venerdì 20 agosto 2004

L'Iran pianifica un Olocausto nucleare


Da "Informazione Corretta": La Stampa del 16-08-04 pubblica in prima pagina un articolo di Alan Dershowitz sulla minaccia missilistica e, in un prossimo futuro, nucleare dell'Iran a Israele. Di fronte ai dichiarati piani genocidi del regime degli ayatollah il giurista americano difende la legittimità di un eventuale attacco preventivo:
I rapporti d’intelligence sulla capacità dell’Iran di produrre armi nucleari dirette a Israele stanno diventando minacciosi. Condoleezza Rice ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati "non possono permettere agli iraniani di sviluppare la bomba atomica". Se le pressioni diplomatiche non convinceranno i mullah iraniani a fermare il progetto, l’Iran potrebbe essere pronto a colpire bersagli civili israeliani con armi nucleari entro pochi anni. E alcuni leader iraniani hanno già chiarito che è proprio quello che hanno intenzione di fare. Hashemi Rafsanjani, l’ex presidente dell’Iran, ha minacciato Israele di ecatombe nucleare, affermando che un attacco iraniano ucciderebbe fino a cinque milioni di ebrei. Rafsanjani ritiene che, anche se Israele rispondesse ricambiando l’attacco, l’Iran probabilmente perderebbe solo 15 milioni di persone che, ha detto, sarebbero "un piccolo sacrificio fra i miliardi di musulmani nel mondo". Diversi leader religiosi iraniani hanno ripetuto queste equazioni del genocidio. Quest’attitudine apocalittica, unita all’aspettativa della ricompensa celeste per l’uccisione di milioni di ebrei, rende irrealistica l’abituale deterrenza alla minaccia nucleare. Gli estremisti islamici - siano kamikaze o terroristi nucleari - non saranno dissuasi da semplici minacce di morte. Loro considerano il martirio come un passaggio necessario per arrivare al paradiso dove saranno ricompensati con 72 vergini.

Né la democrazia può aspettare che questa minaccia alla popolazione civile si faccia imminente. Israele ha il diritto, secondo la legge internazionale, di proteggere i civili dall’olocausto nucleare e questo diritto deve includere un’azione militare preventiva simile a quella condotta da Israele contro il reattore nucleare iracheno a Osirak nel 1981. Quell’attacco aereo "chirurgico" fu calcolato in modo da minimizzare le perdite, agendo una domenica pomeriggio. In effetti una persona fu uccisa, un tecnico che stava lavorando al reattore. Migliaia di vite - di israeliani, americani e curdi - furono quasi certamente salvate dall’attacco preventivo israeliano. Immaginate quale pericolo avrebbero dovuto affrontare la truppe americane in Iraq durante la prima guerra del Golfo se l’esercito iracheno avesse avuto l’atomica. E tuttavia, la comunità internazionale criticò Israele per essersi difeso ed esso fu vergognosamente condannato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’approvazione degli Stati Uniti. In via privata, diversi leader politici di buona volontà da tutto il mondo si congratularono con Israele per la sua tattica coraggiosa, misurata ed efficace nel salvare vite.

Più recentemente Condoleezza Rice ha detto che la storia ha rivendicato la giustezza dell’attacco israeliano, che impedì a Saddam Hussein di dotarsi di armi nucleari, ma non ha detto se gli Stati Uniti appoggerebbero un’iniziativa del genere da parte di Israele contro gli impianti iraniani.



Malgrado tutto ciò, l’attuale condizione della legge internazionale rimane assai discutibile: l’assurda interpretazione della legge internazionale da parte del Consiglio di sicurezza impedisce a una democrazia minacciata da un’ecatombe nucleare - minacciata da un dittatore assetato di sangue come Saddam - di prendere le proprie precauzioni agendo militarmente per dissipare la minaccia rivolta alla popolazione. Secondo questo punto di vista gli Stati Uniti non dovrebbero agire preventivamente contro i gruppi di terroristi che minacciano obiettivi civili. Noi dovremmo aspettare il loro attacco, anche se si tratta di kamikaze. Questa interpretazione irrealistica e perversa della legge internazionale deve essere cambiata rapidamente per affrontare situazioni per le quali la semplice deterrenza non basta. Le democrazie devono essere autorizzate a condurre azioni militari preventive contro le gravi minacce alla loro popolazione o alla loro stessa sopravvivenza. Benché l’attacco armato preventivo si sia fatto una cattiva reputazione fra alcuni dopo l’intervento in Iraq, deve poter rimanere un’opzione praticabile quando la deterrenza non basta e la minaccia è abbastanza seria.

