mercoledì 10 dicembre 2003

La strana Crociata di Ferrara


Trovo francamente incomprensibile la posizione che il laico Giuliano Ferrara ha assunto sulla legge sulla procreazione medicalmente assistita.



Cito dall'ormai noto editoriale dell'elefantino:
Il problema è uno solo: autorizzare o non autorizzare un trattamento selettivo e intrinsecamente demoniaco degli embrioni, autorizzare o non autorizzare la famiglia artificiale. Da questo punto di vista, più sorvegliata e severa è la legge, meglio è.



(...)



La deputata di sinistra Gloria Buffo ha detto ieri che bisogna difendere "uno dei diritti umani fondamentali, la possibilità di avere un figlio o meno". Altrimenti la legge è "crudele". Chiunque, in qualunque condizione si trovi, ha diritto di avere un figlio e di averlo sano, con l’aiuto della scienza biomedica; e chiunque ha il diritto di rifiutarlo. Ma siamo matti?



(...)



Non è in questione la religione, che pure ha diritto di esistere e di farsi sentire. È in questione una elementare riflessione civile sul mondo e sull’umanità nell’epoca della scienza dispiegata. Pensate di avere spiegato bene, a voi stessi e agli altri, le conseguenze dell’abolizione biomedica, nel crogiuolo confuso della famiglia artificiale, di concetti come la paternità, la maternità, la fraternità? Pensate di potere abolire senza spiegazioni etiche la sorprendente casualità dell’esistenza? Dove sta la salute se la vita è cosa, progetto di laboratorio socialmente impazzito, catalogo e classificazione delle opzioni per un consumo e una produzione di figli à la carte?
Opinioni e timori che si possono o meno condividere (anch'io guardo con estrema preoccupazione a certi processi che fanno pensare effettivamente al possibile diffondersi nella nostra società di una eugenetica di stampo francamente nazista) ma, per dirla con Christian Rocca, cosa hanno a che fare, nello specifico, con la legge in discussione in questi giorni?



La legge sulla "procreazione medicalmente assistita" non ha per oggetto la creazione, mediante adeguata selezione degli embrioni, di una neo-razza di super-ariani alti, biondi, con gli occhi azzurri, tendenzialmente dediti a bere birra bavarese e a odiare noialtri "esseri inferiori"; la legge ha (o dovrebbe avere) per oggetto la definizione di norme giuste, chiare, valide per tutti, aventi come scopo favorire, in caso di necessità, la procreazione assistita: nessuno ha mai parlato di figli à la carte, progettati a tavolino e "commissionati" al medico di turno, così come si commissiona all'architetto di turno la seconda casa in montagna o al mare.



Il punto è che questa legge, con la scusa della regolamentazione, rende di fatto quasi impraticabile la fecondazione assistita nel nostro Paese.



Alcuni esempi:



a) prevede che alla donna possano essere impiantati tre e soltanto tre embrioni; pare ignorare che in molti casi sono necessari molti più impianti - molti più tentativi - per ottenere una gravidanza;



b) una volta avviato il processo non è più possibile arrestarlo: anche nel caso la donna cambiasse idea, l'embrione va salvaguardato - poi, eventualmente, la donna potrà decidere di correre ai ripari abortendo, come da legge 194: ma siamo pazzi? Sopprimere un embrione di poche ore no, abortire in un secondo tempo (con tutto il dolore e i traumi che comporta) sì?;



c) è vietata la fecondazione eterologa: in pratica, una donna può essere fecondata solo dal seme del marito: mi pare un ottimo incentivo a quella forma tradizionale di fecondazione eterologa comunemente nota sotto il nome di adulterio;



d) la legge vieta nella maniera più assoluta la ricerca scientifica sugli embrioni, anche quella a fini terapeutici, fatta per mettere a punto nuove cure e nuovi medicinali;



e) la legge proibisce i test pre-impianto sugli embrioni: la donna deve accettare i famosi tre embrioni a scatola chiusa, non può sapere a priori se uno o tutti questi embrioni potranno farle dare alla luce bambini malformati o affetti da patologie gravissime; anche qui, la legge prevede la possibilità dell'aborto terapeutico: insomma, scartare un embrione che presenta evidenti malformazioni no, costringere una donna al quinto mese di gravidanza ad abortire sì, questo viene considerato più "umano" sia per la donna che per il feto, evidentemente;



