martedì 21 settembre 2004

Negazionismo, giustificazionismo e propaganda islamista


A pagina 23 di Panorama del 20/09, Silvia Grilli firma un articolo dal titolo "L'arte di 'spiegare' l'omicidio degli ebrei".



Silvia Grilli nell'articolo replica alla smentita di Tariq Ramadan che, da lei intervistato, aveva definito "contestualmente comprensibile" l'uccisione di bambini israeliani di otto anni, per poi negarlo in una lettera al Corriere della Sera. Le parole dell'intellettuale fondamentalista erano state registrate e sono ora riportate integralmente nel pezzo, citato da Informazione Corretta, che di seguito riproduco (le frasi in corsivo sono mie).
Tariq Ramadan, 42 anni, è un teologo islamico di origine egiziana, nipote del fondatore del gruppo fondamentalisti dei Fratelli musulmani. Molto ascoltato da no-global e e giovani musulmani di Francia, è considerato un islamico moderato da una parte del mondo cattolico. Il settimanale americano Time lo ha inserito tra i cento pensatori che "modellano il mondo". Il titolo era "Modernista o estremista?"

Dopo la pubblicazione sullo scorso numero di una sua intervista, Ramadan ha inviato questa lettera: "Panorama mi attribuisce frasi inacettabili che non ho mai pronunciato e che lascerebbero intendere che 'è comprensibile uccidere dei bambini'. Niente può giustificare l’omicidio di bambini e innocenti e queste azioni sono in contraddizione con i principi dell’Islam. (siamo alle solite fole negazioniste: parrebbe, leggendo Ramadan, che chi fa queste cose non abbia niente a che vedere con l'Islam. Ma, se queste azioni sono in contraddizione coi principi dell'Islam, come mai così tanti islamici nella loro pratica concreta di vita - e di morte - ricorrono all'omicidio di bambini? Vedi stragi in Israele, Irak, Ossezia..., NdR) La mia condanna è chiara".

L’intervista con Ramadan è stata registrata. Ecco la trascrizione integrale della sua risposta alla domanda se sia giusto uccidere bambini e civili israeliani perché li si considerano soldati: "Io non credo che un bambino di 8 anni sia un militare. Questi atti sono in sé condannabili, cioè bisogna condannarli in sé. Ma quello che dico alla comunità internazionale è che sono contestualmente spiegabili e non giustificabili. Che cosa significa? Vuol dire che la comunità internazionale ha messo oggi i palestinesi in una tale situazione, dove li sta consegnando a una politica oppressiva, che ciò spiega, ma senza giustificare, che a un certo punto la gente dica: non abbiamo armi, non abbiamo niente e dunque non si può fare che questo. E’ contestualmente spiegabile, ma moralmente è condannabile".

Sostenere che l’uccisione di bambini israeliani è "contestualmente spiegabile" è una "condanna chiara"? Spiegare perché non si può fare altro che uccidere è una "condanna chiara" della cultura della morte? E’ una posizione "chiara" dire che un bambino israeliano di 8 anni non è un soldato ma non dire altrettanto dei suoi genitori che prendono l’autobus e vengono fatti esplodere? Chi sono per Ramadan gli "innocenti"? Perché non ha detto, come ha fatto Magdi Allam rispondendo alal stessa domanda, che la "vita umana è sacra"?

Per il "Wall Street Journal", Ramadan è un uomo di "straordinario talento, che padroneggia con estrema perfezione l’arte della taqiyya, la dissimulazione: non si è tenuti a dire la verità agli infedeli". In francia intellettuali di sinistra come Andrè Glucksmann e Bernard-Henri Lévy sostengono che il teologo ha abbassato la maschera: "Quello che è sorprendente non è che sia antisemita, ma che ormai osi rivendicarsi tale". Shimon Ramuels, direttore del Centro Wiesenthal di Parigi, dice: "Ramadan incita alla morte. Dopo il suo discorso al Forum sociale europeo, persone provenienti dal Forum hanno incendiato la scuola ebraica di Gagny". Anche per questo il dipartimento americano della Sicurezza interna gli ha revocato il visto per insegnare cultura della pace (sic, NdR)in un’università dell’Indiana. E’ sospettato di legami, ha scritto lo studioso del Medio Oriente Daniel Pipes, con ambienti dell’estremismo islamico.
Bene, siamo alle solite: rispunta la classica tesi negazionista e giustificazionista: se i palestinesi (o gli islamici in generale) si fanno esplodere provocando la morte di uomini, donne e bambini inermi e innocenti lo fanno perché "ci sono costretti" - già, fosse per loro queste cose di certo non arriverebbero neanche a concepirle, per carità...



