lunedì 8 novembre 2004

Van Gogh, Eurabia e 'multiculturalismo'

Segnalo, un po' in ritardo, un ottimo editoriale di Magdi Allam sul Corriere della Sera:
SE L’ODIO CONTAGIA L’EUROPA

Lo sgozzamento di Theo Van Gogh, un atroce rituale del terrorismo islamico perpetrato da un giovane olandese di origine marocchina nel centro di Amsterdam, ha probabilmente inferto il colpo mortale all’idea e all’utopia del multiculturalismo in Europa. Anche se ha avuto molto meno risonanza della strage di Madrid dello scorso 11 marzo, gli effetti del barbaro assassinio di Van Gogh potrebbero rivelarsi ben più gravi e incisivi sul futuro della convivenza tra gli autoctoni e le minoranze etnico-confessionali del Vecchio continente.

Perché ormai costringe l’insieme dell’Occidente a interrogarsi e a dare delle risposte convincenti alla propria crisi d’identità che si afferma in modo speculare e simmetrico a quella che da oltre un trentennio attanaglia il mondo islamico. Una crisi che esplode all’indomani del crollo del Muro di Berlino nel 1989.
La dissoluzione della controparte (l’impero comunista) che legittimava una certa identità impone all’Occidente di guardarsi allo specchio, di riscoprire i suoi valori profondi al di là del contesto dello stato dell’emergenza della Guerra fredda protrattasi per mezzo secolo.

Sul fronte opposto, l’offensiva della rivoluzione democratica che ha investito l’Europa orientale e altre parti del mondo è stata recepita come un’aggressione a un’identità islamica in balia di teocrazie e di autocrazie traballanti.

Un'identità islamica che a partire dal 1967, la sconfitta degli eserciti arabi e il crollo dell'utopia panaraba, era riuscita a produrre la crescita dell'integralismo e l'involuzione della mentalità e dei costumi. In questo contesto il terrorismo islamico privatizzato e globalizzato da Osama bin Laden ha finito per rappresentare la deriva più deleteria e disumana.

Eppure questa identità islamica radicale, così fortemente e violentemente contrapposta ai valori fondanti e comuni della civiltà occidentale, riesce a far breccia tra taluni giovani musulmani residenti o addirittura nati in Europa, di fatto cittadini europei.

Non è un caso che il colpo di grazia al multiculturalismo provenga dall'estremismo e dal terrorismo islamico. Perché l'ideale della coesistenza tra diversi non può reggere se qualcuno immagina se stesso come l'incarnazione del Bene e si auto-attribuisce il dovere etico e messianico di sconfiggere con tutti i mezzi il Male. Ed è appunto questo il caso degli estremisti e dei terroristi islamici che sono pregiudizialmente contrari alla coesistenza con i "miscredenti" e gli "apostati", mentre tendono a considerarsi come una "comunità di fedeli" a sé stante, uno Stato teocratico in nuce all'interno dello Stato di diritto. Che si avvale e sfrutta la democrazia e le garanzie costituzionali dello Stato di diritto per affermare il proprio potere oscurantista e violento tra le comunità musulmane in Europa.

Come da copione, anche il giovane terrorista islamico che ha sgozzato van Gogh ad Amsterdam, emulando le gesta di Al Zarqawi in Iraq, è il prodotto di un processo di indottrinamento e arruolamento che ha al suo centro una moschea integralista che si ispira all'ideologia wahabita predominante in Arabia Saudita. Questo efferato crimine dimostra come se anche non tutte le moschee sono integraliste, estremiste o terroriste, tutti gli integralisti, gli estremisti e i terroristi sono diventati tali in una moschea.

C'è un nesso evidente tra una certa predicazione che inneggia alla Guerra santa e esalta i kamikaze, la "conversione" all'estremismo islamico dei fedeli, l'adozione della fede nel "martirio" e l'attuazione dell'attentato terroristico. E purtroppo è assai labile e imprevedibile la distanza che separa lo stadio della libertà di espressione e di associazione, tutelati dallo Stato di diritto, dal compimento del crimine vero e proprio.

La crisi del multiculturalismo dovrebbe insegnarci che solo un Occidente con una forte identità, sul piano ideale, religioso e culturale, può confrontarsi e aprirsi in modo costruttivo e pacifico con gli "altri". E che il traguardo deve essere un sistema di valori condiviso all'interno di una comune identità.

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