venerdì 9 luglio 2004

La corte di giustizia dell'Aja produce ingiustizia


Dal Corriere della Sera:
Il muro costruito da Israele in Cisgiordania è illegale: il quotidiano "Haaretz" ha anticipato il verdetto della Corte Internazionale di giustizia dell'Aia, massimo organo giudiziario dell'Onu, sulla barriera di separazione voluta dal governo Sharon. Secondo quanto scrive "Haaretz", il cui corrispondente sostiene di aver visto il documento, la Corte stabilirà che il muro di separazione contravviene il diritto internazionale, che dovrebbe essere smantellato e che ai proprietari palestinesi è dovuto l'indennizzo per le proprietà confiscate nella costruzione.

La decisione della Corte, attesa da quattro mesi, è attesa per il primo pomeriggio di oggi e ha un carattere meramente consultivo e non è vincolante: la sentenza non sarà quindi un'ingiunzione ma una semplice raccomandazione. Tuttavia poiché è stata proprio l'Assemblea Generale dell'Onu a sollecitare alla Corte il pronunciamento sulla delicata questione, la sentenza è attesa con grande interesse a livello internazionale.

Nel documento la Corte contesta la tesi difensiva di Israele, cioè che il Muro venga costruito per ragioni di autodifesa dagli attacchi terroristici. La corte si dice "non convinta che la direzione che Israele ha scelto per il Muro necessariamente porti alla realizzazione dei suoi obiettivi nel campo della sicurezza".
Insomma, ancora una volta l'ONU, che non per niente annovera nella sua Commissione per i diritti umani dittature sanguinarie come il Sudan, e che da sempre guarda con estrema benevolenza (sto usando un eufemismo) alle tesi e alle conseguenti azioni dei Paesi arabi, si schiera contro Israele.



E lo fa mentendo, e sapendo di mentire: altro che "l'ONU non è convinta che la direzione che Israele ha scelto per il Muro necessariamente porti alla realizzazione dei suoi obiettivi nel campo della sicurezza": da Israele.net:
Grazie alla barriera, calati del 90% gli attentati.

Il confronto fra il numero di attentati realizzati all’interno di Israele dopo la costruzione della barriera difensiva partendo da basi terroristiche poste nella Cisgiordania settentrionale e il numero di attentati realizzati dagli stessi gruppi terroristici prima della costrizione della barriera rivela un calo di circa il 90% della capacità di quei gruppi terroristici di realizzare attenti dentro Israele.

Negli undici mesi trascorsi dalla costruzione del primo segmento di barriera tra Salem ed Elkana all’inizio del mese di agosto 2003, fino alla fine di giugno 2004, i gruppi terroristici che fanno base in Samaria (Cisgiordania settentrionale) sono riusciti a realizzare solo tre attentati mortali all’interno di Israele. Tutti e tre questi attentati sono stati realizzati nella prima metà del 2003, causando 26 morti e 76 feriti o mutilati. (In due casi, i terroristi erano penetrati in Israele dalla Cisgiordania settentrionale attraverso punti in cui la barriera non era ancora completata; nel terzo caso, una donna terrorista era entrata attraverso il passaggio di Barta'a, utilizzando un passaporto giordano).

Per contro, durante i 34 mesi precedenti, dallo scoppio delle violenze palestinesi nel settembre 2000 fino all’inizio della costruzione della barriera difensiva verso la fine di luglio 2003, i gruppi terroristici con base in Samaria avevano realizzato 73 attacchi mortali (attentati suicidi, sparatorie, auto-bomba) all’interno di Israele, provocando 293 morti e 1950 feriti o mutilati.

Di questi 73 attentati, 32 (per un totale di 45 morti e 723 feriti o mutilati) erano stati realizzati dopo l’inizio dell’Operazione Scudo Difensivo (31 marzo 2003) con la quale le Forze di Difesa israeliane erano state rischierate in tutta la Cisgiordania per la prima volta dopo i ritiri del 1994-1999.

