martedì 29 giugno 2004

Irak, richiesto il suffisso Internet '.iq'


Attualmente il suffisso .iq, equivalente al nostro .it, è controllato, guarda caso, da un palestinese accusato di finanziare il gruppo terroristico Hamas - per la serie: legami fra l'Irak di Saddam e i terroristi? Naahhhh....



Dal Corriere della Sera:
I nomi sono la conseguenza delle cose, ma è vero anche il contrario. L'Iraq, ad esempio, è un paese che vorrebbe rilanciarsi economicamente, e per farlo tramite Internet avrebbe bisogno di un suffisso che contraddistingua i propri siti (l'Italia, per intendersi, ha "it", la Francia "fr").



UN TEXANO PALESTINESE - Il problema è che il suffisso che naturalmente gli spetterebbe, "iq", è controllato dalla società texana Infocom, di cui è proprietario Bayan Elashi, un palestinese sotto processo negli Stati Uniti con l'accusa di finanziare il movimento integralista di Hamas. Il governo iracheno ha ufficialmente chiesto l'uso del suffisso all'Icann, la società che assegna i nomi e i numeri di internet. Il presidente della Commissione governativa che ha avanzato la richiesta, Siyamend Othman, ha scritto in maggio all'Icann, spiegando che il controllo del suffisso sarebbe "un'importante, tangibile, simbolica pietra miliare per questa nazione".



IL PRECEDENTE DELL'AFGHANISTAN - Il governo guarda con fiducia il precedente dell'Afghanistan, a cui venne riassegnato il suffisso dopo la caduta dei talebani. In Iraq solo il 6% della popolazione ha accesso ad Internet, e il 2% naviga regolarmente. Tuttavia c'è chi nel paese mesopotamico vede "un mercato potenzialmente enorme per le tecnologie dell'informazione", come Hayder Aziz, piccolo imprenditore del settore tecnologico, che spiega: "iq sarebbe estremamente importante per le aziende irachene per identificarsi con l'Iraq, ed anche per le istituzioni educative e governamentali". Ne è convinto anche l'ex amministratore americano Paul Bremer, che ha inviato una lettera all'Icann per convincerla che il possesso del suffisso "iq" sarebbe un "segnale per gli investitori che l'Iraq si sta ricostruendo verso un futuro di alta tecnologia".


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