mercoledì 1 settembre 2004

Ogni Paese ha la sinistra che si merita


Editoriale de Il Riformista:
C’è chi ha Colombo

e chi ha Colombani






Furio Colombo, direttore dell’Unità, dice che Marcello Pera è poco più di un fanatico crociato che vuol fare la guerra santa. Marco Rizzo, europarlamentare comunista, dice che il premier Allawi è un cameriere di Rumsfeld. La volgarità non è solo questione di buone maniere e di rispetto delle opinioni altrui. Certe volte sono proprio le idee a essere volgari.

E nel giorno in cui un gruppo islamico annuncia di aver trucidato dodici cittadini nepalesi perché credono in Buddha invece che in Allah, la volgarità delle idee di certa sinistra diventa insopportabile, e rafforza l’obbligo morale di starne alla larga.

Colombo rimprovera a Pera di aver tradito gli obblighi derivanti dalla sua alta carica istituzionale perché ha fatto appello all’Italia e all’Occidente a fronteggiare unitamente l’attacco dell’integralismo islamico. E che altro dovrebbe fare la seconda carica dello Stato? E perché mai dovrebbe scandalizzarci l’interpretazione che lui dà del terrorismo islamista, come di una sfida aperta e ideologica all’Occidente, al nostro sistema democratico, alle nostre libertà? Non è forse esattamente questo che i seguaci di Al Qaeda scrivono nei loro documenti, che vogliono dire proprio ciò che dicono, e non ciò che gli intellettuali di sinistra italiani vorrebbero che dicessero? Non è forse questa l’unica motivazione in base alla quale si può uccidere indifferentemente una body guard o un pacifista, rapire indifferentemente un italiano come un francese? Basta che siano occidentali, che cosa pensano e che cosa fanno non conta. In Iraq ci sono oggi due forze che si contrappongono: Allawi e Al Zarqawi. Tocca scegliere. Chi non sceglie, ripete stancamente lo slogan "né con lo stato né con le Br".

Del resto, che cosa dice non Pera, ma Jean Marie Colombani, certo non un fanatico crociato? Non interpreta forse anche lui il terrorismo islamista come un insieme di "gruppi, o movimenti, che nel nome di un Islam integralista conducono una guerra ideologica contro la democrazia"? E ne deduce che, se così è, "questa guerra voluta dal terrorismo che si appella all’Islam riguarda, come sappiamo fin dal primo giorno, tutte le democrazie. Nessuna è al riparo e nessuna diplomazia può pensare di costruire una qualunque linea Maginot capace di proteggerci meglio dei nostri vicini spagnoli o italiani dalla volontà di morte che è all’opera dagli attacchi dell’11 settembre".

Ognuno ha gli intellettuali di sinistra che si merita, c’è chi ha Colombo e chi Colombani. Ma chiunque abbia voglia di vedere la verità non può davvero scandalizzarsi se Pera o Allawi chiedono unità di azione contro il terrorismo, solidarietà internazionale, attivismo dell’Europa. Può contestarne le ricette, questo sì. Una sinistra di governo, per esempio, avrebbe tutte le ragioni di criticare la nostra debolezza diplomatica e politica, al cospetto dell’azione sviluppata dalla Francia in difesa dei suoi due ostaggi. Noi ci siamo affidati a Scelli, cercando il nemico dove non era, tra gli sciiti. Parigi si è affidata alla sua rete di relazioni e di influenze in Medio Oriente, bussando alle porte giuste, incassando l’aiuto perfino di Hamas e di Al Sadr. Questa è politica. Il resto è un ottuso sentimento apparentemente irenista, in realtà poco consapevole del rischio mortale, della guerra, sì, della guerra santa che è stata scatenata contro l’Occidente, e in definitiva irresponsabile. Finché nella sinistra italiana posizioni come quella di Colombo e di Rizzo saranno diffuse e radicate, sarà più che lecito dubitare della sua affidabilità nel guidare un paese occidentale nella tempesta in cui si trova.
Letto, approvato e sottoscritto, parola per parola.



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