martedì 2 settembre 2003

E stacca, e riattacca... che si decida, che diamine...


Prima uomo. Poi donna. Quindi ancora uomo. Accade così che un trentacinquenne australiano, Alan Finch, dopo essere diventato donna a 19 anni ora vuole ritornare uomo.



E qui vorrei fare una riflessione non sulla notizia principale (il doppio cambio di sesso) ma su quella che a prima vista pare una semplice appendice: lo psicologo della persona in questione vuole intentare causa allo Stato australiano, reo di avere un atteggiamento "troppo permissivo" (sic) in fatto di operazioni di cambio di sesso - come dire: la cazzata l'abbiamo fatta io e il mio cliente/paziente, ma la colpa è dello Stato/mamma/chioccia che non ha saputo vigilare abbastanza da vicino sui suoi poveri, indifesi e inconsapevoli pulcini.



Altro esempio: qualche tempo fa una donna australiana che dopo essersi sbronzata come un cosacco era andata a sbattere con la macchina contro un albero e si era procurata gravissime lesioni permanenti ha fatto causa al pub dove le avevano servito da bere: secondo lei, la colpa dell'incidente è infatti del gestore del pub, che avrebbe dovuto impedirle, eventualmente anche con la forza, di sbronzarsi.



Ma che fine ha fatto il principio di responsabilità individuale? E il libero arbitrio? Che cosa sta succedendo? Perchè sempre più persone adulte (?) si augurano/si aspettano uno Stato/Mamma che si preoccupi ogni momento che non si facciano la bua, che soffi loro il nasino e gli dica che cosa possono/devono fare per il loro bene?



Il discorso vale anche per quei tipi che negli USA (e non solo), dopo avere fumato due o più pacchetti di sigarette al giorno per decenni, fanno causa alle compagnie del tabacco per "avere taciuto" il pericolo per la salute rappresentato dal fumo di sigaretta: ma davvero chiunque abbia calcato il suolo di questo pianeta negli ultimi venti-trent'anni può affermare in buona fede di non aver mai letto o sentito dire che le sigarette nuocciono gravemente alla salute?



Davvero chi fino a ieri ha continuato a fumare imperterrito come una ciminiera del petrolchimico di Marghera senza essere minimamente sfiorato dall'idea di smettere oggi va considerato una inconsapevole vittima delle multinazionali del tabacco, un povero essere incapace di intendere e di volere? Mah, c'è qualcosa che mi sfugge...



Comunque, tornando alla notizia da cui è scaturito questo post, potete leggere una sintesi della storia di Alan/Helen (prossimamente di nuovo Alan, posto che non cambi nuovamente idea) su Il Nuovo.



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