mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri

Così, ci siamo. Anche quest'anno iniziano le feste: tanti auguri ai miei (24?) affezionati lettori, e a chi passa di qui casualmente.
Il blog - a meno di eventi eccezionali - tornerà operativo dopo Capodanno: fino ad allora divertitevi, e fate i bravi :-)

mercoledì 17 dicembre 2008

E' la libera stampa, bellezza

Qualcosa mi dice che questa volta La Repubblica e l'Unità non rilanceranno con grande clamore la notizia della "figuraccia internazionale": non si parla di abbronzature, qui, né si fa cucù.

martedì 16 dicembre 2008

Elezioni in Abruzzo

Come ampiamente prevedibile il candidato del centrodestra, Chiodi, ha vinto con ampio margine (48,81% contro 42,67%) contro il candidato del centrosinistra, Costantini.

Un segnale preoccupante viene dall'altissima quota di astenuti: quasi un abruzzese su due non è andato a votare. Non che sia un dato del tutto sorprendente e imprevisto, intendiamoci: negli ultimi anni la classe politica abruzzese, sia di destra che di sinistra, ha fatto di tutto tranne che governare bene la regione, normale quindi che a un certo punto la gente si sia stancata di ascoltare i soliti slogan elettorali e le solite promesse da marinaio, finora mai seguite dai fatti.

Ora Chiodi ha la possibilità di dimostrare di che pasta è fatto: certo la faccenda del filmato infarcito di promesse clientelari fatto girare e poi precipitosamente ritirato in piena campagna elettorale non è un buon segnale, ma lo metteremo alla prova nei prossimi mesi, giudicandolo sui provvedimenti concreti e confrontandoli con gli impegni presi in campagna elettorale.

Il dato politico più dirompente di queste elezioni abruzzesi però è un altro. All'interno della coalizione di sinistra il Partito Democratico ha preso il 19,61% dei voti, mentre l'IdV di Di Pietro ha quintuplicato circa il suo risultato precedente arrivando a un clamoroso 15,03%.

Con numeri e proporzioni come queste Veltroni non può più far finta di niente, è evidente che la sua gestione del partito si sta dimostrando semplicemente fallimentare: urge un cambio di rotta (e di alleanze?), e se Veltroni non è disposto o non è in grado di attuarlo allora urge un cambio di segretario politico.

Quanto al valore di queste elezioni: a destra si parla di risultato rilevante sul piano nazionale, a sinistra si minimizza definendolo "un test limitato in una delle regioni più piccole d'Italia" (Giuseppe Fioroni, responsabile organizzativo del Pd, 14 dicembre 2008).

Strano, perché l'Abruzzo ha un milione e trecentomila abitanti, la provincia di Trento meno di cinquecentomila, eppure in occasione della vittoria della sinistra a Trento Veltroni dichiarò che "i risultati delle elezioni confermano come anche nel nostro Paese il clima stia cambiando" e che quello di Trento era "un dato che deve far riflettere e che si inserisce in un mutato clima politico e sociale dell'Italia nei confronti del governo Berlusconi". Che dire? Forse è meglio stendere un velo pietoso...

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: elezioni politiche nazionali ed elezioni amministrative sono due cose diverse e riguardano livelli istituzionali diversi: sarebbe assurdo, da questo punto di vista, chiedere le dimissioni di un governo uscito da consultazioni politiche generali e pienamente titolato a governare per l'intera legislatura solo perché le amministrative hanno espresso maggioranze diverse in una o più regioni (poi, naturalmente, questo è proprio quello che è regolarmente successo nel nostro passato anche recente, ma questo dimostra solo il grado di inciviltà istituzionale dei nostri partiti politici).

Allo stesso tempo, non sul piano istituzionale ma su quello squisitamente politico e partitico, è ovvio che segnali come quelli che arrivano dalle elezioni amministrative non possono essere ignorati: come minimo vanno considerati come dei "mega-sondaggi" sul campo, e un leader di partito sbaglierebbe a nasconderli frettolosamente in un cassetto solo perché sgraditi.

Direi che Veltroni, quindi, farebbe bene a trarre le dovute conseguenze dal disastro abruzzese (stamane il Riformista titola "Un'altra Waterloo"), o decidendosi finalmente a fare sul serio il segretario del Partito Democratico e non il portatore d'acqua per Di Pietro oppure ammettendo onestamente la propria inadeguatezza e facendosi da parte per il bene del suo partito e dell'opposizione in generale: andare avanti invece come se niente fosse successo a questo punto rischierebbe di trasformare l'attuale disastro in una catastrofe irreversibile, e questo non sarebbe un bene né per l'opposizione né per la stessa democrazia italiana.

giovedì 11 dicembre 2008

Scusa, ti devo un cervello. Firmato: Dio.

Battuta vecchia ma sempre efficace, specie in casi come questo:

"Der Joi, consider that Italy is under a not-sot-soft dictatorship held by premier Berlusconi, who wants an identity card for every net citizen for world secturity issues (yes, he’s mental insane). Do not let them interview you: turn yourselft to Beppe Grillo’s blog, instead, it is far more serious."

Per chiarimenti vedere qui.


giovedì 4 dicembre 2008

Fate con calma, mi raccomando

Leggo una dichiarazione di Massimo D'Alema riportata dall'ANSA sul botta e risposta con Veltroni.

La parte che mi ha colpito di più è questa:

"il problema non è su Veltroni che deve continuare il suo mandato e nessuno deve insinuarlo ma la necessità di affrontare i nodi reali a cominciare dalla discussione su quale partito costruire, quali regole, come governare i conflitti in periferia".

Insomma, è dai tempi dell'Ulivo Mondiale (ricordate? Prodi, Clinton, Blair) che a sinistra si discute del nuovo partito - sul "che fare" e sul "come fare" - e adesso, dopo oltre dodici anni di gestazione e a quasi un anno di distanza dalla nascita del PD, sono ancora lì a farsi le stesse domande?

E' vero che la fretta è una cattiva consigliera, ma qui si esagera.

martedì 18 novembre 2008

Un bivacco di manipoli

Ormai siamo al teppismo, anzi allo squadrismo verbale, all'offesa sistematica alle prerogative del Parlamento, alle volgari offese personali, alle accuse indimostrate e indimostrabili - in quanto totalmente inventate -scagliate in maniera canagliesca contro l'avversario il nemico nascondendosi vigliaccamente dietro l'immunità parlamentare:

ANSA: "Denuncio sin da ora la presenza di un corruttore politico, il suo nome e' Silvio Berlusconi. Lui e' un corruttore, ci ha provato con me quando mi offri' un posto da Ministro, lo ha fatto con Orlando e non ci e' riuscito, mentre evidentemente ci e' riuscito con Villari perche' se lo hanno votato è perchè prima c'è stato un accordo''. Lo afferma il leader dell'Idv Antonio di Pietro, nel corso di una conferenza stampa alla Camera."

Qualcuno dica a questo qua che le regole della convivenza civile, del civile confronto politico e - non ultimo - dell'educazione valgono anche (stavo per scrivere "perfino") per gente come lui.

sabato 15 novembre 2008

Utili idioti - ma sempre idioti

Più leggo le dichiarazioni di Di Pietro di questi ultimi giorni e più mi sento di rassicurare i supporter berlusconiani: un fenomeno Obama, sia pure in versione "non abbronzata", da noi è semplicemente impossibile: ci penserebbe proprio gente come Di Pietro a farlo fuori prima ancora che possa candidarsi.

mercoledì 12 novembre 2008

Nassiriya, 12 Novembre 2003

Non sono bravo con la retorica, quella la lascio ai politici di professione e ai giornalisti: per parte mia dico solo che nessuno muore del tutto, finché vive nel ricordo di chi resta.


Arma dei Carabinieri:

Sottotenente Giovanni Cavallaro

Sottotenente Enzo Fregosi

Sottotenente Filippo Merlino

Sottotenente Alfonso Trincone

Maresciallo aiutante Massimiliano Bruno,
(Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte)

Maresciallo aiutante Alfio Ragazzi,
(Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte)

Maresciallo capo Daniele Ghione

Brigadiere Giuseppe Coletta

Brigadiere Ivan Ghitti

Vice brigadiere Domenico Intravaia

Appuntato Horatio Majorana

Appuntato Andrea Filippa

Esercito:

Capitano Massimo Ficuciello

Maresciallo capo Silvio Olla

Caporal maggiore capo scelto Emanuele Ferraro

Primo caporal maggiore Alessandro Carrisi

Caporal maggiore Pietro Petrucci


Non combattenti:

Stefano Rolla (regista)

Marco Beci (cooperatore internazionale)

martedì 11 novembre 2008

Eluana Englaro

"CITTA' DEL VATICANO - Sospendere l'idratazione e l'alimentazione in un paziente in stato vegetativo è "una mostruosità disumana e un assassinio": lo ha ribadito all'ANSA il presidente del Pontificio consiglio per la Salute, card. Javier Lozano Barragan, in attesa della sentenza della cassazione sul caso di Eluana Englaro."
Insomma il Vaticano continua a sostenere che Eluana Englaro sia viva, e che la terminazione del supporto vitale autorizzata dalla Corte d'appello civile del tribunale di Milano sia un assassinio.
In realtà Eluana Englaro è morta 16 anni fa: le sue condizioni fisiche, in particolare quelle del suo cervello (morte cerebrale certificata da ormai 16 anni) non danno adito a speranze.

La Chiesa però, per bocca dei suoi rappresentanti, continua a sostenere che una persona, anche in queste condizioni, sia da considerare "viva", e che nessuno ha diritto di "ucciderla" nonostante le sue attuali "condizioni di salute" (se vogliamo chiamarle così), perché comunque la vita è un dono di Dio ed è comunque degna di essere vissuta, e soprattutto perché la vita, la nostra vita, in quanto dono di Dio non ci appartiene veramente, quindi non possiamo disporne.

Peccato che il problema non sia quello di stabilire se, come, quando e a che condizioni la vita valga la pena di essere vissuta, per poi adottare questo novello criterio generale per valutare i singoli casi: il problema, molto semplicemente, è un problema di libertà dell'individuo.

In una ottica di stampo liberale, non confessionale, è evidente che è l'individuo l'unico che ha titolo per decidere se e quando, secondo il suo personale sentire, è arrivato il momento di staccare la spina: in un campo come quello della vita e della morte - della propria vita o della propria morte - ogni ingerenza da parte di attori esterni, specialmente se "pubblici" per definizione come lo Stato o la Chiesa, andrebbe categoricamente esclusa.

Anche le critiche dei politici (più o meno) cattolici mi sembrano non tenere (volutamente?) conto del fatto che autorizzare l'eutanasia per chi la richiede (ed Eluana Englaro a suo tempo espresse in maniera chiara e pubblicamente la sua volontà) non significherebbe certo imporla a chicchessia: come per il divorzio e l'aborto, i credenti sono liberissimi di non avvalersi di questa possibilità, in accordo col loro credo religioso (e questa coerenza fa loro onore); come nel caso del divorzio e dell'aborto, però, lo Stato laico e liberale non può non tenere conto di chi credente non è, e legiferare di conseguenza.

