologa bibita americana arriva la Mecca Cola, bevanda prodotta da una societa' italo-palestinese che destina il 10% degli utili ad iniziative di beneficenza e sviluppo nei territori palestinesi e un altro 10% ad organizzazioni Onlus europee.

(fonte: Yahoo! News)
E vediamole, queste "iniziative di beneficenza e sviluppo nei territori palestinesi": da American Dream:
Ne parlavo con un blogger, tanti non la conoscono ancora, ve ne parlo. È identica alla Coca Cola, stesso gusto, stessa forma della bottiglia, stessa grafica con lo stesso logo, solo il nome è diverso: Mecca Cola. La Mecca Cola compare sul mercato nel novembre del 2002 lanciata da Tawfik Mathlouthi, il tipico uomo d'affari dai tratti mediorientali. Il marchio è registrato a Dubai, ma viene soprattutto prodotta e imbottigliata in Francia, dove è diffusissima, come nei territori palestinesi e nell'intero mondo arabo. Molti musulmani vedevano nella Coca l'incarnazione del diavolo americano, il suo "strapotere imperialista", e si ha quindi deciso di creare una bevanda che potesse sostituire il simbolo del male per molti islamici. L'idea viene appunto a Mathlouthi, il quale ha un figlio di 10 anni che voleva bere Coca e mangiare McDonalds, ma proibisce il figlio di usare prodotti del Grande Satana. Ha però un'idea: perchè non creare una bavanda identica alla Coca però prodotta da arabi e i cui proventi vanno un 10% ai bambini palestinesi e un altro 10% a una non meglio precisata organizzazione benefica. Questa la storiella di chi l'ha prodotta. Bene, la Mecca Cola è invece una bevanda utilizzata per fini terroristici, sotto falsi pretesti in realtà si finanziano le organizzazioni fondamentaliste, Hamas in primis. Come testimonial per l'Italia si è scelto niete poco di meno che Caruso ( foto sopra), capo dei noglobal, con grosse simpatie per organizzazioni terroristiche palestinesi, e se ce la consiglia Caruso, bè basta fare uno più uno..... Ovviamente ciò non si dice, e stranamente le autorità francesi stanno ignorando ( volutamente?) il caso, la bibita come detto è diffusissima in Francia, basta andare nei quartieri arabi di Parigi e gli scaffali ne sono pieni, così come per molte aree del mondo arabo. È questa la Mecca Cola, una bevanda creata per contrastare gli USA e finanziare il terrorismo palestinese, e i testimonial, in primis Caruso, ben rappresentano l'appoggio ai terroristi palestinesi. In più nel web non troverete molto, sul sito ufficiale c'è solo il logo, il resto è in costruzione, così come per il sito tedesco; sono stati ingegnosi, hanno usato un marchio loro ostile per i loro fini terroristici, una bevanda che diffusa in ambienti fondamentalisti e di estrema sinistra che sembrano andare a braccetto, ha il solo scopo di essere fonte di finanziamento per il terrorismo.
Insomma, la Coca-Cola che dà lavoro a migliaia di persone in tutto il mondo (Terzo Mondo compreso) è da bandire in quanto "simbolo dello sfruttamento (sic, NdR) dei lavoratori", la Mecca Cola va invece orgogliosamente sponsorizzata: evidentemente i lavoratori che la producono non sono sfruttati ("prodotta da arabi..." dove? nelle "ridenti" dittature mediorientali?), e finanziare i terroristi di Hamas è pur sempre meglio che pagare gli stipendi agli onesti lavoratori degli impianti della odiata multinazionale amerikana...

(segnalato da Rolli)



Israele, una barriera per la vita


Una barriera per la vita (grazie a I Love America per la segnalazione).



mercoledì 14 luglio 2004

Un disastro annunciato


La deriva statalista, proporzionalista e neo-post-ex-(quelchevolete)-DC di questi giorni non mi sorprende più di tanto: nel mio ambito lavorativo (l'informatica) da tempo immemorabile è in uso la sigla GIGO, che è l'acronimo di "Garbage In, Garbage Out", ovvero: un programma che riceve in input "spazzatura" non potrà che produrre risultati-spazzatura in output.



Il Garbage Out prodotto dalla coalizione di governo e in generale dalla nostra classe politica negli ultimi tempi non è altro che il risultato diretto di un colossale, disastroso Garbage In iniziale, una sorta di peccato originale che ha ucciso nella culla la Seconda Repubblica e ha soffocato sul nascere le speranze di buongoverno di molti italiani, sia a destra che a sinistra.



Il peccato originale di cui parlo è il fallimento del referendum sul sistema elettorale uninominale a turno unico, che ha impedito di fatto la nascita di una Seconda Repubblica a democrazia compiutamente liberale, basata su di un sistema elettorale bipartitico, autenticamente maggioritario, anzichè sull'attuale pastrocchio "bipolare".



Un sistema tendenzialmente bipartitico, come quello in auge in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, avrebbe "costretto" i principali competitors, i principali partiti del centro-destra e del centro-sinistra, a presentare agli elettori dei programmi politici tendenzialmente centristi, "moderati", favorendo la nascita e il consolidamento, nei due schieramenti, di una cultura autenticamente riformista e riformatrice, liberale da una parte e socialdemocratica dall'altra.



