giovedì 22 aprile 2004

I soldati spagnoli: 'cosi' facciamo la figura dei codardi'


Zapatero, che ha inaugurato il suo governo al grido di "adesso vi faccio vedere come scappa uno spagnolo", chiaramente il problema non se lo pone - loro invece sì:
Di Monica G. Prieto - Fonte: El Mundo - Traduzione: Valeria Saccone.



Parlano i soldati spagnoli: "Sembra una fuga precipitosa, noi volevamo uscirne a testa alta"



Base España

DIWANIYA - Nella Base España, il distaccamento della Brigata Plus Ultra di Diwaniya, ci sono due tipi di reazione rispetto alla ritirata delle truppe. La prima, ufficiale e adatta alla stampa, risponde a un ordine chiaro dettato da Madrid e si limita a una specie di "don't think, just do it" (non pensare, fallo), secondo cui i militari non hanno un'opinione e si limitano solo a rispettare gli ordini. Però la seconda reazione, quella che non esiste perché "se sanno che stiamo parlando con i giornalisti ci uccidono", è molto diversa dalla presunta abnegazione con cui, in teoria, hanno preso la notizia. "Tutti questi mesi di lavoro e adesso viene un politico e rovina la nostra immagine", si lamenta un soldato che preferisce rimanere anonimo. "Adesso il mondo intero penserà che siamo dei vigliacchi...". L'ordine di ritirata dei 1.300 soldati che lavorano nelle regioni di Qadisiya e Najaf (ieri in questa zona la base spagnola è stata raggiunta da 15 colpi di mortaio, nessun ferito) è arrivata alla maggior parte dei militari dalla tv o dai familiari che lo hanno raccontato al telefono. Pochi quelli che l'hanno saputo dai loro superiori. Il cambio di missione si è notato appena. La Brigata Plus Ultra III, che doveva sostituire la Plus Ultra II, si chiama adesso Unità di Ripiegamento del Contingente Spagnolo (Urce) e, come spiegano i portavoce, si ridurrà il numero di effettivi dei tre ultimi battaglioni che stanno per arrivare. Il senso della missione cambia nei termini scelti da José Bono, il nuovo ministro della Difesa spagnolo.

"Il ripiegamento deve realizzarsi con la maggior sicurezza e nel minor tempo possibile, ma senza la prima condizione non ci può essere la seconda", spiega il tenente colonnello José Puig Valero, portavoce dell'Urce. Puig Valero segnala che per il momento "abbiamo ordini che diventeranno piani" di ritirata. Nella Base Espaņa non si parla di scadenze né sembra che ci sia molta voglia di lasciare Diwaniya, soprattutto tra i 500 militari volontari arrivati il 3, l'11 e il 15 aprile per sostituire i colleghi che avevano terminato i quattro mesi di missione.

La reazione di questi spagnoli in uniforme risulta asettica. I militari (in interviste realizzate obbligatoriamente sotto lo sguardo attento dei capi del dipartimento di Informazione) puntavano tutti nella stessa direzione. "Noi ci limitiamo a obbedire agli ordini che riceviamo, non progettiamo nient'altro", affermava il caporale Jesús Andrés Blanco. "Nella mentalità militare non c'è spazio per le proposte. Ubbidiamo agli ordini nella miglior forma possibile", diceva il comandante Eduardo Autran Pérez, 47 anni, che probabilmente arriverà oggi in Spagna.

Al riparo dal severo controllo dei comandi, le risposte dei soldati sono molto diverse. La tensione che - dicono - ha generato la decisione di Zapatero ha fatto sì che alcuni militari rompessero la legge del silenzio per fare una durissima critica alla ritirata. "Che penseranno adesso gli spagnoli? Noi continueremo a fare missioni e questo danneggerà la nostra immagine", dice un soldato. "Hanno rovinato il lavoro di nove mesi... e i morti a che sono serviti?".

"Hanno offeso l'onore dell'Esercito. Noi siamo volontari e siamo venuti fin qui per fare il nostro lavoro, e adesso arrivano i politici e ci rovinano la missione", affermava un altro militare, quattro mesi di lavoro alle spalle. "Qui è dove accumuliamo esperienza e dove possiamo rendere al massimo. È una guerra non dichiarata. Vogliamo fare bene il nostro lavoro e andarcene con la testa ben alta e non con la coda tra le gambe».

Questi soldati confermano che le relazioni con i soldati statunitensi sono peggiorate da quando domenica scorsa si è saputa la notizia della ritirata. "Da due giorni gli americani hanno cambiato faccia, non ci vedono più di buon occhio e questo nonostante che gli spieghiamo che si tratta di politica, che non ha niente a che vedere con noi», aggiunge un soldato con una certa frustrazione: "Lasceremo la missione per guadagnare voti, per opportunismo".
Fonte: Corriere della Sera.



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