Ora, bisogna dire chiaramente una volta per tutte che questa tesi (i terroristi suicidi sono la risposta, al limite un tantino estrema ma comprensibile, alla "violenza" altrui) è semplicemente inaccettabile - come direbbe Luca Sofri, "trattasi di stronzata".



Al mondo ci sono tantissimi popoli che sono - o si ritengono, per varie ragioni - oppressi: penso ai tibetani, sotto invasione cinese da decenni; penso ai libanesi del sud, sotto invasione siriana da quasi vent'anni; penso ai saharawi, che da tempo immemorabile tentano di ottenere l'indipendenza di un pezzo di deserto che per loro è casa; penso agli armeni, che sono stati quasi completamente sterminati dai turchi all'inizio del secolo scorso; penso ai Montagnard cattolici, sotto minaccia di sterminio da parte dei vietnamiti, penso alle popolazioni di pelle nera del Darfur, che rischiano il genocidio (o quantomeno una pesante "pulizia etnica" alla jugoslava) a opera del governo islamico del Sudan - e l'elenco potrebbe continuare.



Nessuno di questi popoli, per portare avanti le proprie rivendicazioni, ricorre al terrorismo e alle stragi di civili innocenti: eppure, sono molto più "dimenticati", molto meno al centro dell'attenzione, molto più privi di sostegno internazionale (avete mai visto dei pacifisti organizzare anche un solo corteo per loro?) dei palestinesi: negli ultimi dieci anni la quota di aiuti ONU pro-capite in assoluto più alta è andata ai palestinesi; nello stesso periodo, l'Unione Europea ha girato ai palestinesi oltre 10 miliardi di euro (fra l'altro almeno 900 milioni di euro, a quanto pare, se li è imboscati la corrotta dirigenza palestinese, Arafat in testa).



Né l'ONU né l'Unione Europea hanno aiutato i Montagnard, o i Saharawi, o gli Armeni, o i Tibetani, neanche "di striscio", neanche con delle generiche dichiarazioni a uso dei media.



Eppure non vedo terroristi armeni, tibetani, montagnard o del sahara settentrionale farsi saltare in aria sugli autobus di Pechino, di Ankara o - per ottenere maggiore risonanza internazionale, come facevano all'epoca Arafat e i suoi - di Roma o Parigi o Berlino.



Allo stesso modo, a un altro livello, non è vero, come recita(va?)no i cantori del marxismo-leninismo brigatista e i loro "intellettuali organici", che la povertà assoluta, la miseria più nera genera automaticamente violenza e criminalità: perfino nei Paesi più ricchi, quelli del G8 o (futuro) G9 o G10, milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà: come mai non sono tutti occupati a rapinare banche, tabaccherie e supermercati, allora?



E' evidente: perché ognuno si regola in base ai propri valori - chi rapina una banca o chi fa saltare in aria dei bambini alla fermata dell'autobus non è realmente "costretto" a farlo: non esistono automatismi pseudo-sociologici che tengano, alla fine la scelta (e la responsabilità) è sempre nostra.



Assumere un atteggiamento giustificazionista nei confronti di chi ruba ("per necessità"), così come per chi fa strage di innocenti ("perché oppresso"), significa dare uno schiaffo in faccia a chi tenta di migliorare la propria condizione rispettando le regole della convivenza civile e/o la vita e la dignità altrui.



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