Un sistema bipolare come quello attuale invece produce esattamente l'effetto contrario: dal momento che anche un partitino col 3% dei voti può risultare determinante per questa o quella coalizione, scatta la corsa per differenziarsi (sic) dal resto della coalizione, la lotta, prima di tutto intestina, per conquistare o mantenere quello zero virgola di vantaggio che porta ad essere l'ago della bilancia e a condizionare pesantemente le scelte dell'intera coalizione.



In una situazione simile è nella logica delle cose che a prevalere e a far sentire maggiormente la propria voce siano non le componenti moderate, ragionevoli, concrete e costruttive delle due coalizioni, ma viceversa le componenti estremiste, massimaliste, irragionevoli, disposte a proporre e a sostenere qualunque "linea" politica, anche la più assurda e irrealistica, pur di raggiungere il proprio duplice obiettivo: sopravvivere come forza politica autonoma e al tempo stesso condizionare nella maniera più estesa possibile la linea politica generale della coalizione di appartenenza.



I politologi in questi casi riassumono la situazione dicendo che il bipartitismo all'anglosassone privilegia il centro, mentre il bipolarismo privilegia le ali estreme.



La responsabilità del fallimento di questo importantissimo, cruciale referendum - una occasione forse unica, nella storia del nostro Paese - ricade in larga misura proprio su chi, coerentemente con la sua più volte proclamata, a parole, fede liberale, avrebbe dovuto fare di questo referendum "tatcheriano" la sua bandiera: Silvio Berlusconi.



È stato infatti Berlusconi che, allo scopo (miope) di tenersi buoni gli alleati, in occasione del voto su quel referendum ha di fatto lasciato in stand-by la macchina organizzativa di Forza Italia, favorendo quel clima da "tutti al mare" di craxiana memoria che ha portato al mancato raggiungimento del quorum - per soli 300.000 voti.



Si potrebbe commentare dicendo che "chi è causa del suo mal, pianga se stesso": sfortunatamente, gli effetti di quella sconfitta referendaria non si stanno facendo sentire solo su Berlusconi - ormai ridotto, oggi pomeriggio, a promettere una legge elettorale proporzionalista proprio a quelli che nel centrodestra sono mortali nemici suoi, del suo partito e del suo progetto, a questo punto ormai abortito, di riforma in senso liberale del Paese: gli ex(?)-democristiani.



Gli effetti stanno interessando tutte le forze e gli schieramenti politici, e fanno intravedere un futuro fosco per il nostro Paese: anche se non si arrivasse al ripristino tout-court del sistema elettorale proporzionale (con il suo inevitabile contorno di governicchi, governi balneari, accordi sottobanco, ribaltoni e ribaltini, tradimenti a ripetizione della volontà e delle speranze degli elettori: davvero non ci sono bastati 50 anni di DC, dobbiamo per forza morire democristiani e consociativisti?), anche se si restasse nel solco dell'attuale bipolarismo, magari ulteriormente annacquato per fare contenti i partitini del 3% sia di destra che di sinistra, la situazione resterebbe comunque gravissima: senza un deciso passaggio all'uninominale a turno unico e quindi al bipartitismo le speranze di prosciugare la palude partitocratica italiana, il sottobosco di partiti, partitini e cespugli che rendono la nostra politica sempre più simile a una dantesca selva oscura, sono praticamente pari a zero.



In queste condizioni non sono "solo" le speranze di maggiore governabilità e di stabilità delle future legislature ad andare a farsi benedire: a finire nel garbage, nella spazzatura, è anche la speranza di una riforma autenticamente liberale di questo Paese, la speranza di trasformare questa Italia sempre più sgangherata e inguardabile in un Paese normale in cui sia possibile vivere, lavorare, sognare, fare progetti senza provare costantemente la tentazione di fare le valigie e di andarsene sbattendo la porta.



Io per ora resto qui, ma la mia valigia è già pronta - e, se dovessi decidermi, non ho esattamente intenzione di volare a Cuba: appena un pochino più a ovest, diciamo.



RAI-Udc, un primo commento a caldo


Ora non posso dilungarmi per problemi, diciamo, logistici (ach... parlo come D'Alema...), comunque in questo caso concordo perfettamente con Maroni: la maggioranza (e quindi, aggiungo, il Governo a suo tempo votato dalla maggioranza degli elettori) a questo punto di fatto non c'è più.



Secondo me la logica a questo punto imporrebbe di tornare al più presto alle urne: ma da quando i nostri politici (non importa di quale colore o schieramento) si affidano alla logica?



Irak, decapitato uno degli ostaggi bulgari


Georgi Lazov, un autista bulgaro di 30 anni, è stato decapitato dai terroristi di al Zarqawi, legati ad al Queda.



La solita televisione "indipendente" (sic), Al Jazeera, ha mostrato un video che conferma l'uccisione dell'ostaggio:
Il video mostra tre uomini in nero con le facce mascherate. Di fronte a loro, uno dei due ostaggi bulgari, il trentenne Georgi Lazov, in ginocchio e vestito con la giacca arancione fosforescente simile a quella dei detenuti di Guantanamo, indossata anche dagli altri ostaggi decapitati in precedenza dai ribelli. L'ostaggio bulgaro, ha precisato la televisione satellitare del Qatar al Jazira, è stato decapitato.



