sabato 28 febbraio 2004

[Tech] Sbatti l'hacker in prima pagina


Come accade sempre più spesso, grazie soprattutto a giornalisti ignoranti e/o in malafede (le aziende del settore IT hanno fior di soldi da spendere, si sa, e sanno essere generose con gli amici), anche la giornata di oggi registra un attacco contro gli hacker:
They lurk around the industry they helped create.



They are hackers, spammers, virus writers and other Internet troublemakers.



This week's RSA Conference in San Francisco, which ended Friday, brought together some 10,000 computer security experts. But the specter of a determined few with nasty motives was also palpable.



"They're definitely here," said Ira Winkler, an expert on hacker mindset and corporate espionage, as he stood in the busy entrance to the Moscone Center.



The miscreants -- and their motives -- were talked about in numerous sessions at the conference.



Some get thrills and inflated egos by spreading viruses. Some steal company secrets or people's credit-card numbers. Others spread mass-mailing worms and then send spam to push drugs or scams.



Winkler said hackers don't deserve their common description of rogue geniuses. He said often they're simply people with some technical know-how who lack basic personal ethics.



"All you have to do is be a good liar," said Winkler, chief of security strategies at technology consulting company CSC, based in El Segundo.
Già, tutto quello che devi fare è essere un buon mentitore: direi che si adatta perfettamente a moltissimi giornalisti, sia laggiù che qui.



Ancora una volta viene usato il termine hacker per indicare dei comportamenti che sono invece caratteristici dei cracker (e, in larga misura, dei "giornalisti" che insozzano gli hacker senza sapere minimamente di chi e di cosa stanno parlando).



A proposito della mancanza di senso etico degli hacker, vediamo cosa scriveva tempo fa uno di loro, uno dei primi e dei più noti, Richard Matthew Stallman.



Stallman è il padre del progetto GNU, fra le altre cose; è entrato al Laboratorio di Intelligenza Artificiale del MIT di Boston nel 1971, dove è divenuto quasi subito "hacker di sistema nel gruppo laboratorio".



il suo compito all'epoca era quello di raffinare e migliorare costantemente ITS (Incompatible Timesharing System), il sistema operativo progettato e scritto in linguaggio Assembler per il computer Digital PDP-10 del laboratorio dal gruppo di hacker del MIT di cui era entrato a far parte.
Non chiamavamo il nostro software "software libero", poiché questa espressione ancora non esisteva, ma proprio di questo si trattava. Ogni volta che persone di altre università o aziende volevano convertire il nostro programma per adattarlo al proprio sistema ed utilizzarlo, gliene davamo volentieri il permesso. Se si notava qualcuno usare un programma sconosciuto ed interessante, gli si poteva sempre chiedere di vederne il codice sorgente, in modo da poterlo leggere, modificare, o cannibalizzarne alcune parti per creare un nuovo programma.

L'uso del termine "hacker" per indicare qualcuno che "infrange i sistemi di sicurezza" è una confusione creata dai mezzi di informazione. Noi hacker ci rifiutiamo di riconoscere questo significato, e continuiamo ad utilizzare il termine nel senso di "uno che ama programmare, e a cui piace essere bravo a farlo".



(...)



La situazione cambiò drasticamente all'inizio degli anni '80, con la dissoluzione della comunità hacker del laboratorio d'Intelligenza Artificiale seguita dalla decisione della Digital di cessare la produzione del computer PDP-10. Nel 1981 la Symbolics, nata da una costola del laboratorio stesso, gli aveva sottratto quasi tutti gli hacker e l'esiguo gruppo rimasto fu incapace di sostenersi (il libro "Hackers" di Steve Levy narra questi eventi, oltre a fornire una fedele ricostruzione della comunità ai suoi albori). Quando nel 1982 il laboratorio di Intelligenza Artificiale acquistò un nuovo PDP-10, i sistemisti decisero di utilizzare il sistema timesharing non libero della Digital piuttosto che ITS.

Poco tempo dopo la Digital decise di cessare la produzione della serie PDP-10. La sua architettura, elegante e potente negli anni '60, non poteva essere estesa in modo naturale ai maggiori spazi di intervento che andavano materializzandosi negli anni '80. Questo stava a significare che quasi tutti i programmi che formavano ITS divennero obsoleti. Ciò rappresentò l'ultimo chiodo conficcato nella bara di ITS; 15 anni di lavoro andati in fumo.

