giovedì 25 dicembre 2003

Attentato a Tel Aviv


Se qualcuno si è chiesto come mai anche quest'anno è stato impedito ad Arafat di partecipare alla messa di Natale a Betlemme, ecco la risposta: oggi pomeriggio l'ennesimo attentatore suicida, appartenente a uno dei tanti gruppi di fatto tollerati (quando non direttamente controllati) dal premio Nobel per la pace (sic) palestinese si è fatto esplodere in prossimità di una fermata d'autobus a Tel Aviv.



Secondo il Corriere ci sarebbero due morti, altre fonti parlano di quattro; i feriti sarebbero una decina.



Non a caso, l'episodio arriva a pochi giorni dall'aggressione al ministro degli Esteri egiziano ad opera di estremisti palestinesi contrari a qualunque trattativa di pace con Israele (Arafat, come da copione, si è scusato col governo egiziano e ha condannato l'aggressione: niente di nuovo, è quello che fa sempre anche dopo ogni attentato suicida in Israele) e appena due giorni dopo le dichiarazioni, riportate ieri dal Griso, del fondatore di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin:
Sheikh Yassin said that the land of Palestine was not for sale or bargaining and that his Movement insisted on the liberation of the entire holy land from the Mediterranean to the Jordan River and from Ras Al-Naqura to the Negev.
Un programma ambizioso, ma riportato visivamente, ad esempio, anche sul sito del Ministry of Parliamentary Affairs dell'Autorità Nazionale Palestinese, dove campeggia una mappa dello Stato di Palestina che, casualmente, ricopre completamente il territorio attualmente occupato dallo Stato di Israele.



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