MINACCE - Secondo quanto affermato da Al Jazira, i ribelli della fazioni di Musab Al Zarqawi, capo di Al Qaeda in Iraq, avrebbero minacciato di uccidere anche il secondo ostaggio bulgaro entro 24 ore. La televisione ha trasmesso un video dei terroristi che mostrava uno solo degli ostaggi bulgari ancora in vita. La televisione ha detto di aver ottenuto un video che mostra le fasi dell'esecuzione. I terroristi, secondo l'emittente, hanno aggiunto che uccideranno anche il secondo autista bulgaro se entro 24 ore "non verranno rilasciati tutti i prigionieri" iracheni. (fonte: Corriere della Sera)
Naturalmente i terroristi sanno benissimo che la loro richiesta è destinata a cadere nel vuoto; si tratta fra l'altro di una richiesta assolutamente generica: "tutti i prigionieri" iracheni? ma a quali prigionieri si riferiscono? solo i seguaci di al Qaeda? anche i seguaci di Al Sadr? anche i criminali comuni? Questo non viene specificato - evidentemente perché in realtà non importa.



Il vero obiettivo dei terroristi islamo-fascisti è quello di sfruttare al massimo l'effetto che queste decapitazioni hanno sull'opinione pubblica occidentale: i video delle uccisioni, prontamente diffusi da televisioni "di servizio" come Al Jazeera e Al Arabiya, hanno come obiettivo non tanto quello di fare pressione sui Governi affinchè ritirino i loro uomini, quanto quello di seminare la paura nell'opinione pubblica dei Paesi che in un modo o nell'altro appoggiano la ricostruzione dell'Irak e la sua transizione dalla dittatura nazional-socialista del partito Baath di Saddam a una forma, per ora ancora fragile, di democrazia - un evento assolutamente dirompente, nel desolante panorama delle dittature politico-religiose dell'area.



Ecco perchè gli ostaggi italiani, poi fortunatamente liberati dalle forze della Coalizione, avrebbero dovuto essere uccisi uno alla volta, in tempi diversi; ecco perchè ora i macellai di al Zarqawi hanno decapitato uno solo degli ostaggi bulgari, riservandosi l'altro per domani o dopo: per ottenere il massimo di risonanza sui mass media, per mantenere viva il più a lungo possibile l'attenzione, la paura, il senso di insicurezza e di sgomento della gente che in Occidente guarda i telegiornali.



Come per tutte le guerre recenti, insomma, anche nel caso della guerra dei totalitaristi islamici contro le democrazie occidentali uno dei fronti di battaglia passa per i mass media: non dimentichiamocelo mai, questo.



Nuovo link moralmente inferiore


Si tratta del blog dell'Escapista, a cui diamo il benvenuto.



Visitatelo, e buona lettura.



martedì 13 luglio 2004

Il prezzo dei diamanti? Piu' di ieri, meno di domani


Dal Corriere della Sera:
NEW YORK - La multinazionale produttrice di diamanti De Beers ha ammesso le sue colpe al processo tenutosi oggi sul monopolio nel settore. La compagnia del Sudafrica ha accettato di pagare una multa di 10 milioni di dollari perche' ha creato un cartello con altre aziende per far salire i prezzi della pietra preziosa. Dall'epoca della Seconda Guerra Mondiale la De Beers e' riuscita a commerciare con gli Stati Uniti solo attraverso intermediari. Dichiarandosi colpevole e pagando l'ammenda la multinazionale potra' cosi' rientrare nel mercato americano. (Agr)


(Dis)integrazione: una buona notizia dal Ministero dell'Istruzione


Avevo segnalato nei giorni scorsi l'incredibile iniziativa di un liceo milanese: ora il Corriere della Sera riporta la reazione del ministro Moratti:
MILANO - Il ministero dell'Istruzione dice no all'ipotesi di istituire una classe di soli studenti islamici a Milano. Su iniziativa del ministro Letizia Moratti, il capo del Dipartimento istruzione e il direttore dell'Ufficio scolastico della Lombardia hanno concordato di far rientrare l'ipotesi di una classe composta esclusivamente da studenti musulmani egiziani all'interno dell'Istituto Agnesi. "In riferimento alla progettazione di iniziative relative al prossimo anno scolastico - ha dichiarato il direttore scolastico regionale per la Lombardia, Mario Giacomo Dutto -, si deve escludere la possibilita' di costituire classi con soli alunni appartenenti alla stessa lingua, cultura e religione, in quanto contrasterebbe con i principi e i valori costituzionali tesi a superare ogni forma di discriminazione e a valorizzare occasioni di integrazione e di dialogo fra culture". (Agr)
Finalmente un po' di buon senso - e di senso dello Stato: complimenti alla Moratti, questo blog le manda un fiore (fatto di bit, ovviamente: altrimenti, che blog sarebbe?).



C'e' posta per loro


Riporto il post di Calimero intitolato "La letterina ai signori con la coscienza a metà.



Inutile dire che aderisco all'iniziativa e invito tutti voi a fare altrettanto.
Entro 48 ore gli ebrei di tutto il mondo e gli amici di Israele manderanno questo messaggio alle Nazioni Unite, al Parlamento e alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea:



Subject: The Building of the Israeli Fence

Message:

When Israel builds a fence to keep out terrorists, the UN and EU are

up in arms because it makes it difficult for terrorists to kill more

Jews.

When terrorists shoot (point blank!) an 8-month-pregnant Jewish woman

and her 4 little girls, there is absolute silence from your

organizations.

If you think your indifference goes unnoticed, count the number of

messages you will receive world-wide in the next 48 hours.



Mandate l'e-mail a:

ecu@un.org (Nazioni Unite);

civis@europarl.eu.int (Parlamento Europeo);

info@curia.eu.int (Corte di Giustizia dell'Unione Europea).




