mercoledì 5 maggio 2004

La sinistra che mi piace


Editoriale de Il Riformista sull'ipotesi di una mozione parlamentare per il ritiro "alla Zapatera" dall'Irak.
Leggete Amato e votate come Amato



Stavolta non diremo ai parlamentari della lista Prodi "leggete Amato", dopo aver detto "leggete Brahimi" e "leggete Annan". Giuliano Amato lo leggono di loro, senza bisogno che lo si traduca e lo si vada a cercare nei siti ufficiali dell’Onu. Stavolta ai riformisti della lista Prodi diremo piuttosto di fare come Amato, e cioè di votare contro ogni mozione parlamentare che proporrà il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq. Per le ragioni che ripetiamo da settimane; e che ora, finalmente in ottima compagnia, vediamo argomentate da Romano Prodi e da Giuliano Amato.

Amato ha ragione in particolare su due punti. Il primo è, per così dire, "nazionale". Un paese che volta le spalle agli iracheni si assume la responsabilità di accendere una guerra civile disastrosa: ancora nessuno ci ha detto in base a quale indizio ritiene che se gli italiani se ne andassero da Nassiriya quella città diventerebbe più stabile e più pacifica, o avrebbe più acqua potabile e più medicine.

La seconda ragione è "politica", e attiene strettamente alla credibilità del centrosinistra italiano come forza di governo. Dopo aver gridato per un anno "Onu, Onu", mentre l’Onu esprime la possibilità concreta di tornare in Iraq e di approvare una nuova risoluzione che legittimi il futuro governo provvisorio, la lista Prodi non può votare per il ritiro adesso. Dimostrerebbe altrimenti che ha mentito finora, che dell’Onu in realtà non gliene importa nulla, e che, come confessa Salvi, il vero obiettivo è "l’isolamento dell’amministrazione Bush", costi quel che costi agli iracheni. "Diciamo la verità - dice Amato - l’urgente necessità di prendere posizione sul ritiro riflette posizioni non di politica estera, ma di politica interna". Elettorali, aggiungeremmo.

La vera novità dell’intervista di Amato alla Repubblica (molto critica, seppur senza nominarne l’autore, con gli argomenti usati il giorno prima sullo stesso quotidiano da Eugenio Scalfari per incitare al "lasciamo l’America a cuocere nel suo brodo") non è dunque nei contenuti, che su questo giornale avete già letto fino alla nausea, ma nella conseguenza politica che trae. Amato, molto semplicemente, dice che se una mozione per il ritiro ci sarà lui si batterà per non farla approvare. Ecco, chiunque la pensa come lui, e sospettiamo che si tratti dalle grande maggioranza dei parlamentari della lista Prodi, si comporti allo stesso modo. Voti contro, punto e basta.
N.B.: Il grassetto è una mia aggiunta.



Link: testo originale.



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