giovedì 5 agosto 2004

Conoscere l'Islam e le sue insidie


Questo il titolo di un editoriale di Carlo Sgorlon, sul Gazzettino.
In Italia, e spesso anche in Europa, chi non spalanca le braccia ai maomettani, arabi o non, rischia subito di passare per un razzista. E invece per parecchie motivazioni è vero il contrario; ossia sono razzisti alla rovescia proprio coloro che per il mondo e la cultura musulmani hanno tutta la possibile tolleranza, mentre tengono gli strali pronti, come Giove Pluvio, da scagliare contro i connazionali che non condividono i loro giudizi e atteggiamenti sull'Islam. E razzismo e intolleranza si trovano in settori molto vasti della cultura maomettana.



Io non sono di quelli che scendono in piazza a fare sceneggiate, ma sono un uomo di buonsenso. Con le modeste conoscenze che possiedo cerco di far chiarezza su una questione delicata e importante, che un giorno potrebbe diventare pericolosamente esplosiva sia per l'Italia che per l'Europa. Né io né la stragrande maggioranza degli italiani e degli europei vogliamo contese, attriti o guerre di religione. Ma per evitare tutto questo sarebbe molto meglio che i musulmani restassero nei loro Paesi, dove possono realizzare per intero il loro credo, i loro rituali e i loro costumi, in troppe cose radicalmente diversi dai nostri.



Se gli serve il nostro aiuto, la nostra tecnologia, le conoscenze scientifiche e qualche risorsa economica per entrare nel mondo dello sviluppo, saremmo lieti di fornirgliele. Sempre che si degnino di accettarle, perché in Iraq, ad esempio, avviene esattamente il contrario. Del resto i Paesi musulmani che dispongono di grandi riserve petrolifere, e da cui l'Occidente acquista l'oro nero per le sue industrie, possiedono cifre da capogiro di petroldollari.



Non è affatto vero, come si sente dire, che li derubiamo delle loro risorse. Il prezzo del petrolio è fissato dall'OPEC, ossia dall'associazione dei ministri del petrolio dei Paesi produttori. Se il prezzo salisse troppo in alto, l'economia occidentale entrerebbe in crisi, e non sarebbe più in grado di acquistare il combustibile che le serve. In altre parole i Paesi petroliferi ucciderebbero la gallina dalle uova d'oro.



La verità è piuttosto un'altra; ossia che i petroldollari per lo più non vengono utilizzati per lo sviluppo dei Paesi che possiedono giacimenti, pensando che un giorno l'oro nero finirà, ed essi potranno contare soltanto sulla propria tecnologia e la propria capacità di produrre. Invece accade che re, principi, sceicchi, emiri, vizir, capi politici si servano troppo spesso dei petroldollari per acquistare azioni di grandi industrie occidentali, o grandi magazzini, o alberghi famosi, o villaggi turistici, o negozi di lusso, o squadre di calcio, e via di questo passo.



Le ragioni principali di questo fenomeno sono due, e si legano tra loro. La prima è che i potenti musulmani, gestori di regimi autoritari, non si fidano dei loro sudditi; così si formano imperi economici all'estero, nel timore di dovere un giorno utilizzare un jet per la fuga.



La seconda è che agisce in loro il desiderio di mettere le mani sui beni dell'Occidente, per impadronirsene progressivamente. Da noi si pensa che solo l'Islam dei fondamentalisti, dei guerriglieri, dei terroristi e dei kamikaze sia pericoloso, e magari si possa eliminare la sua pericolosità cedendo alle sue richieste, per arroganti, ricattatorie, barbariche e crudeli che siano. Che esista poi l'Islam dei moderati, con i quali ci si può intendere, e che si possa integrare nei nostri Paesi. Questo è vero soltanto in parte. Gli uomini sono formati e determinati da fatti genetici e culturali. Dal punto di vista del DNA e dei cromosomi i maomettani sono, probabilmente, uomini come gli altri. Ma la loro cultura è fondamentalmente coranica.



Il Corano è un libro poetico, pieno di immagini affascinanti. Ma contiene anche delle "sure" che dovrebbero farci meditare parecchio. Esso non prevede integrazioni con altre religioni, anche se riconosce i Profeti e i Patriarchi della Bibbia e lo stesso Gesù. (Rifiuta però l'idea che egli sia stato crocifisso perché innocente, profeta e uomo di Dio). Ma Bibbia e cristianesimo vengono visti con occhiali islamici, e in qualche modo islamizzati.



Ci sono i "fedeli di Maometto" e gli "infedeli", ossia tutti gli altri. La terra è divisa in due parti: quella che appartiene ai musulmani e tutto il resto, che è da conquistare e da islamizzare.



La guerra contro gli infedeli è sempre "jihad", ossia guerra santa. Non è previsto che sia una guerra eterna e ininterrotta. Ci vogliono anche delle pause di pace, decennali, ma soltanto per riprendere fiato e poi ricominciare le conquiste.



Chi muore per la guerra santa va subito in paradiso, dove troverà un harem personale di settantadue vergini giovanissime, pronte al suo cenno. Sono le Urì. I maomettani che sdegnano la guerra santa, invece, in paradiso ci andranno soltanto dopo che ne saranno stati giudicati degni nel Giudizio Universale, che verrà chissà quando. I non maomettani, gli "infedeli", sono tutti condannati all'inferno. Il fine ultimo del vero musulmano, credente e coranico, è dunque la conquista del mondo intero, che prima o poi si verificherà. Certo è probabile che molti musulmani moderati credano a tutto questo in modi piuttosto sbiaditi, o che non ci credano per niente.



Ma è certo che l'inconscio di tutti coloro che appartengono alla cultura islamica è stato modellato almeno un poco da queste dottrine infantili, orgogliose e bellicose. Certe dottrine di Mein Kampf non erano molto diverse, e tutti sappiamo i guai che hanno sviluppato in Europa e nel mondo. (A proposito di Mein Kampf e nazisti islamici: vedi questo post su "Le guerre civili", NdR) Quando il terrorismo musulmano distrusse le Torri Gemelle, moltissimi islamici scesero in piazza a festeggiare. Era una grande vittoria dell'Islam sopra l'Occidente, odiato o poco amato.



Essi vengono da noi a cercare lavoro, ma nel loro inconscio, o nel retropensiero, temo vi sia una traccia di sogni di conquista e di islamizzazione universale. All'integrazione e all'assimilazione della nostra cultura, dei nostri costumi e delle nostre leggi non ci pensano nemmeno. Perciò l'Italia, l'Europa e l'Occidente dovrebbero sì rispettare le leggi dell'ospitalità nei confronti dei musulmani, ma tenendo gli occhi bene aperti, e usando l'attenzione più vigile per difendere la loro cultura, la loro identità e la stessa integrità dei loro Stati.


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