Il confronto fra i dati sopra citati mostra dunque un calo di poco più del 90% nel numero di attentati nella parte di Israele protetta dalla barriera: da una media di 26 attentati all’anno prima della barriera, a una media di tre attentati all’anno dopo la barriera. A questo calo, corrisponde una diminuzione di più del 70% nel numero di israeliani uccisi negli attentati: da una media di 103 all’anno prima della barriera a una media di 28 dopo la costruzione della barriera. Analogamente, il numero di feriti e mutilati è diminuito di più dell’85%: da una media di 688 all’anno prima della barriera a una media di 83 dopo.

Se da un lato il numero di attentati riusciti è calato vistosamente, resta invece alto, anche dopo la costruzione della barriera, il numero di tentativi di attentato, fortunatamente sventati in varie fasi della loro preparazione. Durante gli ultimi undici mesi, le forze di sicurezza israeliane hanno sventato decine di attentati da parte di gruppi terroristici dalla Samaria (Cisgiordania settentrionale) già in fase avanzata di preparazione. L’arresto di terroristi, capi ed esecutori, ha portato fra l’altro alla scoperta di 24 bombe e cinture esplosive.

In conclusione, uno dei principali fattori che hanno contribuito alla drastica diminuzione di attentati realizzati in Israele da parte di gruppi terroristici con base nella Cisgiordania settentrionale è l’effetto prodotto dalla barriera difensiva sulle capacità operative di questi gruppi, un fattore che va ad aggiungersi a varie altre misure di prevenzione anti-terrorismo messe in atto dalle forze armate israeliane in Cisgiordania, in particolare dopo l’avvio dell’Operazione Scudo Difensivo.

Il successo della barriera anti-terrorismo tra Israele e Cisgiordania settentrionale ha tuttavia comportato il trasferimento di basi terroristiche in Giudea (Cisgiordania meridionale). Nei mesi scorsi, la Giudea – non ancora separata da Israele da una barriera continua – è diventata la principale base di partenza di gruppi terroristici, compresi quelli che prima operavano nel nord. In più della metà dei tentativi di attentato sventati in tempo dall’inizio della costruzione della barriera, i terroristi stavano cercando di penetrare in Israele attraverso la Giudea, di solito passando per Ramallah o Gerusalemme. Ma le loro difficoltà operative sono molto aumentate, e finora tutti i tentativi di gruppi terroristici di Samaria di penetrare in Israele attraverso la Giudea dopo la costruzione della barriera a nord sono stati sventati dalle forze di sicurezza israeliane. Un caso recente è quello di lunedì 5 luglio, quando sono state scoperte in tempo due cinture esplosive che terroristi di Hamas cercavano di trasportare, nascoste in una cartella scolastica, da Nablus a Elkana, dove per ora termina la barriera anti-terrorismo.
Direi che c'è poco da aggiungere, i numeri (i fatti) parlano chiaro: la barriera difensiva (barriera, non muro: barriera) si sta rivelando sempre più l'unica soluzione in grado di garantire una sensibile riduzione delle vittime israeliane; Israele, che peraltro aveva già stabilito degli indennizzi per i palestinesi senza certo aspettare i soloni dell'ONU, ha lo stesso diritto di qualunque altro Stato sovrano di tutelare la propria sicurezza e quella dei propri cittadini; l'ONU ancora una volta se la prende con le vittime delle aggressioni terroristiche, in buona sostanza colpevoli a suo parere di volersi difendere, ma non spende una parola contro chi dirige o protegge i gruppi che portano a compimento queste uccisioni indiscriminate di civili inermi, a cominciare dall'ineffabile Arafat; oggi l'apoteosi, la sentenza di condanna non degli assassini di donne e bambini e di chi li protegge ma delle loro vittime: è giustizia, questa? Sarebbe questa l'autorevolezza, l'equilibrio, l'imparzialità della corte di giustizia (scritto volutamente tutto in minuscolo: non è una svista)?



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