lunedì 25 luglio 2005

Attentati in Italia, i basisti sono qui già da tempo

Nelle scorse quarantotto ore si è avuta notizia della scoperta in Irak di un covo di terroristi islamici in cui sono state rinvenute delle foto satellitari della città di Roma.

Queste mappe satellitari, ricavate dal servizio Google Maps, portavano evidenziati alcuni potenziali obiettivi di attentati: aeroporti, luoghi di culto, alcuni Mc Donalds e altro ancora.

Alcune settimane fa avevo mostrato a due amici romani che vivono da anni in... Padania, qui a Mestre - ciao Laura, ciao Antonio - il servizio Google Maps e avevo notato che per loro, lontani da casa ormai da molti anni, la lettura delle immagini satellitari di Roma non era poi così immediata: abituati alle normali mappe cittadine in stile Tuttocittà, trovarsi di fronte le immagini "reali" era in un certo senso disorientante.

Anch'io, quando ho cercato su Google Maps la strada di Milano in cui ho trascorso i primi anni di vita, ho avuto all'inizio un attimo di incertezza prima di orizzontarmi - eppure, sono nato a Milano, e ho vissuto a Milano per gran parte della mia vita.

Rispetto alla normale cartografia cittadina una mappa satellitare di Google è utile quindi soprattutto al fine di "vedere" in anteprima i luoghi, più che per localizzare un particolare bersaglio.

Di conseguenza, una mappa satellitare risulta utile, o più utile di una normale cartina del Tuttocittà, solo se viene letta e interpretata da qualcuno che conosce bene i luoghi, e che sa indicare chiese, strutture di servizio, singoli esercizi commerciali come i fast food mostrando le loro foto riprese dall'alto e trasmettendo quindi più facilmente la sua conoscenza del luogo in cui sorge il bersaglio (e delle zone limitrofe, comprese vie di accesso e punti critici) agli altri terroristi.

Una conoscenza del genere non si improvvisa in pochi giorni, si può acquisire soltanto dopo avere vissuto e abitato nella città che ospita i potenziali bersagli degli attentati per un certo tempo: la conclusione che ne traggo è che i terroristi trovati in possesso delle immagini satellitari di Roma in Irak erano in collegamento (e stavano probabilmente già selezionando gli obiettivi finali degli attacchi) con dei loro complici già presenti da tempo sul territorio che ospita i potenziali bersagli.

Quanto all'identità di questi complici, vista la loro buona conoscenza del territorio, le ipotesi sono due: o estremisti islamici immigrati da tempo in Italia - più o meno legalmente - oppure collaborazionisti italiani collegati da una parte ai circuiti nostrani della lotta "anti-imperialista" e dall'altra ai gruppi della "resistenza" islamista: non dimentichiamoci che a più riprese in passato è stato avanzato il sospetto che in alcuni "episodi" verificatisi sul suolo iracheno fossero coinvolti direttamente o indirettamente elementi di lingua e di nazionalità italiana.

Questo confermerebbe i peggiori timori di analisti come Magdi Allam: ormai il nostro territorio non ospita più solo cellule "dormienti" o dedite principalmente al supporto logistico e al reclutamento di "martiri" da inviare, come già successo, in Irak o in altri Paesi dell'area, ma unità operative pronte a colpire in qualsiasi momento, trasformando anche l'Italia, dopo la Spagna e il Regno Unito, in "territorio di guerra" - per usare la definizione cara ai terroristi jiahdisti - e queste unità hanno forse già operato una saldatura con strutture "anti-imperialiste" (anti-occidentali, anti-americane, anti-sioniste) autoctone.

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