martedì 16 marzo 2004

I bambini palestinesi? Sacrificabili


Sacrificabili, sì, ma non per gli israeliani: per i palestinesi stessi.
Forse è stato un disguido tecnico a impedire che un bambino di 12 anni fosse usato come bomba umana. Sembra essere questo lo scopo per cui un ragazzino palestinese, Abdallah Kurian, è stato inviato oggi a un checkpoint vicino Nablus (Cisgiordania) con uno zainetto carico di circa dieci chilogrammi di esplosivo, chiodi e viti (per aumentare l'effetto devastante dello scoppio): sarebbe dovuto saltare in aria tra i soldati israeliani se solo avesse funzionato il meccanismo di innesco della bomba, una telefonata a un cellulare che era all'interno dello zainetto accanto all'esplosivo. Ma un disguido, forse un guasto all'apparecchio telefonico, ha evitato la tragedia.
Tragedia? Ma di che tragedia parla, Repubblica? Un fulmine che colpisce una persona durante un temporale è una tragedia; un'auto che sbanda e si schianta contro un TIR è una tragedia; una slavina che investe una comitiva di sciatori è una tragedia.



Qui la faccenda è molto differente: qui degli adulti, dei terroristi palestinesi, hanno mandato un bambino palestinese di dodici anni a un checkpoint israeliano con l'intenzione di disintegrarlo assieme ai soldati con la stella di Davide.



Definire un'aberrazione, un'infamia come questa "una tragedia" significa sminuirla, minimizzarne la portata, equipararla a una sorta di "tragico incidente".



No, cari miei, non è stato un incidente, e non è neanche un caso isolato, nel suo genere:
"Non ci stupiamo più di niente", ha commentato l'ufficiale dei paracadutisti. "In passato, i terroristi hanno affidato ordigni anche a donne incinte, e a una madre di sette figli".
Fonte: La Repubblica.



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