lunedì 15 settembre 2003

Yoko Ono, ovvero: per chi suona la ca(ra)mpana


La ca(ra)mpana, manco a dirlo, suona (anche) per noi schifosi guerrafondai, noi che abbiamo sconsideratamente appoggiato l'ennesima atroce invasione degli imperialisti americani; Yoko no, lei fin dal principio era contro la guerra, e adesso per rilanciare il Verbo Pacifista ha deciso di spogliarsi, a 70 anni, in una performance intitolata "Cut piece".



Yoko Ono si era già esibita in una identica performance nel 1964, in Giappone:
Venite a tagliare un lembo dei miei abiti nel punto che preferite purché non sia più grande di una cartolina - ha annunciato a Parigi Yoko Ono - La prima volta, nel 1964, l'ho fatto con collera, il mio cuore era sconvolto. Oggi lo farò con amore, per voi, per me, e per il mondo.
A parte che avrei preferito, casomai, un remake della performance di quelle giovani modelle americane che si erano spogliate nude in Central Park a New York subito prima della guerra (lo so: sono un Porco Maschio Sciovinista - o, più sinteticamente, un Porco), non posso non constatare ancora una volta l'ipocrisia e la bassezza morale di certi atteggiamenti da pacifinti.



Il Nuovo infatti ci informa che la nostra pasionaria, già molto tempo prima di decidere di mostrare alle masse pacifiste osannanti i risultati miracolosi del suo ultimo lifting, si è impegnata a fondo per la Causa Della Pace: ...e prima della guerra in Iraq, pubblicò su parecchi quotidiani il messaggio Imagine Peace... Spring 2003, immaginate la pace... primavera 2003, il che lascia intuire che, secondo Yoko, prima dell'intervento della coalition of willings in Irak la pace regnasse sovrana.



Certo, era una strana pace: la pace dei cimiteri e delle fosse comuni, la pace degli oppositori e dei loro familiari, bambini compresi, messi pacificamente sotto chiave nelle prigioni e nei centri di tortura del pacifico regime di Saddam, ma evidentemente per Yoko Ono pur sempre di pace si trattava, e quindi dàgli ancora una volta agli odiati cowboys di Bush e ai loro infami lacché...



Ancora una volta, non sento pronunciare una sola parola e non vedo volare via neanche un bottone o una cerniera lampo, figurarsi un vestito intero, contro la guerra in Cecenia o contro l'occupazione del Tibet, col relativo contorno di repressioni, stragi, detenzioni illegali e torture: immagino si tratti di un caso, comunque, di una banale dimenticanza: proprio come in tutti gli altri casi, proprio come in tutti questi mesi e anni di pacifismo a senso unico.



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