f) l'embrione viene considerato a tutti gli effetti un essere umano, e gode degli stesi diritti di un essere umano adulto; chiosa Rocca: ...Per cui se già prima dell'impianto il medico si accorge che gli embrioni sono destinati a morire, questi non vengono messi da parte e magari destinati alla ricerca, giammai, dovranno essere impiantati ugualmente, e per legge, nell'utero della ragazza per lasciarli ivi morire. Dentro il corpo, anziché in laboratorio. E chi se ne fotte dei raschiamenti e delle aspirazioni e dei ricoveri in clinica. Il principio dell'avete-voluto-la-bicicletta-ora-pedalate è barbarie civile e giuridica. Come dargli torto?



Inoltre, se per questa legge un embrione di poche ore o di pochi giorni è un essere umano "completo" allora, viene da chiedersi, un feto di 10-12 settimane o più, come quelli di cui si occupa la legge 194 sull'interruzione della gravidanza, che cos'è?



Credo che, nell'ottica di questa legge, la risposta sia implicita e non lasci spazio ad interpretazioni: anche quello citato nella 194 è un essere umano, e quindi...



Ora, se fossi convinto che un embrione, un ovulo appena fecondato fosse già a tutti gli effetti un essere umano, sarei il primo, sia pure da ateo, a salire sulle barricate in difesa del diritto alla vita di un essere umano sì fragile e indifeso: il punto è che non ci credo, non credo che un ovulo appena fecondato, un embrione di pochi giorni o settimane sia a tutti gli effetti un essere umano nel senso pieno della parola.



La scienza mi dice che un embrione si trasforma in un essere dotato di quelle caratteristiche che ci rendono esseri umani, e non cani o mucche o coccodrilli, solo dopo un lungo cammino evolutivo: è solo da un certo momento in poi che il feto sviluppa una struttura anatomica, una struttura cerebrale e dei comportamenti che lo rendono non più simile a un fossile vivente (nelle prime fasi l'embrione ripercorre nel ventre materno il cammino evolutivo della nostra specie, tanto che a un certo punto è dotato di branchie come i nostri più lontani antenati marini) ma a un bambino "umano".



Ecco, per me il feto diventa "umano", diventa una persona, un portatore di diritti solo da quel momento: prima non è altro che una promessa, una potenzialità.



I cattolici considerano la cosa dal punto di vista della loro religione, e ritengono invece che un ovulo appena fecondato sia già una persona umana portatrice di diritti inalienabili: questo è il punto di vista loro personale e della loro religione, e lo rispetto; ma non possono pretendere di imporre il loro punto di vista anche a chi la pensa diversamente.



Questa legge, ritagliata su misura sulle tesi cattoliche e del Vaticano, imporrebbe anche al resto dei cittadini di agire, di comportarsi secondo il punto di vista cattolico, o di pagarne le conseguenze, anche penali: una cosa inaccettabile, in uno Stato laico.



In uno Stato laico, una legge giusta e non assurdamente punitiva nei confronti delle donne e delle coppie dovrebbe mettere a disposizione di chi vuole avere figli gli strumenti per farlo (ovviamente fissando i necessari paletti dettati dal buonsenso: la prospettiva di mamme-nonne ultrasessantenni, ad esempio, non sorride neanche a me): a quel punto, chi non è d'accordo con la pratica della fecondazione assistita, come ad esempio i cattolici, non dovrebbe fare altro che, coerentemente, evitare di servirsi degli strumenti messi a disposizione dalla legge, proprio come oggi una donna cattolica, in caso di gravidanza indesiderata, è liberissima di non abortire: punto e basta.



Dove sarebbe lo scandalo? Dove sarebbe la catastrofe? Lo scandalo è semmai questa legge, che vuole imporre comportamenti dettati da una particolare fede religiosa anche a tutti gli altri cittadini italiani.



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