giovedì 16 settembre 2004

I comunisti iracheni: 'gli americani? Devono restare almeno fino alle elezioni del 2005'


Da Informazione Corretta: Il segretario del Partito comunista iracheno, in Italia su invito del Pdci di Cossutta e Diliberto, ha deluso i suoi ospiti: per lui la "resistenza" irachena è terrorismo, gli americani hanno liberato il paese da una tirannia e devono rimanere finché il paese non sarà sicuro...

Da Libero di oggi, 15-09-04, un articolo di Paolo E.Russo (versione ridotta pubblicata on-line):


Sorpresa: i comunisti iracheni sono meno antiamericani di quelli italiani. Anzi, loro che convivono con le bombe e subiscono attentati, chiedono ai marines di restare lì. Cioè di "aumentare le misure di sicurezza preventiva" contro gli attentati. Perché quello che insanguina le strade "e che forze sinistre tentano di giustificare chiamandolo 'resistenza' alla presenza militare straniera nel Paese, è chiaramente terrorismo, porta alla morte di civili innocenti e prolunga la presenza di queste forze in Iraq". Lo ha scritto testualmente in un editoriale 'Tareeq Al-Shaab', l’organo del Partito comunista iracheno. Lo ha ripetuto ieri, davanti allo sbigottito Armando Cossutta, Hamid Majid Mousa. Il presidente dei Comunisti italiani, accompagnato dal responsabile Esteri del suo partito, Jacopo Venier, ha incontrato a Roma il segretario del Partito comunista iracheno. L’occasione era di quelle importanti. Il Pdci è rimasto ormai l’unico partito in Italia a chiedere il ritiro delle truppe occidentali dall’Iraq, cercava una sponda internazionale alle sue posizioni. Solo che il sessantunenne leader storico dei comunisti iracheni, costretto a un lungo esilio da Saddam Hussein, li ha delusi. Niente ritiro delle truppe, "almeno fino a quando si svolgeranno le prime elezioni libere dell’Iraq". Cioè l’anno prossimo. Altro che ritiro immediato. Questo perché, sostiene Mousa, "la situazione nel Paese è complessa". Forse i Comunisti italiani erano rimasti indietro.
Povero Cossutta, sempre dal lato sbagliato della barricata: giova ricordare, ad esempio, che ai tempi della sanguinosa invasione sovietica dell'Afghanistan (quella che diede vita alla resistenza afghana, poi sfociata nel feroce regime dei Talebani e nella trasformazione dell'Afghanistan in un rifugio sicuro per Bin Laden e in un enorme campo di addestramento per Al Qaeda) il "pacifista" Cossutta si schierò senza se e senza ma a favore del "fraterno intervento" dei comunisti sovietici.



Ancora su Informazione Corretta, stesso articolo:Se i comunisti di oggi si dividono sulla guerra ai nazi-islamisti, l'Urss non aveva inizialmente avuto dubbi sulla convenienza di allearsi con la Germania nazista.

Domani, 17-09-04, ricorre l'anniversario dell'invasione e della spartizione della Polonia da parte di Hitler e Stalin.

In proposito, ecco il pezzo di Giancarlo Lehner (da Libero, versione ridotta pubblicata on-line)
:

Il 17 settembre 1939 è una data da ricordare, specie in Italia, dove l’egemonia degli apparati comunisti e filocomunisti l’ha a lungo cancellata. In un libro di Gianni Corbi ('Togliatti a Mosca') c’è l’ennesimo esempio di cronologia storica col buco. Eccola: "23 agosto 1939, firma del patto tedesco-sovietico di non aggressione; 1 settembre, Hitler invade la Polonia; 3 settembre, inizia la Seconda guerra mondiale; 28 settembre, firma del trattato d’amicizia tedesco-sovietico con la nuova delimitazione dei confini". Il 17 settembre, per il libro di Corbi, editore Rizzoli, non era successo niente. Invece no, il 17 settembre accadde uno dei misfatti previsti dalle clausole segrete del patto Ribbentrop- Molotov: l’invasione sovietica della Polonia, tanto più squallida e vile perché la popolazione credette o fu indotta a credere che l’Armata rossa interveniva per opporsi alla Wehrmacht. Fatto è che Hitler e Stalin, a coronamento del nazicomunismo, s’erano spartiti d’amore e d’accordo, metà per uno, quella nazione appena rinata, facendosi anche inauditi ed originali doni. Stalin, ad esempio, neppure richiesto, spontaneamente, a mo’ di grazioso presente, consegnò al Führer, ai suoi lager ed alle sue camere a gas tutti gli israeliti già prigionieri nelle carceri russe o nei Gulag. L’attuale feroce antisemitismo di sinistra, insomma, ha precedenti notevoli e autorevoli nella storia comunista. Per tutta la durata del patto Ribbentrop- Molotov (agosto 1939 - giugno 1941), la Polonia fu il terreno di collaborazioni e di scambi tra Urss e Terzo Reich. Attraverso la Polonia giungeva il carburante sovietico per i tanks e gli aerei della Luftwaffe e, in direzione contraria, viaggiavano i macchinari tedeschi destinati all’Urss. Lo spazio vitale. Il 17 settembre 1939 sarà anche una data spiacevole da ricordare per i comunisti, ma ciò non toglie che sia ben degna di memoria e di approfondimenti. A parte la contiguità geografica, c’erano motivazioni precise e sedimentate per dispiegare tanta violenza proprio contro la Polonia. Hitler progettava non solo l’espansione territoriale verso Est (lo spazio vitale), ma anche la reintroduzione della schiavitù con l’utilizzo della forza-lavoro polacca in un sistema economico-concentrazionario ad imitazione del Gulag sovietico. Gli slavi, infatti, nella scala razziale inventata dai nazisti si trovavano un gradino appena sopra gli ebrei, rimanendo, comunque, sottouomini ("Untermenschen"), ergo naturalmente e letteralmente schiavi e da sfruttare come tali.


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