Aggiornamento - ore 15:16



Ho ricevuto dal CIVIS (vedi sopra) questo messaggio automatico di risposta (in quattro lingue, qui riporto solo l'italiano):
Gentile Signora/Signore,



La ringraziamo per la Sua corrispondenza elettronica. Tuttavia, al fine di soddisfare al meglio le Sue aspettative, La preghiamo di voler utilizzare il nuovo sito "Portale dei cittadini" già operativo al seguente indirizzo internet :



http://www.europarl.eu.int/opengov/default_it.htm



Tramite la funzione "copia/incolla", La invitiamo a trasferire il testo della Sua mail sul formulario predisposto, procedendo come segue:



all'indirizzo suindicato selezionare la rubrica "Corrispondenza con il cittadino" e scegliere l'opzione "casella postale". Apparirà il formulario che dovrà essere compilato in ogni sua parte. Infine completare l'operazione con "invio".

Con i nostri migliori ringraziamenti.


lunedì 12 luglio 2004

Appello urgente per il PRT all'ONU


Il prossimo 21 luglio l'ECOSOC, il Comitato Economico e Sociale delle Nazioni Unite, sarà chiamato a votare sulla richiesta del Vietnam di espellere il Partito Radicale Transnazionale dall'ONU per tre anni.



La richiesta del Vietnam è stata appoggiata da nove delegazioni: Cina, Costa d'Avorio, Cuba, India, Iran, Pakistan, Russia, Sudan e Zimbabwe - come si vede, non esattamente la crema delle democrazie liberali del pianeta.



Otto sono stati i voti contrari: Camerun, Cile, Francia, Germania, Perù, Romania, Stati Uniti e Turchia.



Astenuti: Colombia e Senegal.



Già in passato la Russia aveva proposto l'espulsione del PRT, colpevole di avere portato sotto i riflettori internazionali il dramma della Cecenia, dalle Nazioni Unite; ora il Vietnam chiede l'espulsione del PRT in quanto colpevole, in buona sostanza, di avere dato voce ai Montagnards cristiani perseguitati, guarda caso, dal regime comunista vietnamita.



Se volete che il Partito Radicale Transnazionale possa continuare a svolgere la sua azione di lotta e di denuncia anche all'interno dell'ONU - e l'ONU, infestata com'è da decine di Stati membri che nei fatti ogni giorno violano o ignorano la sua Carta fondamentale, i diritti umani, i principi dello Stato di diritto, ha decisamente bisogno di voci libere al suo interno - sottoscrivete questo appello, e fatelo subito: il tempo corre.



Sembra scritto oggi


Ho trovato un aforisma attribuito ad Arthur Schnitzler (Vienna, 1862-1931) che pare appositamente scritto a commento dei fatti di questi ultimi tempi (la "sentenza" della corte di ingiustizia dell'Aja, le accuse di "violazione della legalità internazionale" - sic - rivolte a chi ha liberato l'Afghanistan e l'Irak da due dittature feroci e sanguinarie):
"Quando l'odio diventa codardo, se ne va mascherato in società e si fa chiamare giustizia"
Dedicato ai pacifinti e agli onunisti, nostrani e d'Egitto.



Radical Feeds: un blog aggregator radicale


Ho aggiunto, nella colonna dei links, il nuovo blog aggregator di area radicale: Radical Feeds.



Se anche voi volete pubblicizzarlo, o se volete inserire l'aggregator con l'elenco degli ultimi post sul vostro sito/blog, seguite questo link.



Qui invece trovate l'elenco completo dei post del giorno.



Buona lettura.



Israele, parla il baby-kamikaze


Molto istruttiva l'intervista al ragazzino che qualche tempo fa anziché farsi saltare in aria si è consegnato alle truppe israeliane al checkpoint di Hawara:
"Sono il più giovane in famiglia, a nessuno importava di me. I miei genitori mi sgridavano perché vado male a scuola, i compagni di banco mi prendevano in giro, e allora ho deciso di diventare kamikaze. Così, almeno, qualcuno si sarebbe ricordato di me".

Hussam Mahmud Bilal Abdu, 16 anni, è detenuto nella prigione israeliana Ha Sharon, a nord di Tel Aviv. Zona 7, assieme agli altri 66 minorenni palestinesi arrestati per aver compiuto gravi crimini contro la sicurezza. E’ lui il ragazzino che si avvicina con le mani alzate a un posto di blocco israeliano con la cintura esplosiva legata in vita. La scena, ripresa da una televisione straniera, mentre si taglia attentamente con delle forbici il giubbotto esplosivo, ha fatto il giro del mondo.



(...)



Vive in una cella con altri due detenuti. In ogni stanza una piccola televisione e un ventilatore.

Hamas e Jihad mandano ai ragazzi dai 15.000 ai 30.000 shekel al mese (dai 3000 ai 6000 euro) affinché possano comprarsi altre comodità: l'ultima, walkman per tutti.



(...)



Abdu deve ancora imparare a leggere e scrivere. "Non mi è mai piaciuto studiare, ma qui le lezioni sono facili, ho meno problemi che nella mia vecchia scuola a Nablus, quando uscirò di prigione voglio diventare tecnico e riparare radio e televisioni".

Sembra più un bambino che un adolescente, più basso dei suoi compagni, un teenager in miniatura, due grossi occhi fin troppo ingenui. E quando parla, non gli daresti più di dieci anni.

