giovedì 17 giugno 2010

Avevano ragione i pacifisti, la democrazia non si può esportare

Specialmente in Italia.
Più leggo infatti le dichiarazioni - e le clamorose menzogne, o i volontari fraintendimenti - di esponenti delle varie anime di quella che in Italia passa per essere "la sinistra" in ordine al provvedimento sulle intercettazioni (e non solo a quello) e più mi convinco che Flaiano aveva ragione: gli italiani si dividono in fascisti di destra e fascisti di sinistra.

Non gliene importa niente della libertà, o meglio il loro concetto di "libertà" consiste nel diritto di privare gli altri, gli avversari, della propria.

L'Italia non sarà mai una vera democrazia "occidentale" di stampo liberale, e non per colpa della sua (peraltro patetica) classe dirigente (e non parlo, ovviamente, solo dei politici: anzi) ma a causa degli italiani, della "base": è la base che è refrattaria, è impermeabile alla cultura liberale dei diritti e dei doveri, alla democrazia così come viene vissuta nei Paesi occidentali.
Sono gli italiani che oscillano continuamente fra anarchia e autoritarismo, rifuggendo sempre e comunque dalla "piatta banalità" dei Paesi civili.

Non è un caso se qui da noi il fascismo, nato come movimento rivoluzionario "di sinistra" e consolidatosi come regime "di destra", per lunghi anni ha goduto del consenso della grande maggioranza della popolazione: prima dell'8 Settembre, secondo quanto riportato anche da Giorgio Bocca, i "partigiani" erano complessivamente meno di tremila in tutto il Paese, e se l'Italia non fosse entrata in guerra molto verosimilmente Mussolini sarebbe morto tranquillamente nel suo letto, come Francisco Franco in Spagna.

Bisogna prenderne atto: quello italiano non è uno di quei popoli che anelano alla libertà, al massimo anela alla licenza, a farsi i fatti propri senza essere troppo vessato dal governo, di qualunque colore esso sia, e a vedere opportunamente mazzuolati quelli che considera i propri "nemici", tutto qua.

Significativo il comportamento dei farlocchi della "sinistra" (fascista): ogni santo giorno si riempiono la bocca di parole come "libertà", "democrazia", "Costituzione", "fascismo" ma in realtà stanno gettando le basi per un regime poliziesco che niente ha da invidiare a quello mussoliniano o a quelli dell'ex Europa dell'Est.

Quello che non tollerano del "regime berlusconiano" (sic) non è tanto che sia un "regime", ma che sia, appunto, "berlusconiano": saranno felicissimi di applaudire e sostenere un regime anche ben peggiore, purché alla sua guida non ci sia l'odiato Berlusconi ma un politico o un capopopolo "di sinistra".

Il vero - e solo - problema per loro non è che ci sia - posto che ci sia - un regime: è che il lìder maximo di questo regime è Berlusconi e non un Chavez o un Castro de noantri, tutto qui.

Questo, e non altro, è il dramma, la sventura di questo Paese: i suoi abitanti - o, come diceva Prezzolini, l'Italia sarebbe un Paese meraviglioso, se non fosse per gli italiani.

Stando così le cose, non contate su di me: la scelta fra fascismo "di destra" e fascismo "di sinistra" mi lascia indifferente, non mi interessa, è una scelta illusoria, un falso problema.

D'ora in poi eviterò accuratamente di recarmi a votare: non mi interessa andare a votare "in difesa" di una destra illiberale o "a favore" di una alternativa di sinistra intimamente stalinista, non vedo punti di contatto fra me e queste due diverse ma in realtà speculari forme di negazione della libertà individuale.

Forse resterò a vivere in questo Paese di fascio-comunisti inconsapevoli, o forse no: anche questo, tutto sommato, è indifferente, non è importante come pensavo un tempo: si può essere liberi ovunque, non è questione di quadro politico-istituzionale, di fattori "esterni", ma di quello che si è e che si sente "dentro".

Un servo lo sarà sia in democrazia che sotto una dittatura, un uomo libero sarà libero sempre e dovunque, anche in carcere.




Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.