mercoledì 26 gennaio 2005

Sono repubblichini, non partigiani

Il solito ineffabile Gianni Vattimo ne ha sparata un'altra delle sue, puntualmente segnalata da Rolli:

Repubblica: IRAQ: VATTIMO, AL ZARQAWI COME UN PARTIGIANO



"Al Zarqawi e' da paragonare ai partigiani della Resistenza, anche loro venivano chiamati banditi dai nazisti". E' l'opinione del filosofo Gianni Vattimo, intervenuto questa sera alla trasmissione Controcorrente condotta da Corrado Formigli, in onda su SKY TG24. Alla domanda se chi ha sparato contro il maresciallo Simone Cola sia da considerare un terrorista o un guerrigliero, Vattimo ha risposto: "Secondo me e' un guerrigliero, non un terrorista."


Insomma, secondo Vattimo i bravi ragazzi che decapitano, massacrano, fanno saltare in aria anche gli stranieri, italiani compresi, ma ormai soprattutto (basta guardare le cifre) gli iracheni non sono dei terroristi: sono piuttosto dei guerriglieri, dei resistenti, l'equivalente dei nostri partigiani antifascisti e antinazisti (e quindi - se due più due fa ancora quattro - gli americani e i loro alleati, italiani compresi, sono i nazisti della situazione, pare di capire).



Temo proprio (eh, sì...) che le cose non stiano esattamente così, e che il paragone con i partigiani sia un tantino improponibile.



I partigiani erano nella stragrande maggioranza dei civili, provenienti dai vari strati della società italiana; combattevano le forze armate nazifasciste, non facevano strage di civili inermi; uccidevano prevalentemente militari tedeschi e militari o miliziani italiani appartenenti al regime che stavano combattendo: il loro obiettivo era quello di contribuire a liberare l'Italia dalla dittatura fascista, non di restaurarla.



In Irak la situazione è profondamente diversa: le formazioni terroriste sono composte prevalentemente da ex appartenenti al regime islamo-fascista di Saddam e da gruppi di islamici radicali provenienti spesso da altri Paesi (in particolar modo Iran e Siria, ma anche dall'Europa e dall'Italia, come ammette perfino il GUP Forleo) ; gli attentati coinvolgono indiscriminatamente militari stranieri e cittadini iracheni (uomini, donne, bambini, senza distinzione); come esplicitato da Al Zarqawi proprio nelle ultime ore, questi presunti "partigiani" lottano contro la democrazia e contro la libertà:

"La democrazia si basa sulla libertà di credo e di religione che permette a una persona di scegliere la fede che vuole; si basa sulla libertà di parola, qualsiasi forma essa abbia, anche se insulta la religione; si basa sulla separazione tra Stato e Chiesa che contraddice i principi dell'Islam; si basa sui partiti politici e sui gruppi, al di là della loro ideologia, sulla regola della maggioranza, anche se è corrotta, che permette all'infedeltà e alle pratiche sbagliate di moltiplicarsi.

O musulmani! Non fate la pace con chi vuole la democrazia, con chi fa pace con voi solo a patto che rinunciate alla vostra religione e con chi a questi obbedisce"

(estratti dell'ultimo proclama di Al Zarqawi, citato da Camillo)

L'obiettivo è quello di - come minimo - restaurare il regime totalitario di Saddam, che in 34 anni ha prodotto centinaia di migliaia di morti ammazzati nelle carceri di regime o nei villaggi sciiti e curdi distrutti a cannonate o con le armi chimiche che, secondo i soliti utili idioti, Saddam "non ha mai posseduto"; se tutto dovesse andare come sperano Al Zarqawi e i suoi, l'Irak potrebbe diventare un secondo Afghanistan "talebano", ma infinitamente più potente e pericoloso.



I nostalgici del vecchio partito di regime, il Ba'ath, e i seguaci del luogotenente di Bin Laden, più che ai partigiani di "Giustizia e Libertà" o delle Brigate Garibaldi assomigliano a quei fascisti che fino all'ultimo tentarono di impedire il crollo del regime e fondarono infine la Repubblica Sociale, con capitale Salò.



Questo, se vogliamo chiamare le cose col loro nome, sono i sedicenti "resistenti" tanto cari a Gianni Vattimo e ai suoi amici pacifinti: non dei partigiani, ma dei repubblichini.



Si rassegni, Vattimo: ostinarsi a chiamarli resistenti non servirà a trasformarli in altrettanti novelli Amendola, Parri o Pertini, così come non basta chiamare la merda con un altro nome per trasformarla in cioccolata.



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