Lo scorso marzo, dopo una forte lite con i genitori, Abdu ha deciso di diventare kamikaze. I responsabili delle organizzazioni terroristiche non gli hanno fatto troppi esami: in due giorni lo hanno provvisto di cintura esplosiva e gli hanno ordinato di diventare shahid al chek point di Hawara. "Quando sono arrivato - dice - ho visto delle donne e bambini e non me la sono sentita, così ho chiamato i soldati e gli ho detto che stavo indossando una cintura".

L’arruolamento di Abdu è durato meno di due giorni "Dopo aver detto a Nasser, il mio migliore amico, di voler diventare shahid , mi ha portato dai responsabili. Mi hanno chiesto di nuovo se ero convinto di ciò che facevo poi mi hanno dato 100 shekel (circa 20 euro), portato da un fotografo per l’ultima foto con la cintura e accompagnato a casa. Il giorno dopo ho detto ai mie genitori 'arrivederci' e sono andato a ritirare la cintura esplosiva".



(...)



Per chi conosce Abdu è stata una vera sorpresa vederlo in televisione, non ha mai fatto parte di organizzazioni terroristiche e tanto meno ha partecipato a discussioni politiche: "Non ho mai approvato gli attentati, quando c’erano pensavo tra me e me che non valeva la pena morire così. Comunque non mi interessavano. Io volevo diventare kamikaze solo perch´ ero arrabbiato con i miei genitori, volevo essere più importante per loro". In prigione Abdu ha fatto nuove amicizie, "ma il mio migliore amico rimane sempre Nasser, non mi importa se mi ha portato da quei signori e mi ha aiutato a diventare kamikaze".
Ecco all'opera le gloriose "formazioni combattenti" di Arafat e dei suoi sodali; ecco come si recluta, con quali parametri e con quanti scrupoli, chi dopo il martirio potrà godersi in paradiso nientemeno che 72 vergini (sic) e svariati altri benefits; ecco come si concretizza la superiorità morale dei terroristi palestinesi e dei loro sostenitori occidentali.



domenica 11 luglio 2004

Un blog per l'Organizzazione Mondiale delle Democrazie


In che condizioni versi l'ONU, il ricettacolo di dittature anti-occidentali e anti-liberali tanto caro ai pacifinti e agli onunisti di casa nostra e del mondo intero, lo vediamo ormai tutti: i radicali stanno lavorando da tempo per avviare a livello internazionale un cammino che porti alla creazione di una vera e propria Organizzazione della e delle democrazie; da alcuni giorni è attivo un blog che si prefigge di documentare questo processo.



Ecco la presentazione del blog, dalla penna (dalla tastiera) di Matteo Mecacci, rappresentante del Partito Radicale Transnazionale presso l'ONU a New York:
Benvenuti



Questo blog sull'Organizzazione Mondiale della e delle democrazie nasce per raccogliere le informazioni, i documenti e il dibattito che ha caratterizzato l'attività del Partito Radicale Transnazionale negli ultimi anni, ma anche e soprattutto per trovare punti di convergenza e di confluenza con le iniziative e il dibattito avviato da altri, e in altri luoghi, che hanno scelto come loro priorità il tema della promozione della democrazia in tutto il mondo attraverso l'affermazione delle libertà civili e politiche.



A livello internazionale, e in particolare negli Stati Uniti, la riflessione, il dibattito e talvolta l'azione politica, su questi temi sono stati molto intensi negli ultimi mesi.

Da qui l'esigenza di avere uno strumento per monitorare ed avere accesso a queste informazioni e magari per riuscire pure a contribuire all'elaborazione di una sintesi politica radicale efficace.



Il blog che apriamo oggi è una piattaforma lanciata in un mare caratterizzato da correnti di dibattito che si evolvono, scontrano e confrontano. Noi stiamo dalla parte dell'internazionalismo liberale e democratico e, laddove ne vedremo una sorgente, fosse pure nei meandri più bui della politica, cercheremo di farne tesoro e lo offriremo alla vostra attenzione, ambiziosi come siamo di contribuire ad aumentarne la conoscenza, e l'apprezzamento, sia al di qua (soprattutto) che al di là dell'atlantico. Buona navigazione.
Link: Blog For a World Democracy Organization.



L'ONU emette la condanna - le brigate di Arafat eseguono la sentenza


Questa mattina una bomba imbottita di chiodi, bulloni e altri frammenti metallici è esplosa in prossimità di una fermata d'autobus a Tel Aviv.



Una soldatessa israeliana di 19 anni è rimasta uccisa nell'esplosione; i feriti sono 34, di cui tre in gravi condizioni; fra questi, una donna incinta.



Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio operativo dell'organizzazione guidata da Arafat, hanno rivendicato l'attentato.



Si tratta del primo attentato riuscito nel giro di alcuni mesi; il premier israeliano Sharon ha commentato che si tratta del primo attentato compiuto dai terroristi palestinesi con l'implicito avallo della corte di giustizia dell'Aja, ovvero dell'ONU:
This morning's murder is the first murder under the auspices of the International Court of Justice's ruling (fonte: Jerusalem Post)
Concordo pienamente: ancora una volta l'ONU (e l'Europa: o forse dovremmo iniziare a chiamarla Eurabia?) hanno mostrato chiaramente di stare più dalla parte dei terroristi palestinesi che da quella dell'unica vera democrazia presente in Medio Oriente - che poi Kofi Annan, stamane, abbia dichiarato che "Israele deve smantellare il muro (per l'ennesima volta: non si tratta di un muro ma di una barriera difensiva: il muro in cemento armato mostrato, con evidente malafede, dalle televisioni copre appena il 3% del tracciato della barriera) in ossequio al verdetto dell'Aja" non fa che aggiungere vergogna alla vergogna.