Per quanto riguarda poi il caso Englaro, consiglierei sommessamente alle gerarchie ecclesiastiche di andarsi a rileggere cosa c'è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica, quello redatto e pubblicato sotto la supervisione proprio dell'attuale Papa Joseph Ratzinger:

"Catechismo della Chiesa cattolica - 2278: L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'«accanimento terapeutico». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente."
Dov'è l'assassinio? Dov'è la disumana ferocia? Dov'è il mancato rispetto di quanto messo nero su bianco sul catechismo della Chiesa stessa?

O forse non di Eluana Englaro stiamo (stanno) parlando, ma di una sua strumentalizzazione da parte del Vaticano, nel quadro di una iniziativa squisitamente "politica" della Chiesa italiana?

lunedì 10 novembre 2008

Razzisti di tutto il mondo, unitevi

A me pareva che lo slogan fosse "lavoratori di tutto il mondo, unitevi", ma forse ricordo male.

Ecco i fatti: stamattina ho notato che in un paio di forum online qualcuno ha citato il mio post dedicato alla logica "due pesi - due misure" che pare permeare buona parte della "sinistra" italiana.

Strano (?) ma vero, alcuni baldi esponenti della bbbase di detta sinistra sono intervenuti per criticare "l'improponibile accostamento" fra "l'abbronzato" pronunciato dal "kattivo" Berlusconi e il "donna-scimmia affetta da una vita di mestruazioni" pronunciato dalla "buona" Lidia Ravera: secondo questi fini ragionatori una cosa è una "boiata razzista" (la definiscono così, estrapolando volutamente la frase di B. dal contesto) detta da un politico, cosa diversissima (ma tanto tanto, eh!) è invece "una boiata razzista" detta da un "cittadino qualunque", aggiungendo che un politico non può dire certe cose mentre un semplice cittadino ha il diritto di dirle - e di venire poi, eventualmente (bontà loro), criticato per quel che dice.

Insomma, secondo il popolo antiberlusconiano - sempre un passo più avanti di tutti, in tema di diritti: sui doveri si stanno ancora organizzando, invece - un cittadino qualunque "ha il diritto" di dire che una donna di colore è una scimmia in menopausa, o che una donna bianca ma appartenente al principale schieramento politico a lui avverso "non è un essere umano, ma proprio per niente" (Camilleri docet).

Strano: io ero convinto che un insulto razzista o misogino fosse sempre un insulto razzista o misogino, indipendentemente da chi lo pronuncia: sarà che sono un vecchio arnese liberale, quindi per definizione un subumano antropologicamente inferiore e dall'intelligenza limitata, ma ero convinto che fosse contrario alla legge - oltre che ai principi-base della civile convivenza - insultare chicchessia per il colore della pelle, o per l'appartenenza religiosa o politica, o perché uomo, o donna, o portatore di handicap: adesso apprendo dagli antropologicamente superiori che invece queste cose si possono fare eccome - basta che tu non sia un politico.

C'è solo una cosa che mi chiedo: ma se davvero per l'Asinistra i privati cittadini hanno "il diritto" di rivolgere ingiurie razziste contro chicchessia, come mai poi accusano un giorno sì e l'altro pure gli elettori di centrodestra, in massima parte quelli del Nord (non i politici, badate bene: proprio i singoli cittadini elettori) di essere degli "sporchi razzisti"?
A rigor di logica, se davvero si tratta dell'esercizio di un "diritto", se a qualcuno scappa un "terùn" o un "nègher" non dovrebbero farci caso, così come non hanno fatto caso alle esternazioni della Ravera o di Camilleri: c'è qualcosa che mi sfugge?

O non sarà, per caso, che tutta questa marea di patetici distinguo fra "politici" e "cittadini" in definitiva serve solo a cercare di giustificare, arrampicandosi sugli specchi, la faccenda del "due pesi - due misure"?

domenica 9 novembre 2008

Parole miserabili/2

Non bastava un senatore in vena di esternazioni francamente indecenti, ci voleva anche uno scrittore in vena di affermazioni a dir poco inqualificabili, e certamente molto più razziste di un "abbronzato", anche se forse (forse) un po' meno triviali e razziste di un "donna-scimmia in menopausa".

Ecco quanto riporta il Corriere della Sera:

ROMACerto, lo avrà detto come un «paradosso letterario», lo avrà affermato scherzando, ma Andrea Camilleri ha lasciato un segno giovedì scorso al Mamiani, un liceo di Roma, quando ha sostenuto che per lui, l’ottantatreenne sempre in cima alla classifica dei romanzi più venduti, Mariastella Gelmini «di sicuro non è un essere umano».

E che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». Frasi sottolineate da un titoletto sull’Unità e criticate ieri ad alta voce da non pochi esponenti dell’opposizione. Che pure, normalmente, contestano con durezza il ministro dell’Istruzione per la sua politica scolastica. Primo fra tutti il suo predecessore Giuseppe Fioroni, ora responsabile organizzativo del Pd: «Chi non rispetta la dignità delle persone o declina quel rispetto solo in base alle simpatie, anche politiche, si comporta in modo grave. Soprattutto se si pensa che il nostro Paese vive da decenni un’emergenza educativa».

Giorgio Tonini, fedelissimo di Walter Veltroni, rincara la dose: «Quelle parole sono gravi non solo in sé, ma soprattutto perché sono state pronunciate davanti ai giovani. Per diventare cattivi maestri basta un attimo e guai se ci si spinge nel campo dell’intolleranza. Chi è più anziano dovrebbe capire che le parole sono come le pietre. Oltretutto si tratta di una scelta controproducente anche dal punto di vista politico: se Obama ha vinto negli Stati Uniti è anche perché ha usato un linguaggio mite e non ha mai insultato gli avversari». Ma a prendere nettamente le distanze dal linguaggio usato dall’inventore del commissario Montalbano sono anche esponenti della sinistra radicale.

Come Giovanni Russo Spena di Rifondazione Comunista: «La radicalità dei giudizi politici, che possono essere anche aspri e duri, non deve essere mai confusa con la semplice offesa personale, peraltro inefficace per i fini che si vorrebbero perseguire. Io sono sempre per un approccio politico rigoroso: dall’altra parte della barricata non ci sono mai nemici, ma solo avversari politici. Tanto per intenderci io quelle parole non le direi neanche al leghista Borghezio, che pure considero, senza giri di parole, decisamente razzista»


Parole miserabili

Un membro del Parlamento, ex Presidente della Repubblica e Senatore a vita, che si abbandona pubblicamente a deliri degni di un golpista: uno spettacolo indegno, un oltraggio per le istituzioni di cui (indegnamente, a questo punto) fa parte.
Mi auguro che il Presidente della Repubblica e il Presidente del Senato si facciano parte attiva nella vicenda e richiamino il senatore Cossiga al rispetto dei principi elementari della democrazia e dello Stato di diritto: il minimo, direi, per un Senatore della Repubblica.

Questo il resoconto pubblicato sul quotidiano La Repubblica (non esattamente un modello di giornalismo equilibrato, lo so, ma sugli altri giornali a oggi l'iniziativa di Cossiga è stata o ignorata o abbondantemente sottovalutata nella sua gravità: un errore, a mio avviso):

Cossiga: "Per il consenso serve la paura". Il ragionamento dell'ex presidente è affidato a una lettera aperta: "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Per Cossiga, che pensa alle tensioni che hanno segnato le manifestazioni degli studenti di questi giorni, è stato "un grave errore strategico" reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante".

La "tattica cossighiana". In pratica si tratta di disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino". A questo punto, continua Cossiga, "l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".

"La gente deve odiare i manifestanti". Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge". Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della Caritas o di Pax Christi.

I tempi dell'intervento. "Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti".

Blogger Reactions

Ho attivato la funzionalità "Blogger reactions", che permette di attivare una sorta di sistema di valutazione dei singoli post: tre le opzioni a disposizione, rinominabili dalla sezione "Layout/post sul blog" di Blogger.
In calce a ogni post di questo blog troverete quindi d'ora in poi una sezione intitolata "Valutazione" (anche il titolo è personalizzabile) con accanto le tre caselle dedicate ai vostri "voti" - un modo per raccogliere sinteticamente un vostro feedback, insomma.

sabato 8 novembre 2008

Son soddisfazioni

Ieri Random Bits è apparso nella sezione Headlines Around the Web del New York Times (qui, citando questo post), provocando una discreta impennata delle visite; stamattina mi sveglio, getto un'occhiata al counter dei miei blog e su quello di RB, alle sette del mattino, vedo apparire cifre che voi umani... :-)

Scopro così di essere stato linkato da Christian Rocca a.k.a. Camillo (qui, citando quest'altro post).

Che dire? Son contento di "entrambe tutt'eddue" le citazioni, ma in particolare di quella dell'ottimo Camillo - che, oltre a far parte da tempo immemorabile del mio blogroll, mi capita di citare abbastanza spesso sia qui che, soprattutto, nel mio tumblr.

venerdì 7 novembre 2008

Uomini abbronzati e donne-scimmia in menopausa

Ovvero, due pesi e due misure. C'è gente che a quanto pare divide ancora gli italiani in buoni e cattivi, senza vie di mezzo: per definizione, se fai parte di quella che genericamente viene definita "sinistra" sei un buono, se invece fai parte di quella che genericamente viene definita destra - o non fai parte della sinistra: le due cose in Italia vengono considerate equivalenti - sei un cattivo.

Se appartieni alla Razza Eletta dei "buoni" moralmente e antropologicamente superiori allora - per parafrasare una vecchia rèclame di Carosello - con quella bocca, quel sorriso e quei denti bianchi e splendenti puoi dire tutto quello che vuoi; se invece hai la disgrazia di appartenere alla tribù dei cattivi subumani di destra (o di "non-sinistra") allora, semplicemente, non hai una bocca: hai una cloaca, al suo posto, e faresti bene a tenerla sigillata.

Succede così che dare - senza cattiveria, in via del tutto amichevole, anche se in un contesto forse infelice - dell'abbronzato a un nero è imperdonabilmente volgare, razzista e fascista, mentre dare con cattiveria della donna-scimmia afflitta da problemi di menopausa a una nera è fortemente democratico, progressista e di sinistra.

Non ci credete? Leggete, qui sotto, quello che avevo scritto altrove circa un anno e mezzo fa:


Durante un rapido scambio di opinioni su Ann Coulter con una delle mie 24 (o forse quattro?) affezionate lettrici mi è capitato di citare Lidia Ravera: in particolare, ho ricordato il famoso episodio dell'articolo pubblicato sull'Unità (e dove, se no?) in cui la Ravera fra le altre cose definisce Condoleeza Rice una "donna-scimmia".

