venerdì 5 settembre 2003

Per l'Unita' certi giorni il Corriere e' buono, certi giorni e' di regime


Un paio di post più in basso rilevavo che forse i pericoli per la libertà di stampa ipotizzati dall'Unità e da certa sinistra rococò in occasione del passaggio di consegne al Corriere (da De Bortoli a Folli) erano alquanto infondati, oppure espressi in malafede.



Oggi la sinistra rococò inneggia al Corriere - in giro per la Rete si possono leggere commenti del tipo "il Corriere dichiara guerra a Berlusconi" e "l'atomica sganciata dal Corriere su Berlusconi" - ma solo poche ore fa il direttore dell'Unità definiva due articoli critici sulla sinistra apparsi sul Corriere come "atti di regime, risposte vigliacche agli ordini del Cavaliere, editti di fede ansiosa e militante".



È questo il metro usato dall'Unità e dalla sinistra massimalista-girotondista per valutare la stampa italiana? Se un quotidiano scrive cose che piacciono al direttore dell'Unità allora quel quotidiano è libero, indipendente, democratico, progressista e chi più ne ha più ne metta, se poi l'indomani quello stesso quotidiano scrive qualcosa che rattrista l'ineffabile timoniere del quotidiano dei resistenti allora diventa un fogliaccio di regime, un covo di infami lacché, di vili pennivendoli venduti al sistema, di camerieri del Berluska?



A questo proposito riporto un commento apparso sul Riformista del 4 Settembre, che sottoscrivo pienamente:
Un po' di civiltà nel dibattito pubblico italiano non guasterebbe.



Se uno ce l'ha con Bondi (e di questi tempi ha pure ragione) non deve mica decimare chi non si arruola nelle brigate anti-Bondi.



Questa è davvero una logica da guerra civile. La guerra civile non c'è finché anche chi non è in uniforme conserva il diritto di andare a spasso con le proprie idee.



Proprio chi chiede ogni giorno civiltà all'avversario politico non può poi iscrivere due commentatori del Corriere, Angelo Panebianco e Galli Della Loggia, tra i camerieri di Porto Rotondo.



Lo ha fatto ieri il direttore dell'Unità, secondo il quale due articoli critici sulla sinistra sono atti di regime, risposte vigliacche agli ordini del Cavaliere, editti di fede ansiosa e militante.



Se è così che ragiona, la sinistra non merita di vincere.


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