Improvviso peggioramento delle condizioni di Umberto Bossi


Dal Corriere della Sera:
GINEVRA - Le condizioni di salute del ministro per le Riforme Istituzionali e leader della Lega Nord Umberto Bossi, sarebbero "gravi'. A dirlo la televisione svizzera Tele Ticino. Bossi e' stato ricoverato al cardiocentro di Lugano dopo essere stato colpito la scorsa notte da un 'grave scompenso cardiaco'. (Agr)


sabato 10 luglio 2004

Nuovi link moralmente inferiori


Segnalo due nuove entrate nella lista dei BMI, i blog moralmente inferiori: Azulejo e Butirrometro.



Come sempre, buona lettura.



(Dis)integrazione: dopo la Campania, Milano


Un liceo di scienze sociali, l'istituto superiore Gaetana Agnesi di Milano, attiverà una classe riservata ai soli studenti islamici, appartenenti per giunta a famiglie definite "integraliste".
Pochi giorni dopo la decisione della Regione Campania di concedere alle scuole la possibilità di festeggiare anche le ricorrenze religiose non cristiane, l’istituto superiore Gaetana Agnesi di Milano, vicino all’università Bocconi, concede a venti ragazzi islamici (17 femmine, 3 maschi) di frequentare la prima classe del liceo di scienze sociali. "Con il velo, certo, e tutti in un’unica sezione - conferma il preside, Giovanni Gaglio - ma questo è il primo passo verso l’integrazione".
Integrazione? Ma di che va cianciando? Questo semmai è il primo passo per istituzionalizzare, fin dalla scuola, la separazione fra culture.



D'altra parte, le famiglie islamiche vivono la cosa proprio con questo spirito:
Domanda: Ma non potevano seguire un iter tradizionale, iscrivendoli in uno dei tanti istituti superiori milanesi?

Risposta: "I genitori della comunità di via Quaranta, soprattutto quelli che hanno figlie femmine, non vogliono che i loro ragazzi entrino in contatto con quelli di altre comunità. Per queste minorenni l’alternativa era tornare in Egitto, o smettere di studiare. A quel punto ci siamo detti: questi ragazzi hanno il diritto di continuare gli studi".
Più chiaro di così...



venerdì 9 luglio 2004

La corte di giustizia dell'Aja produce ingiustizia


Dal Corriere della Sera:
Il muro costruito da Israele in Cisgiordania è illegale: il quotidiano "Haaretz" ha anticipato il verdetto della Corte Internazionale di giustizia dell'Aia, massimo organo giudiziario dell'Onu, sulla barriera di separazione voluta dal governo Sharon. Secondo quanto scrive "Haaretz", il cui corrispondente sostiene di aver visto il documento, la Corte stabilirà che il muro di separazione contravviene il diritto internazionale, che dovrebbe essere smantellato e che ai proprietari palestinesi è dovuto l'indennizzo per le proprietà confiscate nella costruzione.

La decisione della Corte, attesa da quattro mesi, è attesa per il primo pomeriggio di oggi e ha un carattere meramente consultivo e non è vincolante: la sentenza non sarà quindi un'ingiunzione ma una semplice raccomandazione. Tuttavia poiché è stata proprio l'Assemblea Generale dell'Onu a sollecitare alla Corte il pronunciamento sulla delicata questione, la sentenza è attesa con grande interesse a livello internazionale.

Nel documento la Corte contesta la tesi difensiva di Israele, cioè che il Muro venga costruito per ragioni di autodifesa dagli attacchi terroristici. La corte si dice "non convinta che la direzione che Israele ha scelto per il Muro necessariamente porti alla realizzazione dei suoi obiettivi nel campo della sicurezza".
Insomma, ancora una volta l'ONU, che non per niente annovera nella sua Commissione per i diritti umani dittature sanguinarie come il Sudan, e che da sempre guarda con estrema benevolenza (sto usando un eufemismo) alle tesi e alle conseguenti azioni dei Paesi arabi, si schiera contro Israele.



E lo fa mentendo, e sapendo di mentire: altro che "l'ONU non è convinta che la direzione che Israele ha scelto per il Muro necessariamente porti alla realizzazione dei suoi obiettivi nel campo della sicurezza": da Israele.net:
Grazie alla barriera, calati del 90% gli attentati.

Il confronto fra il numero di attentati realizzati all’interno di Israele dopo la costruzione della barriera difensiva partendo da basi terroristiche poste nella Cisgiordania settentrionale e il numero di attentati realizzati dagli stessi gruppi terroristici prima della costrizione della barriera rivela un calo di circa il 90% della capacità di quei gruppi terroristici di realizzare attenti dentro Israele.

Negli undici mesi trascorsi dalla costruzione del primo segmento di barriera tra Salem ed Elkana all’inizio del mese di agosto 2003, fino alla fine di giugno 2004, i gruppi terroristici che fanno base in Samaria (Cisgiordania settentrionale) sono riusciti a realizzare solo tre attentati mortali all’interno di Israele. Tutti e tre questi attentati sono stati realizzati nella prima metà del 2003, causando 26 morti e 76 feriti o mutilati. (In due casi, i terroristi erano penetrati in Israele dalla Cisgiordania settentrionale attraverso punti in cui la barriera non era ancora completata; nel terzo caso, una donna terrorista era entrata attraverso il passaggio di Barta'a, utilizzando un passaporto giordano).

