martedì 8 luglio 2008

Finalmente


Finalmente Antonio Martino parla, rompendo il riserbo delle ultime settimane. Martino è uno dei pochi veri liberali presenti nel centrodestra, un uomo che rispetto profondamente e che avrei visto volentieri al posto di quel ragioniere in calzamaglia di Tremonti - ma in questo governo di vecchi e nuovi statalisti naturalmente non avrebbe avuto nessuna possibilità, neanche una.

Cito da un suo intervento sul sito dell'Istituto Bruno Leoni, da leggere integralmente:

Tutti ci aspettavamo che il successo elettorale del PdL avrebbe indotto il nuovo governo, largamente dotato dei numeri per farlo, a mantenere quanto a gran voce promesso in campagna elettorale, dando vita ad una profonda riforma fiscale e riducendo il peso delle tasse gravante sulle famiglie e sulle imprese, invertendo il corso inaugurato dal governo dei sinistri. Invece, a nemmeno due mesi dal suo insediamento, il governo aumenta le tasse giustificando la decisione con le spiritosaggini del ministro dell’Economia che si appella all’autorità di Robin Hood, rinazionalizza quella autentica vergogna nazionale che è l’Alitalia e la sua montagna di debiti (la “compagnia di bandiera” perde oltre un milione di euro al giorno), taglia le già scarse risorse delle forze armate e delle forze di polizia e manda 2500-3000 militari a presidiare discariche e svolgere compiti di ordine pubblico come se non fossero sufficienti a quello scopo i 400.000 addetti delle forze dell’ordine.
Non è questa la svolta promessa, non è questa la rivoluzione liberale di cui abbiamo bisogno. L’Italia non ha bisogno di un governo che gestisca l’esistente – è l’esistente la causa del nostro declino – l’Italia vuole ed ha chiesto in modo inequivocabile un cambiamento, una inversione di rotta. Se questo governo non si affretta a darcela rischia di incappare nel profondo disprezzo degli Italiani di oggi e di quelli che verranno.

Sottoscrivo, parola per parola. Non ho votato per la coalizione attualmente al governo perché la ritenevo non sufficientemente (e sinceramente) liberale, non all'altezza di raccogliere le sfide che la drammatica situazione italiana pone qui e subito: i fatti, per ora, purtroppo mi danno ragione.

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