giovedì 6 dicembre 2007

Una Religione di Pace™ e di Tolleranza?


In questi giorni torna sotto i riflettori il caso di una ragazza saudita di diciannove anni sequestrata per strada nella cittadina saudita di Qatif, caricata a forza su di un'auto e violentata da alcuni uomini.
La ragazza aveva commesso l'errore di denunciare lo stupro alle autorità. Risultato: lei (non i suoi violentatori) è stata condannata in prima istanza a duecento (200) frustate e a sei mesi di carcere per "adulterio", essendosi colpevolmente intrattenuta in auto con un "non-parente" maschio.
Il caso nelle scorse settimane aveva scatenato reazioni indignate in diversi Paesi, fra cui alcuni islamici: questo ha irritato la giustizia del Paese wahabita, che ora pare intenzionata ad aggravare la posizione della "ragazza di Qatif" che, in quanto "adultera" (sic) potrebbe ora rischiare la pena di morte. Il Ministero saudita della giustizia infatti in una dichiarazione ufficiale ha sostenuto che la giovane è una adultera ed ha “provocato l’attacco” dei suoi violentatori perché, secondo la loro testimonianza, era “in una condizione indecente”.
Notare: "secondo la loro testimonianza", cioè secondo la testimonianza dei "poveri" violentatori, provocati oltre ogni limite dalla "condizione indecente" della ragazza e quindi, presumo, "costretti" da lei a rapirla e violentarla...
D'altra parte secondo la Sharia, la legge coranica, la testimonianza di una donna in tribunale vale la metà della testimonianza di un uomo: ovvio quindi che la ragazza di Qatif già in partenza non aveva nessuna possibilità.
Anche l'avvocato che ha "osato" perorare la sua causa ha subito provvedimenti disciplinari, come documentato in questo articolo.

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