mercoledì 14 settembre 2005

Casalingpaese

Casalingpaese, è così che dovrebbe chiamarsi l'Italia: non un Paese moderno, civile, dinamico, ma un piccolo mondo antico, una versione per minus habens di Pleasantville, una parodia del Libero Stato di Bananas popolato da "cittadini" (le virgolette sono d'obbligo) che farebbero un figurone in una qualunque città del terzo mondo, non certo in Europa, e che continuano pervicacemente a votare dei politici arroganti e imbecilli - una combinazione micidiale - che fanno il contrario di quello che promettono, che ignorano le aspirazioni e le scelte degli elettori, che stanno portando alla rovina (tutti, sia chiaro: quelli di destra come quelli di sinistra, quelli di sinistra anzi promettono di fare ancora peggio) quel poco che resta di questo disgraziato Paese.

Per quanto mi riguarda, sottoscrivo le parole di Prezzolini: l'Italia ormai è morta, finita, resta soltanto il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere ma che a questo punto non credo più che potrà diventare.

Non è più il mio Paese. Non è più Italia: d'ora in poi sarà Casalingpaese.

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