martedì 25 gennaio 2005

Sono terroristi, non guerriglieri - lo dice anche la sentenza che li assolve

Dal Corriere della Sera:



Cinque islamici sono stati assolti dal reato di terrorismo internazionale dal GUP (giudice per l'udienza preliminare) Clementina Forleo. La posizione di altri due accusati per lo stesso reato è stata trasferita all'esame della magistratura di Brescia. Due dei tre islamici assolti dal reato principale sono stati tuttavia condannati, per altri reati, a tre anni di reclusione. Il terzo ha avuto un anno e 10 mesi. Il pm aveva chiesto condanne per tutti fra i 10 ed i sei anni di reclusione.



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Quello che si è concluso in giornata è parte di un processo ben più ampio avviato dalla procura di Milano nei confronti di un gruppo di islamici, per l'accusa legati alle strategie terroristiche dello sceicco Abderrazak, che sarà processato a parte, a febbraio, dalla Corte d'Assise di Milano. Strategie tese ad inviare kamikaze in Iraq. Al termine del suo processo, il giudice Forleo riconosce che gli imputati «avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il sostegno di strutture di addestramento paramilitare site in zone mediorientali, presumibilmente stanziate nel nord dell'Iraq». E anche che, a tal scopo «erano organizzati sia la raccolta e l'invio di somme di denaro, sia l'arruolamento di volontari, tutti stranieri e tutti di matrice islamico-fondamentalista». Ma «non risulta invece provato - aggiunge il giudice - che tali strutture paramilitari prevedessero la concreta programmazione di obiettivi trascendenti attività di guerriglia da innescare in detti (cioè in Iraq, ndr) o in altri prevedibili contesti bellici, e dunque incasellabili nell'ambito delle attività di tipo terroristico».



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Non solo. Il giudice Forleo ricorda il senso di alcuni articoli, e nel caso specifico l'art.18/2, della Convenzione Globale dell'Onu sul Terrorismo, laddove prevede un'esimente in ordine alle sanzioni in essa previste per le forze e i gruppi armati o movimenti diversi dalle forze armate di uno Stato, nella misura in cui si attengono alle norme del diritto internazionale umanitario. Si tratta di una norma in base alla quale, in sostanza, si riconosce che in guerriglia le attivitá violente sono lecite, purché non siano dirette a seminare terrore indiscriminato verso i civili.




E quindi? Decapitare persone disarmate, trucidare a colpi d'arma da fuoco lavoratori stranieri colpevoli solo di appartenere a un'altra fede, diversa da quella islamica, massacrare a colpi di Ak-47 decine di poliziotti (iracheni), farsi esplodere causando la morte di civili (iracheni) innocenti, fra cui sempre più spesso donne e bambini (iracheni): tutto queste non sarebbero "attivitá violente dirette a seminare terrore indiscriminato verso i civili"? Tutto questo non sarebbe terrorismo?



Lo stesso GUP "riconosce", bontà sua, che gli imputati "avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il sostegno di strutture di addestramento paramilitare site in zone mediorientali, presumibilmente stanziate nel nord dell'Iraq" nonché "l'arruolamento di volontari, tutti stranieri e tutti di matrice islamico-fondamentalista".



E, secondo lei, a che potevano servire queste "strutture di addestramento paramilitare" (dei campi paramilitari, mica dei villaggi vacanze), e che ci andavano a fare in Irak tutti questi volontari, "tutti stranieri e di matrice islamico-fondamentalista"? I turisti per caso?



Una dritta per il/la giudice: provi a guardare i telegiornali, di tanto in tanto, e in particolare i servizi relativi al quotidiano stillicidio di attentati suicidi commessi - con sua grande sorpresa, immagino - da "terroristi di matrice islamico-fondamentalista", spesso arruolati fuori dall'Irak, e in particolare - come già ampiamente dimostrato in vari altri casi - in Europa, e in Italia.



E un consiglio: si rilegga, con la dovuta attenzione, il famoso articolo 18/2 della Convenzione Globale dell'Onu sul Terrorismo, da lei citato ma forse non ben assimilato.



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