Camillo (Christian Rocca) sul Foglio all'epoca ne ha parlato così:
"Condi Rice apparterrebbe alla categoria delle "donne-scimmia" e, da "donna-scimmia" nera e favorevole alla dottrina del first strike, deve sapere che in Italia c'è una isterica de sinistra che ha scritto: "In quanto femminista, lo sparerei direttamente a lei, il colpo". L'isterica de sinistra ha scritto (sul giornale che si merita) che "Condoleezza Rice, è certamente afflitta da una vita di mestruazioni a cui, probabilmente, data l'età, è seguita la mai troppo rimossa menopausa".
Riassunto: un'isterica de sinistra dice di una ragazza nera dell'Alabama (le cui amiche sono state bruciate vive) che appartiene alla categoria delle "donne-scimmia", che le sparerebbe, che le mestruzioni le hanno dato alla testa e che ora, "data l'età" e le cose che fa, si vede che è in menopausa. La Calderoli de sinistra si chiama Lidia Ravera. Il giornale naturalmente è L'Unità. Il resoconto è di Annalena Benini sul Foglio di venerdì. A sinistra nessuno s'è indignato per i toni razzisti e misogini. Ora immaginate se queste volgarità le avesse dette Calderoli."
(27 novembre 2004)

Insomma, da una parte la "donna-scimmia negra con le mestruazioni" che è nata e cresciuta in un contesto razzista come quello dell'Alabama di qualche decennio fa ed è riuscita a farsi strada nonostante tutti gli "handicap" legati alla sua condizione di donna di colore; la donna-scimmia che a soli 33 anni di età insegnava, non studiava, ad Harvard; la donna-scimmia che, nella sua veste politica di ministro degli esteri dell'unica superpotenza globale rimasta dopo la caduta dell'Unione Sovietica, è di fatto la donna più potente del pianeta; dall'altra una femminista bianca e antropologicamente superiore che in vita sua ha prodotto, come principale lascito per l'umanità, un libercolo che inizia così:
"Cazzo. Cazzo cazzo cazzo. Figa. Fregna ciorgna. Figapelosa, bella calda, tutta puzzarella. Figa di puttanella..."

Sicuro, la superiorità morale e antropologica della Ravera - e della sinistra - salta subito agli occhi.

Imbecilli, e orgogliosi di esserlo

Ieri Berlusconi, durante una conferenza stampa col presidente russo, facendo quella che a qualunque persona dotata di cervello sarebbe apparsa come un battuta benevolmente ironica nei confronti di Barack Obama, ha detto che il neo-eletto presidente USA è "bello, giovane e abbronzato".
Apriti cielo: l'Asinistra (non è un errore di ortografia) Regressista, affiancata subito dagli esponenti dell'Italia delle Manette, è subito insorta parlando di frase razzista, di offesa al neo-presidente USA, di danno all'immagine e alle relazioni internazionali dell'Italia e concludendo con la richiesta al governo di scuse ufficiali nei confronti dell'America.
Tutto questo perché, in un contesto amichevole e con intenzioni chiaramente benevole, Berlusconi ha fatto una battuta che forse avrebbe potuto risparmiarsi per motivi di bon ton diplomatico, ma che assolutamente non aveva nessuna delle valenze negative di cui farnetica la sinistra antropologicamente superiore, quella stessa sinistra che quando era al governo non ha trovato offensivo per gli USA mandare il suo ministro degli esteri Dalema letteralmente a braccetto, in Libano, coi capi terroristi di Hezbollah; quella stessa sinistra che quando era al governo non ha trovato offensivo per gli USA - oltre che per il comune buonsenso - che suoi rappresentanti nella maggioranza e nel governo in occasione della visita di Bush a Roma dichiarassero di non volerlo incontrare per non dover stringere le sue "mani lorde di sangue"; quella stessa sinistra che non ha speso neanche una parola su Lidia Ravera, quando ha definito la nera Condoleeza Rice "una scimmia con problemi di menopausa" - complimenti: razzista e pure misogina, in un colpo solo.
E' questa l'opposizione italiana? Una massa di imbecilli che anziché elaborare delle proposte sensate per contribuire a risolvere i problemi veri del Paese spende giornate intere a fare le pulci a ogni minima dichiarazione del premier?
Possibile che questi riescano a dare dei flebili segni di vita (si fa per dire) solo in rapporto a Berlusconi?
Se Berlusconi stesse zitto per una settimana, qualcuno ancora si ricorderebbe dell'esistenza di Veltroni, Di Pietro e compagni?
A parte il gossip antiberlusconiano - a livello sciampiste, ormai - e le manifestazioni convocate sulla parola d'ordine "siamo una squadra fortissimi", qualcuno ha sentito il governo-ombra (il governo-fantasma, il governo-cadavere) elaborare delle proposte politiche concrete?
Non dico dire genericamente "no", quello è alla portata perfino di un Di Pietro o di un Ferrero, ma dire ad esempio come vorrebbero riformare, loro, la scuola e l'università, come vorrebbero difendere, loro, il potere d'acquisto delle famiglie italiane, come vorrebbero affrontare, loro, la questione dell'immigrazione clandestina e quella dell'integrazione degli immigrati regolari: niente, pare che la risposta politica e programmatica a tutti i problemi degli italiani consista nel sottolineare le gaffe, vere o presunte, di Berlusconi.
Che tristezza: per parafrasare Veltroni, l'Italia è migliore di questa opposizione, e meriterebbe una opposizione migliore di così.

giovedì 6 novembre 2008

giovedì 30 ottobre 2008

venerdì 24 ottobre 2008

L'Unità è vecchia, Toscani pure

Parlo della campagna di lancio della "nuova" (sic) Unità, quella con la foto che vedete qui sotto:


A parte il fatto che se una immagine così l'avesse usata Il Giornale sarebbero subito fioccate le immancabili accuse di mercificazione del corpo della donna, di offesa alla dignità femminile etc. etc., guardate la foto qui sotto, relativa a una celebre campagna che lanciò Toscani ormai millemila anni fa: a parte la strizzata d'occhio operaista e sessantottina (il giornale ripiegato e infilato nella tasca posteriore), dov'è la differenza? Dove sta la trovata, l'innovazione, il colpo di genio del grande creativo? Forse nel fatto di avere scoperto che tira più un lato B che uno sciopero generale? Mah...

giovedì 16 ottobre 2008

E' la stampa libera, bellezza

Sì, la stampa libera, quella che nonostante tutto ancora resiste, resiste, resiste all'infame regime fascio-pluto-giudaico-leghista dello psiconano Berlusconi: quella che non ha paura di dire le cose come stanno, sempre, e di dare le notizie per quanto scomode siano, sempre.
Ieri Marco Travaglio è stato condannato in sede penale a otto mesi di carcere (che non farà, ovviamente) per avere diffamato Cesare Previti: ancora stamane la notizia campeggia sulla homepage del Corriere.it, del sito dell'agenzia di notizie ANSA e un po' dappertutto in rete, ma non sulla "travagliata" homepage di Repubblica: una semplice distrazione, immagino.

giovedì 2 ottobre 2008

Avere la faccia come il Lato B

Spike Lee presenta un film che non ricalca passo passo la lettura della storia fatta dall'ANPI, e subito scatta la condanna, l'ostracismo e il fuoco di sbarramennto degli eroici partigiani che scrivono sui giornali antropologicamente e moralmente superiori.

Scrive Bocca nella sua reazione al film di Spike Lee che:
Chi è stato partigiano sarà "suscettibile" ma capisce che il vento è cambiato, che il rispetto e la riconoscenza per chi ha messo a rischio la sua vita per la libertà di tutti, hanno lasciato il campo alla diffamazione e alla ostilità.

E' un cambiamento sgradevole ma prevedibile. Un giorno della primavera del '45 ero assieme a Livio Bianco sul monte Tamone in val Grana da cui si vede la pianura e la città di Cuneo. Indovinando il mio pensiero Livio disse: "Andrà già bene se non ci metteranno in galera". I prudenti, i vili, la maggioranza non perdonano alle minoranze di aver avuto coraggio o semplicemente il senso di un dovere civico.

Insomma Bocca nel '45 era uno dei "coraggiosi", o di quelli semplicemente "muniti di senso civico". O, potrebbe pensare qualcuno leggendo il Bocca degli anni precedenti, era uno di quelli che avevano capito da che parte tirava il vento, e si erano adeguati.

Sono infatti questi i classici antifascisti della prima, anzi della "primissima" ora (soi-disant), i soliti Bocca, Scalfari e compagnia cantante: gli stessi Bocca e Scalfari che prima dell'8 Settembre 1943, durante il Ventennio, con grande sprezzo del pericolo e sincero amore per la libertà e la democrazia tuonavano coraggiosamente contro il regime fascista, ad esempio così:

"Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea, in un tempo non lontano, di essere lo schiavo degli ebrei?"
(Giorgio Bocca, La provincia Granda, Agosto 1942)

"Un impero del genere è tenuto insieme da un fattore principale e necessario: la volontà di potenza quale elemento di costruzione sociale, la razza quale elemento etnico, sintesi di motivi etici e biologici che determina la superiorità storica dello Stato nucleo e giustifica la sua dichiarata volontà di potenza".
( Eugenio Scalfari, 1942)

"Gli imperi moderni quali siamo noi, li concepiamo e sono basati sul cardine 'Razza', escludendo pertanto l’estensione della cittadinanza da parte dello stato nucleo alle altre genti".
(Eugenio Scalfari, "Roma Fascista", settimanale, 24 settembre 1942)

Adesso sono lì a fare gli antifascisti DOC, a condannare qualunque rappresentazione della guerra civile italiana che non sia la loro e a denunciare la "deriva nazi-fascista e razzista" e il "pericolo per la democrazia" di uno Stato che "prende le impronte ai bambini rom" (cosa giudicata dalla UE perfettamente lecita e in linea con le sue normative) e "si rifiuta" di concedere la cittadinanza agli stranieri (tutti, anche quelli non integrati e non integrabili) in cinque anni anziché dieci: complimenti.

sabato 6 settembre 2008

Bye bye, Valtere

Trascrivo qui alcuni tweet di una supporter (e meno male) del centro-sinistra pubblicati poco fa su Twitter:

- Ascolta valtere a Firenze per colpa di un'amica che la istiga. Ma era meglio che non ascoltava.

- abbiamo avuto poca fiducia in noi stessi. voi l'avreste mai detto?

- lui non vuole aprire discussioni. (strano) e pensare un po' a noi stessi. avere fiducia in noi stessi.

- ora siamo ai ghiacciai. se ne sentiva il bisogno.

- ah. ci comunica che oggi è stato al matrimonio di jovanotti.

- il partito democratico sarà un grande partito ecologista. eravamo in pensiero.

- si conclude con "viva la vida" (loca).

Bè, che dire? Gran trascinatore di folle, grande leader Valtere - mai letto un epitaffio così, prima d'ora.

sabato 30 agosto 2008

martedì 12 agosto 2008

Con che fa rima republicone?