Oggi le persone più responsabili guardano all’attacco "chirurgico" da parte di Israele contro il reattore di Osirak come al paradigma della prevenzione misurata, malgrado la condanna del Consiglio di sicurezza. (Molti dimenticano che l’Iran attaccò il reattore iracheno prima degli israeliani ma non riuscì a distruggerlo). Se le produzioni nucleari iraniane fossero riunite in un solo luogo, lontano dai centri abitati, sarebbe morale (e legale, dal punto di vista della legge internazionale) per Israele distruggerlo. Ma gli iraniani hanno imparato la lezione dell’Iraq e, secondo i più recenti rapporti d’intelligence, hanno deliberatamente sparpagliato i centri di produzione nel Paese, anche in aree densamente popolate. Questo costringerebbe Israele a una scelta terribile: permettere all’Iran di completare la realizzazione di bombe nucleari dirette contro le sue città o distruggere le fabbriche, malgrado l’inevitabile uccisione di civili.

Le leggi di guerra vietano di bombardare i centri abitati da civili (anche in caso di ritorsione) ma permettono di bombardare l’industria bellica, compresa quella nucleare. Mescolando deliberatamente queste fabbriche alle case di abitazione, il governo iraniano ha deciso di esporre la popolazione civile agli attacchi e dovrà assumersi tutte le responsabilità per le morti provocate da un attacco. Israele, gli Stati Uniti e le altre democrazie costruiscono le loro strutture militari lontano dai centri abitati, proprio per minimizzare l’impatto sui civili. L’Iran fa esattamente il contrario. perché i suoi capi sanno che le democrazie civili - al contrario delle incivili dittature come la loro - esitano a colpire un centro abitato. Israele (con l’aiuto degli Stati Uniti) dovrebbe tentare ogni strada - diplomazia, minacce, azioni di disturbo, sabotaggi, uccisioni mirate di persone indispensabili al programma nucleare iraniano ecc. - prima di passare all’opzione militare. Ma se ogni altro sistema dovesse fallire, Israele (o gli Stati Uniti) devono affrontare la minaccia nucleare iraniana prima che compia il genocidio per cui è stata progettata.
Mi trovo completamente d'accordo con l'articolo di Dershowitz: di fronte a un nemico che ama la morte, compresa la propria ("l’Iran probabilmente perderebbe solo 15 milioni di persone"), più della vita, la semplice deterrenza è virtualmente inutile, così come lo è contro un singolo attentatore suicida.



Se tutte le altre strade falliranno, un attacco preventivo sarà perfettamente giustificato.



Ma, a proposito: che ne pensano, i pacifisti di casa nostra, di tutto questo?



Qui c'è un regime, quello iraniano, che parla esplicitamente di scatenare una guerra nucleare e che ritiene "accettabile" una previsione di almeno 20 milioni di morti (5 milioni di ebrei e 15 milioni di iraniani), per non parlare dei milioni che morirebbero negli anni successivi a causa delle radiazioni: tutto bene, cari pacifisti?



Niente da dire? Niente bandiere arcobaleno da sventolare?




Aspettate forse l'eventuale attacco preventivo israelo-americano per ricordarvi di essere pacifisti e per condannare "l'infame aggressione fascista (quella di Israele e USA, naturalmente: gli iraniani sarebbero i buoni,come sempre)"?



Sempre su Informazione Corretta, in calce all'articolo a firma Alan Dershowitz, viene riportato un articolo di Aldo Baquis che parla del recente potenziamento del missile iraniano (derivato, guarda caso, da tecnologia nord-coreana: l'Asse del Male non è solo uno slogan o una sigla a effetto, decisamente) Shahab-3.



Per finire, il Telegraph riporta la notizia di minacce di attacco preventivo da parte dell'Iran contro Israele e contro le truppe USA in Irak, a ulteriore dimostrazione del fatto che il regime islamista iraniano vuole portare a termine il suo programma di costruzione di armi nucleari a qualunque costo, anche a rischio di scatenare una guerra con gli Stati Uniti, se necessario: un ulteriore punto a favore della tesi di un totale disarmo nucleare di questo regime, con le buone o con le cattive.



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