Per contro, durante i 34 mesi precedenti, dallo scoppio delle violenze palestinesi nel settembre 2000 fino all’inizio della costruzione della barriera difensiva verso la fine di luglio 2003, i gruppi terroristici con base in Samaria avevano realizzato 73 attacchi mortali (attentati suicidi, sparatorie, auto-bomba) all’interno di Israele, provocando 293 morti e 1950 feriti o mutilati.

Di questi 73 attentati, 32 (per un totale di 45 morti e 723 feriti o mutilati) erano stati realizzati dopo l’inizio dell’Operazione Scudo Difensivo (31 marzo 2003) con la quale le Forze di Difesa israeliane erano state rischierate in tutta la Cisgiordania per la prima volta dopo i ritiri del 1994-1999.

Il confronto fra i dati sopra citati mostra dunque un calo di poco più del 90% nel numero di attentati nella parte di Israele protetta dalla barriera: da una media di 26 attentati all’anno prima della barriera, a una media di tre attentati all’anno dopo la barriera. A questo calo, corrisponde una diminuzione di più del 70% nel numero di israeliani uccisi negli attentati: da una media di 103 all’anno prima della barriera a una media di 28 dopo la costruzione della barriera. Analogamente, il numero di feriti e mutilati è diminuito di più dell’85%: da una media di 688 all’anno prima della barriera a una media di 83 dopo.

Se da un lato il numero di attentati riusciti è calato vistosamente, resta invece alto, anche dopo la costruzione della barriera, il numero di tentativi di attentato, fortunatamente sventati in varie fasi della loro preparazione. Durante gli ultimi undici mesi, le forze di sicurezza israeliane hanno sventato decine di attentati da parte di gruppi terroristici dalla Samaria (Cisgiordania settentrionale) già in fase avanzata di preparazione. L’arresto di terroristi, capi ed esecutori, ha portato fra l’altro alla scoperta di 24 bombe e cinture esplosive.

In conclusione, uno dei principali fattori che hanno contribuito alla drastica diminuzione di attentati realizzati in Israele da parte di gruppi terroristici con base nella Cisgiordania settentrionale è l’effetto prodotto dalla barriera difensiva sulle capacità operative di questi gruppi, un fattore che va ad aggiungersi a varie altre misure di prevenzione anti-terrorismo messe in atto dalle forze armate israeliane in Cisgiordania, in particolare dopo l’avvio dell’Operazione Scudo Difensivo.

Il successo della barriera anti-terrorismo tra Israele e Cisgiordania settentrionale ha tuttavia comportato il trasferimento di basi terroristiche in Giudea (Cisgiordania meridionale). Nei mesi scorsi, la Giudea – non ancora separata da Israele da una barriera continua – è diventata la principale base di partenza di gruppi terroristici, compresi quelli che prima operavano nel nord. In più della metà dei tentativi di attentato sventati in tempo dall’inizio della costruzione della barriera, i terroristi stavano cercando di penetrare in Israele attraverso la Giudea, di solito passando per Ramallah o Gerusalemme. Ma le loro difficoltà operative sono molto aumentate, e finora tutti i tentativi di gruppi terroristici di Samaria di penetrare in Israele attraverso la Giudea dopo la costruzione della barriera a nord sono stati sventati dalle forze di sicurezza israeliane. Un caso recente è quello di lunedì 5 luglio, quando sono state scoperte in tempo due cinture esplosive che terroristi di Hamas cercavano di trasportare, nascoste in una cartella scolastica, da Nablus a Elkana, dove per ora termina la barriera anti-terrorismo.
Direi che c'è poco da aggiungere, i numeri (i fatti) parlano chiaro: la barriera difensiva (barriera, non muro: barriera) si sta rivelando sempre più l'unica soluzione in grado di garantire una sensibile riduzione delle vittime israeliane; Israele, che peraltro aveva già stabilito degli indennizzi per i palestinesi senza certo aspettare i soloni dell'ONU, ha lo stesso diritto di qualunque altro Stato sovrano di tutelare la propria sicurezza e quella dei propri cittadini; l'ONU ancora una volta se la prende con le vittime delle aggressioni terroristiche, in buona sostanza colpevoli a suo parere di volersi difendere, ma non spende una parola contro chi dirige o protegge i gruppi che portano a compimento queste uccisioni indiscriminate di civili inermi, a cominciare dall'ineffabile Arafat; oggi l'apoteosi, la sentenza di condanna non degli assassini di donne e bambini e di chi li protegge ma delle loro vittime: è giustizia, questa? Sarebbe questa l'autorevolezza, l'equilibrio, l'imparzialità della corte di giustizia (scritto volutamente tutto in minuscolo: non è una svista)?



Presidenziali USA nel mirino, ma l'Italia rischia molto di piu'


Dal Corriere Canadese:
La minaccia di Al Qaeda agli Usa è soprattutto teorica, mentre "l'Europa e soprattutto l'Italia sono obiettivi assai più concreti": è il parere dell'ex capo dell'antiterrorismo alla Cia, Vince Cannistraro, che ha commentato l'allarme lanciato ieri dal ministro statunitense per la Sicurezza interna, Tom Ridge. "L'Italia - ha detto Cannistraro - rischia molto quest'estate, per due motivi. In primo luogo, è assai più accessibile di quanto non siano in questo momento gli Usa. In secondo luogo, è scaduta la tregua che Osama bin Laden aveva offerto all'Europa. Il suo ultimo messaggio, che conteneva minacce all'Italia, è stato ritenuto credibile dalla nostra intelligence". Ridge ha spiegato che operazioni antiterrorismo in Italia, Gran Bretagna e Giordania hanno offerto indicazioni che hanno fatto salire il livello di allarme per le presidenziali Usa.




