domenica 1 giugno 2003

Poteva essere una strage



Immagino che il TG5 titolerà così, questa sera - e per una volta avrà ragione a sfidare le ironie di quelli di Zelig.



Poco meno di un paio di ore fa un piccolo bireattore, un executive appena decollato da Linate, è precipitato su di un capannone nella zona industriale di Peschiera Borromeo, a circa 500 metri dal percorso della tappa odierna del Giro d'Italia - facile immaginare cosa sarebbe potuto succedere se l'aereo fosse precipitato sulla folla che assisteva alla gara.



A quanto pare le uniche vittime sono i due piloti a bordo del jet: il capannone, che data la giornata festiva era vuoto, è stato semidistrutto dall'esplosione del jet e dall'incendio che ne è seguito.



La struttura ospitava una ditta che produce apparecchiature elettriche o elettroniche: non sembrano esserci pericoli di contaminazione per gli abitanti della zona.



Pare che la causa del disastro siano stati alcuni uccelli che sono stati risucchiati all'interno di uno dei reattori.



Ho abitato parecchi anni in quella zona, poche centinaia di metri più a est rispetto alla pista di atterraggio di Linate.



Ricordo che una volta stava davvero per succedere un macello: un DC-9 Alitalia in fase di avvicinamento alla pista a un certo punto aveva preso a deviare dal consueto corridoio di atterraggio e a puntare verso le case del mio quartiere (in particolare il muso dell'aereo sembrava puntare dritto dritto proprio verso il mio condominio).



Non so come sia successo: probabilmente i sistemi di bordo avevano perso il radiosentiero, e/o i piloti erano troppo occupati a eseguire i check finali per guardare cosa succedeva fuori.



Sta di fatto comunque che per circa venti-venticinque secondi l'aereo ha continuato ad abbassarsi, puntando nella direzione sbagliata.



Nel momento in cui ha sorvolato casa mia era talmente basso che avrei potuto tranquillamente fare ciao-ciao con la manina, ricambiato, ai passeggeri che, perplessi, guardavano fuori dai finestrini. Ancora una quindicina di secondi, e gli abitanti delle case dietro la mia avrebbero potuto stringergli direttamente la mano.



A questo punto per fortuna i piloti si sono resi conto della situazione e, questo gli va riconosciuto, hanno reagito in maniera egregia: hanno ridato piena potenza ai reattori e contemporaneamente, per ridurre il freno aerodinamico e aumentare la spinta verso l'alto, hanno ritirato su il carrello d'atterraggio.



Ho visto il DC-9 cabrare con una angolazione che fino a quel momento avevo ritenuto impossibile per un aereo commerciale, mentre l'improvviso fragore dei motori spinti al massimo faceva scattare gli allarmi antifurto su almeno una dozzina di automobili.



Può sembrare incredibile che dei piloti possano distrarsi durante una fase così delicata del volo, ma cose del genere possono succedere, e di tanto in tanto succedono: qualche anno fa un 747 di una compagnia USA ha rischiato di schiantarsi su una delle piste di Dallas perchè i piloti erano talmente impegnati a interpretare le informazioni fornite dai computer di bordo che si erano letteralmente dimenticati di abbassare il carrello d'atterraggio - in quell'occasione si sono salvati grazie all'interfaccia vocale del computer anti-collisione, che con grande tempismo si è messa a strillare "terrain, terrain" prima che fosse troppo tardi per riprendere quota.



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