I moderni elaboratori di quell'epoca, come il VAX o il 68020, avevano il proprio sistema operativo, ma nessuno di questi era libero: si doveva firmare un accordo di non-diffusione persino per ottenerne una copia eseguibile.

Questo significava che il primo passo per usare un computer era promettere di negare aiuto al proprio vicino. Una comunità cooperante era vietata. La regola creata dai proprietari di software proprietario era: "se condividi il software col tuo vicino sei un pirata. Se vuoi modifiche, pregaci di farle".



(...)



Chi usa un calcolatore dovrebbe essere libero di modificare i programmi per adattarli alle proprie necessità, ed essere libero di condividere il software, poiché aiutare gli altri è alla base della società.



(...)



Una volta che il mio gruppo si fu sciolto, continuare come prima fu impossibile. Mi trovai di fronte ad una difficile scelta morale.

La scelta facile sarebbe stata quella di unirsi al mondo del software proprietario, firmando accordi di non diffusione e promettendo di non aiutare i miei compagni hacker. Con ogni probabilità avrei anche sviluppato software che sarebbe stato distribuito secondo accordi di non-diffusione, contribuendo così alla pressione su altri perché a loro volta tradissero i propri compagni.

In questo modo avrei potuto guadagnare, e forse mi sarei divertito a programmare. Ma sapevo che al termine della mia carriera mi sarei voltato a guardare indietro, avrei visto anni spesi a costruire muri per dividere le persone, e avrei compreso di aver contribuito a rendere il mondo peggiore.



(...)



Tempo dopo venni a conoscenza di questa massima, attribuita al sapiente ebraico Hillel:



Se non sono per me stesso, chi sarà per me?

E se sono solo per me stesso, che cosa sono?

E se non ora, quando?



La decisione di iniziare il progetto GNU si basò su uno spirito simile.

Essendo ateo, non seguo alcuna guida religiosa, ma a volte mi trovo ad ammirare qualcosa che qualcuno di loro ha detto.



(...)



Nel gennaio 1984 lasciai il mio posto al MIT e cominciai a scrivere software GNU. Dovetti lasciare il MIT, per evitare che potesse interferire con la distribuzione di GNU come software libero. Se fossi rimasto, il MIT avrebbe potuto rivendicare la proprietà del lavoro, ed avrebbe potuto imporre i propri termini di distribuzione, o anche farne un pacchetto proprietario. Non avevo alcuna intenzione di fare tanto lavoro solo per vederlo reso inutilizzabile per il suo scopo originario: creare una nuova comunità di condivisione di software.



(...)



Perché devo scrivere GNU



Credo che il punto fondamentale sia che, se a me piace un programma, io debba condividerlo con altre persone a cui piace. I venditori di software usano il criterio "divide et impera" con gli utenti, facendo sì che non condividano il software con altri. Io mi rifiuto di spezzare così la solidarietà con gli altri utenti. La mia coscienza non mi consente di firmare un accordo per non rivelare informazioni o per una licenza d'uso del software. Ho lavorato per anni presso il laboratorio di intelligenza artificiale per resistere a queste tendenze e ad altri atteggiamenti sgradevoli, ma col tempo queste sono andate troppo oltre: non potevo rimanere in una istituzione dove ciò viene fatto a mio nome contro la mia volontà. Per poter continuare ad usare i computer senza disonore, ho deciso di raccogliere un corpus di software libero in modo da andare avanti senza l'uso di alcun software che non sia libero. Mi sono dimesso dal laboratorio di Intelligenza Artificiale per togliere al MIT ogni scusa legale che mi impedisca di distribuire GNU....
Altro che "people who lack basic personal ethics" - stronzi pennivendoli che non sono altro.



Fonte: Yahoo! News, "On guard against hackers" (Yeah, right...)



Nota: i brani citati fanno parte del libro "Software libero, pensiero libero: saggi scelti di Richard Stallman", edizioni Stampa Alternativa, liberamente consultabile su http://internet.cybermesa.com/~berny/free.html



Titolo originale:

Free Software, Free Society: The Selected Essays of Richard M. Stallman Copyright © 2002 Free Software Foundation, Inc.



Copyright per l'edizione italiana © 2003 Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri per accordi con la Free Software Foundation



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