giovedì 12 giugno 2008

Brunetta e Gelmini Santi Subito


Condivido in pieno la loro visione, tranne per la questione delle quote rosa che in realtà non hanno niente a che fare col merito e l'eccellenza individuale, e ne sono anzi la negazione in salsa egualitarista.

Sottoscrivo poi al 110% le parole di Abravanel citate da Mariastella Gelmini:

«Abravanel definisce il nostro un Paese "pietrificato" e, come tale, "destinato al declino" e precisa quale sia la sua idea di merito, un'idea che io condivido totalmente e pienamente: "Meritocrazia è un sistema di valori che promuove l'eccellenza delle persone, indipendentemente dalla loro provenienza sociale, etnica, politica ed economica. Il merito non è una fonte di disuguaglianza ma al contrario uno strumento per garantire pari opportunità ed è dunque la più alta forma di democrazia". Secondo Abravanel, l'equazione del merito è "intelligenza più impegno". "La scuola e l'università - dice Abravanel - devono premiare gli studenti migliori. Se i risultati sono uguali per tutti, saranno sempre i figli dei privilegiati a prevalere"»


E ancora:

«La nostra società è la più ineguale del mondo industrializzato, perché il rapporto tra i redditi dei più ricchi e quelli dei più poveri è a livello delle società anglosassoni, ma mentre queste hanno una elevata mobilità sociale che riduce la ineguaglianza nel tempo, da noi la mobilità sociale è bassissima e chi è povero non ha nessuna chance di migliorare... Da noi sono mancate sia le nuove sinistre che promuovono le pari opportunità, sia le destre liberali che promuovono l'alto valore del merito, la concorrenza e il libero mercato. Non abbiamo avuto né Tony Blair né Margareth Thatcher...»


Finalmente, finalmente qualcuno che dice "qualcosa di liberale": era ora.

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