Nelle ultime ore i republicones, quelli che leggono e venerano Repubblica come fosse la Bibbia (affiancandola a volte coi Vangeli della sinistra moralmente e antropologicamente superiore, in primis Unità e Manifesto) e si bevono tranquillamente qualunque cazzata pubblichi, anche la più palesemente inverosimile, sono in preda a vivissima soddisfazione.

Il loro giornaletto di riferimento, infatti, sta spiegando loro che fra l'intervento russo in Georgia e quello americano e occidentale in Irak non c'è nessuna differenza, che i neocon stanno (finalmente!) assaggiando la loro stessa medicina e che quindi chi di esportazione della democrazia ferisce...

Insomma, il fatto che sia in corso una guerra con morti e feriti (al 90 per cento civili) è tutto sommato secondario (infatti nessun pacifinto stavolta è sceso in piazza a protestare, avete notato?): quello che conta, quello per cui vale la pena di stappare lo champagne, è che la Storia si sta prendendo una rivincita sugli odiati neo-con.

Vorrei perdere qui un paio di minuti (sì, so già che è tempo sprecato) per buttare giù alcune osservazioni a beneficio di questi republicones -anzi: republico(jo)nes - e per accennare ai motivi per cui quella odierna non è "esportazione della democrazia".

Innanzitutto, non si può esportare ciò che non si ha: la Russia non è una democrazia, è piuttosto una sorta di repubblica camorrista in salsa slava dove gli imprenditori sgraditi al regime finiscono in carcere, i giornalisti scomodi muoiono a decine per indigestione di piombo e i partiti politici non amici hanno grossi problemi di agibilità democratica.
La Russia quindi può esportare la democrazia nel mondo tanto quanto gli USA possono esportare in Italia l'autentica mozzarella di bufala campana.

In secondo luogo gli USA e gli altri Paesi della coalizione Occidentale hanno invaso un "Paese canaglia", una dittatura che massacrava le minoranze etniche e incarcerava e torturava i propri cittadini all'interno e finanziava e appoggiava il terrorismo islamico all'estero: la Russia, contro il parere di tutta la comunità internazionale (parere sacro, secondo Repubblica, ai tempi dell'Irak: oggi non più) ha invaso un Paese avviato, sia pure ancora troppo timidamente, sulla strada della democrazia, e impegnato a fronteggiare contemporaneamente due tentativi di secessione armata, tentativi apertamente sostenuti e incoraggiati proprio dai russi.

La Russia pretende di essere intervenuta in Georgia per sostenere il diritto di osseti e abkhazi all'autodeterminazione: perchè non sostiene allo stesso modo questo diritto in casa propria, acconsentendo alle rivendicazioni dei ceceni invece di procedere sistematicamente al loro sterminio?

E come mai gli occidentali avevano invaso l'Irak "solo per il petrolio" mentre ora invece i russi "naturalmente" (sic) invadono la Georgia solo per portare il loro "aiuto fraterno" - non sia mai per assicurarsi il controllo totale di tutte le reti di trasporto in Europa di petrolio e gas naturale?

Insomma: ancora una volta Repubblica e i republico(jo)nes prendono (volutamente) lucciole per lanterne pur di sfogare il proprio rancore anti-americano e anti-occidentale: complimenti, continuate così, la vostra superiorità antropologica non si smentisce mai.

mercoledì 23 luglio 2008

Gira e rigira, è la stessa cosa

Le ultime da Bologna:
Nella città del sindaco Sergio Cofferati, dopo l'ordinanza che vieta la vendita di bevande alcoliche da asporto oltre le 22 e quella anti-bivacco - "incubo" degli universitari che la sera affollano il centro storico - anche il piercing sulle parti più intime diventa un tabù. Non solo per i minorenni, ma per tutti.

La giunta comunale ha varato il nuovo regolamento per le attività di estetista, acconciatore, tatuaggi e, appunto, piercing. Domani, salvo sorprese, il provvedimento sarà approvato. In riferimento ai piercing, si legge nel testo, "i minorenni avranno bisogno del consenso informato dei genitori" (escluso il solo piercing all'orecchio dopo i 14 anni). Divieto assoluto invece, a qualsiasi età, "su parti anatomiche la cui funzionalità potrebbe essere compromessa da tali trattamenti o in parti la cui cicatrizzazione sia particolarmente difficoltosa".

(...)

La giunta, per bocca dell'assessore alla Sanità Giuseppe Paruolo ribadisce le linee guida del regolamento: "Tatuaggi e piercing si possono fare, ma devono essere effettuati in un contesto sanitario controllato e sono esclusi alcuni tipi di piercing particolarmente problematici dal punto di vista sanitario". Ricordando, infine, che c'è "una scuola di pensiero" secondo la quale chi incappa in problemi sanitari per aver eseguito pratiche sui cui rischi è stato ben informato, poi non dovrebbe pesare sul sistema sanitario pubblico.
Personalmente detesto i piercing, in qualunque parte del corpo, ma questo è un mio problema :-)

Il punto non è questo, ma ben altro. Vorrei far notare che questa pretesa "laica" e "salutista" di proibire agli individui di disporre del proprio corpo fa il paio con la pretesa cattolica di proibire agli individui di disporre della propria vita, decidendo se e quando non è più degna di essere vissuta (vedi il caso di Eluana Englaro o del trevigiano Paolo Ravasin, che ha recentemente pubblicato il suo testamento biologico in video).

In entrambi i casi qualcuno pretende di stabilire l'esistenza di un "ente superiore" (Dio o "l'interesse della collettività") che è il vero proprietario del corpo e della vita delle persone, e che ha diritto di ultima parola indipendentemente dalla volontà dell'individuo che "abita" (solo in usufrutto, a quanto pare: non da legittimo proprietario) quel corpo.

Proprio per questo l'iniziativa del Comune di Bologna va contestata con la stessa fermezza con cui vanno contestati i tentativi della Chiesa cattolica di imporre la propria visione delle cose a tutti, cattolici e no.

venerdì 18 luglio 2008

Parola di Papa

Il Papa in Australia: "no ai falsi dei" - okay, che aspetta a trovarsi un lavoro onesto, allora?


giovedì 17 luglio 2008

Ottaviano Del Turco

Posso dirlo? La vicenda che lo vede coinvolto mi sembra poco credibile. Negli ultimi mesi, stando in Abruzzo, avevo letto sulla stampa locale dei grossi problemi di deficit della sanità abruzzese, ma l'idea che me ne ero fatto era stata di sostanziale incapacità gestionale di Del Turco e compagni: qua invece le accuse sono gravissime, si parla di una sorta di cupola malavitosa con al vertice proprio il governatore della regione.

Per quel poco che so di Del Turco, per la conoscenza derivante dai giornali e dalle cronache degli ultimi decenni, francamente mi ero fatto l'idea di un politico né migliore né peggiore di tanti altri, caratterizzato però sempre - a mio modesto parere - da una certa onestà di fondo.
Ricordo ancora quando, ai tempi di Tangentopoli, alcuni suoi colleghi di partito non sapendo di essere intercettati ne parlavano con disprezzo come di uno "che non sa neanche rubare": evidentemente per loro questa era una grave carenza, ma questa "incapacità" ha consentito a Del Turco di uscire a testa alta e senza una sola macchia da quel ciclone politico-mediatico-giudiziario che ha sconvolto l'Italia quindici anni fa.

Ora, certo le persone col tempo cambiano, ma in fondo non poi così tanto: sarei davvero sorpreso quindi se "l'incapace" Del Turco si fosse tardivamente scoperto delle doti da aspirante genio del crimine.

Non sarebbe la prima volta in Italia che un politico viene accusato ingiustamente, sbandierando prove "schiaccianti" che alla fine si rivelano inconsistenti o irrilevanti: vorrei ricordare qui che molti dei politici accusati ai tempi di Tangentopoli con grande clamore e relativa gogna mediatica nei mesi e negli anni successivi sono stati assolti per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste: insomma, secondo i giudici erano stati accusati del tutto ingiustamente sulla base di prove "solide" come castelli di sabbia.
Non vorrei che oggi la storia si ripetesse, per l'ennesima volta.

martedì 8 luglio 2008

Gli argomenti della sinistra

Anzi, dell'Asinistra: quella congerie di volgari forcaioli fascio-comunisti che dichiarano di voler "difendere la democrazia" dalla terribile minaccia rappresentata da un governo democraticamente eletto dalla stragrande maggioranza degli italiani.

Stasera a Roma e Milano "grandi manifestazioni" contro il Caimano Berlusconi e il regggime incombente, con l'obiettivo dichiarato di "denunciare agli italiani" - quei poveri bietoloni spensierati e inconsapevoli di tutto - i pericoli che stanno correndo.

Uno a questo punto si aspetta che i vari toninodipietro, marcotravaglio, beppegrillo, sabinaguzzanti e compagnia spieghino per filo e per segno alle masse oceaniche che bisogna rovesciare il regggime e il suo duce Berlusconi perché, che so:

  • hanno aumentato le tasse come mai negli ultimi 50 anni (come il democratico governo Prodi);
  • hanno provocato il crollo della produzione industriale (come il democratico governo Prodi);
  • hanno di fatto portato il Paese sull'orlo della recessione economica, o magari anche oltre (come il democratico governo Prodi);
  • hanno fatto scivolare l'Italia in fondo a tutte le classifiche relative alla competitività fra sistemi-Paese (come il democratico governo Prodi);
  • hanno mandato il nostro Ministro degli Esteri a passeggiare a braccetto con i terroristi islamici (come il democratico governo Prodi);
  • hanno provato a "occupare militarmente" Telecom Italia e una banca o due (come il democratico governo Prodi);
  • hanno trasferito/perseguitato dei magistrati che indagavano su esponenti del governo in carica (come il democratico governo Prodi);
  • hanno silurato una figura di altissimo livello della Guardia di Finanza che non intendeva rinunciare a indagare sulle porcate fatte da amici/membri/sostenitori del governo in carica (come il democratico governo Prodi);
  • etc. etc.

E invece - sorpresona - no: a quanto pare il governo eletto da quei poveri sottosviluppati mentali degli italiani antropologicamente inferiori va fatto fuori ("anche col ricorso alle armi", secondo Vattimo) perché, cito dal Corriere:

  • "(Napolitano) è un Morfeo che sonnecchia, ma poi firma provvedimenti per la banda dei quattro" - beppegrillo;
  • "In qualsiasi Paese del mondo, se un aspirante presidente del Consiglio avesse chiamato per vendere la figa in leasing per far cadere il governo, sarebbe stato un colpo di Stato" - beppegrillo;
  • "A me non interessa la vita sessuale di Berlusconi, non sono una moralista; ma non può diventare ministro delle Pari opportunità una che gli ha succhiato l'uccello" - sabinaguzzanti;
  • "Berlusconi usa il viagra, questo lo sanno tutti infatti uno dei suoi nomignoli è "presidente vaso dilatatorio" e i suoi assistenti si chiamano "vasellinati" o "vaso dilatati" - sabinaguzzanti;
  • "(Papa Ratzinger) tra 20 anni sarà morto è andrà all'inferno dove sarà conteso da due diavoli frocissimi e attivissimi, non passivissimi" - sabinaguzzanti.

