lunedì 16 febbraio 2004

Oh mi beelaaa Maduniiinaaa...


...che te brilet de luntàaan, tüta d'oro e pisciniiinaaa.... etc. etc.



Insomma, questo per dire che oggi, dopo quasi quattro anni, ho rivisto Milano, la mia città natale (ma anche la mia città carnevale, e pasqua, e ferragosto...).



È stata una autentica visita lampo, più o meno come quella che Berlusconi ancora non si decide a fare alle nostre truppe in Irak, con la differenza che al posto dell'aereo ho usato il treno.



In realtà la città vera e propria praticamente non ho neanche fatto in tempo a vederla, le uniche cose che ho visto sono state la Stazione Centrale, la Linea 2 della metro e un paio di uffici.



Sugli uffici sorvolo (fatti miei), la Centrale e la metro invece devo dire che le ho trovate cambiate.



Mi sono sbrigato prima del previsto, e così mi sono ritrovato in stazione con quasi un'ora di anticipo sulla tabella di marcia: questo mi ha permesso, mentre mi muovevo nel bel mezzo del solito bailamme - tutte piccole api operose, o quantomeno indaffarate - di concedermi un'andatura rilassata, quasi un incedere da monaco taoista (o da Alice nel Paese delle Meraviglie, se preferite). Sono soddisfazioni (a Milano, quanto meno: altrove la cosa non farebbe notizia, neanche nelle ore di punta).



Il numero di stranieri in Centrale, rispetto ai miei ricordi, è decisamente aumentato; così pure quello dei mendicanti e dei tira-a-campare in genere, non tanto in stazione questi quanto sulla metro.



Ho notato che adesso sui vagoni della metropolitana adottano una tattica mordi-e-fuggi alquanto ben congegnata: salgono a una fermata, mendicano/suonano/ballano, raccolgono quei pochi spiccioli e scendono alla fermata successiva: immagino che questo metodo debba renderli virtualmente invulnerabili rispetto ai controllori MM e ai poliziotti. Buona fortuna, comunque.



In stazione ho incrociato una giapponesina altissima e magrissima in una improbabile minigonna anni '70 - decisamente anoressica, sembrava un cartoon giapponese.



Scattava foto ai soffitti e alle volte della stazione con la stessa espressione estatica che potrebbe avere una zitella inglese che contempla per la prima volta il Taj Mahal al chiaro di luna: tipica turista jap, insomma - poi dicono gli stereotipi.



Il ritorno in Eurostar è stato più o meno nella norma: le solite raccomandazioni idiote del tipo "parlate a bassa voce e non tenete le suonerie dei cellulari a mille" ripetute anche in inglese (per la serie: facciamoci riconoscere sempre e dovunque), la solita suora (siamo in Italia, no?) che, immancabilmente, è scesa a Padova (e dove, se no?), un tentativo non riuscito di blocco della linea, fra Brescia e Desenzano, da parte degli ultimi milk warrior che, come certi soldati giapponesi, ancora non hanno capito che la guerra è finita (oggi però ci hanno pensato carabinieri e poliziotti, accorsi in gran copia, a spiegarglielo), e il solito peloso ringraziamento finale: "Grazie per avere scelto di viaggiare con noi!" (e con chi altri, di grazia, se no? Citatemi il nome di una compagnia ferroviaria concorrente, se ci riuscite).



Unico punto veramente negativo, come da legge di Murphy: la mia vicina di poltrona, una signora di mezza età (diciamo quasi tre quarti, anzi) che non appena salita a bordo ha iniziato a divorare un enorme paninazzo con ripieno indecifrabile ma chiaramente esotico - forse cucina indiana, a giudicare dall'odore, ma con troppo di tutto: il risultato è stato che, nel giro di due secondi, pareva di stare nelle cucine di un ristorante etnico a forte rischio di ispezione da parte dei NAS.



Non ho controllato, ma non mi sarei affatto stupito di leggere sui tovaglioli forniti in dotazione alla mia occasionale compagna di viaggio un disclaimer del tipo "Nel corso della lavorazione di questo panino, nonostante le apparenze, non è stato asfissiato alcun essere vivente".



Confesso che per un attimo ho pensato che se avesse tirato fuori un secondo panino di distruzione di massa l'avrei strozzata seduta stante davanti a qualche decina di testimoni inorriditi - ma anche no: forse qualcuno persino tacitamente solidale.



Comunque per fortuna tutto ha una fine, anche i viaggi in compagnia (forzata) di vecchie babbione olezzanti come osterie cinesi di infimo rango, e così, con appena cinque minuti di ritardo sul previsto, nel tardo pomeriggio sono rientrato a Mestre - e questo spiega come mai questo blog oggi non è stato aggiornato come di consueto, posto che la cosa interessi a qualcuno.



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