[Tech] Bug in Mozilla e Firefox, ma solo per Windows XP


La Mozilla Foundation ha confermato l'esistenza di un bug nei browser Mozilla e Firefox in grado di consentire l'esecuzione arbitraria di codice sul computer colpito:
The Mozilla Foundation has confirmed findings that its Mozilla and Firefox browsers are vulnerable to attacks using the "shell:" scheme, which execute arbitrary code under Windows without the user having to click a link.
(fonte: eWeek).



Il problema non riguarda tutti gli utenti di browser e altri prodotti basati sull'engine di Mozilla/Firefox, ma solo i "fortunati" possessori di Windows XP (il noto "bug con un sistema operativo intorno"): tutti gli altri possono stare tranquilli.



Un bug-fix per gli utenti di Windows XP (e solo per loro) è già stata resa disponibile sul sito Mozilla.org



giovedì 8 luglio 2004

La Corea del Nord sta realizzando missili nucleari


Dal Corriere della Sera:
SEOUL (Corea del Sud) - E' iniziata la realizzazione, da parte della Corea del Nord, di nuovi missili a medio raggio in grado di colpire le basi Usa ad Okinawa, in Giappone, e nel territorio di Guam. La fonte della notizia e' ufficiale: il ministro della Difesa sudcoreano, Cho Yiunh-kil, lo ha dichiarato in una audizione parlamentare.
Aspetto ora con fiducia (?) le immancabili (?!?) manifestazioni di protesta dei pacifisti nostrani contro il regime guerrafondaio nord-coreano e a favore "della pace" - ah no, dimenticavo: se non ci sono di mezzo gli americani tutto va bene, tutto è permesso...



[Tech] Linspire (ex Lindows OS) in italiano sui computer Dell


Grazie a Questar è ora possibile acquistare dei PC Dell con preinstallato il sistema operativo Linspire (conosciuto in precedenza col marchio commerciale Lindows OS), sostanzialmente una versione (molto) user-friendly di Linux.
Alla presenza di Michael Robertson, fondatore e Ceo di Lindows.com, nei giorni scorsi è stata presentata la versione italiana di Linspire, questo il nuovo nome del famosissimo Lindows che tanti problemi legali ha creato.



La presentazione è stata anche l'occasione per meglio circostanziare il "fenomeno Linspire", che non deve essere visto come un antagonista del gigante Microsoft, ma come una voce in più per far crescere il fenomeno Linux.



La realizzazione della versione italiana di Linspire ha visto l'attivissima partecipazione di Questar, azienda che in Italia seguirà il supporto, la commercializzazione e la promozione nel canale di distribuzione.



Il prodotto pensato per il mercato italiano avrà un costo di 69,90 Euro e comprende anche un anno di abbonamento al servizio Click 'n run, grazie al quale l'utente avrà a disposizione una gran quantità di software adatti sia alle esigenze home che professionali.



Questar ha promesso grande attenzione anche alle proposte multilicenza pensate per scuole o piccole e medie imprese. A margine dell'evento di presentazione milanese sono emerse alcune polemiche con il gigante Dell, ma cerchiamo di meglio circostanziare i fatti.



Questar ha annunciato la disponibilità di pc desktop con sistema Linspire preinstallata, presentando quindi una partnership commerciale con il colosso dell'hardware.



Dell tiene a precisare che non si tratta di una partnership, bensì di una customizzazione in tutto e per tutto gestita e supportata da Questar; Dell garantisce il solo supporto per la parte hardware. Le puntuali precisazioni di Dell tendono ovviamente a preservare la reale partnership con Red Hat che è "l'interlocutore Linux" preferenziale per il gigante americano.
(fonte: Hardware Upgrade).



Links: sito Questar e relativa pagina delle offerte: PC Dell + Linspire precaricato in italiano.



[Tech] Dal 24/7 gli iPod mini anche in Italia


Apple ha annunciato che distribuirà gli iPod Mini anche fuori dal territorio USA a partire dal 24 Luglio.
In March, the company said it would delay the international launch of the player due to stronger-than-expected U.S. demand and tight supplies of the hard drive, which is at the core of the player.



Apple had originally planned to start worldwide shipping in April. Earlier this year, the company said it had 100,000 preorders for the iPod mini, a smaller version of the popular iPod player that is about the length and width of a business card and holds about 1,000 songs.



The company, best known for its Macintosh (news - web sites) computers, has found huge success in digital music. Apple has sold more than 3 million iPods and has a 50-percent market share of digital music players.



Its iTunes online music service is the most popular legal music download sites, claiming 70 percent of all songs bought online.
(fonte: Yahoo! News).



Il prezzo "internazionale" degli iPod Mini sarà di $249: in Italia il prezzo sarà, pare, di €279 (IVA compresa); l'iPod Mini è stato inserito da Apple nell'elenco dei prodotti "educational" e potrà quindi essere acquistato dagli studenti a un prezzo leggermente ridotto: €256,80 (IVA compresa).



Nel prezzo è compresa purtroppo anche l'indegna tassa sul macinato - (im)pudicamente definita "imposta sul copyright" - di €7,74 che colpisce gli utenti di lettori MP3.



Ricordo che gli sconti "educational" si applicano anche alle varie versioni del fratello maggiore, l'originario iPod da 15, 20 e 40GB.