La battuta (?) su Ratzinger non ho capito bene cosa c'entrava con Berlusconi, ma dal momento che i "catto-fascisti" non tagliano la gola ai rompicoglioni come fanno invece gli islamo-nazisti la sabinaguzzanti si sarà detta: perché no? Ebbrava la nostra cuor di leone, che dopo le battute da caserma di stasera immagino sia già diventata la nuova icona del movimento gay - ma anche no, ripensandoci.

Comunque vedete bene che i motivi per rovesciare, se necessario anche con le armi, questo infame governo che ha carpito con le sue collaudate tecniche da circonvenzione d'incapace il voto degli italiani, sono davvero motivi gravissimi e serissimi: Berlusconi vende la figa in leasing, si fa fare pompini dalla Carfagna, si strafa di Viagra e poi inchiappetta di brutto i suoi collaboratori mentre quel Morfeo insonnolito - e magari anche un po' rincoglionito, hai visto mai? - del presidente della Repubblica Napolitano fra una pennica e l'altra firma cose che non legge o non capisce.

Son problemi, in effetti.

Peccato che quei peones degli italiani non li considerino tali: dopo settimane di strombazzamenti ai quattro venti, di appelli accorati e di sforzi organizzativi per riunire in piazza "la nuova resistenza" stasera a Roma c'erano più o meno 15.000 persone; per quanto riguarda Milano, poi, nota capitale morale dei leghisti rozzi, incolti e fascio-destristi, le agenzie riportavano:
"In contemporanea con la manifestazione romana di Piazza Navona, duecento persone si sono radunate davanti alla Loggia dei Mercanti a Milano, a pochi metri da piazza Duomo, per protestare contro le norme sulla giustizia del governo Berlusconi.
Alla manifestazione, indetta da Verdi, Sinistra Democratica, Lista Fo e Italia dei Valori ecc"

Verdi, Sinistra Democratica, Lista Fo, Italia dei valori: anche senza considerare, per puro spirito umanitario, gli "ecc", fa comunque una media di 50 persone a partito/lista: neanche gli amici e i parenti stretti, insomma. Complimenti per la brillante riuscita della mobilitazione di massa.

Finalmente


Finalmente Antonio Martino parla, rompendo il riserbo delle ultime settimane. Martino è uno dei pochi veri liberali presenti nel centrodestra, un uomo che rispetto profondamente e che avrei visto volentieri al posto di quel ragioniere in calzamaglia di Tremonti - ma in questo governo di vecchi e nuovi statalisti naturalmente non avrebbe avuto nessuna possibilità, neanche una.

Cito da un suo intervento sul sito dell'Istituto Bruno Leoni, da leggere integralmente:

Tutti ci aspettavamo che il successo elettorale del PdL avrebbe indotto il nuovo governo, largamente dotato dei numeri per farlo, a mantenere quanto a gran voce promesso in campagna elettorale, dando vita ad una profonda riforma fiscale e riducendo il peso delle tasse gravante sulle famiglie e sulle imprese, invertendo il corso inaugurato dal governo dei sinistri. Invece, a nemmeno due mesi dal suo insediamento, il governo aumenta le tasse giustificando la decisione con le spiritosaggini del ministro dell’Economia che si appella all’autorità di Robin Hood, rinazionalizza quella autentica vergogna nazionale che è l’Alitalia e la sua montagna di debiti (la “compagnia di bandiera” perde oltre un milione di euro al giorno), taglia le già scarse risorse delle forze armate e delle forze di polizia e manda 2500-3000 militari a presidiare discariche e svolgere compiti di ordine pubblico come se non fossero sufficienti a quello scopo i 400.000 addetti delle forze dell’ordine.
Non è questa la svolta promessa, non è questa la rivoluzione liberale di cui abbiamo bisogno. L’Italia non ha bisogno di un governo che gestisca l’esistente – è l’esistente la causa del nostro declino – l’Italia vuole ed ha chiesto in modo inequivocabile un cambiamento, una inversione di rotta. Se questo governo non si affretta a darcela rischia di incappare nel profondo disprezzo degli Italiani di oggi e di quelli che verranno.

Sottoscrivo, parola per parola. Non ho votato per la coalizione attualmente al governo perché la ritenevo non sufficientemente (e sinceramente) liberale, non all'altezza di raccogliere le sfide che la drammatica situazione italiana pone qui e subito: i fatti, per ora, purtroppo mi danno ragione.

lunedì 7 luglio 2008

L'ingerenza della Chiesa, l'entusiasmo dei cretini


Camillo e il solito doppiopesismo della sinistra:


La Chiesa cattolica si sta battendo in vari modi contro la pericolosa idiozia delle impronte digitali ai bambini zingari. Sono molto felice di questa ingerenza della Chiesa negli affari interni di uno stato. La cosa imbarazzante è che sono molti felici di questa ingerenza anche i professionisti dell’anticlericalismo (oggi la girotondina Barbara Spinelli), ovvero quelli che gridano alla teocrazia ogni volta che la chiesa ingerisce con opinioni contrarie alle loro. Quando invece ingerisce a loro favore, non c’è rischio di teocrazia. Solo certezza di idiozia.

Già, dove sono le solite reazioni indignate contro il Vaticano che osa mettere becco nelle faccende che riguardano lo Stato italiano? Non è forse lo stesso Vaticano degli "attacchi scomposti" e delle "inaccettabili invasioni di campo" su aborto, coppie di fatto, pillola del giorno dopo? Ma un minimo di serietà proprio no, eh?
Ma già, d'altra parte questa è la stessa sinistra "femminista, libertaria, pro-diritti civili, pro-gay" che pur di danneggiare l'odiato capitalismo non esita a schierarsi, ogni volta che può, dalla parte dei misogini, omofobi, integralisti, illiberali, teocratici, totalitari nazisti islamici.

mercoledì 2 luglio 2008

Liberata Ingrid Betancourt!


(ANSA) - BOGOTA', 2 LUG - Ingrid Betancourt e altre 15 persone tenute in ostaggio dalle Farc sono state liberate con un blitz dalle forze armate colombiane. Lo ha annunciato il ministro della difesa colombiano Manuel Santos. Insieme alla franco-colombiana Betancourt, da piu' di sei anni ostaggio delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, sono stati liberati tre cittadini americani e undici soldati colombiani, ha aggiunto Santos.

Facebook oscurato in Cina?


Così parrebbe, leggendo questo articolo del WSJ.
E le Olimpiadi si avvicinano...

Ormai siamo in piena dittatura. Etilica


Sì, perché solo una mente ottenebrata dai fumi dell'alcool (o preda dell'ossessione di raccattare qualche altro voto fra la feccia qualunquista-forcaiola) può partorire queste stronzate.

P.S.: Nel frattempo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - noto tirapiedi di Berlusconi - autorizza le pratiche di avvio del golpe istituzionale.

Altro che tregua


Come prevedibile (e previsto), la tregua fra Israele e i terroristi islamici non è durata neanche sei giorni - altro che i sei mesi preventivati.
Dopo i lanci di razzi Qassam e i colpi di mortaio dei giorni scorsi, che fortunatamente non avevano fatto vittime, oggi un attentatore a bordo di un bulldozer ha fatto strage di civili a Gerusalemme: i morti sono almeno tre, i feriti una trentina.
Hamas, Al Fatah e la "resistenza palestinese" tutta si spellano le mani dagli applausi.
Chi nel governo israeliano aveva scelto la via del "dialogo" e della "trattativa" con questi animali è servito.

martedì 1 luglio 2008

Come i vecchi samizdat


Il paragone fra blog e samizdat in effetti non è "tecnicamente" del tutto calzante, ma rende l'idea.

La blogger cubana Yoani Sanchez continua a gestire il suo blog, Generaciòn Y (qui la versione in italiano), ma le difficoltà certo non mancano:


Lo que comenzó como un impulso individual, se está convirtiendo en una plaza de encuentro para la discusión y el debate. Generación Y ha logrado involucrar a un montón de personas en todas partes del mundo que me ayudan con la actualización, las traducciones y la difusión de los textos. La colaboración principal ha sido para colgar los posts, pues desde la última semana de marzo no he podido acceder al sitio en los cibercafé públicos ni en los hoteles. De manera que envío mis textos por email, algunos amigos los publican y me mandan -también por correo electrónico- los comentarios que dejan los lectores. Soy una blogger a ciegas, una cibernauta con una balsa que hace aguas y que logra flotar gracias al apoyo de una espontánea red ciudadana.

Todo el portal http://www.desdecuba.com sigue bloqueado en los servidores de locales públicos. He ido haciendo una copia de los mensajes de error que muestran los navegadores cuando intento acceder y aquí les dejo una muestra. También sé que el apagón no es total. Amigos que tienen internet en sus centros de trabajo pueden visitar el sitio, pero eso me sirve de poco, pues a esos lugares soy yo la que no puedo entrar.


Ma c'è sempre una soluzione a tutto:


No obstante, tengo los mismos deseos de escribir en esta bitácora que cuando empecé. Ahora con más testarudez, pues no hay nada que me resulte más atractivo que aquello que se me impide hacer. Para saltar las dificultades de la conectividad y llegar a los lectores dentro de la Isla, otros amigos han creado un minidisk con el contenido del Blog, que distribuyen gratuitamente. A todos quiero agradecerles el apoyo, los remos y el viento que me permite mantener el rumbo.

Timeo Danaos et dona ferentes


Temo i Greci anche quando portano doni. Così per la lettera di Napolitano:

Non può esservi "dubbio od equivoco sul fatto che al Csm non spetti in alcun modo quel vaglio di costituzionalità cui, com’è noto, nel nostro ordinamento sono legittimate altre Istituzioni". Questo uno dei passaggi della lettera inviata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al vice presidente del Csm, Nicola Mancino, che l’ha letta nel plenum in corso nel quale dovrà essere approvato il parere sul provvedimento per la sicurezza e in particolare sull’emendamento salva-processi.

I "pareri" del Csm "sono dunque destinati a rilevare e segnalare le ricadute che le normative proposte all’esame del Parlamento si presume possano concretamente avere sullo svolgimento della funzione giurisdizionale. Così correttamente intesa l’espressione di un parere del Csm non interferisce - altra mia preoccupazione già espressa nel passato - con le funzioni proprie ed esclusive del Parlamento: anche quando, come nel caso dei decreti legge, per evidenti vincoli temporali, tale parere non abbia modo di esprimersi prima che il Parlamento abbia iniziato a discutere deliberare". Questo uno dei passaggi della lettera del capo dello Stato.


