martedì 1 giugno 2004

L'occasione del 2 Giugno


Alla vigilia dell'appuntamento di Roma, riporto l'editoriale scritto da Stefano Folli (Corriere della Sera) lo scorso 30 maggio:
L’occasione del 2 giugno

di Stefano Folli

Mai come quest’anno gli italiani dovrebbero andare in piazza e festeggiare il 2 giugno, festa della Repubblica e dell’unità nazionale. Si dirà: ma è solo un rituale. Non proprio, e soprattutto non quest’anno. Si avverte sospesa nell’aria un’inquietudine strana, un senso di sgomento. Si lanciano allarmi e si prevede la città di Roma sotto assedio tra il giorno della Repubblica e il 4 giugno, quando arriverà il presidente Bush. Non si capisce bene fino a che punto ci sia da temere, ma tutti hanno la sensazione di un’oscura minaccia. Oscura perché indefinibile, inafferrabile. Di vero ci sono le immagini dei soldati italiani che si sono difesi e hanno combattuto a Nassiriya, con i mezzi e nei limiti di un regolamento adatto a una missione di pace più che a uno scenario di guerra. Di vero ci sono le notizie di morte che giungono in queste ore dall’Arabia Saudita e parlano dell’assalto di Al Qaeda alla monarchia saudita. Di vero in casa nostra c’è una ragnatela di forze politiche che polemizzano fra loro in modo aspro, il che è logico, ma anche confuso e nel complesso poco credibile. Senza riuscire a trasmettere un messaggio chiaro a chi fra due settimane dovrà votare.



Si dice che tanti errori e un eccesso di opportunismo, nei due campi maggiori di destra e di sinistra, abbiano finito per logorare il sistema bipolare e lo espongano addirittura al rischio di sfaldarsi. Se è così, è una ragione di più per ritrovarsi dopodomani intorno alle istituzioni. O, se si vuole, intorno a valori non retorici. Per il rispetto dovuto in un’ora di lutto alle forze armate, che hanno il diritto di sentire alle spalle la solidarietà convinta del Paese nel momento in cui espongono la bandiera italiana nel caos iracheno. Un conto sono le scelte politiche, un altro è l’omaggio ai suoi soldati da parte di un popolo maturo. Perciò dobbiamo augurarci che i progetti di disturbare la sfilata di Roma siano solo le velleità di un gruppetto di millantatori incappucciati, privi di appoggi. E’ bene sperarlo più che altro per una questione di dignità. In cinque anni Carlo Azeglio Ciampi ha reso popolari i simboli del patriottismo, ha saputo riproporre un’idea risorgimentale (e del tutto persa nell’oblio) di nazione proiettata verso l’Europa. E’ un lavoro prezioso che ruota idealmente intorno alla festa del 2 giugno e che oggi serve a dare una cornice sicura a un Paese un po’ disorientato. Sarebbe assurdo dimenticarsene.



In termini quasi analoghi, le cerimonie per la Liberazione di Roma, il 4 giugno, vanno gestite con nervi saldi e al di fuori di qualsiasi calcolo elettorale. Da questo punto di vista, il ministro Pisanu rappresenta una garanzia di equilibrio e gli allarmi da lui lanciati vanno intesi come un’offerta rivolta all’opposizione perché collabori a isolare i violenti. Esiste il precedente del Social Forum a Firenze, quando si riuscì a evitare un disastro annunciato grazie al senso di responsabilità di tutti. Ora si può ripercorrere la stessa via ragionevole, come sarebbe nell’interesse generale a pochi giorni dalle elezioni. Fatto salvo qualche incorreggibile oltranzista.

Un passo per volta. Salvare lo spirito del 2 giugno significa disporsi a leggere il successivo viaggio lampo di Bush a Roma per quello che è: l’occasione di ricordare gli eventi di 60 anni fa. La libertà di Roma, lo sbarco in Normandia, la libertà dell’Europa. Nulla di più. Nessuna giustificazione della politica americana in Iraq, nessuna volontà di chiudere la bocca ai dissidenti. Se qualcuno volesse usare Bush in chiave elettorale, commetterebbe un grave errore.

Sarà la settimana più lunga per tanti italiani. Proviamo a cominciarla bene il 2 giugno.
Il punto è: ma siamo un popolo maturo? Francamente, non mi risulta: pare piuttosto che ancora oggi gli italiani, più che un popolo nel senso più profondo, siano una multiforme mandria meccanizzata che occupa "casualmente" lo stesso territorio, ancora lontani dal sentirsi veramente parte di una Nazione - quanto alla maturità della nostra classe politica, sia di governo che di opposizione, meglio stendere un velo pietoso.



Sono pessimista, quindi: probabilmente l'occasione di cui parla Folli si rivelerà, ancora una volta, una occasione sprecata.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.