giovedì 4 settembre 2003

Scuola privata: giusti i contributi statali


La concessione a "chiunque", senza limiti di reddito, di contributi a parziale rimborso delle rette delle scuole private ha scatenato l'immancabile, prevedibile, scontata, direi pavloviana reazione della sinistra massimalista e girotondista: il Riformista pubblica un editoriale, che condivido, che mette le cose nella giusta prospettiva:
Nel dibattito sulla cosiddetta scuola privata (che sarebbe meglio chiamare indipendente, perché una funzione pubblica può essere svolta anche da una scuola non statale) c’è infatti un aspetto che si dimentica sempre: essa solleva di una quota di studenti, e dunque di spese, il sistema pubblico.

Gli fa risparmiare qualcosa, a beneficio indiretto di chi la frequenta.

Se i genitori sono - come devono essere - liberi di scegliere l’istruzione che ritengono migliore per i loro figli, e visto che continuano a pagare per intero le tasse e dunque partecipano solidalmente come tutti gli altri al finanziamento della scuola pubblica, possono aspirare a una forma di rimborso parziale per il mancato utilizzo del servizio pubblico.

Intendiamoci: siamo convinti che il sistema educativo nazionale debba basarsi su una forte, pluralista, laica scuola pubblica. Almeno se il suo obiettivo non è quello di formare una elite e di trascurare tutti coloro che per censo o per talento nell’elite non ce la fanno ad entrare. Ma non comprendiamo il riflesso condizionato che a sinistra scatta sempre nei confronti della scuola non statale. Che, tra l’altro, non è solo confessionale, e dunque non giustifica una guerra di religione.
Come si dice? Non avrei saputo dirlo meglio...



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