Quindi, apparentemente buone notizie: Napolitano bacchetta il CSM, che da giorni aveva preannunciato un vero e proprio "giudizio di incostituzionalità" su alcune iniziative del governo.

Ma il punto è che Napolitano contemporaneamente dà apparentemente per scontato che il CSM, pur non avendo il diritto di decidere della costituzionalità o meno di un provvedimento, abbia comunque il diritto di esprimere un proprio parere in merito, anche se non richiesto.

Le cose non stanno così.

Recita l’articolo 105 della Costituzione: “Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”. Questo, e soltanto questo, è quanto dice la Costituzione a proposito delle funzioni del CSM.
Se poi la prassi ha finito con l’attribuire al CSM poteri che non gli spettano, allora vuol dire che è stata scavalcata la Costituzione.

Vincolando il CSM alla lettera dell’art. 105 e della legge istitutiva dell’organo, e quindi garantendo il suo intervento all’esercizio delle attribuzioni amministrative espressamente affidategli, non c’è davvero spazio per iniziative nei confronti di leggi varate o, addirittura, che sono ancora all’esame del parlamento. Come nel caso, di questi giorni, del parere del CSM su di una norma del decreto legge "sicurezza".
A ragione di tale comportamento si invoca la legge istitutiva del CSM del 1958, in particolare l’art. 10, comma cinque, laddove prevede che “[il CSM] dà pareri al Ministro sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione della giustizia e su ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie”.

Ma in realtà il parere lo si dà solo se richiesto, e quindi nel caso in cui il Ministro abbia fatto espressa e formale domanda di consulenza al CSM. Non si capisce per quale ragione, infatti, un qualunque organo amministrativo dovrebbe mettersi a sfornare pareri non richiesti e non previsti fra le sue funzioni sull'attività legislativa e di governo: a quando, se no, dei pareri del CSM (o altro organo amministrativo) sull'abolizione dell'ICI sulla prima casa, o sull'ampliamento della base USA a Vicenza, o sulla nostra permanenza nel gruppo delle Nazioni dotate di una base scientifica in Antartide?. Oltretutto questa norma potrebbe a sua volta essere tacciata di incostituzionalità, proprio perché finisce con l’attribuire al CSM un potere non previsto dalla Costituzione né tantomeno a essa riconducibile. Lo sosteneva autorevolmente Enzo Caianiello, il quale così scriveva: “Già la legge istitutiva del CSM, nell’attribuirgli anche qualche funzione consultiva, è incostituzionale, essendo le sue attribuzioni tassativamente scolpite nella Costituzione, dato che questa ubi non dixit non voluit” (“Istituzioni e liberalismo”, 2005, p. 56).

In conclusione: nel momento in cui dà l'impressione di volere "rimettere in riga" il CSM, Napolitano di fatto ne avalla dei comportamenti al limite dell'incostituzionalità, o peggio.
Un classico dono "greco", per l'appunto.

Si aggrava la crisi del Corriere?


Così sembrerebbe, leggendo questa notizia pubblicata da Affaritaliani:
Da Mondadori a Rcs, dove fa discutere un intervento del direttore del Mondo Enrico Romagna Manoia davanti all'assemblea di redazione, riunita per discutere del calo di copie e del peggioramento conseguente del conto economico che, proprio sotto la sua direzione, hanno colpito il settimanale. Secondo l'ex direttore del concorrente Milano Finanza, ben visto in Rcs dalla componente romanocentrica (è vecchio amico e collega in Ansa del portavoce di Geronzi Luigi Vianello), ma anche dal network del notaio Marchetti, l'emorragia di lettori non è dovuta a cause endogene, ma esogene. E specificamente al calo del Corriere della Sera, del quale Il Mondo una volta al mese viene diffuso come allegato, giovandosi così fortemente in termini di diffusione. E allora, davanti a un'assemblea che ha strabuzzato gli occhi, Romagna Manoia ha detto: "Il calo delle copie è dovuto solo al crollo delle vendite del Corriere, i cui dati sulla raccolta pubblicitaria sono inquietanti". Panico, facce di colpo sbiancate e poi l'affondo: "Il Corriere vendeva 550mila copie due anni fa e ora ne vende 350mila".

Che dire? Due anni fa il Corriere si è schierato con Prodi e la sua armata Brancaleone, di fatto voltando le spalle agli elettori (e ai lettori) del Nord, i quali a quanto pare non hanno gradito e men che meno dimenticato: evidentemente, caro Mieli, non sempre è vantaggioso correre in soccorso del "vincitore".

lunedì 30 giugno 2008

Polito su Scalfari e il Berlusconi-Gate


Editoriale di Antonio Polito sul Riformista di oggi, da incorniciare (il neretto è mio):

Ho una confessione da fare. Il «collega cui non manca il talento ma che sta soffrendo d’un preoccupante prolasso di moralità deontologica», di cui parlava ieri Eugenio Scalfari su Repubblica, sono io. Adsum qui fecit. Ho effettivamente «scritto di recente della necessità di concedere a Berlusconi una sorta di salvacondotto giudiziario perché solo così si potrà risolvere l’anomalia italiana». Sono costretto a denunciarmi perché anche il giorno prima il vicedirettore dello stesso giornale, Massimo Giannini, aveva alluso a un tizio per il quale «il fatto oggettivo che Berlusconi ha già vinto tre volte le elezioni e può rivincerle anche la quarta è una ragione valida per turarsi il naso e dire di sì al salvacondotto». Ero sempre io. Ho deciso di uscire dall’anonimato e prendermi le mie responsabilità. Voi capirete che fare la parte dell’Innominato non mi garba, e per quella dell’Innominabile non sono all’altezza.

Questo filone della culturale liberale nostrana non ha però solo il vizietto di non chiamare per nome e cognome i suoi bersagli polemici Ne ha anche uno più grave: l’abitudine alla condanna morale. Se non è d’accordo con te, non ti dice: stai dicendo una fesseria. Ti dice: stai avendo un prolasso. Non inguinale, come pure può accadere superati i cinquanta. Ma di moralità deontologica. Vuol dire che sono professionalmente immorale, e di conseguenza - immagino - dovrei essere denunciato all’Ordine, che su quella moralità vigila. Se Travaglio avesse anche un’intercettazione, una sola, sarebbe perfetto: si potrebbe procedere per il reato di opinione con prolasso davanti a un tribunale, uno qualsiasi, magari presieduto dalla Gandus; così, per la legge del contrappasso dantesco. Quanto al merito - mi costa dirlo, perché Barbapapà è stato tra i maestri che mi hanno insegnato a non chiudere gli occhi di fronte alla verità, neanche se sgradevole o non collimante con le mie opinioni - il Fondatore deve trovare qualche argomento migliore per opporsi alla concessione di uno scudo giudiziario al capo del governo. Deve studiare di più, come fa la Spinelli, che sarà prolissa ma non ha prolassi di memoria. Citare infatti il caso americano, come ha fatto ieri Scalfari, è mettere frecce all’arco di Silvio. Watergate e Monicagate sono per lui la prova che negli Usa il capo del governo viene processato come un cittadino qualsiasi. Mentre sono la prova del contrario.

Tralasciamo il fatto che né Nixon né Clinton sono mai stati processati, il primo perché si è dimesso prima e il secondo perché il Senato ha votato contro l’impeachment. E concentriamoci sul fatto che il giudice del Presidente, nel sistema americano, è il potere democratico ed elettivo, non un magistrato. Sapete chi nomina lo special prosecutor quando si indaga sul Presidente? Il ministro della Giustizia.

E sapete chi può condannare il Presidente, se l’impeachment è accettato? I due terzi dei membri del Senato, non i tre membri di una corte. Anzi, se ne volete sapere di più, scoprirete che tutti i giudici federali negli Usa sono nominati dal Presidente medesimo, così come i giudici della Corte suprema, fatto salvo il vaglio del Congresso. E scoprirete che i procuratori federali sono funzionari alle dipendenze del ministero della Giustizia: di nomina politica, diciamo così. Nei singoli stati dell’Unione, poi, giudici e procuratori sono il più delle volte essi stessi eletti. Non c’è obbligatorietà dell’azione penale, l’agenda della giustizia risponde al corpo elettorale. Giudici e procuratori non fanno parte dello stesso ordine, e non si autogovernano le carriere. Lungi da me voler paragonare il sistema di giustizia americano a quello italiano: noi discendiamo al diritto romano, loro da quello consuetudinario. Ma almeno non venite a dirci che se fossimo in America Berlusconi potrebbe essere indagato da un qualsiasi pm di qualsiasi procura e giudicato da un qualsiasi tribunale. Se fossimo in America, il ministro Alfano nominerebbe un procuratore speciale che alla fine dell’inchiesta presenterebbe le sue proposte a una commissione parlamentare, e sarebbe il Senato a decidere se processarlo. Pensate che sarebbe processato?

Non mi sfugge che Berlusconi non ha la grandezza cospiratoria di un Nixon, né la morigeratezza di un Clinton, che almeno il sesso non lo faceva al telefono (tra l’altro: non è vero come scrive Scalfari che Bush vinse a mani basse grazie all’inchiesta contro Clinton, perse anzi nel voto popolare contro Gore, e avrebbe perso a mani basse contro Clinton). Né mi sfugge che nel caso di Berlusconi si parla di reati compiuti al di fuori del suo mandato. Però questo patetico compianto del nostro stato di diritto aggiunge solo confusione e dramma alla crisi italiana, soprattutto se condito da intimazioni sgradevoli e pericolose al capo dello Stato. Il nostro stato di diritto non deve stare tanto male se l’uomo più potente d’Italia è già stato sottoposto a sedici procedimenti. E il pericolo maggiore per la democrazia italiana è piuttosto questa maledizione per cui da quindici anni votiamo, cambiamo sempre governo, e non cambia mai niente. Aspettate che gli italiani si convincano che il loro voto è inutile, e allora sì che ne vedremo delle belle. Scalfari pensa che Berlusconi sia il problema della democrazia italiana. Io penso che sia un problema, irrisolvibile se prima non se ne risolvono molti altri Primo dei quali è garantire al paese il diritto di essere governato, bene o male, secondo il mandato elettorale; cosa che il centrosinistra non è riuscito a fare e unica ragione per cui è tornato l’odiato Caimano. Solo il voto popolare toglierà Berlusconi dal cielo della vita pubblica italiana. Smettetela di illudere i vostri lettori e i vostri elettori che possa farlo un qualsiasi pm, solo perché voi ne siete incapaci.

