lunedì 8 dicembre 2003

Aumenta il pericolo di attentati


Aumenta il pericolo di attentati anti-italiani da parte di cellule collegate al terrorismo islamo-fascista di Al Qaeda, sia in Irak che direttamente sul nostro territorio nazionale.



Negli ultimi giorni almeno due episodi fanno pensare alla possibilità di un attentato imminente (diciamo da qui a qualche settimana) contro obiettivi italiani.



Il primo, che oltretutto pare confermare un coinvolgimento dei siriani nella campagna terroristica in corso in Irak, si è svolto a Baghdad, davanti alla sede dell'ambasciata italiana; trascrivo parte dell'articolo apparso sul Corriere della Sera, non più accessibile online (ma quando impareranno?)
(...) Il conducente di un minibus si è fermato davanti alle guardie irachene che sorvegliano la sede diplomatica: "In quella macchina ci sono tre persone armate". Sono andati a controllare in cinque. Uno dei passeggeri ha mostrato un passaporto siriano, impiegato al ministero dei Trasporti di Damasco. Le guardie hanno chiesto di perquisire l’auto. Sono scesi due uomini, con una pistola e un mitra, e hanno iniziato a sparare.

Sul marciapiede davanti all’ambasciata è iniziato un conflitto a fuoco durato cinque minuti. Mahamed Salmon, 30 anni, agente delle Diplomatic Protection Forces , si è preso una pallottola nella gamba sinistra; i tre aggressori sono riusciti a fuggire a piedi. È successo ieri mattina, ore 9.15 di Bagdad.(...)
Insomma, i tre presunti terroristi (fra cui, notare, un siriano "impiegato al Ministero dei Trasporti di Damasco") stavano con tutta probabilità eseguendo un classico lavoro di ricognizione prima di un attentato, e sono stati scoperti solo grazie alla solerzia di un cittadino iracheno.



Il secondo episodio ha per teatro una non meglio precisata città italiana, e fa pensare alla presenza in Italia di almeno una cellula terroristica non più dedita solo al reclutamento di "martiri" e al supporto logistico, ma pronta a colpire direttamente il nostro territorio, la nostra gente:
C’è una cellula terrorista in giro per l’Italia, che sta studiando la possibilità di realizzare un attentato? Forse sì. L’allarme è scattato alcuni giorni orsono – e non è ancora cessato – dopo la segnalazione di un uomo sospetto, notato mentre scrutava e fotografava uno di quelli che vengono chiamati in gergo "obiettivi sensibili". Un obiettivo inglese o riconducibile al Regno Unito, secondo le poche indiscrezioni. Subito dopo l’uomo si è allontanato a bordo di una macchina, la cui targa è risultata falsa.



(...)



Certo è che la dinamica della vicenda appare proprio come il classico sopralluogo che viene fatto prima di una azione, quando il gruppo terrorista ha necessità di studiare l’obiettivo, come colpirlo e – nel caso non si trattasse di una azione kamikaze – quali siano le possibili vie di fuga. Ipotesi suffragata da un’altra circostanza: un turista – generalmente – non si muove a bordo di una macchina con targa falsa. Tutto ciò per dire che, almeno in questo caso, eventuali letture "distorte" dell’episodio, magari legate alla concitazione del momento, possono essere escluse. L’episodio resta oscuro. Inquietante. La preoccupazione elevatissima. Un rompicapo al momento senza soluzione, né la "traccia" della targa – seppur falsa – ha portato a qualcosa di concreto.



Adesso, per risolvere questo "giallo", sono stati mobilitati polizia, carabinieri, servizi segreti, mentre al Viminale il nervosismo è palpabile. Anche perché questo episodio oscuro è capitato nello steso periodo in cui la nostra "intelligence" ha girato una serie di segnalazioni che arrivano da luoghi assai lontani, attraverso le quali si riferisce di colloqui tra terroristi o sostenitori dei gruppi terroristi nei quali si dice che gli italiani la dovranno pagare.



(...)



Tuttavia le prospettive non sono rosee. Perché, appunto, soprattutto la nostra rete di intelligence all’estero ha captato – attraverso le cosiddette "antenne" – una serie di segnali eloquenti: la strage di Nassiriya rappresenta una sorta di spartiacque. Sia nella valutazione che, nel mondo del radicalismo arabo, si ha adesso dell’Italia e degli italiani ("servi degli americani che la devono pagare") sia nel cambio di strategia che dovrebbe essere messo a punto nei prossimi mesi, ossia quella di "esportare" il conflitto all’interno dei paesi che partecipano all’occupazione militare dell’Irak e sostengono la politica di Bush.
Fonte: Il Nuovo.



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