martedì 27 maggio 2003

Lucciole per lanterne



Ovvero: come scambiare un banale peto elettorale per il Vento Del Cambiamento.



Premetto che non sono un elettore del centro-destra: negli ultimi anni, quando non sono rimasto a casa, ho sempre votato per i miei vecchi compagni radicali (in epoche ormai lontane sono anche stato un iscritto - e militante - del PR della Lombardia).



Non ho nessuna simpatia per Berlusconi, che non considero nè un "vero" uomo politico nè tantomeno uno statista, ma semplicemente un abile politicante dotato in egual misura della giusta dose di populismo e della giusta quantità di risorse economiche - sfortunatamente una combinazione apparentemente irresistibile, per gli italiani.



Se non sono - nè intendo diventare, se le cose restano così - un elettore di questo centro-sinistra è perchè lo considero una Armata Brancaleone senza una leadership degna di questo nome, senza uno straccio di progetto politico (al massimo riescono ad accrocchiare delle patetiche wish-list totalmente slegate dalla realtà e frutto del compromesso fra le decine di anime della coalizione), e sostanzialmente fatto ostaggio dall'ala massimalista e ultra-conservatrice dei vari Salvi, Cofferati, Moretti e compagnia cantante - e quindi perlomeno altrettanto inadeguato rispetto agli interessi e alle necessità del Paese.



Detto questo, non posso non restare stupito di fronte ai commenti che stanno accompagnando l'esito del primo turno delle amministrative.



A sentire i vari Fassino e Rutelli e i loro epigoni, pare che le truppe poliste siano state sbaragliate su tutta la linea, travolte appunto dal Vento Del Cambiamento (le maiuscole erano chiaramente avvertibili nelle interviste).



Veramente non mi risulta: a giudicare dalle percentuali in campo, direi anzi che è praticamente certo che, in sede di ballottaggio, il centro-destra riuscirà a vincere la maggior parte delle sfide ancora aperte e a portarsi a casa, come vaticinavano ieri sera alcuni esponenti della CdL, almeno 7 provincie su 12 (fino al 25 Maggio la CdL ne amministrava solo 6 su 12, cioè una di meno).



Significativo inoltre il fatto che in Gran Bretagna e Spagna, altri Paesi che come l'Italia si sono schierati a favore della guerra in Irak, i partiti di governo abbiano subito delle sconfitte più o meno nette in consultazioni elettorali analoghe (in Spagna addirittura negli stessi giorni): in Italia questo sostanzialmente non è successo, e la coalizione di governo ha buon gioco a parlare di sostanziale tenuta, se non addirittura di avanzamento.



A questo va aggiunto che a Roma, il fiore all'occhiello di queste elezioni per il centro-sinistra, per dirla con Brontolo un ex fascista è stato sconfitto da un ex democristiano appoggiato da un caravanserraglio composto da almeno 8-10 differenti partiti e partitini: non proprio un trionfo del correntone o dei cofferatiani, insomma - casomai la dimostrazione del fatto che per vincere bisogna spostarsi al centro, e non verso le "estreme".



Certo, Roma è una provincia "importante", ma a parte questa unica vittoria veramente netta resta il fatto che il centrodestra, che prima pareggiava 6 a 6, si appresta a vincere per 7 a 5 - insomma, come diceva Totò, l'operazione è riuscita, ma il paziente è morto: sarebbe questo il "significativo cambio di rotta"? Davvero qualcuno a sinistra vuole stappare lo champagne per un risultato come questo?



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