Promemoria


Di Pietro: quindici anni di segreti e bugie. Tanto perché sia chiaro da che pulpito.
Ah, pare fra l'altro che l'aggressione mediatico-giudiziaria - impossibile definirla in altro modo, ormai - nei confronti di Berlusconi e del governo democraticamente eletto da una schiacciante maggioranza di elettori stia per conoscere una ulteriore escalation: prepariamoci.

domenica 29 giugno 2008

Non se ne può più di foto pruriginose e indecenti


foto di Ahmedinejad con la moglie


Prendiamo questa, ad esempio, pubblicata dal quotidiano turco Hurriyet, che ritrae il premier iraniano Mahmud Ahmedinejad e sua moglie - una vera svergognata: ha il naso completamente nudo, e guardando attentamente si può perfino arrivare a scorgerne gli occhi.
Dove andremo a finire, di questo passo?

sabato 28 giugno 2008

Il premier fa un lavoro da magnaccia


Così oggi Di Pietro. Che dire? Mi pare la prova provata del fatto che non si può prendere un asino e sperare che col tempo si trasformi magicamente in un cavallo di razza: signori si nasce, come diceva Totò.

Ah, a proposito di raccomandazioni:

Viva la legalità. La figlia di Antonio Di Pietro come Pellegrino Mastella al Campanile: raccomandata.

Legalità e Giustizia. Peccato che si chiami Italia dei Valori, ma il partito di Tonino ha sempre sbandierato questi valori nei punti programmatici della sue liste. Bene, c'è odore di Campanile, ovvero il giornale dell'Udeur in cui Mastella aveva infilato il figlio e la fidanzata (ora moglie) per farli diventare giornalisti professionisti.

Oggi scopriamo che Tonino ha fatto la stessa cosa. Infatti, un nodo è venuto al pettine dalle colonne de Il Giornale: la figlia, Anna, è stata raccomandata con insistenza dal padre per ottenere un contratto da professionista, pur non essendosi mai presentata in redazione. Ilo Vergani riporta nei commenti del blog di Di Pietro la cronistoria della vicenda di nepotismo. Ecco quanto riporta Il Giornale:

Anna Di Pietro è brillante, di bella presenza, studentessa all'università Bocconi e parla con quell'accento milanese che non ha mai intaccato la cadenza molisana del papà.

Nel marzo 2006 viene assunta dalla Editrice Mediterranea, la società che pubblicava il giornale dell'Italia dei valori: nella redazione romana di via della Vite, una splendida traversa di via del Corso, raccontano però di non averla mai vista, nemmeno per ritirare le buste paga. Insomma, sulla carta è assunta a tutti gli effetti per svolgere il praticantato che dà diritto a sostenere l'esame da professionista. Solo che non ha mai lavorato.

Se attaccato ingiustamente, il caro Di Pietro dovrebbe rispondere, come ha fatto qualche giorno fa per la candidatura di De Magistris. Ma quello che temiamo è il silenzio (assenso) e l'apparentamento al suo miglior nemico: Clemente Mastella. Di Pietro, che delusione.

La storia completa (risalente a Febbraio 2008) sul Giornale.

venerdì 20 giugno 2008

La solita disonestà intellettuale


E' inutile, sono sempre i soliti mentitori patologici.

Rispunta fuori il ticket di 10 euro deciso dal governo Prodi e i suoi ex ministri e collaboratori, naturalmente, cercano di addebitarlo invece al governo Berlusconi.

Così Fausto Carioti:
Dopo la manovra triennale varata dal consiglio dei ministri, è riapparsa l'ipotesi di introdurre un ticket da 10 euro sulla diagnostica sanitaria e sulle prestazioni specialistiche. A conti fatti, porterebbe nelle casse dello Stato 830 milioni di euro l'anno. Si può discutere a lungo se il ticket sia una misura utile oppure no (qui si pensa di sì, se non altro per limitare la corsa alle prestazioni gratuite). Resta il fatto che reintrodurre il ticket è una bella rogna, che nessuno si vuole prendere. Anche il governo attuale s'inventerà di tutto per trovare quei soldi altrove.

Lo scaricabarile è già iniziato. I ministri del governo Berlusconi fanno sapere che il ticket, in realtà, era già stato introdotto dal "Patto per la salute" voluto dal governo Prodi. L'allora ministro della Sanità, Livia Turco, s'indigna: "Finiamola con le menzogne. Il precedente esecutivo aveva sospeso questa misura e l’avrebbe cancellata: lo scorso anno abbiamo trovato 830 milioni di euro per evitarla".

Chi ha ragione? Uno dei problemi di questo Paese è la mancanza di memoria. Internet, però, ogni tanto aiuta. Sul sito del ministero della Salute è ancora online la documentazione pubblicata a suo tempo dalla stessa Turco dove, sotto la foto dell'allora ministro, si spiegano per filo e per segno "Il nuovo Patto per la Salute e gli interventi della legge Finanziaria 2007".

Vi si legge, tra le altre cose:

Come cambia il ticket

* Visite specialistiche e diagnostica

Oggi: in tutte le Regioni è già prevista la compartecipazione alla spesa con un tetto massimo di 36,15 euro per un massimo di 8 prestazioni, esclusi gli esenti

Domani: resta inalterato il tetto di 36,15 euro, ma ci sarà una quota fissa su ricetta di 10 euro (8 prestazioni massimo), esclusi gli esenti

Dunque, il ticket fu voluto proprio dal governo dell'Unione. Che poi lo scorso anno trovò misure una tantum per coprirlo, ma - appunto perché le misure di copertura non erano strutturali - lasciando sempre aperto il "buco" per gli anni successivi. Così, a ogni esercizio finanziario, se non si trova il modo di recuperare 830 milioni di euro e passa, il ricorso al ticket diventa automatico. Altro che "menzogne".


A parte la Turco, anche Bersani ieri sera ai TG diceva, commentando i provvedimenti presi dal governo: "vedo che si prospetta un futuro di ticket..." accennando al fatto che la misura sui ticket, come spiega Carioti, è tuttora valida e operativa, e facendo intravvedere un futuro in cui i "cattivi" del centrodestra strapperanno letteralmente i soldi dalle mani artritiche delle povere vecchine costrette ad andare nelle strutture sanitarie pubbliche: peccato si sia dimenticato di dire che il provvedimento sui ticket sia al 100% farina del sacco del governo Prodi, quello che doveva difendere i poveri e far piangere i ricchi, ricordate?
Già immagino infatti le lacrime di sangue che verserà Briatore se sarà costretto, per colpa dei provvedimenti prodiani, a versare ben 10 euro di ticket sanitario. Ma ripensandoci, mi dicono che Briatore ha speso - giustamente: sono soldi, e fatti, suoi - circa un milione e mezzo di euro per il suo matrimonio con la Gregoraci: ho il sospetto quindi che non sia fra i più accaniti frequentatori del sistema sanitario pubblico italiano.

martedì 17 giugno 2008

Anche il Comune di Napoli, nel suo piccolo...


E' ormai accertato che il buco di bilancio creato al Comune di Roma da Veltroni (a.k.a. "la serietà al governo" o, se preferite, "il governo degli onesti e dei capaci") ammonta intorno agli 8,5/9 MILIARDI di euro (in lire circa 18.000.000.000.000: fa più impressione, vero?), ma pare che anche a Napoli un altro governo di centrosinistra e quindi per definizione "onesto e capace", oltre che a risolvere brillantemente il problema della monnezza (dichiarazione della Jervolino del Novembre scorso: "il problema dei rifiuti a Napoli può considerarsi risolto") si sia dedicato anche a tentare di emulare l'oculata amministrazione veltroniana.
Dal Corriere:
NAPOLI — C'è un consigliere comunale del centrosinistra che con il suo cellulare di servizio, quindi pagato dall'amministrazione e quindi dai napoletani, ha fatto in quarantotto ore telefonate per una spesa di 7.500 euro. I suoi colleghi sono dilettanti rispetto a lui, ma comunque si difendono bene: qualcuno porta in bolletta una media di quattromila euro a bimestre, molti stanno sotto i mille. Chi fa spendere all'amministrazione una cifra normale è invece il sindaco Iervolino, che abitualmente non va oltre i 150 euro ogni due mesi. Anche i suoi assessori si mantengono bassi, ma non basta a contenere una spesa che ha raggiunto cifre tali da far aprire una indagine della Guardia di Finanza.

Il Consiglio comunale di Napoli è il posto dove qualche mese fa fu portata in aula la questione ingressi gratuiti allo stadio San Paolo. Molti consiglieri lamentavano di essere scarsamente riforniti dal Calcio Napoli di biglietti omaggio e posti in tribuna vip, e fecero mettere la questione all'ordine del giorno. Succedono cose così in quel Consiglio. E nelle stanze di Palazzo San Giacomo succede invece che da una settimana sia stata bloccata per tutti i circa 12.500 dipendenti la libera navigazione in Internet a causa dei troppi collegamenti con siti porno e di scommesse online.

(continua a leggere).

Che dire? Poi qualcuno si meraviglia se a ogni nuova tornata elettorale (vedi ieri in Sicilia) gli "onesti e capaci" del centrosinistra vengono letteralmente stracciati dai "disonesti e incapaci" (e nel caso della Sicilia anche tutti "mafiosi" o "collusi", immagino) del centrodestra.

giovedì 12 giugno 2008

Steve Jobs malato? C'è un precedente


In occasione della presentazione della versione 2 dell'iPhone molti hanno notato che Steve Jobs appariva in condizioni non proprio eccezionali: smagrito, quasi emaciato, con un'aria non proprio sanissima.
Questo ha fatto parlare alcuni giornali di uno Steve Jobs "malato". Potrebbe essere vero: mi sono ricordato di avere riferito su questo stesso blog, nel "lontano" 2004, di una operazione per una rara forma di cancro al pancreas. Spero non siano in corso ricadute, davvero.

Brunetta e Gelmini Santi Subito


Condivido in pieno la loro visione, tranne per la questione delle quote rosa che in realtà non hanno niente a che fare col merito e l'eccellenza individuale, e ne sono anzi la negazione in salsa egualitarista.

Sottoscrivo poi al 110% le parole di Abravanel citate da Mariastella Gelmini:

«Abravanel definisce il nostro un Paese "pietrificato" e, come tale, "destinato al declino" e precisa quale sia la sua idea di merito, un'idea che io condivido totalmente e pienamente: "Meritocrazia è un sistema di valori che promuove l'eccellenza delle persone, indipendentemente dalla loro provenienza sociale, etnica, politica ed economica. Il merito non è una fonte di disuguaglianza ma al contrario uno strumento per garantire pari opportunità ed è dunque la più alta forma di democrazia". Secondo Abravanel, l'equazione del merito è "intelligenza più impegno". "La scuola e l'università - dice Abravanel - devono premiare gli studenti migliori. Se i risultati sono uguali per tutti, saranno sempre i figli dei privilegiati a prevalere"»


E ancora:

«La nostra società è la più ineguale del mondo industrializzato, perché il rapporto tra i redditi dei più ricchi e quelli dei più poveri è a livello delle società anglosassoni, ma mentre queste hanno una elevata mobilità sociale che riduce la ineguaglianza nel tempo, da noi la mobilità sociale è bassissima e chi è povero non ha nessuna chance di migliorare... Da noi sono mancate sia le nuove sinistre che promuovono le pari opportunità, sia le destre liberali che promuovono l'alto valore del merito, la concorrenza e il libero mercato. Non abbiamo avuto né Tony Blair né Margareth Thatcher...»


