venerdì 7 maggio 2004

Bin Laden: 10 Kg. d'oro a chi uccide Bremer, Annan, Brahimi


"Taglie" meno cospicue per americani e inglesi (un chilogrammo) e per italiani, giapponesi e altri membri della coalizione (mezzo chilogrammo):
Dieci chili d'oro per l'uccisione dell'amministratore americano in Iraq, Bremer, e del segretario generale dell'Onu Annan. La promessa, valida anche per il vice di Bremer o per l'inviato Onu in Iraq Brahimi, è contenuta in un comunicato attribuito a Bin Laden su due siti web islamico. E le "taglie" di Al Qaeda arrivano anche a tutti gli stranieri presenti in Iraq, italiani compresi.



MINACCE ALL'ONU - Sulla veridicità del messaggio non ci sono ancora certezze, ma appare diretta all'Onu, oltre che agli Usa, la minaccia terrorista. La trascrizione del messaggio infatti dice: "So che l’America ha promesso grosse ricompense per chi uccide i guerrieri sacri (i mujaheddin). Noi dell’organizzazione al Qaeda garantiremo, a Dio piacendo, diecimila grammi d’oro a chiunque uccida l’occupatore (L. Paul) Bremer o il capo del comando militare Usa o il suo vice in Iraq". La stessa ricompensa viene promessa a chi ucciderà Annan o Brahimi, l'emissario dell'Onu che si trova a Baghdad per colloqui sulla formazione del nuovo governo iracheno cui il 30 giugno le autorità della coalizione intendono trasferire il potere. Dice ancora il messaggio: "Per ragioni di sicurezza, la ricompensa verrà consegnata non appena le condizioni lo permetteranno, secondo la volontà di Dio".



GLI ITALIANI - Il messaggio attribuito a Osama Bin Laden assicura una ricompensa minore, mezzo chilo d’oro, a chiunque uccida cittadini di Paesi definiti "schiavi del Consiglio di Sicurezza che sono in Iraq, come il Giappone e l’Italia". Una ricompensa maggiore, un chilo d’oro, è offerta per i cittadini dei Paesi che il presunto Osama bin Laden chiama "i signori del veto, come gli americani e i britannici". Chi li ucciderà, avrà in ricompensa un chilo d’oro. Il messaggio prosegue riferendosi al trasferimento di poteri agli iracheni, definito "un trucco palese, volto ad anestetizzare il popolo e far abortire la resistenza militante. Un tale trucco non ingannerà i veri mujaheddin, che sono figli dell’Iraq. Non ci sarà sovranità per l’Iraq fin quando sul suo suolo rimarranno soldati crociati, e non ci sarà sovranità fino a quando non sarà governato dall’Islam".
Direi che una cosa sembra evidente: gli islamo-fascisti sono in grossi guai, la situazione in Irak non è degenerata come speravano, la guerra civile non è scoppiata, e neanche la rivolta generalizzata contro i "crociati invasori": vedono avvicinarsi la data del 30 giugno e, terrorizzati dalla prospettiva di un Irak restituito agli iracheni e alla democrazia, stanno tentando il tutto per tutto per impedire che ciò accada.



Un motivo in più per tenere duro e portare a termine fino in fondo quello che abbiamo iniziato.



Fonte: Corriere della Sera.



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