Finalmente, finalmente qualcuno che dice "qualcosa di liberale": era ora.

mercoledì 11 giugno 2008

Robin Tremonti, un socialista in calzamaglia


Qualche anno fa Mel Brooks girò una parodia (l'ennesima) dei film dedicati a Robin Hood, il bandito gentiluomo che rubava ai ricchi per dare ai poveri (fra cui se stesso, of course) e la intitolò "Robin Hood, un uomo in calzamaglia".

Nei giorni scorsi abbiamo assistito in Italia alla nascita di un nuovo Supereroe, anzi di un eroe Super senza piombo: Robin Tremonti - più che un uomo qualunque, un socialista in calzamaglia.

Tremonti è l'ideatore di quella che è stata ribattezzata dai media come "Robin Hood tax", la risposta tremontiana al continuo rincaro dei prezzi dei carburanti, una tassa che dovrebbe colpire gli "extra-profitti" dei petrolieri.

Ora, a parte il fatto che se si aumentano le tasse ai petrolieri i petrolieri provvederanno a difendersi di conseguenza (magari aumentando i prezzi, che dite? ricordate come è andata a finire la faccenda dell'abolizione dei costi di ricarica sui cellulari?), da quando in qua un governo "liberale" parla di "extra-profitti"?

Da quando in qua un governo "liberale" stabilisce, in puro stile Socialismo Reale, cosa è profitto "normale" e cosa è profitto "extra" - cioè eccessivo, esagerato, "cattivo"?

Non esistono "extra-profitti", esiste solo "il" profitto: principale (anzi unico) dovere di una azienda è produrre profitti, ovviamente nel rispetto delle leggi vigenti: pagando le tasse, espandendosi, creando nuovi posti di lavoro e fornendo al mercato prodotti o servizi innovativi o migliori l'azienda che produce profitti contribuisce così "naturalmente" a elevare il livello medio di benessere della Nazione.

In quest'ottica, l'idea di adottare misure punitive nei confronti di una azienda o di un intero settore "colpevole" di guadagnare troppo mi appare moralmente oscena, e contraria agli interessi generali della comunità.

Se il governo vuole realmente venire incontro alle richieste dei pescatori, dei trasportatori, degli agricoltori e dei consumatori in generale la strada da seguire è una sola: ridurre la disastrosa pressione fiscale sui carburanti, che attualmente si aggira intorno ai due terzi del prezzo "alla pompa", iniziando magari dalla cancellazione delle infinite "una tantum" diventate nel corso dei decenni altrettante "una semper".

Per fare qualche esempio a caso, ancora oggi gli automobilisti ogni volta che fanno il pieno pagano per il disastro del Vajont, per il terremoto del Belice, per sostenere le guerre dell'Italia monarchica e fascista in Abissinia, Cirenaica e Tripolitania...

Insomma: da liberale, vorrei sentire dagli esponenti di questo governo "liberale" meno sciocchezze in stile Piano Quinquennale Sovietico; da liberale, vorrei vedere mettere in pratica da questo governo almeno l'ABC del liberalismo in economia; last but not least, da liberale e da uomo pacifico vorrei tanto che questo governo si decidesse, dopo sei-sette decenni ormai, ad abolire il prelievo fiscale destinato a finanziare lo sforzo bellico volto a "Consolidare L'Ascesa Del Secondo Impero Romano" e/o a "Spezzare Le Reni Alla Grecia".

E' chiedere troppo?

lunedì 2 giugno 2008

Due Giugno


Oggi avevo intenzione di scrivere un post molto polemico sull'ipocrisia di una Italia che celebra la Festa della Repubblica ("democratica" e "fondata sul lavoro", naturalmente…) mentre sta diventando sempre più simile alle entità descritte da Orwell e da Huxley, a cominciare dalla creazione e dall'uso di una vera e propria neolingua:
- l'importazione di lavoratori-schiavi dai Paesi poveri diventa Accoglienza;
- l'indifferenza verso l'altro, il forestiero, diventa Tolleranza;
- l'acquiescenza o la collaborazione coi nemici della libertà diventa Pacifismo;
- il tradimento del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge diventa Rispetto delle specificità culturali e religiose (o, se preferite, Multiculturalismo)...
Davvero una bella Italia - e una bella Europa, pure, se è per questo - non c'è che dire.
Bah, lasciamo perdere, va...

martedì 20 maggio 2008

La cosa giusta per il motivo sbagliato


Mara Carfagna, rifiutando il patrocinio dello Stato al "Gay Pride", ha fatto una cosa giusta e condivisibile: lo Stato deve (o dovrebbe) limitarsi a fornire solo una serie di servizi essenziali (Difesa, Giustizia, Sicurezza interna, Sicurezza sociale e poco altro), non dovrebbe fornire il suo patrocinio (e/o il suo finanziamento, con i soldi presi ai cittadini con le tasse) a questa o quella manifestazione o iniziativa di parte: sono manifestazioni o iniziative che coinvolgono necessariamente solo una parte dei cittadini, quindi è quella parte di cittadini che deve farsene carico, senza pesare sul bilancio statale. Questo non vale solo per gli organizzatori del Gay Pride, ovviamente, ma per tutti - non si vede altrimenti perché a qualcuno non dovrebbe venire in mente di organizzare un Fan di Lucio Battisti Pride o un Pizzaioli Pride o un Maschilisti Pride "di Stato"...

Detto questo, il motivo per cui la Carfagna ha rifiutato il patrocinio alla manifestazione è decisamente "quello sbagliato": secondo la Carfagna, infatti, in realtà il problema "non esiste" (più) perché in Italia gay e lesbiche hanno ormai raggiunto la parità e non sono (più) discriminati.

Ma dove ha vissuto la Carfagna in questi anni? A EuroDisney? Sull'Isola Che Non C'è? Sulla faccia nascosta della Luna, forzatamente tagliata fuori da ogni forma di comunicazione col pianeta madre?

Gay e lesbiche avrebbero raggiunto la parità e non sarebbero più discriminati?
E quei casi, recentissimi, di ragazzini (non si sa se gay, ma probabilmente no) che sono stati sistematicamente insultati e alla fine anche pesantemente pestati dai loro compagni di scuola perché "anziché giocare a pallone" si ostinavano a studiare danza, fatto questo evidentemente gravissimo e intollerabile, e considerato "una roba da finocchi"?
Come mai succedono ancora cose del genere? Chissà, forse quei teppisti non avevano ancora letto il blog della Ministro Carfagna, e non erano quindi informati sull'evoluzione recente della società italiana...

domenica 18 maggio 2008

Sì, è sempre lei


Ha bruciato almeno otto punti di vantaggio, ha commesso tutti gli errori possibili e immaginabili (e anche alcuni inimmaginabili), ha fatto saltare le coronarie a qualche decina di sostenitori anziani, ma alla fine ha portato a casa lo scudetto: la riconosco, è proprio la mia Inter.

mercoledì 14 maggio 2008

Non si uccidono così anche i cavalli?


A Niscemi, in Sicilia, ieri è stato rinvenuto il cadavere di una ragazza di 14 anni scomparsa da casa circa due settimane fa. Il corpo - nudo, parzialmente bruciato e con una grossa pietra legata al collo - è stato trovato all'interno di una cisterna per l'irrigazione, vicino a un vecchio casolare semidiroccato, da un contadino del luogo.

Stanotte la svolta nelle indagini: tre sospettati, tre ragazzi di 15, 16 e 17 anni - fra cui il fidanzatino (sic) della vittima - hanno cominciato ad ammettere le proprie responsabilità.

A quanto pare il ragazzo di Lorena Cultraro, così si chiamava la quattordicenne, era solito appartarsi con lei proprio nel vecchio casolare fuori paese dove poi è stata uccisa, e in quelle occasioni "offriva" la ragazza ai suoi due amici: Lorena qualche settimana fa ha scoperto di essere incinta, lo ha detto ai tre e ha chiesto loro di assumersi le proprie responsabilità minacciando in caso contrario di raccontare tutto.

A questo punto da oggetto sessuale, da piacevole commodity da dividere fra buoni amici Lorena è diventata un fastidio e una minaccia intollerabile, e il trio ha agito di conseguenza: dopo avere attirato la ragazza in campagna con un pretesto i tre l'hanno prima strangolata con una corda, poi hanno cercato di bruciare il cadavere e infine hanno gettato il corpo in un pozzo dopo averlo zavorrato con una grossa pietra per impedire che risalisse a galla.

Semplice, no? Problema rapidamente e brillantemente risolto, e tutti belli tranquilli per due settimane a comportarsi come se niente fosse. D'altra parte non si uccidono così anche gli animali, quando esauriscono la propria funzione utilitaria e diventano solo un peso?

Impressionante l'intreccio, la sinergia di (sub)culture che ha portato al delitto: da una parte una ragazzina di provincia ansiosa di compiacere il ragazzo che ama fino al punto di accettare che la condivida sessualmente con altri (si sa, sono le donne che "devono sacrificarsi", no?); una ragazzina che dà per scontato che il sentimento che prova sia reciproco, e che quindi naturalmente si aspetta, una volta successo quel che è successo, che lui "faccia l'uomo": in fondo, non succede proprio così negli sceneggiati televisivi?
Dall'altra un piccolo branco di piccoli, piccolissimi "veri uomini", uomini Denim, di quelli che non devono chiedere mai, gente che considera il fatto di innamorarsi davvero una debolezza e una limitazione della propria libertà, e le "femmine" che si innamorano delle stupide facilmente manovrabili, degli oggetti da usare e gettare a piacimento.

A chiudere, a rendere la miscela esplosiva e letale, il generale imbastardimento di sempre più ampi settori della società italiana, la perdita di rispetto e considerazione per l'altro, financo per la vita altrui, un avvitarsi su sé stessi che testimonia dell'esistenza di una doppia morale: le regole valgono sempre e solo per gli altri, io posso fare tutto quello che voglio, sono autorizzato a ottenere quello che voglio con qualunque mezzo: stabilisco io cosa è lecito e cosa no, e se il mondo non è d'accordo tanto peggio per lui.

A restare schiacciati da questo insieme di fattori alla fine sono i soggetti più vulnerabili, meno scafati, più ingenui, come questa povera ragazzina, o come la diciannovenne uccisa in Veneto dal suo amante - un "uomo", soi-disant, sposato e con figli - quando era al nono mese di gravidanza e per lo stesso motivo: aveva chiesto al suo "uomo" di assumersi delle responsabilità rispetto al bambino in arrivo, al loro bambino: peccato che lui sentisse il bambino non come "loro" ma solo "suo", della ragazza - un deprecabile incidente di percorso, nient'altro - e quindi sacrificabile assieme a lei in nome della salvaguardia delle apparenze e della pace coniugale.

(qui la notizia sul Corsera).